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giovedì 20 marzo 2025

Dalla controriforma degli scout tradizionali agli scout «tradizionalisti» - #scout

Vi proponiamo – in nostra tradizione – lo studio di Rémi Fontaine e padre Hervé Tabourin (laboratorio scout di Riaumont), pubblicato sul № 5 di febbraio 2025 del Bulletin d’Histoire du Traditionalisme, in cui si ricostruisce – con dovizia di particolari – la complessa, articolata e spesso conflittuale storia degli scout «tradizionalisti» (in Francia, ma non solo) da metà degli anni Sessanta ad oggi.

L.V.

Dalla controriforma degli scout tradizionali agli scout «tradizionalisti»

Avvertenza: non affronteremo qui le cause della riforma e della crisi dello scoutismo (anni ’60), che si suppone siano note e che sono oggetto di un’ampia bibliografia, ma ci concentreremo direttamente sull’emergere dello scoutismo tradizionale della controriforma. Poi alle circostanze in cui nacquero, al suo interno, gli scout «tradizionalisti» in occasione della riforma liturgica e della crisi della Chiesa (anni ’70), di cui si conoscono anche le cause attraverso una ricca bibliografia.

A seguito della riforma dello scoutismo cattolico in Francia, che fu una vera e propria rivoluzione culturale, si costituì inizialmente una «controriforma» tra il 1964 e il 1971.

La data di svolta in cui gli Scouts de France voltarono ufficialmente le spalle alla pedagogia precisa di Robert Baden-Powell risale alle Journées nationales di Jambville, a Pentecoste 1964 (18 maggio). Dopo che l’Assemblea Generale degli Scouts de France del 22 marzo 1964 aveva approvato questa riforma a larga maggioranza (una mozione che chiedeva che la libera scelta fosse lasciata alle unità era stata respinta). L’esperienza dei «Ranger» e dei «Pionieri», che viene allora messa in atto da François Lebouteux ed Emile-Xavier Visseaux, «può sedurre genitori ed educatori, e può andare bene per alcuni ragazzi, ma non è più scoutismo: bisogna che lo sappiano», riassume Claude Peignot. Tanto più che il tema di queste Journées nationales traduce una volontà di politicizzazione più che esplicita, con l’intervento in particolare di Philippe Farine (che entrerà a far parte del Parti Socialiste): «Lo scoutismo in una società in via di socializzazione». Lo scoutismo deve ora smettere di distinguersi dalla società e integrarsi pienamente nella massa, adottandone le manie, le pratiche, le fonti di interesse, le passioni…

Un primo articolo, scritto da un ex capo reparto della 1ª Parigi, appare nel giugno 1964 su L’Homme nouveau per opporsi a quella che alcuni chiamano la «riforma Ran-Pion». Marie-Claire Gousseau (collaboratrice con il marito dell’Office de la rue des Renaudesex Cité catholique – diretto da Jean Ousset) pubblica articoli sulla rivista Le Monde et la Vie con lo pseudonimo di Claude Courtois. Sotto lo stesso pseudonimo, esce il principale argomento degli oppositori, pubblicato nel 1966: Scout o Pionnier, les raisons d’un choix. Vengono definiti «unitari» coloro che rifiutano di applicare la riforma che divide il «sistema delle pattuglie» di Robert Baden-Powell in due classi di età. Nel 1966-67, Marie-Claire Gousseau diventa commissario nazionale delle scout presso la Federazione degli Scout d’Europa, un movimento alternativo fondato nel 1958. Dirige il primo campo scuola delle guide capo (con una nuova brochure sulla coeducazione e la parità). La ritroveremo a Riaumont alla fondazione degli Scout e Guide Saint-Georges nel 1968.

In realtà, i presupposti di questa riforma-rivoluzione iniziarono prima del 1964, negli anni ’50 con La Vie nouvelle, creata da André Cruziat e Pierre Goutet con il nome di Amitiés scoutes, e a La Route (il ramo più anziano degli Scouts de France), che diventarono una vera e propria scuola o officina di formazione politica sempre più socializzante, se non marxista (cfr. Scoutisme en crise 1945-1957 di Jean-Yves Rioux, CLD, 1987). Con i Circoli Saint-Thomas-d’Aquin, Louis Faurobert e pochi altri resistono a questo tropismo sovversivo, soprattutto durante la guerra d’Algeria.

