Vi proponiamo – in nostra traduzione –l’estratto delll’articolo di Philippe Marie, pubblicato sul sito Tribune Chrétienne il 20 maggio, e l’articolo di Sixtine Chartier, pubblicato sul settimanale La Vie il 23 maggio, in cui si analizzano le più recenti tensioni createsi attorno alle Sante Messe celebrate durante il Pèlerinage de Pentecôte (da Parigi a Chartres).
Riassumiamo la vicenda.
Mons. Vincent Jordy e da mons. Dominique Lebrun, i Vescovi incaricati dalla Conférence des évêques de France delle relazioni con i gruppi tradizionalisti, con una lettera inviata il 6 aprile (quindici giorni prima della morte di papa Francesco, il cui stato di salute era ben noto), chiedono al Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti istruzioni su come applicare in occasione del Pèlerinage de Pentecôte la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970.
Due giorni dopo, l’8 aprile, giunge la risposta del card. Arthur Roche, Prefetto del Dicastero, nella quale si impone di applicare – con una solerzia fortemente giuridistica – la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes anche al Pèlerinage de Pentecôte, con la conseguenza – di pressoché impossibile applicazione – che i sacerdoti che desiderano celebrare secondo il rito tradizionale devono chiedere l’autorizzazione al Vescovo del luogo attraversato dal pellegrinaggio stesso e, se ordinati dopo il 16 luglio 2021, ogni Vescovo deve chiedere la licenza alla Sede Apostolica per ciascun sacerdote.
Un mese dopo, il 6 maggio (il giorno immediatamente precedente all’inizio del Conclave), mons. Jordy e mons. Lebrun inviano una lettera a tutti i Vescovi francesi in cui riportano le istruzioni ricevute dal Dicastero.
Successivamente mons. Philippe Christory, Vescovo di Chartres, ha negato di essere stato tra i promotori della richiesta al Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti (come invece scritto da mons. Vincent Jordy) e ha chiesto agli organizzatori del pellegrinaggio di consentire ai sacerdoti che lo desiderano di celebrare la Messa secondo il rito attuale sul territorio della sua Diocesi.
Sarà ora interessante vedere quanto sacerdoti (giovani sacerdoti…) celebreranno la Messa in rito moderno e quanti pellegrini (giovani pellegrini…) vi parteciperanno.
L.V.
Abbiamo condotto un’indagine e stilato un elenco delle diverse fasi che lasciano supporre che sia in atto una vera e propria strategia di eradicazione dei fedeli tradizionalisti. Ecco sei prove di questa persecuzione che non dice il suo nome.
Primo episodio: voci sul Pèlerinage de Pentecôte (da Parigi a Chartres)
Il Pèlerinage de Pentecôte (da Parigi a Chartres) è il grande raduno annuale dei fedeli legati alla liturgia tridentina. Secondo un’indagine del settimanale La Croix del 4 dicembre 2024 (QUI) [QUI su MiL: N.d.T.], il Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti guidato dal card. Arthur Roche ritiene che gli organizzatori del pellegrinaggio «non rispettino le norme» in vigore per la Santa Messa tradizionale.
L’edizione del pellegrinaggio del 2025, prevista dal 7 al 9 giugno, sarebbe quindi «nel mirino» di questo Dicastero. La Santa Messa tradizionale di chiusura celebrata ogni anno nella Cathédrale Notre-Dame di Chartres sarebbe considerata una «zona di non diritto» liturgico, al punto che si «evoca» un divieto puro e semplice di questa celebrazione. Tre anni dopo la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970 di papa Francesco (luglio 2021), l’articolo parla di interrogativi su questa «situazione […] anomala» e della volontà di applicare le restrizioni, pur evitando di «creare una crisi». Gli organizzatori del Pèlerinage de Pentecôte hanno smentito le informazioni contenute in questo articolo, comunicando che la Santa Messa tradizionale di chiusura si terrà nella Cathédrale Notre-Dame di Chartres il lunedì di Pentecoste, con un’omelia di mons. Philippe Christory, Vescovo di Chartres.
