Questa mattina, il Santo Padre Leone XIV ha incontrato i membri del Collegio Cardinalizio, ai quali ha rivolto un discorso, seguito da una conversazione che ha ripreso alcuni temi e proposte emersi negli interventi delle Congregazioni generali.
Pubblichiamo di seguito il testo del discorso pronunciato dal Santo Padre, che è iniziato con l’invito rivolto ai Cardinali: «Preghiamo insieme in latino».
In calce il video dell’incontro di Papa Leone XIV con i Cardinali nell’Aula del Sinodo e alcune fotografie.
L.V.
Incontro con i Cardinali
Sabato, 10 maggio 2025
Tante grazie, Eminenza. Prima di prendere i posti cominciamo con una preghiera, chiedendo che il Signore continui ad accompagnare questo Collegio e soprattutto tutta la Chiesa con questo spirito, anche entusiasmo, però di profonda fede. Preghiamo insieme in latino.
Pater noster… Ave Maria…
Nella prima parte di questo incontro c’è un piccolo discorso con le riflessioni che vorrei condividere con voi. Ma poi ci sarà una seconda parte, un po’ come l’esperienza che molti di voi avete chiesto, di una specie di condivisione con il Collegio Cardinalizio per poter sentire quali consigli, suggerimenti, proposte, cose molto concrete, di cui si è già parlato un po’ nei giorni prima del Conclave.
Fratelli Cardinali!
Saluto e ringrazio tutti voi per questo incontro e per i giorni che lo hanno preceduto, dolorosi per la perdita del Santo Padre Francesco, impegnativi per le responsabilità affrontate insieme e al tempo stesso, secondo la promessa che Gesù stesso ci ha fatto, ricchi di grazia e di consolazione nello Spirito (cfr Gv 14,25-27).
Voi, cari Cardinali, siete i più stretti collaboratori del Papa, e ciò mi è di grande conforto nell'accettare un giogo chiaramente di gran lunga superiore alle mie forze, come a quelle di chiunque. La vostra presenza mi ricorda che il Signore, che mi ha affidato questa missione, non mi lascia solo nel portarne la responsabilità. So prima di tutto di poter contare sempre, sempre sul suo aiuto, l’aiuto del Signore, e, per sua Grazia e Provvidenza, sulla vicinanza vostra e di tanti fratelli e sorelle che in tutto il mondo credono in Dio, amano la Chiesa e sostengono con la preghiera e con le buone opere il Vicario di Cristo.
Ringrazio il Decano del Collegio Cardinalizio, Cardinale Giovanni Battista Re – merita un applauso, almeno uno se non di più –, la cui sapienza, frutto di una lunga vita e di tanti anni di fedele servizio alla Sede Apostolica, ci ha molto aiutato in questo tempo. Ringrazio il Camerlengo di Santa Romana Chiesa, Cardinale Kevin Joseph Farrell – credo che è qui presente –, per il prezioso e impegnativo ruolo che ha svolto nel tempo della Sede Vacante e della Convocazione del Conclave. Rivolgo il mio pensiero anche ai fratelli Cardinali che, per ragioni di salute, non hanno potuto essere presenti e con voi mi stringo a loro in comunione di affetto e di preghiera.
In questo momento, ad un tempo triste e lieto, provvidenzialmente avvolto dalla luce della Pasqua, vorrei che guardassimo assieme alla dipartita del compianto Santo Padre Francesco e al Conclave come a un evento pasquale, una tappa del lungo esodo attraverso cui il Signore continua a guidarci verso la pienezza della vita; e in questa prospettiva affidiamo al «Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione» (2Cor 1,3) l’anima del defunto Pontefice e anche il futuro della Chiesa.