Le Guide de France avevano già cambiato la legge nel 1953 e nel 1966 avrebbero diviso in due l’età delle guide.

Questo virus della messa in discussione e della secolarizzazione generale culminerà nel rapporto di 250 pagine (nello spirito post-sessantottino) prodotto dal raduno dei quadri degli Scouts de France e delle Guide de France durante tre giorni a La Trivalle (Hérault) nel luglio 1973. Risultato: un crollo vertiginoso degli Scouts de France! Anche Philippe Laneyrie, sociologo e autore del libro Les Scouts de France (Cerf, 1985), pur favorevole a questa riforma, riconosce che a partire dal 1964: «in dieci anni, [il movimento] ha perso quasi la metà dei suoi membri».

Nel gennaio 1965 appare un misterioso Comitato dei mille che organizza la contro-riforma degli Scouts de France. Il tono combattivo dei suoi scritti è coperto da uno pseudonimo cifrato per ogni autore. Si sa che Michel Richard (№ 171 e 340) [cfr. la tesi di Lionel Christien Nova et Vetera p. 120] ne fu l’artefice (fino alla sua morte nell’agosto 1966); il segretario era il № 44: Henri Montalbetti; il presidente Claude Peignot (firmatario n. 153 e 551), avvocato al Consiglio di Stato e alla Corte di Cassazione, ex capo del gruppo Saint-Louis a Parigi e primo commissario nazionale della Federazione degli Scout d’Europa nel 1966; il numero 999 è riservato a Pierre Delsuc in persona… La rivista di questo Comitato dei Mille si intitola Routes de Demain (sottotitolo: «courrier de Cham 1966», in riferimento al campo scuola unitario che questi mille vogliono rilanciare); ne usciranno sei.

Claude Peignot, per sostenere il suo vecchio gruppo (che allora festeggiava i suoi cinquantanni) e tutti gli scout ancora senza casa, lancia allora l’Associazione per il Sostegno dello Scoutismo che opera alla luce del sole con François de Breitizel, raggruppando apertamente più di quaranta nomi di ex capi contrari alla riforma (due tendenze al suo interno) con un proprio bollettino e un tono meno virulento, soprattutto a partire dal secondo numero (ne usciranno nove fino al giugno 1971).

Nel giugno 1967: pubblicazione dell’opuscolo Bases fondamentales du scoutisme da parte di quattro prestigiosi capi della prima generazione degli Scouts de France: Pierre de Montjamont, Michel Menu, Henry Dhavernas e Pierre Delsuc (cfr. allegato 1).

La maggior parte dei membri del Comitato dei Mille, come Claude Peignot, Michel Richard, François Klotz e Henry Dhavernas, cercheranno inizialmente di sostenere gli Scouts d’Europe (come Marie-Claire Gousseau) a partire dal marzo 1966. Ma non riuscendo a ottenere la maggioranza al suo interno all’AG del febbraio 1968 e scontrandosi con la personalità di Pierre Géraud-Keraod (maggioritario con i suoi Bleimor, scout bretoni regionalisti), lasciano questo movimento per fondare, nello stesso 1968, gli Scouts Saint-Georges, associazione francese di scoutismo. Dichiarazione alla Prefettura di Polizia il 17 maggio 1968 (in pieno sciopero a Parigi). Obiettivo: «proporre ai giovani una regola di vita, così come è stata enunciata e definita dai fondatori dello scoutismo cristiano in Francia». La riunione di fondazione si svolge a Riaumont, alla presenza di Pierre de Montjamont, di padre Albert Revet e dei futuri fondatori (dodici anni dopo) degli Scouts et guides catholiques de France (riuniti intorno alla Santa Messa tradizionale): Henri Montalbetti, Irène Rivière… L’Associazione per il Sostegno dello Scoutismo decide all’unanimità di fornire tutto il sostegno possibile alla creazione degli Scouts Saint-Georges. Tra questi troviamo Jean d’Ogny, Hubert Verley, François Klotz (Eclaireur de France convertito al cattolicesimo), François Asselineau, Marie-Claire Gousseau e persino il pastore luterano Paul Rigal. Michel Debray ne diventerà rapidamente il commissario generale permanente fino alla fine del movimento nel 1992 con la (re)integrazione negli Scouts unitaires de France. Alla fine, questo movimento avrà conosciuto circa un centinaio di unità, per trentatré anni, in trenta o quaranta città.

