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giovedì 10 aprile 2025

Beato Jerzy Popieluszko, martire del comunismo

Grazie a Giuseppe Rusconi per il ricordo del grande martire polacco, ucciso dei comunisti, il Beato Jerzy Popieluszko.
Luigi C.

JERZY POPIELUSZKO: UN LIBRO MOLTO INTERESSANTE – UNA FIGURA ATTUALE ANCHE OGGI NELLA POLONIA DELL’AUTOCRATE LAICISTA DONALD TUSK

Il 2 aprile di vent’anni fa, in una sera di primavera, moriva Giovanni Paolo II. Eravamo alla Veglia in piazza San Pietro con migliaia di fedeli oranti e commossi… poi verso le nove tornammo a casa in metropolitana e, aperta la porta, la figlia Valeria disse: “Papà, il papa è morto. L’hanno detto adesso alla televisione”. Era stato Leonardo Sandri, allora Sostituto della Segreteria di Stato, a dare l’annuncio alla Piazza in lacrime: “Il nostro amatissimo padre, il papa Giovanni Paolo II è tornato alla casa del Padre alle 21.37. Preghiamo per lui”.
A vent’anni da quel momento triste e indimenticabile vogliamo ricordare Karol Wojtyla segnalando un libro su una figura luminosa di sacerdote per cui il papa polacco molto pregò e pianse, fino a inginocchiarsi sulla sua tomba il 14 giugno 1987 nel corso del terzo viaggio apostolico in patria: don Jerzy Popieluszko, assassinato nell’ottobre del 1984 dai servizi di sicurezza del regime comunista, famoso per le sue ‘Messe per la Patria’. Del martire trentasettenne, beatificato il 6 giugno 2010 a Varsavia (rito presieduto dal cardinale Angelo Amato), questo sito ha riferito in diverse occasioni (vedi ad esempio https://www.rossoporpora.org/rubriche/interviste-a-personalita/43-annalia-guglielmi-su-padre-popieluszko.html ). Popieluszko è un esempio mirabile di fedeltà a Cristo che è attuale anche nella Polonia odierna, in cui il governo sostanzialmente laicista presieduto dal cinico autocrate Donald Tusk sta progressivamente smantellando la democrazia, imponendo con arroganza i ‘nuovi diritti’, eliminando per via giudiziaria l’opposizione e penalizzando in vari modi quella larga parte di cattolicesimo fedele alla Dottrina sociale della Chiesa nel solco degli insegnamenti di Karol Wojtyla.
Su Popieluszko è uscita (per le edizioni Ares) in occasione del quarantesimo del rapimento e dell’assassinio la traduzione italiana di un libro di Wlodzimierz Redzioch (noto giornalista cattolico polacco che vive a Roma da decenni) e di Grzegorz Gorny (giornalista e regista polacco), corredato da una serie di foto molto significative di Janusz Rosikon (fra i fotografi più noti in Polonia). Dal titolo “Jerzy Popieluszko, martire del comunismo”, l’opera (di circa 250 pagine, ben leggibili) riporta una quindicina di interviste di Redzioch a testimoni dell’epoca, intervallate da testi storici di Gorny.

Le interviste si aprono con quella (molto ampia e approfondita) allo storico Janusz Kotański (già ambasciatore di Polonia presso la Santa Sede), comprendono conversazioni con familiari e amici di don Jerzy, anche con il cardinale Stanislaw Diziwisz e, in chiusura, con il cardinale Angelo Amato. Nel libro si ritrova una selezione di testi da discorsi, lettere e omelie di Popieluszko. Ne citiamo due. “La vera conoscenza, la vera saggezza, la vera cultura non portano le catene. La mente umana non si può legare” e “La verità si lega sempre con l’amore, ma l’amore costa, l’amore vero è sacrificio, per cui la verità deve costare. La verità che non costa nulla, è menzogna”.

Di particolare interesse l’intervista a Kotański, di cui citiamo alcune risposte che illuminano il contesto storico in cui avvenne l’assassinio di don Popieluszko.

. (politica del regime nei confronti della Chiesa) Dall’inizio alla fine, cioè dal 1944 al 1989, è stata la stessa: la Chiesa era il nemico assoluto, che bisognava distruggere. Questo è evidente in tutti i documenti del segretariato del Primate di Polonia cardinale Stefan Wyszyński, che ho analizzato. Sono documenti degli anni 1949-1981.

