Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1206 pubblicata da Paix Liturgique il 12 maggio, in cui Christian Marquant, Presidente dell’associazione Oremus-Paix Liturgique (contact@veilleurs-paris.fr), esprime i propri auspici di una rinnovata pace liturgica alla luce dell’elezione di Papa Leone XIV.
L.V.
Le sentinelle continuano per la 190ª settimana le loro preghiere per la difesa della Santa Messa tradizionale davanti all’Arcivescovado di Parigi (in rue du Cloître-Notre-Dame, 10), dal lunedì al venerdì, dalle ore 13:00 alle ore 13:30
Cari amici, giovedì scorso, 8 maggio, l’americano card. Robert Francis Prevost O.S.A., Prefetto del Dicastero per i Vescovi, è stato eletto al Sommo Pontificato e ha assunto il nome di Leone XIV. Ha voluto dare fin da subito dei segni, non di rottura con il suo predecessore papa Francesco, ma di inflessione, dimostrando di volere la pace e non la guerra, la pace all’esterno come la carità all’interno.
Il suo discorso alla Loggia centrale della Basilica di San Pietro, scritto, ponderato, pronunciato con voce calma, diceva [QUI; QUI su MiL: N.d.T.]:
La pace sia con tutti voi!Fratelli e sorelle carissimi, questo è il primo saluto del Cristo Risorto, il Buon Pastore, che ha dato la vita per il gregge di Dio. Anch’io vorrei che questo saluto di pace entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie […].Aiutateci anche voi, poi gli uni gli altri a costruire ponti, con il dialogo, con l’incontro, unendoci tutti per essere un solo popolo sempre in pace. […]Dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, una Chiesa che costruisce i ponti, il dialogo, sempre aperta ad accogliere, come questa piazza, con le braccia aperte tutti, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, della nostra presenza, del dialogo e dell’amore. […]A tutti voi, fratelli e sorelle di Roma, d’Italia, di tutto il mondo: vogliamo essere una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la pace, che cerca sempre la carità, che cerca sempre di essere vicino specialmente a coloro che soffrono.
Come non accogliere questo appello alla pace all’esterno e all’interno? Poiché il Santo Padre evoca la sinodalità, collego questo messaggio di pace alle riflessioni degli specialisti di sinodalità. Essi spiegano che i Cristiani vivono oggi in un mondo diversificato in cui tutti si esprimono. La sinodalità, secondo loro, permette di raggiungere meglio all’esterno gli uomini di un mondo oggi differenziato, assumendo all’interno le nostre differenze, invitando ciascuno ad esprimersi in modo sinodale. Si tratta, secondo loro, di una questione di credibilità della Chiesa che, per parlare agli uomini, non deve presentarsi come una dittatura.
Questo principio di sinodalità è semplicemente liberalismo e non lo approvo. Ma dico che attualmente è così. E per il momento dobbiamo tollerare la tolleranza liberale, se così posso dire. Perché può permetterci di vivere e preparare così un ritorno dell’ordine nella Chiesa. Penso molto concretamente alla dottrina e al culto, al catechismo e alla liturgia. Cosa chiediamo in fondo, se non la libertà di essere Cattolici per quanto riguarda il catechismo e i sacramenti nella Chiesa cattolica? Questo è ciò che il messaggio pacificatore di Papa Leone XIV ci permette di sperare in un primo momento.
Care sentinelle parigine, non è forse questo che chiediamo instancabilmente a mons. Laurent Bernard Marie Ulrich, Arcivescovo metropolita di Parigi, protestando contro la soppressione delle Sante Messe tradizionali nei rosari che recitiamo davanti agli uffici dell’Arcivescovado (rue du Cloître-Notre-Dame, 10), dal lunedì al venerdì, dalle ore 13:00 alle ore 13:30, nell’Église Saint-Georges di La Villette (avenue Simon Bolivar, 114, nel XIX arrondissement), il mercoledì alle ore 17:00, davanti all’Église Notre-Dame-du-Travail (rue Vercingétorix, 59, nel XIV arrondissement), e anche nella Basilique Sainte-Clotilde-et-Sainte-Valère (nel VII arrondissement), il lunedì alle ore 12:45?
Quando un Principe o un Capo di Stato sale al potere, compie gesti di giustizia e di grazia che vengono imitati dai suoi subordinati. Ebbene, ho pensato che fosse opportuno approfittare della gioiosa venuta di Papa Leone XIV e delle sue parole di pace per chiedere a mons. Laurent Bernard Marie Ulrich di compiere in questa occasione un gesto in tal senso.
In unione di preghiera e di amicizia.
* * *
Lettera a mons. Laurent Bernard Marie Ulrich, Arcivescovo metropolita di Parigi
Monsignore, in occasione dell’ascesa al trono di Papa Leone XIV, mi permetta di formulare una richiesta di giustizia e clemenza a nome dei fedeli parigini che hanno sofferto per la soppressione delle Sante Messe tradizionali imposta da mons. Michel Christian Alain Aupetit, suo predecessore.
Il nostro nuovo Papa ha posto fin dal primo momento il suo Pontificato sotto il segno della pace che proviene dal «Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante», una pace da portare all’esterno, ma anche all’interno, che «entrasse nel vostro cuore, raggiungesse le vostre famiglie».
Le suggerisco di concedere ai suoi figli, limitati nella loro vita religiosa, un gesto simbolico di pacificazione prima che il problema nel suo complesso sia esaminato a fondo a Roma e in Francia. Penso a una misura facile, quasi impercettibile, e «che non costa nulla», come si dice familiarmente. Una delle Sante Messe tradizionali parigine soppresse, che si rivolgeva a un pubblico largamente popolare, era quella dell’Église Notre-Dame-du-Travail, la domenica alle ore 18:00. Don Gabriel Würz, Parroco di Notre-Dame du Travail, e un sacerdote della Parrocchia, che sono sempre presenti, celebravano volentieri questa Santa Messa. Quando è stata impedita dal suo predecessore, l’hanno sostituita, alla stessa ora, con una «Messa gregoriana in latino». Basterebbe quindi lasciare che questa Messa, nello stesso luogo, lo stesso giorno, alla stessa ora, celebrata dagli stessi sacerdoti, potesse tornare ad essere una Santa Messa tradizionale.
I vostri figli vi sarebbero molto grati per questo segno a favore della libertà cristiana in un ambito essenziale per la loro santificazione.
Vi prego, Monsignore, di accettare l’espressione del mio filiale rispetto.
* * *
Echi della veglia: una signora che entra nella casa diocesana ci saluta e poi torna da noi: «Spero che il nuovo Papa abbia il talento e la carità di lasciarci in pace». «È proprio quello che chiediamo, cara signora». E lei riprende: «Siamo perfettamente d’accordo, la Chiesa deve lasciare in pace i suoi figli… preghiamo tutti per questo!».
*
Qui per seguire MiL su Telegram https://t.me/messainlatinoblogMiL
qui per seguire MiL su X https://x.com/messainlatino
qui per seguire MiL su Instagram
qui per seguire MiL su Facebook
Grazie. Vescovi, fate i Vescovi.
RispondiEliminaCredo e spero che qualcosa cambierà.Intanto bisognerebbe scrivere direttamente al Papa.
RispondiElimina