Ma nel 1968 le truppe unitarie di Parigi non seguono. Mentre Michel Menu – che non era a priori contrario alla riforma prevista dal suo amico François Lebouteux – sostiene un’altra gruppo parallelo (ottanta capi al méchoui di Fontgombault, il 1° maggio 1965) con la rivista di Maurice Travers: Réflexions de scoutmestres (dieci numeri). In un movimento simile, i tentativi degli Scout-jet e degli Esploratori (che ricordano gli Scout-raider fondati dallo stesso Menu) falliscono nel 1966. Crederà fino alla fine nella possibilità di una coesistenza pacifica dei due metodi (come è sempre il caso, ad esempio, in Belgio). Michel Menu passerà tuttavia ai Goums, che fonda nel 1970, ma darà il suo sostegno morale agli Scouts unitaires de France dopo la loro creazione nel 1971. Sempre nel tentativo di mantenere le truppe unitarie all’interno degli Scouts de France, Michel Rigal da parte sua fa loro delle promesse, all’inizio di dicembre 1966, a Montigny-les-Cormeilles (Val d’Oise): più di un centinaio di capi scout rappresentano 68 truppe degli Scouts de France unitarie. Promesse smentite dal Consiglio nazionale degli Scouts de France due settimane dopo! Alcuni capi parigini determinati lanciano quindi una rivista pedagogica nel giugno 1967: Raid, che riesce a raggiungere ottanta truppe nel 1970. Questi oppositori, allora ancora ufficialmente membri degli Scouts de France, sono presenti all’intronizzazione (il 2 maggio 1968) di mons. Marty, nuovo Arcivescovo metropolita di Parigi, con grande rabbia della squadra nazionale e stupore dei Vescovi che credevano che questo scoutismo beige non esistesse più (le nuove uniformi degli Scouts de France sono rosse e blu)!

Una trentina di truppe unitarie rimaste (delle trecento iniziali) decidono finalmente di superare il Rubicone: l’Associazione degli Scout Unitari di Francia viene creata nell’aprile 1971 e, durante la sua prima assemblea generale che si tiene due mesi dopo a Chamarande, Pierre de Montjamont viene eletto presidente. La nascita dell’Associazione degli Scout Unitari di Francia non intendeva tuttavia competere direttamente con i Saint-Georges, che esistevano da tre anni. Questa prima AG degli Scout Unitari di Francia conferisce inoltre ai Saint-Georges lo strano titolo di «cofondatori degli Unitari». E si notano quattro membri dei Saint-Georges nell’organigramma degli Scout Unitari di Francia, anche se rimarranno solo un anno. Solo mons. Jean-Édouard-Lucien Rupp si distinguerà tra i Vescovi (provenienti dagli Scouts de France) sollecitati a sostenere questo ramo tradizionale. Gli altri (tra cui mons. Marc-Armand Lallier, pur essendo familiare con lo scoutismo di padre Jacques Sevin S.I. e allora presidente della Conferenza episcopale per l’infanzia e la gioventù) si chiuderanno in un rifiuto categorico (come nei confronti della Federazione degli Scout d’Europa) con ostinata negazione di prendere in considerazione le obiezioni avanzate, conferendo ai soli (neo-)Scouts de France il monopolio di «movimento ecclesiale», di interprete e di unico e corretto rappresentante dello scoutismo cattolico…

