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giovedì 12 giugno 2025

In Vaticano il carnevale è finito: ora davanti al Sommo Pontefice si torna a togliersi il cappello!

Al termine dell’udienza generale svoltasi ieri mattina, mercoledì 11 giugno, in piazza San Pietro, come di consuetudine il Santo Padre Leone XIV ha ricevuto gli omaggi dei vari dignitari e prelati presenti.

Improvvisamente ecco comparire mons. Giancarlo Vecerrica, Vescovo emerito di Fabriano-Matelica, e presentarsi innanzi al Sommo Pontefice per consegnargli un libro che – secondo la nostra fondata ricostruzione – si riferisce al Pellegrinaggio Macerata-Loreto, per la prima volta proposto nel 1978 dall’allora giovane insegnante di religione don Giancarlo Vecerrica e quest’anno giunto alla sua 47ª edizione.

E Sua Eccellenza come pensa bene (o meglio, male) di presentarsi al Sommo Pontefice? Indossando – con nonchalance e ben calcato sulla testa  il cappello del pellegrinaggio; ma subito Papa Leone XIV, con eleganza e fermezza, lo invita a togliersi il cappello dinnanzi al Vicario di Cristo (dal gesto della testa e dal labiale si intende la parola «cappello») e a ricomporsi con lo zucchetto viola proprio dell’abito piano di un Vescovo.

Anche in Vaticano, dopo dodici anni, il carnevale è finito ed iniziano a ristabilirsi le regole di rispetto, buonsenso ed eleganza!

Ricordiamo ai nostri lettori che – prima ancora che una regola contenuta fino al Codice di diritto canonico del 1917 – è una norma scritturale (1Cor. 11, 3-16) che, entrando in chiesa, in segno di rispetto gli uomini si scoprano sempre il capo e le donne sempre lo coprano (ahimè, una norma non sempre rispettata, per ignoranza o superbia, anche nei coetus fidelium tradizionali!); così come è innanzitutto regola di buona educazione nella vita sociale e civile attenersi a questa regola (almeno per gli uomini, unitamente a levarsi gli occhiali da sole) quando ci si presenta o si parla ad una persona, soprattutto se proprio superiore.

Di seguito riportiamo l’estratto del video dell’udienza generale con l’intera sequenza dell’incontro tra il Santo Padre Leone XIV e mons. Giancarlo Vecerrica (ed un video – «Giù il cappello!» – scovato dal nostro Natalino, per chiudere con ironia).

L.V.


50 commenti:

  1. Questo vescovo ha fondato un pellegrinaggio che da quasi cinquant'anni raduna 60-90mila persone, voi avete fondato un patetico blog di pettegolezzi seguito da quattro gatti che non hanno nulla di meglio da fare, dandovi un piccolo spazio virtuale, al posto di quello al bar del paese che vi spetterebbe se non fosse stato inventato internet.

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    1. Se questo è un patetico blog di pettegolezzi come mai lei ha sentito la necessità di interloquire con i 4 gatti che lo seguono?

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    2. Anonimo ore 06:51 del 12 giugno 2025. Il suo messaggio, invece, non è patetico e non è fondato su pettegolezzi, vero? Prima di insultare ed offendere, ci rifletta!

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    3. Dove sarebbe l’insulto?

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    4. Anonimo ore 13:23 13/6. L'insulto è ben illustrato nel messaggio ore 06:51 12/6; se proprio non riesci a decifrarlo, ti aiuto io: "avete fondato un patetico blog di pettegolezzi seguito da 4 gatti che non hanno nulla di meglio da fare, dandovi un piccolo spazio virtuale, al posto di quello al bar del paese che vi spetterebbe se non fosse stato inventato internet".
      Come li chiami tu? Non sono insulti questi?!?!!?

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    5. @Anonimo 7.55: sono dati di fatto. Non è forse vero che questo è un blog di pettegolezzi da comari inacidite? Non è forse vero che, nonostante i gestori dicano di avere milioni di seguaci, la scarsità di commenti (sul blog e sui social) dimostra che son seguiti da quattro gatti? Non è forse vero che, se non ci fosse internet, i gestori di questo blog non avrebbero altri spazi per questionare su tutto?

