Vi proponiamo – nell’originale in lingua italiana – la lettera 1194 pubblicata da Paix Liturgique il 30 aprile, in cui si riprende l’articolo di Luigi Bisignani pubblicato sul quotidiano Il Tempo il 28 aprile (QUI).
L’autore traccia un interessante ritratto del card. Raymond Leo Burke, Patrono emerito del Sovrano Militare Ordine di Malta, e sottolinea come il cardinale statunitense, messo ai margini, oggi raccoglie il consenso di chi, stanco di rivoluzioni inesaudite, sogna una Chiesa più solida, più sicura e più romana e la sua casa è crocevia di chi cerca consigli, e c’è chi lo vede Papa.
Ricordiamo che il card. Burke, giurista e tradizionalista, pagò il no alla nuova giustizia vaticana e pose interrogativi teologici a papa Francesco; il più importante, quello sulla Eucarestia ai divorziati senza la conversione di vita, non ebbe mai risposta.
L.V.
Caro Direttore,
nella storia della Chiesa, i piani degli uomini spesso finiscono per essere derisi dai capricci del destino. A pochi giorni dalla morte di papa Francesco, il nome che torna a farsi largo nei corridoi ombrosi del Sacro Collegio è quello che molti credevano archiviato per sempre: il card. Raymond Leo Burke. L’uomo che papa Francesco aveva voluto confinare nell’irrilevanza ora riemerge, evocato nei sussurri dei Cardinali, sicuramente tra i kingmaker del prossimo Conclave, ma per alcuni persino come un possibile Papa. Settantacinque anni, fisico imponente, mascelle scolpite, sorriso ironico e tagliente, il card. Burke è un figlio dell’America profonda, con sangue irlandese nelle vene e la battaglia per la tradizione nel cuore.
Fondatore dello Shrine of Our Lady of Guadalupe [Santuario della Madonna di Guadalupe] a La Crosse (Wisconsin), negli Stati Uniti, è sempre stato il baluardo di una Chiesa ancorata alla liturgia antica, alla difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, alla famiglia come mistero sacro tra uomo e donna. Convinto no-vax, con il COVID-19 che lo stava portando all’altro mondo, profondo conoscitore del diritto canonico, aveva intuito prima di molti il terremoto che si preparava sotto il pontificato di papa Francesco. E quando Papa Benedetto XVI, negli anni del suo regno mite e drammatico, lo volle Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica e Presidente della Corte di cassazione della Città del Vaticano, il card. Raymond Leo Burke divenne uno dei custodi dell’ordine antico.
Fu proprio la sua formazione giuridica a renderlo uno dei critici più severi della lettera apostolica in forma di «motu proprio» con cui papa Francesco riformò il sistema giudiziario della Santa Sede, abolendo antichi privilegi e sottoponendo Cardinali e Vescovi al giudizio di primo grado. Per il card. Raymond Leo Burke era un vulnus alla tradizione, un passo verso una giustizia politicizzata così come si evince dagli sviluppi clamorosi del processo al card. Giovanni Angelo Becciu.
Vive a Roma, Cardinale Presbitero di Sant’Agata de’ Goti, piccola chiesa fondata da Flavio Ricimero nel cuore pulsante della città eterna, tra la Banca d’Italia e il Viminale. Nessun incarico ufficiale, nessuna posizione di potere visibile. Eppure il suo appartamento è rimasto un crocevia silenzioso: Cardinali, Vescovi, monsignori varcano la soglia con passo discreto. Cercano consiglio, conforto, forse una parola che ridia senso ai tempi incerti.
Lì, tra mura spoglie e libri consumati sulla Madonna di Fatima – di cui il card. Raymond Leo Burke è devoto fino alla commozione – si prega, si ascolta, si tace. È in quel silenzio che il Cardinale ha forgiato la sua lenta rinascita. Il punto di svolta fu nel 2016, quando, insieme al card. Carlo Caffarra, al card. Walter Brandmüller e al card. Joachim Meisner, firmò i dubia, interrogativi formali indirizzati a papa Francesco dopo l’esortazione apostolica postsinodale Amoris laetitia sull’amore nella famiglia. Il primo quesito, il più bruciante, chiedeva se i divorziati risposati potessero ricevere l’Eucaristia senza conversione di vita. La risposta non arrivò mai. Nemmeno alla richiesta d’udienza, avanzata con rispetto nell’aprile del 2017. Nessuna polemica, nessuno strappo pubblico: solo il silenzio, accolto come un invito a meditare sul misterioso agire della Provvidenza.