Il Papa, a cominciare da San Pietro e fino a me, suo indegno Successore, è un umile servitore di Dio e dei fratelli, non altro che questo. Bene lo hanno mostrato gli esempi di tanti miei Predecessori, da ultimo quello di Papa Francesco stesso, con il suo stile di piena dedizione nel servizio e sobria essenzialità nella vita, di abbandono in Dio nel tempo della missione e di serena fiducia nel momento del ritorno alla Casa del Padre. Raccogliamo questa preziosa eredità e riprendiamo il cammino, animati dalla stessa speranza che viene dalla fede.
È il Risorto, presente in mezzo a noi, che protegge e guida la Chiesa e che continua a ravvivarla nella speranza, attraverso l’amore «riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato» (Rm 5,5). A noi spetta farci docili ascoltatori della sua voce e fedeli ministri dei suoi disegni di salvezza, ricordando che Dio ama comunicarsi, più che nel fragore del tuono e del terremoto, nel «sussurro di una brezza leggera» (1Re 19,12) o, come alcuni traducono, in una “sottile voce di silenzio”. È questo l’incontro importante, da non perdere, e a cui educare e accompagnare tutto il santo Popolo di Dio che ci è affidato.
Nei giorni scorsi, abbiamo potuto vedere la bellezza e sentire la forza di questa immensa comunità, che con tanto affetto e devozione ha salutato e pianto il suo Pastore, accompagnandolo con la fede e con la preghiera nel momento del suo definitivo incontro con il Signore. Abbiamo visto qual è la vera grandezza della Chiesa, che vive nella varietà delle sue membra unite all’unico Capo, Cristo, «pastore e custode» (1Pt 2,25) delle nostre anime. Essa è il grembo da cui anche noi siamo stati generati e al tempo stesso il gregge (cfr Gv 21,15-17), il campo (cfr Mc 4,1-20) che ci è dato perché lo curiamo e lo coltiviamo, lo alimentiamo con i Sacramenti della salvezza e lo fecondiamo con il seme della Parola, così che, solido nella concordia ed entusiasta nella missione, cammini, come già gli Israeliti nel deserto, all’ombra della nube e alla luce del fuoco di Dio (cfr Es 13,21).
E in proposito vorrei che insieme, oggi, rinnovassimo la nostra piena adesione, in tale cammino, alla via che ormai da decenni la Chiesa universale sta percorrendo sulla scia del Concilio Vaticano II. Papa Francesco ne ha richiamato e attualizzato magistralmente i contenuti nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, di cui voglio sottolineare alcune istanze fondamentali: il ritorno al primato di Cristo nell’annuncio (cfr n. 11); la conversione missionaria di tutta la comunità cristiana (cfr n. 9); la crescita nella collegialità e nella sinodalità (cfr n. 33); l’attenzione al sensus fidei (cfr nn. 119-120), specialmente nelle sue forme più proprie e inclusive, come la pietà popolare (cfr n. 123); la cura amorevole degli ultimi, degli scartati (cfr n. 53); il dialogo coraggioso e fiducioso con il mondo contemporaneo nelle sue varie componenti e realtà (cfr n. 84; Concilio Vaticano II, Cost. Past. Gaudium et spes, 1-2).
Si tratta di principi del Vangelo che da sempre animano e ispirano la vita e l’opera della Famiglia di Dio, di valori attraverso i quali il volto misericordioso del Padre si è rivelato e continua a rivelarsi nel Figlio fatto uomo, speranza ultima di chiunque cerchi con animo sincero la verità, la giustizia, la pace e la fraternità (cfr Benedetto XVI, Lett. enc. Spe salvi, 2; Francesco, Bolla Spes non confundit, 3).
Proprio sentendomi chiamato a proseguire in questa scia, ho pensato di prendere il nome di Leone XIV. Diverse sono le ragioni, però principalmente perché il Papa Leone XIII, con la storica Enciclica Rerum novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro.