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    6. Concordo con 21.02

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    7. @21:02 anonimo del 15giugno25. E tu non fai pettegolezzi nel dire agli altri che fa pettegolezzi? E dove starebbe poi il pettegolezzo: dire che ci si presenta al Papa col cappello da pescatore? Ma dai!!!
      Ti poi giudichi "4 gatti" i seguaci del blog basandoti su quanti commenti verrebbero scritti nel blog e nei social? Non lo sapevo mica che un seguito si misurasse da questo tuo insandacabile e inappellabile calcolo matematico! Guarda caso, ci sei anche a tu a seguire questo blog.
      Se non ci fosse internet, non ci saresti nemmeno tu a sparare queste sciocchezze!!!

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  2. Che il Signore lo benedica .Leone ,per me.è semplicemente commovente...

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  3. Purtroppo è accaduto che ha pagato il giusto per il peccatore. Il gesto (incauto) di Mons. Vecerrica lo sta facendo apparire come un prelato appartenente alla schiera dei "fantasiosi", se così si può dire. In realtà egli è persona degnissima e ricca di tanti meriti, cosa che può testimoniare chi ben lo conosce. Il suo parlare del pellegrinaggio Macerata-Loreto è stato, in un' aria mutata, ingenuamente azzardato, ma certamente non irrispettoso.
    Il Padreterno lo avrà probabilmente sottoposto a un atto di umiltà

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  4. Grazie per questa virgola di respiro.
    Confido che torni grande bello e maestoso il Crocifisso al centro dell'altare, di ogni altare e come
    dolcemente invitava Papa Benedetto :"All'elevazione gli occhi del Sacerdote e dei fedeli si incontrino
    su quella Croce"! Così sìa

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  5. Che figuraccia. Ma è possibile che i vescovi italiani sono ridotti così?!

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    1. Ma quale figuraccia...
      Ci si ferma spesso alle apparenze e purtroppo ai giudizi frettolosi e alle intenzioni di chi ci manipola senza che ce ne accorgiamo. Troppe magagne anche nel mondo della tradizione.

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    2. Anonimo ore 09:17 13/6/25. Ma quali giudizi frettolosi? Ma quali intenzioni di chi ci manipola? Ma quali apparenze? Quali sarebbero le magagne?

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    3. Lasciando di lato 'il cappellino' del vescovo, che non è educato il suo approccio davanti al Santo Padre, ciò e quanto qui si segnala, non altro..., lei ha ragione nel dire "ci si ferma spesso alle apparenze".
      Infatti ne siamo testimoni!
      L'esempio di un papa che vuol apparire "umile e povero" , ma non vivere come tale, ma che ama il potere e negato di vivere in alloggio già esistente, abbiamo già visto.
      E ora che i conti vengono a galla, viene smascherata l' apparienza.

      Viva il papa vestito da papa!
      Viva il papa che vuole la pace!
      Viva il papa che si presenta con 'timore e tremore'!
      Viva il papa che porta i poveri non a mettere la speranza in lui, ma in Cristo!
      Viva il cuore semplice di un papa che si commuove davanti al suo anello pieno di responsabilità.
      Viva il papa che sa riconoscere di avere bisogno degli altri per compiere la propria missione, e non far tutto di testa da solo!
      Viva il papa che detesta i selfie show!

      Viva il papa che con le forze e la luce che le viene da Dio, ci conferma nella fede e fa il papa!

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  6. Amo Papa Leone, vero rappresentante di Cristo in terra.

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  7. Nella stessa circostanza, il card. Marx si atteggia in modo arrogante col linguaggio del corpo nei confronti di Leone XIV ed evita il baciamano senza neppure stringere la mano a Leone XIV...