Nelle aule ovattate delle Congregazioni generali, ancora oggi riecheggiano le sue parole: la denuncia della «cultura anti-famiglia, anti-vita, anti-religione», la condanna dei sogni globalisti che mirano a «eliminare le nazioni per sottomettere il mondo a un’unica autorità totalitaria, dimenticando che è Dio a governare». Anche sull’immigrazione non ha mai avuto esitazioni: «Chi viene accolto deve rispettare con gratitudine il patrimonio spirituale e materiale del Paese ospitante, obbedirne alle leggi, assumersi i doveri civili».
Nel gioco antico delle logge cardinalizie, la sua è una rivalsa che non ha bisogno di proclami. L’Americano messo ai margini ieri, oggi raccoglie il consenso di chi, stanco di rivoluzioni inesaudite, sogna una Chiesa più solida, più sicura, più romana. E come spesso accade nei labirinti vaticani, il vero potere cresce nell’ombra. Il card. Raymond Leo Burke non si propone, non chiede, non manovra. Il suo nome circola non come quello di un vincitore designato, ma come l’ago capace di orientare la bilancia, di far saltare piani, di indicare la via. È lui, sussurrano, che guida il fronte silenzioso degli Americani, degli Africani, degli Europei del nord che vedono in papa Francesco più macerie che conquiste. L’ironia del destino aleggia pesante sopra tutto questo: proprio colui che papa Francesco aveva voluto silenziare rischia ora di diventare uno degli artefici del futuro. «Così va il Vaticano», sussurra qualcuno nei sacri palazzi. «Nessuno è mai davvero finito finché non è sepolto. E spesso nemmeno allora».
Il card. Raymond Leo Burke, intanto, resta imperturbabile. Frequenta pochi, parla ancora meno. Forse proprio nel suo stesso esilio, il card. Burke ha trovato la sua forza più grande: libero dalle prebende, libero dai giochi di potere, è diventato ciò che papa Francesco temeva che diventasse. Un simbolo vivente della Tradizione.
Certo che vi state proprio impegnando su questo sito!! Ma non si torna indietro.. State perdendo tempo, fatevi la vostra chiesa se proprio non volete accettare che quella cattolica è uscita dal medioevo
RispondiEliminaIn realtà è uscita di testa! Non si riconosce più in Essa la Chiesa di Cristo! Questa nuova chiesa che va a pari col mondo, e nemmeno ci pensa alla nostra salvezza, che ci sta a fare? Boh!
EliminaAmen, così è.
RispondiEliminaÈ un santo, magari diventasse lui il nuovo papa!
RispondiEliminaIl Signore ascolti le sue e le nostre preghiere per una Chiesa Santa , Cattolica ed Apostolica
RispondiEliminaUna testimonianza bellissima. Preghiamo per il Conclave, ce n'è davvero bisogno.
RispondiEliminaIl Signore accolga le sue preghiere e le nostre per una vera Chiesa Cattolica ed Apostolica, per non costringerci ad una lacerazione scismatica. Già una generazione di giovani e’ stata traviata da insegnamenti che smentiscono la parola di Dio
RispondiEliminaIl Signore ascolti le Sue preghiere e le nostre per una vera Chiesa Cattolica ed Apostolica
RispondiEliminaNon ci costringa ad uno scisma che lacererebbe ulteriormente il Suo Corpo Mistico
Già una intera generazione di giovani e’ stata traviata da cattivi insegnamenti
Eminenza, si scagli contro la tirannide anticristica di Trump!
RispondiEliminaSe è anticristico Trump, Biden e soci cosa erano?
EliminaDicci, anonimo delle 8.12, dicci quale malefatte sataniche ha fatto Biden (cattolico praticante) peggiore del regime del terrore che sta inscenando l’arancione.
EliminaFatti eh, non complotti tipo “pizza gate” o riti satanici con bambini.
Ovviamente nessuna risposta.
EliminaAhahahaha.
“Figlio profondo” cosa vorrebbe dire? Mi scuso per l’ignoranza.
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