[…]
Quarto episodio: finalmente si conosce l’autore delle voci che riguardano il Pèlerinage de Pentecôte
Una lettera interna datata 6 maggio 2025, proveniente da mons. Vincent Jordy, Arcivescovo di Tours e vicepresidente della Conférence des évêques de France, di cui il sito Tribune Chrétienne è entrato in possesso (TESTO INTEGRALE alla fine dell’articolo), è stata inviata a tutti i Vescovi di Francia. Stranamente diffusa alla vigilia dell’apertura del Conclave, essa riporta le istruzioni del card. Arthur Roche, Prefetto del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, relative al Pèlerinage de Pentecôte, datate 8 aprile, e rivela che le voci circolate nel mese di dicembre 2024 sul settimanale La Croix non erano infondate.
Secondo questa lettera, è su richiesta della Conférence des évêques de France e del Vescovo di Chartres che il Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti si è occupato della questione. Questo documento chiarisce così la strategia di progressivo soffocamento dei Vescovi per ridurre l’uso del rito tradizionale e costringere il gregge alla riabilitazione.
Queste direttive mettono in discussione la loro volontà di aumentare progressivamente la tensione: dopo una fase di osservazione nei mesi successivi alla lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes, seguita dalle prime restrizioni locali, è giunto il momento di stringere la morsa sul principale baluardo visibile dell’attaccamento alla liturgia tradizionale in Francia: il Pèlerinage de Pentecôte. La comunicazione episcopale ha costruito questa escalation, passando dall’osservazione all’«uniformazione forzata».
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Parigi, martedì 6 maggio 2025
Cari fratelli Vescovi,
a seguito delle domande poste dal Vescovo di Chartres e da alcuni altri Vescovi in merito al Pèlerinage de Pentecôte, il Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ha trasmesso alla Presidenza della Conférence des évêques de France, tramite una lettera del card. Arthur Roche datata 8 aprile scorso, le seguenti informazioni che desidera siano rese note dai Vescovi:
1. solo il Vescovo diocesano, in quanto moderatore, promotore e custode di tutta la vita liturgica nella Chiesa particolare a lui affidata, ha l’autorità necessaria per regolamentare le celebrazioni liturgiche nella propria Diocesi (cfr. decreto sulla missione pastorale dei Vescovi nella Chiesa Christus Dominus, n. 15). È molto importante che tutti sappiano che solo il Vescovo diocesano ha questa autorità. Di conseguenza, è di sua esclusiva competenza autorizzare l’uso del Missale Romanum del 1962 nella propria Diocesi, seguendo le indicazioni della Sede Apostolica¹.
Un’organizzazione, laica o ecclesiale, può certamente convocare e organizzare un pellegrinaggio, ma non ha alcuna autorità in materia di liturgia.
Allo stesso modo, i sacerdoti della Fraternità sacerdotale di San Pietro, secondo il decreto particolare loro concesso, sanno che devono ottenere il consenso dei Vescovi delle diverse Diocesi in cui si trovano per utilizzare i libri liturgici precedenti alla riforma quando celebrano i sacramenti fuori dalle loro case;
2. poiché la facoltà di celebrare utilizzando il Missale Romanum del 1962 concessa dal Vescovo diocesano vale solo per il territorio della sua Diocesi, spetta al Vescovo di ogni Diocesi che sarà attraversata dal Pèlerinage de Pentecôte concedere ai sacerdoti ordinati prima del 16 luglio 2021, data di pubblicazione della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes, la facoltà di celebrare la Santa Messa con il Missale Romanum del 1962 sul territorio della propria Diocesi; per coloro che sono stati ordinati dopo tale data, il Vescovo deve chiedere la licenza alla Sede Apostolica²;
3. contrariamente a quanto richiesto dall’organizzazione del pellegrinaggio nelle «Informazioni pratiche per i sacerdoti, religiosi, seminaristi e religiose che partecipano al pellegrinaggio» a pagina 5, durante il pellegrinaggio tutti i sacerdoti celebreranno il sacramento della Penitenza secondo il Rito riformato dal Concilio Vaticano II³;
4. a tutti i sacerdoti deve essere offerta la possibilità concreta di celebrare la Messa secondo il Messale Romano rinnovato dal decreto del santo Concilio Ecumenico Vaticano II.
