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Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1177 pubblicata da Paix Liturgique il 19 marzo, in cui si racconta il grande successo del...

mercoledì 12 marzo 2025

La Santa Messa tradizionale, il futuro della Chiesa

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1173 pubblicata da Paix Liturgique il 10 marzo, in cui Christian Marquant, Presidente dell’associazione Oremus-Paix Liturgique (contact@veilleurs-paris.fr), prendendo spunto dalla progressiva catastrofica regressione del Cattolicesimo in molti Paesi europei (in particolare in Belgio, ma anche in Germania, Austria, Spagna, Italia e Francia), invita a considerare che «la provvidenza di Dio permette il male solo per trarne un bene più grande»: ed illustra le ragioni per cui dobbiamo guardare con ottimismo al futuro ed al mondo tradizionale.

L.V.


Le sentinelle continuano per la 181ª settimana le loro preghiere per la difesa della Santa Messa tradizionale davanti all’Arcivescovado di Parigi (rue du Cloître-Notre-Dame 10) dal lunedì al venerdì dalle ore 13:00 alle ore 13:30

Cari amici, tutte le nostre riflessioni sul futuro della Chiesa e su quello della liturgia tradizionale devono integrare questo fatto massiccio: il Cattolicesimo sarà presto scomparso dall’orizzonte delle nostre società occidentali, dove cinquant’anni fa la religione era onnipresente e che oggi sono completamente secolarizzate.

Il Paese più colpito in Europa sembra essere il Belgio. Alla fine di ogni anno, la Conférence épiscopale de Belgique pubblica i dati dell’anno precedente. Nel dicembre 2024, ha pubblicato quelli del 2023 (Rapport annuel 2024 de l’Eglise catholique en Belgique: des chiffres toujours en baisse) [Rapporto annuale 2024 della Chiesa cattolica in Belgio: cifre sempre in calo; QUI: N.d.T.] [QUI: N.d.T.]. Sono oggettivamente catastrofici:
  • nel 2016, il Belgio contava 2.774 sacerdoti diocesani; nel 2023, sono rimasti solo 1.764, con una diminuzione del 36,4 per cento. Se si estende questa cifra a tutti i sacerdoti (diocesani e religiosi), la diminuzione è del 30,9 per cento;
  • il numero di battesimi è sceso da 50.867 nel 2016 a 34.826 nel 2023, con un calo del 31,5 per cento. Le nozze religiose seguono un trend simile, con una riduzione del 33,3 per cento;
  • la frequenza alle Messe domenicali, che rimane un barometro chiave della pratica religiosa, segna un calo significativo del 41,6 per cento dal 2016;
  • il numero di richieste di cancellazione dal registro dei battesimi è esploso: nel 2016 se ne contavano 1.240 contro le 14.251 del 2023, con un aumento del 1.049 per cento.

In breve, il Belgio, un tempo fortemente cattolico, che aveva persino conosciuto una crescita sorprendente all’inizio degli anni Sessanta del secolo scorso, è diventato una terra desolata dal punto di vista religioso. Ciò non impedisce a mons. Luc Terlinden, Arcivescovo metropolita di Malines-Bruxelles e Presidente della Conférence épiscopale de Belgique, di rallegrarsi [QUI: N.d.T.]:

Il settimo rapporto annuale della Chiesa cattolica in Belgio, relativo all’anno 2023, presenta numerosi segni di speranza. Questa edizione mette in particolare evidenza il contributo ricco e diversificato dei volontari laici.

La Germania presenta un quadro catastrofico simile, così come l’Austria. Il Cattolicesimo spagnolo è colpito da tempo, quello italiano si sta sgretolando a grande velocità, quello polacco mostra segni preoccupanti. In Francia, dove meno del 2 per cento della popolazione pratica, dove i Seminari regionali continuano a svuotarsi, solo le Parrocchie cittadine, in mezzo a una popolazione più densa, fanno illusione, ma le campagne sono tornate pagane, come nei primi secoli del Cristianesimo in Gallia.

Ma si manifesta anche un fenomeno di reazione nel piccolo resto, attraverso il quale si può vedere che la provvidenza di Dio permette il male solo per trarne un bene più grande. Il sociologo Yann Raison du Cleuziou, in una conferenza Catholiques, une nouvelle minorité [Cattolici, una nuova minoranza: N.d.T.], tenuta al Lycée Jacques Bénigne Bossuet di Brive-la-Gaillarde lo scorso 25 febbraio (QUI), osserva che questo declino del Cattolicesimo, di cui la storia non fornisce alcun esempio, provoca una ricomposizione della religione come minoritaria. Le generazioni che hanno «fatto il Concilio [Vaticano II]» si sono logorate e in gran parte volatilizzate, così come i Cattolici comuni, tra i quali, ad esempio, è scomparsa la pratica della battesimo dei bambini. Il Cattolicesimo si riduce ormai a un piccolo resto di praticanti, che si rivelano per la maggior parte attaccati alle norme e che tengono a garantire la trasmissione della fede. Sono Cattolici «osservanti», che hanno mantenuto una sorta di «conservatorio» ancora molto vivo.