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    1. Diciamocelo, i problemi veri sono questi, non un povero vescovo anziano col cappello da pescatore... un po' irrispettoso, ma ingenuo... quelli invece studiano la rivoluzione woke nella Chiesa...

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    2. Bisogna riconoscere che il card.Marx ha moltissimo di cui preoccuparsi.Ha disperso i superbi....

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  8. Sembra un piccolo segno, ma dal quale ne traggo grande valore e significato. Forse neanche papa Benedetto, a causa della mitezza e timidezza che lo distingueva, lo avrebbe, li per li in quel momento, detto e fatto. Papa Leone XIV invece sì, ha avuto quella prontezza di chi ha a cuore la responsabilità di correggere, educare e rendere consapevole l'altro di quel che sta facendo e il doveroso rispetto.

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  9. Dice sorridendo "si tolga il cappello che dobbiamo fare la foto!" Il vescovo si è scusato che ha dimenticarlo di toglierselo indossato per il gran caldo. Non facciamo tragedie...

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    1. Sicuramente è stata una dimenticanza che servirà come esempio per ricordare che determinate regole bisogna conoscerle e rispettarle.

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    2. Condivido pienamente

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    3. Anonimo 12/6 ore 16:24. Mons. Vecerrica non ha "dimenticato" di togliersi il cappello davanti al Papa "per il gran caldo" (dove lo ha ricevuto c'è una copertura che fa ombra a chi sta sotto), ma lo ha indossato apposta in quanto quel cappello da pescatore pubblicizza il pellegrinaggio di cui lui è promotore; aveva fatto così anche con Papa Francesco.
      Certamente Mons. Vecerrica non ha avuto l'intenzione di mancare di rispetto al Santo Padre, ma al tempo stesso un pizzico di ingenuità da parte sua c'è stata.
      Sono d'accordo con te sul non farne una tragedia, ma rimane il fatto che comunque non è una maniera adeguata con cui un vescovo deve presentarsi davanti al Papa.

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  10. Ho interpretato questa azione di papa Leone como un buon atto di correzione. Dopo aver visto il video... mi auguro non sia stato soltanto perché 'si doveva fare la foto'

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  11. Ti stai sbagliando chi ha visto non è...non è Francesco

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  12. Peggio il capo scoperto o peggio portare il velo come un vezzo? I veli di pizzo sono molto belli, più belli dei capelli sciolti, non funzionano molto come copertura "umile"

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    1. I capelli fanno parte della bellezza fisica della donna, che copre in segno di sottomissione di tutto il suo essere, da capo ai piedi davanti a Colui che è Dio ed è "il più Bello".

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    2. Il volto, invece, non fa parte della bellezza fisica della donna? Perché non coprire anche quello?
      Poi quando vi dicono che siete identici ai fondamentalisti islamici vi offendete.

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    3. Della bellezza maschile, invece, non ci si preoccupa?
      Prese di posizione ideologiche ed assurde. A questo punto mettiamoci tutti un sacco addosso con solo i buchi per gli occhi.
      Gente che vive fuori da ogni logica.

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  13. Mi chiedo quali siano i criteri per pubblicare i commenti.

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    1. Mah. "Nessuno si faccia chiamare Padre" è questione solo di educazione clericale? dI devozionismo laicale? Un'illusione di Gesù? Se Tradizione vuol dire buona educazione clericale e devozionismo laicale, chi non è nè uno e nè l'altro come si deve vestire e presentare al Papa se capitasse? Il Baciamano è la stessa cosa di bacia pile? Oppure di sottomissione? ultima mia consiederazione: Non abbiamo di meglio da pensare? E da esprimere, da proporre, da trasmettere?

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    2. Se non sono troppo ossequiosi verso i tradizionalisti non vengono pubblicati.

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    3. Anonimo 13:24
      Sbaglia, non è così e ne sono testimone diretto. La Redazione di MIL non pubblica per "convenienza" come pensa lei, altrimenti avrebbe pubblicato qualche tempo fa la mia esperienza vissuta e sofferta nella Chiesa (senza fare nomi e luoghi) e l'importanza della scoperta della Tradizione.

