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martedì 3 dicembre 2024

Pellegrini di speranza!

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1133 pubblicata da Paix Liturgique il 30 novembre, in cui, attraverso l’intervista a Rémi Fontaine, confondatore del Pellegrinaggio Parigi-Chartres, si ripercorre le origini ed il significato profondo di questo evento, giunto quest’anno alla 42ª edizione.
Richiamando il motto del Giubileo 2025 («Pellegrini di speranza»), si esamina il successo del pellegrinaggio:
  • in termini umani, «corrisponde chiaramente a un desiderio della nostra gioventù e del nostro tempo di una vera religione, trascendente ed esigente»;
  • in termini soprannaturali, «questa avventura provvidenziale non dipende da noi e dobbiamo rimanere umili di fronte a questo successo. È proprio la virtù teologale della speranza a farci uscire dalla logica dell’ordine temporale per entrare nell’ordine soprannaturale».

L.V.


Tre domande a Rémi Fontaine, cofondatore del Pèlerinage de Pentecôte (da Parigi a Chartres)

In vista dell’Anno Santo 2025, il cui tema è «Pellegrini di speranza», vorrei porre a Rémi Fontaine tre domande sul suo libro – Chartres t’appelle! [Chartres ti chiama!: N.d.T.] edito da Via Romana [QUI: N.d.T.] – sulle origini del Pèlerinage de Pentecôte (da Parigi a Chartres), che firmerà alla Fête du Livre de Renaissance catholique e al prossimo Salon du Livre des écrivains catholiques [QUI: N.d.T.].

Perché ha scritto questa raccolta sul Pèlerinage de Pentecôte (da Parigi a Chartres), di cui è uno dei fondatori?

Rémi Fontaine - Dopo quasi mezzo secolo di esistenza, è giunto il momento di guardare a questo pellegrinaggio alla luce delle intuizioni che lo hanno ispirato e degli scritti che lo hanno accompagnato nel corso degli anni. Da qui il sottotitolo: «Proposes de route et jalons pour l’histoire» [Tappe e pietre miliari per la storia: N.d.T.]. Questa raccolta di testi vari, distribuiti nell’arco di oltre quarant’anni, è una sorta di libro bianco per giudicare sul posto le sue intenzioni. Non pretende di dire tutta la verità sul pellegrinaggio, che ovviamente non è esente da critiche e debolezze (come questi testi), ma ne rivela sostanzialmente lo spirito fin dall’inizio. Uno spirito inscritto in una precisa «contestualizzazione» (come si dice oggi), che è quella della crisi religiosa post-conciliare. Immergendoci nello «spirito delle origini» – che voleva essere anche uno spirito di crociata dietro l’appello di San Giovanni Paolo II alla Francia – e vista la crescita del pellegrinaggio, siamo tanto più orgogliosi di avervi partecipato – come povera causa strumentale con gli amici del Centre Charlier – quanto ci sentiamo del tutto indegni…
Allo stesso tempo, questa retrospettiva ci porta a riflettere sulle nozioni di Cristianesimo, Tradizione e Missione (vedi le nostre appendici). Soprattutto, vuole mostrare che non cerchiamo di tornare indietro nel tempo, di essere pellegrini di ieri o di domani, ma soprattutto pellegrini di oggi, cioè pellegrini di sempre, perigini: estranei al mondo nell’esatta misura in cui lo spirito del mondo è estraneo a Dio. È cercando Dio, al di là del mondo e del tempo, che i monaci hanno costruito il Cristianesimo, senza precostituirlo… Infatti, questo libro fa parte della preparazione dell’Anno Santo 2025, il cui tema è «Pellegrini di speranza»!

Secondo lei, cosa caratterizza il pellegrinaggio cristiano nel lungo periodo?

