Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1201 pubblicata da Paix Liturgique il 5 maggio, in cui Christian Marquant, Presidente dell’associazione Oremus-Paix Liturgique (contact@veilleurs-paris.fr), riflette sul significato del Conclave e, soprattutto in quello che inizierà domani, «la liturgia rimane, in questi giorni in cui sta per aprirsi una nuova pagina, la pietra d’inciampo».
L.V.
Le sentinelle continuano per la 189ª settimana le loro preghiere in difesa della Santa Messa tradizionale davanti all’Arcivescovado di Parigi (in rue du Cloître-Notre-Dame, 10), dal lunedì al venerdì, dalle ore 13:00 alle ore 13:30
Cari amici, questa settimana che sta per iniziare sarà quella del Conclave che eleggerà il successore di papa Francesco. Inizierà mercoledì 7 maggio e, una volta chiuse le porte della Cappella Sistina, si terrà una prima votazione in serata. Se prevarrà colui che viene chiamato il Cardinale-Candidato, il card. Pietro Parolin, Segretario di Stato, al termine di una campagna martellante che ha presentato questo erede della vecchia sinistra curiale come un «centrista», il Conclave sarà piuttosto rapido. Altrimenti il Conclave sarà più lungo e tutto potrà succedere.
Il prof. Alberto Melloni, storico italiano di grande fama, cattolico di sinistra, mente pensante della cosiddetta Scuola di Bologna, un gruppo di storici (e strateghi) che ha svolto un ruolo importante durante il Concilio vaticano II e da allora, ha scritto un libro appassionante sulla storia e la meccanica dei Conclavi, Il Conclave. Storia dell’elezione del Papa (Il Mulino, 2013). I Conclavi moderni, dal Concilio Vaticano II, ovvero da quello che ha eletto Papa San Paolo VI, nel 1963, sono assemblee elettorali rapide, dove la meccanica in qualche modo violenta della necessità di una maggioranza assoluta con una successione stressante di votazioni (attualmente sono quattro al giorno), accelera il movimento riservando grandi sorprese.
Il prof. Alberto Melloni moltiplica conferenze e interviste. Da queste ricavo la certezza che egli ribadisce: in tutti i Conclavi dal Concilio Vaticano II è presente sullo sfondo la dottrina del Concilio di Trento, così come durante il Concilio Vaticano II era presente la minoranza conciliare. Un po’ come una cattiva coscienza di questa istituzione diventata conciliare. Oggi la ritroviamo nelle dichiarazioni, perfettamente drammatiche, dei Cardinali più conservatori durante le Congregazioni generali: che sia eletto un Papa dottrinale il cui ruolo essenziale, che definisce il suo essere Papa, è quello di «confermare i suoi fratelli» (Lc. 22, 32). «Non torniamo indietro, restiamo fedeli a papa Francesco», martellava invece un Cardinale salvadoregno davanti ai suoi confratelli Cardinali, per contrastare il card. Raymond Leo Burke, il card. Robert Sarah, il card. Gerhard Ludwig Müller e il card. Willem Jacobus Eijk. Ma in realtà non si tratta di eleggere un successore di papa Francesco, né tantomeno un successore di Papa Benedetto XVI, di San Giovanni Paolo II, di San Paolo VI o di San Giovanni XXIII, ma prima di tutto e soprattutto un successore di San Pietro.
Venerdì scorso, 2 maggio, in Piazza del Sant’Uffizio, davanti al cancello attraverso il quale i Cardinali si recano alla Sala del Sinodo dove si tengono le Congregazioni generali, un sacerdote canadese li ha interpellati: «Non eleggete un modernista come Bergoglio!». Espressione popolare dello stato di grande sconcerto tra i sacerdoti e i fedeli. Il problema, come scrive don Claude Barthe in un articolo del sito Res Novæ, Rifare l’unità della Chiesa Confirma fratres tuos (Lc. 22, 32) del 24 aprile 2025 (QUI),
consiste nel mancato esercizio del magistero come tale. L’aspetto più visibile di questa deficienza consiste nell’omissione della condanna dell’eresia. Da ciò deriva uno scisma latente, cosa in un certo senso peggiore di uno scisma visibile, perché i fedeli di Cristo non sono più in grado di individuare il confine tra la fede e l’errore.Oggi, di fatto, l’autorità rifiuta di fungere da strumento di unità, almeno di unità nel senso classico, ovvero di unità nella fede. Essa si presenta al contrario come amministratrice di un certo consenso nella diversità. Il suo ruolo è piuttosto quello di federare che di unire, dal momento che i princìpi dell’ecumenismo e della libertà religiosa trovano campo di applicazione all’interno stesso del corpo ecclesiale.