Da parte dell’Associazione Guide e Scouts d’Europa (AGSE o FSE) – con origini più remote, di gruppo e nebulose: Europa Scouts fondata in Austria nel 1952, poi Scouts d’Europe fondata da Jean-Claude Alain nel 1958 – il carisma e l’autorità (nonostante le contestazioni) del suo nuovo capo bretone, Perig Géraud-Keraod – proveniente dagli Scouts de France dove ha creato la specificità dei Bleimor: scoutismo regionale bretone a Parigi – permette alla movimento di passare rapidamente da poche centinaia a diverse migliaia. Nella fuga degli Scouts de France, la maggior parte dei capi che arrivano alla Federazione degli Scout d’Europa in quegli anni cercano prima di tutto un quadro associativo che permetta loro di continuare a praticare lo scoutismo tradizionale. Ma l’europeismo delle regioni tipico di Perig Géraud-Keraod provoca tensioni con i sostenitori di un patriottismo più classico (come i futuri Scouts Saint-Georges). Si può aggiungere anche che alcuni temevano segretamente le accuse di scandalo morale che rischiavano di scoppiare con la vita del primo fondatore della Federazione degli Scout d’Europa: Jean Léopold, detto (da uno dei suoi pseudonimi) Jean Claude Alain, più volte escluso dalle associazioni scout. Accuse su cui l’ex responsabile dei Bleimor si era appoggiato per sostituirlo opportunamente nel 1962. Sta di fatto che Perig Géraud-Keraod si è felicemente elevato all’altezza del suo nuovo ruolo, con un’innegabile intelligenza (controrivoluzionaria) dello scoutismo, trasformando questa embrionale associazione in un movimento organizzato, offrendo una vera alternativa ai neo-scout. Permette a centinaia e poi a migliaia di scout di sfuggire alle fantasie della riforma e di mantenere punti di riferimento indiscutibili attraverso la sola applicazione dei principi dati da Robert Baden-Powell, ripresi da padre Jacques Sevin S.I., dal can. Antoine-Louis Cornette e da numerosi capi e cappellani.

BILANCIO NEL 1971 (vedi allegati 2 e 3): con le loro esitazioni e tribolazioni, le tre principali associazioni di questa «contro-riforma» hanno allora come effettivi: gli Scouts d’Europe (8.000), i Scout Unitari di Francia (500) e i Saint-Georges (400). Le tre associazioni registreranno un notevole aumento (da 25.000 a 33.000 per la Federazione degli Scout d’Europa e gli Scout Unitari di Francia, da 1.500 a 2.000 per gli Scouts Saint-Georges). Come ovunque, ci sono stati litigi personali e ideologici, ma soprattutto su questioni piuttosto secondarie, nel rispetto del metodo e dello spirito dello scoutismo autentico…

I tentativi di federazione tra di loro o con i tradizionali neutrali (Éclaireurs neutres de France) a volte vedranno la luce con più o meno successo (1971, 1981, 2000). A partire dal 1970 si aggiungeranno tensioni intorno all’applicazione del nuovo rito della Messa. A partire dal mese di novembre (1° domenica di Avvento: entrata in vigore del nuovo Messale Romano) due tendenze appaiono e coesistono all’interno delle tre associazioni, pur mantenendo di comune accordo gli stessi simboli e lo stesso nome. L’esempio degli Scout Saint-Georges è in questo senso il più significativo. Come per l’Office (rue des Renaudes) all’epoca, non è tanto la questione del rito della Messa a preoccupare i responsabili scout, quanto piuttosto l’evoluzione ideologica della Chiesa e della Francia. La tendenza maggioritaria con Hubert Verley e Michel Debray (è al suo indirizzo a Parigi che i Saint-Georges hanno la loro sede sociale) segue volenti o nolenti la riforma liturgica pur rimanendo classica nel suo scoutismo (come Asselineau o anche Faurobert). Un esempio è il gruppo di Reims (guidato dalla famiglia Sallé). L’altra parte (senza essere veramente un’associazione distinta) vive quasi in autonomia con alcune riviste proprie (il cui indirizzo è a casa di Irène Rivière a Deuil-la-Barre 95) e una più marcata opposizione alle novità liturgiche (i cui abusi si diffondono in tutte le direzioni). Tuttavia, come per la Federazione degli Scout d’Europa o gli Scout Unitari di Francia, la questione non si è ancora cristallizzata sulla scelta del rito.