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  14. Dopo aver imperversato per 12 lunghissimi anni alcuni accolgono malvolentieri questo nuovo Papa.Si vede dal loro nervosismo che i descamisados de noantri stanno soffrendo tanto.Purtroppo le cattive abitudini, si prendono facilmente ma poi per farsele passare ce ne vuole ....

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  15. Se guardate bene le immagini video (purtroppo da dietro e lontante) vedrete che ad un certo punto il card. Marx s'inchina. Ed anche le foto pubblicate non mi sembra che denotano un atteggiamento arrogante. Se puoi si vuole trovare la pagliuzza, a prescindere, alzo le mani.

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  16. Certamente il vescovo, da persona umile quale sicuramente è, avrà accettato di buon grado il richiamo a togliersi il cappello che lui avrà portato con sé per testimoniare la sua devozione alla Madonna di Loreto, sapendo che il gesto sarebbe stato di monito per tutti quanti. Magari poi il Papa ha pure benedetto quel cappello.

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  17. Sottrarre la Messa di sempre alle ambizioni di monopolio avanzate da un certo tipo di tradizionalismo (quello più integrista e didascalico) è un passo di grande importanza, come papa Benedetto XVI aveva ben compreso (e infatti fu, da quei tradizionalisti, accusato di hegelismo). Ma perché ciò sia possibile occorre non solo reintegrare pienamente il V.O., ma anche renderlo disponibile, accanto al N.O., in tutte le diocesi. È importante che a officiarlo non siano soltanto mosche bianche, più o meno ben intenzionate, postesi a capo di conventicole di nostalgici, ma normali esponenti del clero diocesano. L'errore di molti vescovi ai quali dopo il motu proprio S.P. venne chiesto di nominare officianti per il rito antico è stato quello di incaricare monoritualisti V.O. Ma ancor prima di correggere tale errore, sarebbe importante - ripeto - reintegrare il rito antico pienamente, ovvero senza limitazioni di sorta (p. es. la presenza di un gruppo stabile, la clausola "una etiam", e simili). Solo così il V.O. tornerebbe, per così dire, a essere fisiologia della vita liturgica cattolica, e la sua coesistenza con il N.O. recherebbe beneficio a quest'ultimo, non senza, forse, ricavarne qualche utile suggestione (p. es. la recita del Pater noster da parte di tutta l'assemblea). Si verrebbe, insomma, a creare un nuovo equilibrio, con buona pace dei radicali (se non dei fanatici) utriusque partis. In altre parole, il rito antico non va "tollerato", "concesso", posto "sub condicione", etichettato come "extraordinario" bensì, per usare un termine brutto ma brutalmente chiaro, "liberalizzato", ricondotto nell'alveo della normalità. I preti e i vescovi che hanno paura del V.O., che lo tacciano di essere "divisivo" dovrebbero, una buona volta, rendersi conto che tale "divisività" è in primo luogo figlia dei loro timori, della loro diffidenza, quando non della loro ingiustificabile ostilità: il più delle volte i ghetti, le riserve indiane e le coartazioni alla catacombalità sono generatori di settarismo; giustificarli con le tendenze settarie di certi gruppi significa confondere la causa con l'effetto. L'auspicio è che papa Leone abbia il coraggio (da Leone) di fare il passo che Benedetto XVI non riuscì a compiere. Un primo grande segno potrebbe essere una S. Messa in V.O. celebrata dal pontefice stesso.

