Chiesa di Santa Maria Regina della pace (Universidad Pontificia Bolivariana) dell’arch. Manuel José Jaén Posada (anno 2016).
Lorenzo
Descrizione del progetto: Un recinto formato dal rilievo e dalla vegetazione ospita il tempio. Lo spazio dell’assemblea è definito da una copertura piegata che nasce dall’integrazione di due sezioni, dove la prima suggerisce uno spazio di congregazione con un accesso più orizzontale che invita ad entrare, e poi, una volta dentro, lo spazio si eleva verso il presbiterio dove si sviluppa una sezione di proporzioni verticali che enfatizza il rapporto tra cielo e terra.
L’apertura dello spazio incornicia la massa di vegetazione esistente che sale con il rilievo, facendo di questo paesaggio vicino una reinterpretazione del contenuto catechetico dei tradizionali vetri colorati nei templi cattolici, essendo in questo caso il rapporto uomo-natura il tema di riflessione. Il rapporto interno-esterno presenta diversi gradi di apertura che filtrano la luce, aprono o velano il paesaggio con grate mobili e fisse, così come conducono i venti predominanti all’interno.
Impatti e benefici:
- rafforzamento dell’identità dell’istituzione con un nuovo edificio di riferimento architettonico;
- spazio di incontro tra la comunità accademica e la comunità religiosa del settore;
- valorizzazione e sfruttamento dell’ambiente naturale dell’edificio e del campus;
- trasparenza e velocità del processo con progettazione su piattaforma BIM e struttura metallica.
Descrizione e fotografie tratte dalla pagina opusestudio.com.
Fotografie degli esterni:
Fotografie degli interni:
La capanna nel bosco dello zio Tom.
RispondiEliminaHo visto di peggio, ma l'ambone neogotico lì dentro ci sta come i cavoli a merenda.
RispondiEliminaÈ molto questionabile, ma non sconvolgente, solo per questo dovremmo ringraziare.
RispondiEliminaA prima vista, viene voglia di dare una raddrizzata. Se si passa di notte e per caso, s'intravede la croce, per cui una chiesa, ma se di giorno? Qualche paisano nei dintorni lo dovrebbe assicurare, perché di ciò non c'è segnale, in più nemmeno il campanile.
RispondiEliminaNon trovando il paisano, nel dubbio, non entrerei.
Arridaje con l'invasione delle aperture per il filtro di luce naturale! L'originalità qui dell'apri e chiudi, del 'vento' e del movimento! Quando capirano, prelato che commissiona e architetto che progetta, che nella Chiesa è Cristo la luce? Speriamo questi modernisti abbiano sfogato i loro giochi, le loro varie interpretazione, si siano 'sfogati' , stancati e la smettano.
RispondiEliminaUn fedele che entra in una chiesa cerca di stare davanti a Gesù in intimità, e qui questa viene ostacolata.
L'esterno, anche se natura, è invadente e diventa distrazione.
Ora, se tutta questa vetrata fosse pensata per costruire il 'luogo confort' , per esempio una bella sala da tè, sarebbe luogo molto piacevole per prenderlo, ancor più se in una giornata di pioggia. Ma per piacere smettetela con questi progetti riguardo la costruzione di una nuova chiesa, ci arrangiamo con quelle già esistenti.
Per il tetto si sono ispirati al kilt? Che senso hanno queste 'pieghe'?
RispondiEliminaMentre scorrevo le foto dicevo, fra me e me, che i modernisti colombuani erano 'generosi', fino ad arrivare alla visione di quella con la luna piena, il bel corridoio d'albego e la seguente...
RispondiEliminaUn rifugio di montagna qualsiasi
RispondiEliminaIl tetto? Il tetto è diventato un grosso problema per le chiese moderne. Siccome non si ha più la capacità di valorizzarlo, di rappresentare il Cielo con gli affreschi di una volta, ora il cielo lo fanno vedere in modo diretto, così il loro 'problema' al 90% è risolto, resta soltanto dare una interpretazione che per darla non sono soltanto molto portati, ma veramente fantastici.
RispondiEliminaMentre nelle antiche chiese uno può stare ore e ore a contemplare con lo sguardo all'insù, nelle moderne, non dico meglio, ma doveroso abbassarlo.
Perché doppio ambone?
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