In quegli anni, sia tra gli scout della «controriforma» che all’Ufficio di rue des Renaudes, nel Mouvement de la Jeunesse Catholique de France o in altri luoghi di resistenza spirituale (come i Coopérateurs paroissiaux du Christ Roi di Chabeuil, la Communauté Saint-Martin di padre Jean-François Guérin… e persino per il seminario di Ecône allora ai suoi primi passi), fino a circa l’estate «calda» del 1976 (seguita dalla «suspens a divinis» di mons. Marcel Lefebvre), il confine era ancora poroso tra gli «utenti» delle due forme del rito romano. Il divieto sempre più drastico della Messa di San Pio V da parte delle autorità episcopali e romane ha provocato nuove fratture, favorendo una divisione tra due concezioni o interpretazioni di obbedienza e fedeltà nella Chiesa. All’interno degli Scouts d’Europe, ad esempio, don Guy Montarien (a «Polo») ha scelto di passare discretamente alla Messa di Paolo VI in latino, senza che alcuni si accorgessero di questo cambiamento, mentre padre Roger Morandi (1º Bourg-la-Reine) continua a dire la Messa di San Pio V, a volte in vernacolo, e alcuni la scambiano per il nuovo ordo

Gli Scouts catholiques de France e lo scoppio del tradizionalismo

Se le tre grandi associazioni di «controriforma» tollerano e tollereranno (ma sempre meno) al loro interno unità tradizionaliste atipiche (e persino un «distretto» come Le Chesnay per esempio per la Federazione degli Scout d’Europa, sotto la guida di Jean-Marie Sorlot), le angherie dei rispettivi QG contro i «tradizionalisti» ribelli diventano sempre più frequenti e rendono opportuna, se non necessaria, la creazione di un nuovo movimento nel 1980: gli Scouts catholiques de France, che nel 1997 diventeranno l’Association française de Scouts et Guides catholiques a seguito di un lungo processo intentato dagli Scouts de France (dal 1985). Fondati a Wagram da Irène Rivière, Henri Montalbetti (primo presidente) e Louis Faurobert, riuniscono i tradizionalisti di Saint-Georges e diverse unità di altre associazioni, tra cui gli Scouts de Riaumont guidati da Jean-Paul Argouarc’h. Il commissario generale sarà Pierre Monet dal 1982 al 2000, un ex capo Scouts de France degli anni ’50. Con un numero di membri a quattro cifre (fino a 170 unità censite), questo movimento strutturato con i suoi regolari campi scuola diventerà il quarto più importante degli scout della Controriforma, dietro all’Association des Guides et Scouts d’Europe, agli Scout Unitari di Francia e ai Saint-Georges (non tradizionalisti) che presto si uniranno gli Scout Unitari di Francia.

Questa associazione è nata solo per offrire ai suoi membri la possibilità di seguire, con uno scoutismo tradizionale, il rito cattolico tridentino, praticando una sorta di ecumenismo tradizionalista tra diverse opzioni prudenziali. Anche dopo le ordinazioni di mons. Marcel Lefebvre nel 1988: sia nell’ambito della lettera apostolica Ecclesia Dei in forma di motu proprio concesso da San Giovanni Paolo II dopo queste ordinazioni, sia con i cappellani della Fraternità sacerdotale San Pio X. Il drammatico incidente avvenuto a Perros-Guirec nel 1998 (che causò la morte di quattro scout marini e di un bagnino) fu l’occasione per una furia mediatica contro lo scoutismo tradizionale in generale e questa piccola organizzazione in particolare (che contava quindi da 2.000 a 3.000 membri). Per forza di cose, nel 2003 sarà costretto a cambiare il suo nome in Scouts de Doran, più vicino alla Fraternità sacerdotale San Pio X. Mentre dopo questo trauma vengono istituiti, più localmente, gli Scouts de Riaumont (nel 1999) con la stessa orientamento liturgico. E che gli Europa Scouts (dichiarati nel 1975 ma rianimati nel 1986 da Perig Géraud-Keraod dopo la sua espulsione dalla Fédération des Scouts d’Europe) diventino dal 1998 una struttura di accoglienza per i gruppi scout che fanno capo a parrocchie tradizionaliste secondo la lettera apostolica Ecclesia Dei in forma di motu proprio.