Fratelli carissimi, vorrei concludere questa prima parte del nostro incontro facendo mio – e proponendo anche a voi – l’auspicio che San Paolo VI, nel 1963, pose all’inizio del suo Ministero petrino: «Passi su tutto il mondo come una grande fiamma di fede e di amore che accenda tutti gli uomini di buona volontà, ne rischiari le vie della collaborazione reciproca, e attiri sull’umanità, ancora e sempre, l’abbondanza delle divine compiacenze, la forza stessa di Dio, senza l’aiuto del Quale, nulla è valido, nulla è santo» (Messaggio all’intera Famiglia Umana Qui fausto die, 22 giugno 1963).
Siano questi anche i nostri sentimenti, da tradurre in preghiera e impegno, con l’aiuto del Signore. Grazie!
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Ave Maria! Grazie per la pubblicazione
RispondiElimina"E in proposito vorrei che insieme, oggi, rinnovassimo la nostra piena adesione, in tale cammino, alla via che ormai da decenni la Chiesa universale sta percorrendo sulla scia del Concilio Vaticano II. Papa Francesco ne ha richiamato e attualizzato magistralmente i contenuti nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium..."
RispondiEliminaNon lo so, mi pare che la direzione di marcia non cambi (latino o non latino)....
Roberto
Come sei ammirevolmente delicato, Roberto.
EliminaIo, senza mezzi termini, penso che papa Francesco "magistralmente" abbia dirottato la Barca. E ora, moderatamente, con tanto garbo e savoir faire, ce lo vorrebbero far digerire.
Il discorso conciliare invece è troppo complesso per essere commentato qui...e poi è Papa Benedetto il suo miglior interprete e personale attuatore. Incompreso e osteggiato in ogni modo. Odiato perché ne aveva rettamente inteso lo spirito, poi letalmente adulterato con Francesco...
Roberto, leggi bene cosa ha detto papa Leone. Ha richiamato i punti più accettabili dell' Evangelii Gaudium. Ma secondo te il papa può andare contro al Concilio Vaticano II? Ma siamo pazzi?! Sveglia!!!! Per favore chi non è del mestiere (esperto in teologia) non scriva commenti senza senso. E poi canonizzato Bergoglio perché lo ha citato nel suo discorso...ma fammi il favore!
EliminaPerché attaccare Roberto? Non vedo delicatezza, piuttosto realismo. Di fronte a questo nuovo papa non servono i peana e le pie illusioni, quanto piuttosto vigilanza e il continuare noi sulla buona strada intrapresa.
EliminaUno dei vantaggi di Bergoglio di fronte alla resistenza cattolica era proprio che questa resistenza era divisa, litigiosa, spaccava il capello in quattro pur di dare addosso al fratello.
Cerchiamo invece di concentrarci sui veri obiettivi: lotta contro la menzogna e per la Verità, ri-costruzione della Chiesa, ognuno nel suo ambito e nel suo ruolo.
Ma quale attacco? Ma che stai a ddì???!!!
EliminaÈ troppo presto per tirare delle somme. Al momento quello che dice è molto equilibrato, com'è giusto che sia...
EliminaIn ambito ecclesiale spesso si dice una cosa per farne l'esatto contrario...
Sia lodato Gesu' Cristo!
RispondiEliminaMi coglie un ansia pazzesca: non è che canonizzeranno papa Francesco?
RispondiEliminaPerché mi pare di ravvisare una continua elegia di papa Francesco e questo smorza le mie già ben prudentissime speranze. Signore, abbi pietà: papa Francesco santo anche no!!!
Li hanno fatti tutti santi o beati i papi del Concilio e post-Concilio (tranne Benedetto, bada bene). Aggiungeranno alla lista dei "santi" pure Francesco, tanto ormai è diventato così facile farsi canonizzare.
EliminaBenedetto cosa ha fatto per essere canonizzato? Un pontificato sciapo. Per carità, grande teologo sicuramente, ma non un gran ché come pastore.
EliminaPapa Francesco spero santo.
Benedetto cos’ha fatto, chiede, perché è stato solamente un grande teologo.
EliminaI Dottori della Chiesa non li conosce, immagino.
Non pubblicano la mia risposta... chissà come mai...🤔
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