Questo Cattolicesimo ricomposto, per usare le parole del sociologo Yann Raison du Cleuziou, diventa naturalmente – e soprannaturalmente! – più «identitario» per sopravvivere, con più o meno fortuna. È particolarmente «identitario», consapevolmente, in un modo che si potrebbe dire organizzato dalla forza delle cose, nel Cattolicesimo tradizionale intorno alla Santa Messa tradizionale. L’istituzione che potremmo definire «conciliare» cerca, riuscendoci sempre meno, di emarginare i praticanti tradizionalisti, di renderli una minoranza all’interno di quella minoranza che è diventato il Cattolicesimo. Ma questo sottolinea ancora di più la specificità cattolica di queste comunità dedite alla liturgia tradizionale, che contestano di fatto l’evoluzione della Chiesa da mezzo secolo. È in esse che l’identità cattolica è più leggibile, allo stesso tempo in cui solidifica meglio che altrove la trasmissione del credo familiare e rende la liturgia attraente per le giovani generazioni.

E del resto – e di questo dobbiamo rallegrarci – l’intero Cattolicesimo «osservante» sta cercando di copiare questo vero e proprio rinnovamento liturgico che si sta manifestando nel mondo tradizionale: i giovani sacerdoti, sempre più spesso in tonaca, celebrano nelle Parrocchie una liturgia che essi stessi stanno riformando rendendola più sacra, più «orante» e «adorante». Ciò non solo non declassa il modello, quello della Santa Messa tradizionale, ma al contrario aiuta tutti i praticanti a trovarlo con facilità, o per i più anziani a ritrovarlo, in una serie di occasioni familiari o di altro tipo.

È vero che la maggior parte dei pastori sono ancora ciechi o si rendono ciechi, alla maniera dei politici che non sanno più uscire da schemi ideologici mortiferi. Ma ci vorrebbe poco, ma sarebbe molto – la volontà di un certo numero di pastori della Chiesa – perché la liturgia tradizionale diventi un elemento importante del ridisegno della religione in chiave missionaria. Sì, non ho paura di dirlo, a medio e lungo termine, la Santa Messa tradizionale è il futuro della Chiesa.

È anche il senso delle nostre veglie parigine: ricordare questo enorme regresso, contro tutti i «segni dei tempi», che avrà rappresentato l’impegno liturgico del pontificato di papa Francesco con la sua lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970. Veglie di supplica, di testimonianza e di preghiera che portiamo avanti davanti agli uffici dell’Arcivescovado (rue du Cloître-Notre-Dame 10) dal lunedì al venerdì, dalle ore 13:00 alle ore 13:30, nell’Église Saint-Georges di La Villette (avenue Simon Bolivar 114, nel XIX arrondissement) il mercoledì alle ore 17:00, davanti all’Église Notre-Dame-du-Travail (rue Vercingétorix 59, nel XIV arrondissement).

Eco delle Veglie – Una signora che passa torna da noi per chiederci: «Ma cos’è la Santa Messa tradizionale?». Cerchiamo di risponderle semplicemente: «La Santa Messa tradizionale non è solo la Messa in latino come amano ridurla in caricatura i nemici della pace, la Santa Messa tradizionale è la Messa che illustra il nostro Credo nella presenza reale di Nostro Signore, rinnovando autenticamente il suo sacrificio sull’altare». La signora riprende: «Avete ragione, ogni volta che vado a Messa ho l’impressione di andare a una riunione, sempre diversa, fatta soprattutto di chiacchiere. Presto devo partire per Tolosa. Pensate che troverò una Santa Messa tradizionale?». Con Internet sarà facile!

In unione di preghiera e amicizia.

5 commenti:

  1. Viste le minuscole assemblee, mi sembra una presa di posizione lievemente azzardata.

    In Christo
    Don Gualtiero

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    1. Don, a Gesù gli son bastati solo 12 per seguire la Sua missione in questa terra, ma anche meno, visto che uno lo tradì! Così che anche con meno "ce la può fare"! Anche quando "da uno" di traditori, se ne ritrova oggi mille alla millessima potenza! Tutto è possibile a Dio! A Dio! Mille anni sono un soffio per Lui! Ed in un'attimo può moltiplicare quelle "minuscole assemblee". Quando e come Lui dirà!

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    2. Caro don Gualtiero, 2000 anni fa delle minuscole assemblee hanno convertito un impero. È meglio che lei, in quanto sacerdote, inizi a celebrare il rito apostolico, così farà parte di quella minoranza che ricostruirà la cristianità, anziché continuare a reggere un rito inventato e imposto da eretici modernisti.

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    3. Si dà addosso ad un sacerdote solo perché non dice la “messa in latino”.
      Qualcuno mi spiega la differenza tra il commento delle 12.14 ed un qualunque commento sedevacantista?
      Pensavo che qui si desse per scontato la validità e la bontà del rito in forma ordinaria.

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    4. Anonimo delle 1618
      E pensava bene: qui la forma ordinaria è considerata valida e buona. Lo abbiamo sempre detto. Ciò non toglie che sia corretto che il rito approvato dal Paolo VI sia stato elaborato a tavolino, cancellando secoli di tradizione, buttando nel cestino tesori inestimabili (di orazioni e di canto gregoriano) e che la commissione che fece tutto ciò sia stata composta per la maggioranza da protestanti (che le piaccia o no sono eretici).
      Ciò che santifica il rito ordinario è che ad approvarlo fu il papa, e che a celebrarlo oggi sono sacerdoti cattolici, secondo l'intenzione perenne della Chiesa.

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