Gli Scouts de Doran, dal nome della cappella costruita dagli scout di Louis Faurobert nelle Alpi negli anni ’50 con l’aiuto di numerosi clan sotto il nome di Nostra Signora della Pace del mondo – diventeranno così la principale associazione scout della Fraternità sacerdotale San Pio X (circa 1.100 membri, di cui 250 solo per il gruppo di Nantes) insieme agli Scouts Godefroy de Bouillon (vedi sotto). Alcuni priorati della Fraternità sacerdotale San Pio X costituiscono tuttavia le proprie associazioni indipendenti. Come, da parte di Saint-Malo, le squadre di Scout-Marines raggruppate intorno al Priorato di Lanvallay, dal 2003, con il proprio distintivo (circa 150 membri). Oppure, dalla parte di Bordeaux, il gruppo Henri de La Rochejaquelein: uno dei più antichi gruppi scout cattolici tradizionalisti indipendenti dal 1979 (circa 150 membri), molto presente su Internet.

Gli Europa Scouts, rilanciati sporadicamente (su iniziativa quindi di Perig Géraud-Keraod nel 1987), diventeranno tradizionalisti solo in seguito all’accoglienza da parte del suo responsabile (Robert Brochet) di una nuova unità tradizionalista creata nel 1998, la 1ère Saint-Maurice nella Val de Marne (nella parrocchia di Saint-André, vicina a quella di Saints-Anges-gardiens dove continua a esistere un gruppo della Fédération des Scouts d’Europe), inizialmente rifiutata sia dalla Fédération des Scouts d’Europe che dagli Scout Unitari di Francia. L’associazione dissidente dell’Association des Guides et Scouts d’Europe, che stava vegetando ed era prossima alla fine, divenne così il rifugio di numerose unità che praticavano la forma straordinaria del rito romano, con nuovi presidenti tradizionalisti (Georges Verny, Pascal Barthelemy, Xavier Dorinet…) e soprattutto cappellani (ex) Ecclesia Dei. Conosce una rapida espansione (con un numero di membri anche a quattro cifre) nel contesto dell’ecosistema e della pedagogia del cattolicesimo tradizionale, anche dopo la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes del 2021 di papa Francesco.

Gli Scouts de Riaumont, invece, legati all’Institut religieux de la Sainte-Croix di Riaumont (riconosciuto canonicamente nel 1991) e all’orfanotrofio fondato da don Albert Revet a Liévin, dopo essere passati dagli Scouts d’Europe, poi dagli Scouts Saint-Georges e dagli Scouts catholiques de France, si rassegnano a fondare la propria associazione, con tre gruppi e diverse centinaia di aderenti: a Riaumont stesso (Liévin), a Fontgombault (dove vengono formati i religiosi) e nei dintorni di Parigi (dove c’è una richiesta amica).

LA CRISI DELLO SCOUTISMO, a seguito della riforma (imposta) del 1964, ha inizialmente suscitato, al di fuori delle tre grandi correnti di «controriforma» sopra menzionate, una generazione spontanea di piccole associazioni di piccole dimensioni, spesso legate a un gruppo, a una truppa, o addirittura a una città o a una regione, o ancora a un’attività specializzata. Ad esempio:
  • gli Scout di Caen;
  • gli Scout di Cluses;
  • gli Scout d’Europa dell’Alsazia;
  • gli Scout marini del Ponant;
  • gli Scout equestri;
  • gli Scout e le Guide escursionisti;
  • gli Scout di Saint-Benoît a sud di Parigi: il gruppo Scouts de France del padre Jean-Baptiste de Féligonde O.S.B. a L’Hayles-Roses, che abbiamo citato come una delle ispirazioni della riforma dei Rangers pionieri, non ha accettato i trasferimenti degli Scouts de France. Dopo un breve tentativo Saint-Georges, si è costituito in un’associazione autonoma. A seconda delle epoche, le fasce d’età sono state definite in modo diverso.