Vi invitiamo a diffondere queste informazioni con i mezzi che riterrete opportuni.
Mons. Lebrun ed io restiamo a vostra disposizione per qualsiasi ulteriore informazione.
Mons. Vincent Jordy
Arcivescovo metropolita di Tours
Mons. Dominique Lebrun
Arcivescovo metropolita di Rouen
Note:
¹ Francesco, lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970, n. 2.
² Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, Responsa ad dubia su alcune disposizioni della Lettera Apostolica in forma di «Motu Proprio» Traditionis custodes del Sommo Pontefice Francesco, n. 5.
³ Ibid., nn. 1 e 8.
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Mons. Philippe Christory, Vescovo di Chartres da sette anni, ha sempre accolto con favore i partecipanti al Pèlerinage de Pentecôte, legati alla liturgia tradizionale, che ogni anno a Pentecoste collega Parigi a Chartres. Ma per la prima volta quest’anno ha chiesto formalmente all’associazione Notre-Dame de Chrétienté che organizza il pellegrinaggio di modificare il suo approccio. Finora gli organizzatori permettevano ai sacerdoti partecipanti di celebrare la Santa Messa solo secondo il rito tradizionale. È proprio questa esclusione di principio della liturgia attuale che il Vescovo di Chartres ha deciso di sottolineare in una lettera inviata una decina di giorni fa al presidente dell’associazione organizzatrice.
«Da quando sono Vescovo di Chartres, sono presente tra i pellegrini, presiedo la Santa Messa tradizionale del lunedì nella Cathédrale Notre-Dame di Chartres, cammino con loro la domenica pomeriggio», ha dichiarato mons. Philippe Christory al settimanale La Vie. «Ma contesto molto chiaramente il diritto che si attribuiscono di vietare ai sacerdoti che partecipano al pellegrinaggio di celebrare la Messa e la Confessione nella forma attuale del rito romano». «Non riconosco il magistero che si attribuiscono e che non hanno in quanto associazione», continua. «In una Diocesi, questo spetta al Vescovo. È lui che decide in materia di liturgia».
Una richiesta simbolica
Il Vescovo di Chartres non vieta quindi la Santa Messa tradizionale. Chiede però che siano possibili entrambi i riti. «Autorizzo i sacerdoti che lo desiderano a celebrare in vetus ordo [rito tradizionale, N.d.R.] su loro richiesta», conferma mons. Philippe Christory. Ma non voglio che si inverta la situazione: non spetta all’associazione Notre-Dame de Chrétienté limitare la forma del rito sul territorio di una Diocesi». Questa richiesta ha soprattutto un carattere simbolico, poiché la maggior parte dei sacerdoti che partecipano al pellegrinaggio vi si recano per celebrare secondo il rito tradizionale. Ma il pellegrinaggio, che aumenta il numero dei partecipanti di anno in anno (19.000 iscritti nel 2025), attira ormai ben oltre la sfera tradizionalista, il che spiega perché alcuni sacerdoti si siano trovati nella situazione di voler celebrare la loro Messa quotidiana secondo il rito attuale. Inoltre, al di là della questione pratica, secondo diversi osservatori questa esclusione trasmette l’immagine di un mondo tradizionalista che non riconosce la forma attuale della messa in vigore.
In effetti, la questione era in fermento da anni. Durante il Pèlerinage de Pentecôte, grande appuntamento del mondo tradizionalista, la Santa Messa è sempre stata celebrata secondo il rito tradizionale (vetus ordo). Si tratta del rito in vigore prima della riforma del Concilio Vaticano II, chiamato anche Messa di San Pio V o Messa tridentina. Il sacerdote celebra la Messa in latino, dando le spalle al popolo, rivolto verso oriente (ad orientem), e segue un Missale Romanum diverso da quello del Papa e della Chiesa cattolica latina. Anche le letture della Messa sono diverse da quelle che si sentono abitualmente nelle chiese la domenica. Questa facoltà di celebrare secondo il rito tradizionale è sempre stata tollerata dai Vescovi, con maggiore o minore benevolenza, e nonostante le numerose tensioni sorte dalla creazione del pellegrinaggio più di quarant’anni fa. Ma gli organizzatori non hanno mai rinunciato al loro principio fondante: le Sante Messe celebrate nell’ambito del pellegrinaggio devono essere celebrate esclusivamente secondo il rito tradizionale. Per loro, questa specificità ha permesso di mantenere lo spirito originale e il dinamismo del pellegrinaggio.