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    1. Non sono assolutamente d’accordo.
      La Chiesa ha deciso di fornire una nuova versione del Rito Romano, non si capisce su quali solide basi si deve far coesistere un’altra forma che la gerarchia tutta ha stabilito non essere più adatta.
      Se si fosse agito così anche nei secoli precedenti, non se ne verrebbe più a capo.
      Il tradizionalismo è un movimento che non dovrebbe nemmeno esistere.
      Altra cosa, semmai, è cercare di far sì che la liturgia sia celebrata nel modo migliore e più solenne possibile, altra cosa è cercare di diffondere la celebrazione in latino della forma ordinaria qualora ci fossero i presupposti di una sua proficua ricezione, ma questo ossessivo rifugiarsi nel rito antico adducendo argomenti che non riescono a nascondere l’insofferenza circa tutto l’operato della Chiesa dall’ultimo Concilio in poi è inopportuno e dannoso.
      Il rito antico non ha niente di più santo di quello nuovo. La questione dovrebbe essere chiusa da tempo, la Santa Sede è stata fin troppo paziente ed accomodante.

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    2. L’accezione “messa di sempre” è errata. Questo termine è nato in ambito scismatico lefebvriano. Basta studiare un attimo le origini della celebrazione eucaristica per rendersene conto.
      È ora di finirla con questa propaganda.

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    3. In primo luogo "messa di sempre" è una locuzione, e non un'accezione. Se vogliamo essere precisini, dobbiamo esserlo fino in fondo. Sappiamo tutti, e certamente anche l'Anonimo del lungo commento (15 giugno), che si tratta di un'espressione relativamente impropria, così come "messa tridentina" o "messa gregoriana" o, per onorare la cortese ospitalità, "messa in latino". Quando usiamo una di queste formule, sappiamo tutti bene che cosa intendiamo indicare. L'espressione "messa di sempre", inoltre, non è appannaggio esclusivo dei lefebvriani (o più esattamente, visto che a qualcuno piace la pedanteria, della Fraternità Sacerdotale S. Pio X), ma è usata da molti dei cattolici legati al rito tradizionale, i quali non di rado conoscono bene non solo le origini, ma anche il profondo significato della celebrazione eucaristica (tant'è che, per esempio, preferiscono non arraffare il Corpo di Nostro Signore, ma riceverlo, inginocchiati, dalle mani di un uomo consacrato). Una delle strategie dei nemici del Vetus Ordo Missae è la "reductio ad lefebvrianum" di chiunque si riconosca nella forma tradizionale. Così può capitare che in margine a un commento evidentemente antifondamentalista, antipropagandistico, e certamente non in quota FSSPX, come quello del primo Anonimo, salti fuori chi, trascurando del tutto il senso di quell'intervento, punta l'indice accusatorio e tuona: "Dàgli al propagandista lefebvriano!". L'equazione Vetus Ordo = lefebvrianesimo/fondamentalismo reazionario è esattamente ciò cui i suggerimenti avanzati dall'Anonimo del 15 giugno mirano finalmente a dissolvere!

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    4. La FSSPX non fa parte della Chiesa. Un cattolico dovrebbe evitare qualunque ripresa di concetti da essa propugnati.

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    5. Guarda che siamo in questo casino proprio per colpa di Lefèbvre! Forse non è chiaro come sia nato il cosiddetto movimento tradizionalista.

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    6. Siamo in questo gran casino, come lo chiami tu, ANCHE per l'ottusità gallicana dei lefebvriani, ma non SOLO per quella. Ci siamo dentro soprattutto per le follie del postconcilio, dalle messe yeye allo stravolgimento dello spazio liturgico, dall'abolizione de facto del latino alla spettacolarizzazione massmediatica della liturgia, dalla comunione dispensata come un cracker a alla dottrina liquida della Buonanima. Detto questo, il cosiddetto rito antico è inproscrivibile, come ha ribadito una volta per tutte Benedetto XVI, e se a qualcuno la cosa dà fastidio, il problema è di quel qualcuno, non del V.O. È vero, quel che dice l'Anonimo del 16 giugno, il tradizionalismo non dovrebbe esistere: ma non dovrebbe esistere perché la Tradizione non dovrebbe essere mai scempiata, come è invece accaduto nel postconcilio. Il tradizionalismo è la reazione immunitaria all'attacco sferrato da agenti patogeni contro l'organismo della Tradizione. Spesso tale reazione è stata fin troppo virulenta, ma la furia iconoclasta seguita al Vaticano II non è stata da meno, anzi.