Alcuni si uniscono ad altre organizzazioni più grandi, altri falliscono, si estinguono per deperimento, altri sopravvivono, ristagnano o si espandono. Pochi superano la fine degli anni ’80. Si verificano anche raggruppamenti come quello all’interno degli Éclaireurs neutres agréés (vedi dopo). Movimenti particolari sono nati in Provenza, Alsazia, Bretagna, Linguadoca… Esistono anche unità isolate di raiders, altre dipendenti da monasteri o fondazioni religiose come gli Scouts de Riaumont, gli Scouts Saint-Benoît o gli Scouts Don Bosco (legati alla Fraternité Saint-Thomas Becket fondata da padre Jean-Pierre Gac, ex cappellano di Nantes). Si incontrano anche diverse associazioni di origine straniera e costituite in Francia a seguito di eventi bellici o rivoluzionari, come gli scout russi, ucraini, armeni, polacchi, ungheresi in Francia…

LA CRISI DELLA CHIESA, a seguito della riforma liturgica (imposta), ha provocato in modo simile (a partire dal 1975-1977 circa), al di fuori degli Scout cattolici di Francia, una sfortunata frammentazione delle frange dello scoutismo cattolico. A partire da quel momento, infatti, la questione liturgica si impose come un problema cruciale, mentre fino ad allora non era assente, come abbiamo visto, ma era più relativa senza il divieto clericale della Messa tridentina. Si vedranno allora antiche vocazioni sacerdotali provenienti dagli Scouts de France impegnarsi chiaramente per uno scoutismo di tradizione (tradizionale e tradizionalista) come padre Michel de Chivré O.P. (1924-1984) o don Jean-Jacques Marziac FSSPX (1924-2022), la cui vocazione risale alla Via Crucis del pellegrinaggio di Puy nel 1942 predicata da padre Paul Doncoeur S.I..

Non si può tuttavia che sottoscrivere il giudizio di padre Yves Combeau O.P.: «L’impressione che prova il ricercatore che affronta questo argomento può essere dolorosa: un bosco di associazioni, divisioni, legami, litigi… La storia delle associazioni tradizionaliste è dolorosa e a volte rasenta l’assurdo. I membri sono pochi, gli stessi dirigenti passano da un’associazione all’altra con i loro giovani. Siamo di fronte a una frangia molto divisa, molto instabile. La divisione a volte è dovuta alle persone, ma soprattutto alle divisioni del tradizionalismo stesso. (…) Inoltre, tra i tradizionalisti, un’importante divisione separa coloro che ammettono solo il rito “di San Pio V”, celebrato in accordo con l’indulto del 1988 e il motu proprio del 2007, e coloro che accettano una celebrazione in latino secondo il rito detto “di Paolo VI”, cioè in conformità con il Messale Romano del 1969» (Toujours prêts, p. 326).

Forse ardente ma senza unità, soggetto a numerose divisioni (a parte la felice parentesi degli Scouts catholiques de France), lo scoutismo tradizionalista sarà stato vittima sia delle controversie che delle crisi interne del tradizionalismo (esclusivismo o meno, accettazione o meno delle sacre ecc.) ma anche della discriminazione abusiva nei suoi confronti da parte dei movimenti scout e delle autorità religiose, in particolare all’interno della Fédération des Scouts d’Europe, molto disciplinare, che tuttavia cederà in rare occasioni¹. Le tre occasioni del Grande Giubileo (2000), del Centenario dello scoutismo (2007) e del Centenario dello scoutismo cattolico (2020) non hanno permesso alle grandi istituzioni scout di compiere i passi necessari per una riconciliazione pacifica (degna di uno spirito scout e cattolico), come ad esempio la lettera apostolica «motu proprio data» Summorum pontificum di Papa Benedetto XVI². Tuttavia, ricordiamo le numerose iniziative (private) inter-scout al di là delle associazioni e delle sensibilità liturgiche, come la rete Scoutisme et prière (Bruno Rondet), la rete Baden-Powell (Francis Lemblé), le edizioni di L’Orme Rond (Louis Fontaine), i forum su Internet, campi scuola comuni o riviste comuni, pellegrinaggi o raduni (al Guerveur LoChrist nel Morbihan nel 2007), cori ecc.

