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mercoledì 7 maggio 2025

Poche ore dal Conclave, un ultimo appello "#sedevacante #conclave

Riceviamo e pubblichiamo un ultimo appello per il Conclave che sta per iniziare. Oremus.
QUI gli altri nostri post sulla Sede Vacante e sul Conclave 2025.
QUI gli altri nostri post sulla morte del Santo Padre Francesco e sui commenti al suo pontificato.
Luigi C.

Poche ore, un ultimo appello

Alle 15:30 di oggi si aprirà il Conclave più numeroso e complesso che la Chiesa ricordi. Un mondo instabile e una cristianità ferita attendono il nuovo successore di Pietro.

Lo stesso cardinale Burke non ha esitato a definire “grave” la situazione attuale. Ma come sempre nella storia della Chiesa, le grandi crisi esigono risposte fondate sulla preghiera, sulla Verità e sul coraggio.

Molti cardinali, da Müller a Stella, fino a Ruini, invocano un papato capace di fare chiarezza, radicato nella fede e nella Tradizione, al servizio della verità che la Chiesa di Roma è chiamata a custodire. A questa richiesta si unisce anche il popolo cattolico, che attende non un compromesso col mondo, ma una guida salda, fedele a Cristo.

Il popolo di Dio, disorientato da incertezze e ambiguità, guarda ora ai cardinali con l’appello più essenziale: scegliere un papa cattolico, che parli con limpidezza e confermi i fratelli nella fede. Perché, come ammoniva Dante nel Paradiso,

“Non disse Cristo al suo primo convento:
‘Andate, e predicate al mondo ciance’;
ma diede lor verace fondamento.”
[1]

Serve oggi un fondamento vero, non parole vuote. Serve un pastore, non un amministratore. Serve coraggio, non equilibrio mondano.

Come nella guerra di Vandea, quando Charette fu costretto ad uscire da sotto il letto dai suoi stessi sudditi, perché un capo era necessario e il nemico alle porte, così oggi la Chiesa ha bisogno di uomini pronti a combattere per essa, spes contra spem, con fede e sacrificio.

Tra gli esempi luminosi di laici zelanti, spicca quello di Dante Alighieri. Nella primavera del 1314, durante il conclave di Carpentras che doveva eleggere il successore di Clemente V, il papa che aveva trasferito la sede da Roma ad Avignone, Dante, pur da laico, intervenne con forza nella crisi ecclesiale. Scrisse la sua Epistola ai cardinali italiani, rivolgendosi in particolare al cardinale Napoleone Orsini, con parole di profonda passione e dolore:

“Roma [...] siamo costretti a piangerla vedova e abbandonata.” [2]

E ancora, con profetica lucidità:

“Ma, o padri, non crediate che io sia una fenice nel mondo intero; tutti infatti le cose che io grido mormorano o sussurrano o pensano o sognano, e non dichiarano quello che hanno veduto.” [2]

E infine, il suo grido più alto, in nome della Sposa di Cristo, di Roma, dell’Italia e dell’intera umanità:

“Invero si riparerà, sebbene non si potrà impedire che un vergognoso segno deturpi la Sede Apostolica fino al fuoco [...] se tutti concordi [...] vi batterete virilmente [...] affinché l'obbrobrio dei Guasconi [...] per tutti i secoli futuri sia ai posteri di esempio.”

Primo tra i poeti, ultimo tra i fedeli, Dante ci ricorda che nei momenti più oscuri, la voce di chi ama la verità può scuotere anche le pietre. E forse oggi, più che mai, è tempo che quella voce venga ascoltata.

Note

[1] Dante Alighieri, Paradiso, XXIX, 109-111.
[2] Dante Alighieri, Epistola ai cardinali italiani, 1314, in occasione del conclave di Carpentras.