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    7. Va aggiunto poi che ci sono un sacco di cattolici i quali amano e onorano il venerabile rito antico non per qualche fregola reazionaria, cioè per ragioni ideologiche, ma perché vi riscontrano un migliore alimento alla loro vita spirituale. Ed è precisamente a questi cattolici, fra cui non pochi giovani, che Leone XIV dovrebbe guardare per "liberalizzare" e "normalizzare" l'uso del V.O. Il tradizionalista ideologico si straccerà il pastrano strillando: "Sintesi! Hegelismo! Orrore!", il postconciliarista ideologico si straccerà l'abito arcobalenico al grido di "Oscurantismo! Negazione delle esigenze attuali!". Ma una parte molto più rilevante, e non solo numericamente, della comunità cattolica sarà invece lieta di questo sviluppo.

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    8. Dichiarazioni ai limiti dell’eresia. Come può esserci migliore alimento alla vita spirituale rispetto a ciò che la Chiesa offre?
      Comunque, questi tradizionalisti non ideologizzati io non li ho mai incontrati e il pedante rimando alle mitologiche “messe ye ye” (qualunque cosa siano) ha ormai fatto il suo tempo. Altro che disastri ligurgici! L’unico disastro è la testardaggine dei soliti noti, che hanno passato decenni chiamando il Papa “anticristo” e la messa in forma ordinaria dannosa per l’anima.

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    9. @Anonimo 26 giugno ore 15:56. La Chiesa ha offerto il Vetus Ordo per qualche annetto, se ben ricordi, e non lo ha mai derubricato. Né avrebbe potuto derubricarlo, come ha spiegato magist(e)r(i)almente papa Benedetto XVI (a meno che tu non lo consideri un antipapa...). La Chiesa non solo l'ha offerto, ma lo offre ancora, anche se in forma omeopatica, così come offre altre forme rituali accanto a quella ordinaria in volgare.
      Il fatto è che per continuare la battaglia contro il Vetus Ordo i fanatici dell'ideologia postconciliarista hanno bisogno di nemici facili da attaccare, e a tale scopo i tradizionalisti ideologizzati fanno infinitamente comodo. L'una fazione è lo specchio dell'altra, perché hanno in comune la faziosità, e agli uni come agli altri chi non abbraccia posizioni fondamentaliste ed esclusiviste piace come il cioccolato sul risotto allo zafferano. Vanno lasciati al loro hobby, che è quello di darsi mazzate al canto di simpatici epiteti, fra i quali spicca la sempreverde accusa di "eresia", versatile e buona per tutti gli usi e tutte le stagioni.

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    10. Meglio ripetere (repetita iuvant): la celebrazione nella forma antica latina va dissequestrata al monopolio dei "soliti noti", siano essi di lingua francese, italiana, portoghese, veronese, ecc. Perché ciò avvenga è necessario liberalizzarla, normalizzarla, metterla a disposizione di ogni cattolico, fuori dalle conventicole, fuori dai lepantismi, dai sillabismi, dai neofeudalismi sacroromanimperiali... Indubbiamente chi su simili settarismi ha costruito la propria piccola fortuna si metterà di traverso. Ma quando i comuni fedeli potranno partecipare senza discriminanti a comuni celebrazioni in rito latino antico officiate da altrettanto comuni sacerdoti diocesani, il monopolio dei nostalgici ideologizzati cesserà e ogni eventuale infiltrazione di agitprop paralefebvriana risulterà inefficace. L'esperimento benedettiano dell'"una etiam" è naufragato proprio perché timidissimo e vincolatissimo. Non bisogna concedere, ma offrire, con la massima serenità. Se Leone XIV celebrerà qualche messa latina in V.O., accanto a quelle latine in N.O., ciò varrà più di tante inutili chiacchiere.

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  18. Come scrivevo tempo fa su questo blog, la Chiesa sarebbe tornata ad essere sé stessa (o almeno sarebbe ritornata sui suoi passi almeno parzialmente). Viva Papa Leone!

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