Torno al prof. Alberto Melloni, che ritiene che il testo più importante del Concilio Vaticano II sia la costituzione sulla liturgia Sacrosanctum Concilium, perché la liturgia rende per sua natura limpida la teologia (è ciò che esprime il vecchio adagio lex orandi, les credendi) e, nel caso specifico, rende limpida l’ecclesiologia, poiché questo è stato il grande tema dell’ultimo Concilio. La riforma liturgica mette in scena assemblee conformi a una nuova ecclesiologia, osserva il prof. Melloni. È vero, infatti, che un’assemblea «rivolta al Signore» nel rito tradizionale dice e insegna tutt’altra cosa rispetto a un’assemblea «chiusa in se stessa», secondo l’espressione cara al card. Joseph Ratzinger, futuro Papa Benedetto XVI.
La liturgia rimane, in questi giorni in cui sta per aprirsi una nuova pagina, la pietra d’inciampo. «Non eleggete un Papa che perseguita la Santa Messa tradizionale!», avrebbe gridato il sacerdote canadese ai Cardinali. Una delle ultime lettere di Paix liturgique, la lettre 1192 del 28 aprile 2025 [QUI; QUI su MiL: N.d.T.] , cita Jean-Pierre Maugendre, direttore generale dell’associazione Renaissance catholique, nell’appello che aveva lanciato a favore della libertà della liturgia tradizionale, il 21 aprile 2024:
chiediamo semplicemente, in nome della vera libertà dei figli di Dio nella Chiesa, che venga riconosciuta la piena e completa libertà della liturgia tradizionale, con il libero uso di tutti i suoi libri, in modo che, senza ostacoli, nel rito latino, tutti i fedeli possano beneficiarne e tutti i chierici possano celebrarla.
Cari amici veglianti, lo ripeto come la settimana scorsa, la nostra protesta oggi deve essere della massima forza. Il segno concreto di questa protesta, a Parigi, contro la soppressione delle Sante Messe tradizionali è nei Rosari che recitiamo davanti agli uffici dell’Arcivescovado (rue du Cloître-Notre-Dame, 10), dal lunedì al venerdì, dalle ore 13:00 alle ore 13:30, nell’Église Saint-Georges di La Villette (avenue Simon Bolivar, 114, nel XIX arrondissement), il mercoledì alle ore 17:00, davanti davanti all’Église Notre-Dame-du-Travail (rue Vercingétorix, 59, nel XIV arrondissement), e anche nella Basilique Sainte-Clotilde-et-Sainte-Valère (nel VII arrondissement), il lunedì alle ore 12:45.
Echi delle veglie: due giovani volontari dell’accoglienza della Cathédrale Notre-Dame, riconoscibili dalle loro giacche, che sembrano ben informati della nostra iniziativa, ci ringraziano per le nostre preghiere: «È davvero un peccato che la richiesta di una cappella dedicata alla liturgia tradizionale nella Cathédrale Notre-Dame non sia stata accolta dall’Arcivescovo metropolita di Parigi come è stato fatto per i Cattolici orientali. Ciò avrebbe dato un nuovo slancio di preghiera in una cattedrale invasa da turisti che per la maggior parte non si rendono nemmeno conto di trovarsi in una vera chiesa e non in un museo».
In unione di preghiera e di amicizia.
Il sempre è un po' più in là del Medioevo
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