Trascorsi appena sette giorni e poco più dalla conclusione del Conclave in cui era entrato con ben più di una speranza di uscirne vestito di bianco, venerdì 16 maggio, alle ore 10:45, il card. Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo metropolita di Bologna e Presidente della Conferenza episcopale italiana, è stato ospite del Salone internazionale del libro di Torino e ha partecipato ad un confronto con il cantante Luciano Ligabue «sulla forza delle storie, sia scritte che cantate, e la possibilità di costruire una comunità oltre ogni steccato e preconcetto» (così recita il programma).
E così Sua Eminenza ha colto l’occasione per esternare i suoi pensieri, con uno stile molto da «chiacchierata da bar sport» e ben poco «cardinalizio».
Ma andiamo con ordine.
Nel corso del dibattito, il card. Zuppi – e in calce riportiamo il video integrale – ha raccontato:
Forse parecchi di noi hanno visto, conoscono la Cappella Sistina, no? E insomma, la Cappella Sistina c’è il Giudizio, che proprio – insomma – ti mette un po’ di timore, perché – sai – uno la visita così, per l’arte, e quando stai lì – insomma – vedi bene, eccetera. E dopo tutto quanto questo, c’è l’annuncio, quindi questa… la suspense. E allora ho pensato, e dico: «Ma se fossi io al posto di quell’altro?» Nooo! Io avrei fatto come il film di Nanni Moretti, l’altro non l’ho visto, questo qui non… per fortuna… ma avevo visto quello Habemus Papam che credo, se non mi ricordo bene, che aprono il finestrone, quello guarda, chiude subito il finestrone e dice: «Nooo, io non ce la faccio!» Ecco, penso che avrei fatto lo stesso.
Per chi non conoscesse il riferimento cinematografico citato dal card. Zuppi, QUI può vedere la scena del film, che offende, umilia e ridicolizza la figura del Romano Pontefice (il neoeletto Papa, poco prima di affacciarsi alla loggia delle Benedizioni, ha un attacco di panico e fugge): e già in tale riferimento in bocca ad un Cardinale di Santa Romana Chiesa è quantomeno di dubbio gusto.
Soprattutto, però, sono due gli elementi che vorremmo sottolineare nell’infelicissima uscita del Prelato:
1. Sappiamo bene – e ne siamo CERTI – che il card. Matteo Maria Zuppi, per almeno due settimane sino dall’inizio della Sede vacante abbia fatto una intensa «campagna elettorale» per sé, accreditandosi come candidato in vista del Conclave.
Ci sembra, quindi, davvero poco credibile ed anzi una vera e propria bugia quanto affermato venerdì mattina, tutt’altro che sincero e ben ci richiama alla mente la celebre favola contenuta nella raccolta Phaedri Augusti liberti Fabulae Aesopiae:
Spinta dalla fame una volpe tentava di raggiungere un grappolo d’uva posto sin alto sulla vite, saltando con tutte le sue forze. Non potendo raggiungerla, esclamò: «Non è ancora matura; non voglio coglierla acerba!». Coloro che sminuiscono a parole ciò che non possono fare, debbono applicare a se stessi questo paradigma.
È conveniente che un Signor Cardinale di Santa Romana Chiesa menta? E che e menta in modo così spudorato davanti ad un folto pubblico e, soprattutto, davanti alle telecamere? È davvero così profonda e dolorosa la fresca ferita di essere uscito Cardinale dal Conclave da dover «giustificare» in modo grossolanamente menzognero la propria delusione?
2. L’Ordo rituum Conclavis prevede che il Romano Pontefice eletto debba essere chiesto se egli voglia accettare la sua elezione: ne consegue che – liberamente – egli possa anche negare il consenso a tale sua elezione.
Ma ci sia permesso di fare notare la gravità nell’affrontare con pacchiana leggerezza e ridanciana superficialità tale questione, come ha fatto il card. Matteo Maria Zuppi, con espressioni più consone ad un dopolavoro ferroviario che ad un alto Prelato di Santa Romana Chiesa.
E basterebbe che egli, anziché vestirsi sciattamente da simil-tranviere, indossasse con abitudinarietà la veste sua propria per comprendere meglio il suo ruolo all’interno della gerarchia cattolica: il color rosso porpora del suo abito e delle sue insegne gli ricorderebbero che esse simboleggiano la disponibilità di servire e sacrificarsi fino alla morte («usque ad effusionem sanguinis») per difendere la Chiesa ed il Papato.
Come viene ricordato nel rito del Concistoro per la creazione dei nuovi Cardinali, essi
- «dovranno essere intrepidi testimoni di Cristo e del suo Vangelo nella Città di Roma e nelle regioni più lontane»;
- promettono e giurano «di svolgere con grande diligenza e fedeltà i compiti ai quali sono chiamati nel [loro] servizio alla Chiesa, secondo le norme del diritto»;
- devono «essere pronti a comportarvi con fortezza, fino all’effusione del sangue, per l’incremento della fede cristiana, per la pace e la tranquillità del popolo di Dio e per la libertà e la diffusione della Santa Romana Chiesa»;
- chiedono a Dio di concedere loro «di risplendere per saggezza e santità di vita nel servizio assiduo alla tua Chiesa».
Aveva in mente questi suoi doveri il card. Matteo Maria Zuppi quando – ridendo inelegantemente ed ammiccando al pubblico – si è vantato che, in caso di elezione, si sarebbe comportato come il personaggio del film di Nanni Moretti? Una scelta lecita, lo ripetiamo, ma che ci pare davvero poco opportuno portare come personale vanto.
E se il Signor Cardinale di Santa Romana Chiesa Matteo Maria Zuppi era tra i principali candidati al Pontificato, ancor più dopo aver visto questo filmato ringraziamo Dio per il pericolo scampato.
L.V.
Da figlio, e nipote di ferrovieri, dichiaro che nel dopolavoro (ahi, che lontani ricordi) sentivo discorsi più seri e certamente più interessanti; pur senza Ligabue !
RispondiEliminaCerte volte mi domando se tra gli autori di questo blog ci sia ancora qualcuno che sia Cristiano. Vi vantate tanto di essere Cattolici ma senza Cristianesimo il cattolicesimo è universale e basta. Poi ancora con sti vestiti, mi spiace farvelo notare ma Zuppi si veste proprio come il cardinal Prevost.
RispondiElimina"Poi ancora con sti vestiti,"
EliminaSì, ancora insistiamo con questi vestiti (repetita iuvant)e se non bastasse, umilmente la invito ad ascoltare quanto scrive il Card.Sarah nel libro : “A servizio della verità. Sacerdozio e vita ascetica” brevemente letto e commentato dal prof.Zenone . Quanto agli abiti da prete l'ascolto e' dal minuto 10:41. SLGC!
Io preferisco ascoltare Gesù Cristo: “non vale forse il corpo più del vestito?”
EliminaCon umiltà.
Sti vestiti ....andrebbero indossati con orgoglio ,invece ognuno ,salvo lodevolissime eccezioni,veste come gli pare.Negli ultimi tempi la sciatteria era vista con favore ed anzi approvata e legittimata da chi avrebbe dovuto contrastarla ,almeno con l'esempio.
EliminaZuppi chi?
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