Al di là della questione del Pèlerinage de Pentecôte, questa richiesta del Vescovo di Chartres arriva quattro anni dopo la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970, firmata da Papa Francesco. Questo testo limita drasticamente, in teoria, la Santa Messa tradizionale, passando da un regime di tolleranza a un regime di autorizzazione: d’ora in poi sarà necessario chiedere al Vescovo del luogo il suo consenso per celebrare secondo questa forma. Una decisione che ha fortemente irritato i tradizionalisti e che diversi responsabili cattolici, anche al di fuori della sfera tradizionale, hanno considerato troppo autoritaria.
Istruzioni da Roma
Secondo le nostre informazioni, una lettera inviata dai Vescovi incaricati delle relazioni con i tradizionalisti a tutti i Vescovi di Francia chiariva l’atteggiamento da adottare riguardo al Pèlerinage de Pentecôte. La lettera trasmetteva le istruzioni di Roma in risposta alla richiesta di diversi Vescovi. Secondo tale lettera, Roma chiede che il motu proprio si applichi anche a questo pellegrinaggio e quindi che i sacerdoti che desiderano celebrare secondo il rito tradizionale ne chiedano l’autorizzazione al Vescovo del luogo. Inoltre, da alcuni mesi, diversi Vescovi hanno deciso di non accogliere più la Fraternità sacerdotale di San Pietro, uno dei più grandi istituti di sacerdoti tradizionalisti in comunione con Roma. Come è successo molto recentemente a Valence. Ritengono che il modo in cui questi sacerdoti gestivano la loro Parrocchia creasse una comunità parallela, tagliata fuori dalla vita comune della Diocesi.
Il nuovo Pontificato che si apre potrebbe cambiare le cose? È ciò che sperano i tradizionalisti. Questi ultimi hanno preso buona nota degli appelli all’unità di Papa Leone XIV e di una forma di sensibilità alla tradizione che egli trasmette. «Sarebbe mentire dire che non abbiamo aspettative nei confronti di questo nuovo Pontificato», ha dichiarato Philippe Darantière, presidente dell’associazione Notre-Dame de Chrétienté, durante la conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2025 del Pèlerinage de Pentecôte, il 12 maggio. Egli ha detto di sperare che il nuovo Pontefice non adotti il «giuridismo disincarnato» che ritiene essere in vigore dal motu proprio. Ma molti Vescovi, da parte loro, deplorano la mancanza di cooperazione di alcuni tradizionalisti. Tornare sull’esclusione dell’attuale Messa potrebbe essere un primo passo. Come scriveva Papa Benedetto XVI nella lettera ai Vescovi in occasione della pubblicazione della lettera apostolica «motu proprio data» Summorum Pontificum sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma effettuata nel 1970: «Ovviamente per vivere la piena comunione anche i sacerdoti delle Comunità aderenti all’uso antico non possono, in linea di principio, escludere la celebrazione secondo i libri nuovi. Non sarebbe infatti coerente con il riconoscimento del valore e della santità del nuovo rito l’esclusione totale dello stesso».
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Senza il Puparo i Pupi non ballano.
RispondiEliminaUn semplice sguardo.
RispondiEliminaÈ un pellegrinaggio della tradizione della Chiesa Cattolica, percui celebrano il rito antico. Punto, non ci dovrebbe essere alcun problema.
Dall 'accanimento' contrario di questi prelati ne deriva la loro PAURA. Come mai hanno PAURA della tradizione della Chiesa Cattolica? Come mai hanno PAURA del Rito Antico? Il tutto è molto inquietante!
Questi prelati hanno tagliato anche con le loro radici? Hanno strappato dall'album di familia le foto dei loro nonni che partecipavano alla Messa in rito antico?
RispondiEliminaCon questo accanimento non stanno dicendo che i loro stessi antenati sarebbero oggi, per loro, fedeli non graditi?