Rémi Fontaine - Oltre ai tre pilastri ormai noti (Tradizione-Cristianesimo-Missione), aggiungerei tre caratteristiche correlate:
  1. l’importanza dei laici, in linea con l’enfasi del Concilio Vaticano II sulla promozione del laicato cristiano. Concepito, organizzato e diretto da laici, il pellegrinaggio è sempre stato libero da quello che papa Francesco chiama (cattivo) clericalismo (sia interno che esterno), il che forse spiega la sua resilienza, la sua armonia e la sua longevità. Esiste infatti una grazia di stato legata ai laici, non solo ai giovani (come diceva André Charlier) ma alle famiglie e in particolare ai genitori che hanno la responsabilità educativa e temporale di trasmettere la fede che essi stessi hanno ricevuto dai loro genitori. Anche se non fanno parte della Chiesa docente, hanno voce in capitolo e non hanno bisogno di un mandato per farlo. Negli anni Ottanta, con l’appoggio di sacerdoti amici, gli organizzatori del pellegrinaggio non esitarono ad avvalersi di questo diritto fondamentale, come altri avevano fatto prima di loro (Pierre Lemaire e Jean Madiran di fronte alla rivoluzione catechistica e liturgica, l’Association des Guides et Scouts d’Europe di fronte alla riforma della DSC, il Mouvement de la jeunesse catholique de France, le scuole indipendenti ecc.);
  2. l’importanza della pietà filiale: il pellegrinaggio si inserisce in una continuità (cfr. la premessa storica di Yves Chiron) con fonti di ispirazione rivendicate, da San Louis-Marie Grignion de Montfort a Charles Péguy e i Charlier (laici appunto!), senza dimenticare Czestochowa e Le Mesnil-Saint-Loup ecc. Pellegrini di speranza perché pellegrini di sempre, né di domani né di ieri! Alla ricerca del Regno e quindi della salvezza delle anime. La nostra missione si basa sul Vangelo e sulla Tradizione. Una Pentecoste del Cristianesimo!;
  3. l’importanza della forma data alla società (da cui dipende il bene o il male delle anime, secondo il venerabile Papa Pio XII) o della regalità sociale di Cristo. Infatti, se il suo Regno è dentro di noi e non è di questo mondo (da qui la distinzione tra poteri spirituali e temporali e il concetto di Stato laico sano e legittimo), esso ha necessariamente un’influenza sulla nostra vita sociale e politica in senso lato. È questo lo scopo della lettera enciclica Quas primas sulla regalità di Cristo di Papa Pio XI, di cui il prossimo anno celebreremo anche il centenario: «Gli uomini non sono meno soggetti all’autorità di Cristo nella loro vita collettiva che nella loro vita privata». Non meno, ma ovviamente in modo diverso, come si finge di non capire. Naturalmente la comunità soprannaturale di persone che è la Chiesa fondata da Cristo non è la stessa cosa della società temporale di famiglie che è la nazione (voluta dal Creatore) e che la Chiesa deve informare (in senso filosofico) qualunque sia l’unità o la divisione di credenze in atto. Ma se la Chiesa non riesce più a trovare una certa corrispondenza culturale, i suoi fedeli dovranno inevitabilmente agire come controcultura, come per i primi cristiani (o all’interno delle moderne dittature), con quelle che Papa Benedetto XVI ha chiamato «minoranze creative» o «oasi di Cristianesimo». Questa è la nostra convinzione militante, incarnata in una lotta controrivoluzionaria per un «letto di campo» da offrire al soprannaturale, secondo le parole di Charles Péguy, che ricordano la parabola evangelica del campo e del seme, che riassume la nostra «teologia politica»…

Come valuta questa avventura spirituale contemporanea, questa «chiamata» da Chartres?

Rémi Fontaine - In termini umani e storici, è un successo innegabile, il che è sorprendente visti gli ostacoli umani, religiosi e mediatici/politici che il pellegrinaggio ha spesso dovuto superare. Per quanto piccolo possa essere questo successo, esso corrisponde chiaramente a un desiderio della nostra gioventù e del nostro tempo di una vera religione, trascendente ed esigente. Riflette anche il bisogno di un’identità cristiana in un mondo che fa di tutto per negarla. Crediamo che sia la prova vivente della resilienza e della rinascita dello spirito del Cristianesimo nonostante l’apostasia e la secolarizzazione. È anche un rimprovero vivente a quei cattolici (cosiddetti progressisti) che hanno cercato incautamente di sopprimere la grazia dell’eredità spirituale e del (ri)inizio di cui parla Gilbert Keith Chesterton: «Sperimentiamo il Cristianesimo!».
In termini soprannaturali, questa avventura provvidenziale non dipende da noi e dobbiamo rimanere umili di fronte a questo successo. È proprio la virtù teologale della speranza a farci uscire dalla logica dell’ordine temporale per entrare nell’ordine soprannaturale, che può insegnarci la lezione del fallimento, di una certa sterilità, il mistero dell’oscurità e della sepoltura, e infine il mistero della Croce e della fecondità del Sacrificio: «Se il chicco di grano non muore…». Pensiamo, ad esempio, all’epopea di Santa Giovanna d’Arco o ai Cristiani d’Oriente. Ci sono successi spirituali visibili in questo mondo, ma ci sono anche fallimenti produttivi, luci e notti della fede, che si susseguono nel mistero della speranza e della fine dei giorni. Come pellegrini della speranza, assaporiamo e meditiamo i misteri gioiosi più che dolorosi di questo cammino verso Chartres!

Per saperne di più sul prossimo Salon du Livre des écrivains catholiques https://renaissancecatholique.fr/fete-du-livre-2024/.

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