. (l’ordine di combattere la Chiesa venne da Mosca?) Contrariamente a quanto dicono ora i postcomunisti, essi non stavano eseguendo solo ordini del Cremlino. I comunisti polacchi, come Bierut, Gomulka o Jaruzelski, odiavano sinceramente la Chiesa.

. (significato delle Messe per la Patria) Furono una grande lezione di solidarietà tra le persone, sia la solidarietà con la S maiuscola sia quella in minuscolo. Don Jerzy ripeteva: ‘Dovere aiutare le persone che sono perseguitate, oppresse; i vostri vicini, coloro che siedono nei tribunali; coloro che sono privati del lavoro. Dovete farlo in ogni passo. Fatelo, aiutate. Questa è la nostra solidarietà polacca’. Diceva la verità.

. (l’assassinio di don Popieluszko) Ho visto foto choccanti del corpo martoriato del sacerdote scattate a Bialystok. Si poteva vedere come era stato orribilmente torturato. Mi è tuttora difficile parlarne, è stato qualcosa di mostruoso. Tuttavia non credo che la cosa più importante sia se don Jerzy fu assassinato dopo la tortura il 19 ottobre, il giorno stesso o due giorni dopo. (…) L’importante è arrivare alla verità e scoprire chi ha dato gli ordini. A mio avviso, e nel mio libro lo dimostro sulla base di prove indirette, l’ordine venne dall’alto, dalle autorità della Repubblica Popolare Polacca, e cioè da Jaruzelski e Kiszczak (NdR: capo dei servizi segreti e ministro degli interni). La questione era in mano loro, per loro questo era un bene.

. (Jaruzelski su don Popieluszko e sulla Chiesa) Sono significative le parole pronunciate nel 1987 da Jaruzelski su don Jerzy. Quando Margaret Thatcher venne in Polonia e decise di visitare la tomba di don Jerzy, Jaruzelski a questa notizia reagì: ‘Che vigliaccata! Pensavo che gli anglicani odiassero questi papisti, e questa donna apre il suo discorso con Popieluszko’. Erano trascorsi tre anni dall’assassinio. Era lo stesso uomo secondo cui la Chiesa è una gobba sulla schiena della Polonia. Una volta lo confessò a Ceausescu: ‘Abbiamo provato molte volte a sbarazzarci di questa gobba, ma non ci siamo riusciti’.

Su Giovanni Paolo II e don Popieluszko, dalla conversazione di Redzioch con i fratelli Teresa e Jozef, accompagnato dalla moglie Alfreda, che così ha risposto alla domanda sull’incontro tra il Papa e la mamma di don Jerzy del già citato 14 giugno 1987: Giovanni Paolo II disse a sua madre: ‘Madre, ci hai dato un grande figlio’. E mamma rispose: ‘Santo Padre, non sono stata io a darlo, ma Dio lo ha dato attraverso di me’.

Sempre su Giovanni Paolo II e don Popieluszko, dalla conversazione di Redzioch con il cardinale Dziwisz, a quel tempo segretario particolare del Papa a proposito del rosario inviato al sacerdote polacco: Non fui testimone di questo fatto, ma suppongo che il vescovo Dabrowski gli parlò della situazione nel Paese, e allora Giovanni Paolo II gli diede il rosario e chiese di consegnarlo a don Popieluszko. Voleva che don Jerzy sapesse che il Papa era con lui, che entrami avevano la stessa preoccupazione per l’uomo e la sua libertà, che insieme combattevano per i diritti della persona umana e i diritti dei lavoratori. A proposito del rapimento: Questa notizia lo scosse profondamente. All’inizio, quando ancora non si conoscevano i particolari dell’accaduto, il Santo Padre pregò per lui. Quando poi seppe dell’assassinio del sacerdote, rimase sconvolto e non si capacitava di come si fosse giunti a un tale crimine per eliminarlo. Paragonò la morte di don Jerzy al crudele martirio di sant’Andrea Bobola, per il quale aveva speciale devozione (NdR: gesuita missionario polacco ucciso nel 1657 da un gruppo di cosacchi ortodossi).