Sarebbe troppo noioso entrare nei dettagli di questa proliferazione (per nulla miracolosa!) di queste piccole associazioni sia di scoutismo tradizionale (unitario) che di scoutismo tradizionalista (cfr. allegato 3). L’agenda Kraal delle edizioni de L’Orme Rond ne contava una sessantina nel 1977. Alcune sono simili a gruppuscoli (con decine di membri) con il rischio di un’applicazione incompleta del metodo, tendente a uno spirito di «libero esame» paracustico, o addirittura di deriva settaria, militarista o altro. Nonostante le buone intenzioni, si servono dello scoutismo più di quanto lo servano. Altri più coerenti e credibili si incrociano o si incontrano a volte tra tradizionali neutrali, cattolici ordinari e tradizionalisti. Gli Eclaireurs neutres de France, associazione aconfessionale di scoutismo tradizionale approvata dal Ministero della Gioventù e dello Sport alla fine del 1961, accoglie così al suo interno gli Scouts de Riaumont (nel 2001) e poi gli Europa-Scouts (tradizionalisti) e gli Scouts Saint-Louis di Lione (nel 2002), non riconosciuti dal Ministero e minacciati di non poter più campeggiare. Gli Eclaireurs neutres de France, la prima associazione dissidente del dopoguerra (nel 1947) a seguito di una crisi all’interno dell’Eclaireurs de France, rivendica una neutralità confessionale aperta (all’inglese) nello spirito di Robert Baden-Powell e di Georges Bertier (direttore della scuola delle Roches e fondatore dell’Eclaireurs de France), in opposizione all’ideologico laicismo anti-religioso. Accettano così cappellanie tradizionaliste (anche la Fraternità sacerdotale San Pio X a Brest), ma anche agnostiche, persino musulmane…

Riprendiamo brevemente (completandola) l’elenco delle associazioni più o meno «tradizionaliste» che padre Yves Combeau O.P. fa in modo conciso nella sua Histoire du scoutisme catholique en France:
  • gli Scouts Baden-Powell di Francia: associazione nata nel 1963 sotto la direzione di un ex EdF poi ENF, Jean Lardy, che ha anche fatto un passaggio dalla FSE di Jean-Claude Alain. L’associazione si disperde dopo il 1969. Non è tradizionalista, ma alcune di queste unità lo diventano. Come la truppa autonoma Baudouin IV di Gerusalemme fondata da Jean-Denis Chalufour, Jean-Yves Cottard e Bernard Tissier de la Mallerais (futuro vescovo della Fraternità sacerdotale San Pio X), estinta negli anni ’80. L’abate Cottard, diventato professore a Écône, continuò a stampare una rivista inter-movimenti;
  • gli Scout di San Michele: associazione di gruppo costituita dalla 7a Parigi dopo il suo allontanamento dalla FSE (scissione nel 1975 con l’abate Montarian, cappellano della cappella polacca detta «la Polo»). Storia movimentata attraverso varie associazioni… Dal 2004 all’interno dell’ENF dove si è aperta alle guide (gruppo Santa Giovanna d’Arco);
  • gli Scout cattolici di Bourg-la-Reine: idem per la prima Bourg-la-Reine dal 1976;
  • la Federazione Ordine scout di Versailles (FOS): istanza che non riuniva molte persone se non un avatar degli Scout cattolici di Bourg-la-Reine, fondata in particolare da P. Roger Morandi trasferito a Versailles. Dopo la sua morte, questi scout (la cui gruppo raggiunse quasi duecento membri) trascorreranno alcuni anni con gli ENF prima di unirsi finalmente agli Scouts Godefroy de Bouillon nel 2010;
  • gli Scouts Notre-Dame de France: associazione fondata nel 1975-1977 a Clermont-Ferrand (attorno al priorato della Fraternità sacerdotale San Pio X N-D du Pointet) dalla scissione della FSE di Michel Lachamp (padre di famiglia) con Bruno Schaeffer (allora seminarista, cofondatore della Fraternità San Giuseppe per i capi tradizionalisti di tutte le associazioni e che si stabilirà a Fonsalette nel 1980). Le sue unità si uniscono alla SGCF in ordine sparso e l’associazione è inattiva dopo il 1985;
  • gli Scout San Lazzaro della Valle dell’Oise: un piccolissimo gruppo della metà degli anni ’70 i cui elementi si unirono alla FSE;
  • gli Scouts Saint-Benoît di Parigi: sarebbero una scissione tradizionalista o almeno tradizionale degli scout Saint-Benoît del padre di Féligonde. Da non confondere con i loro omonimi dell’Oise, 1ère Nanteuil-le-Haudouin, precedentemente Saint-Georges, diventati SUF;
  • gli Scout cattolici di Yvelines: piccola scissione locale del SGCF nata da un conflitto a Mantes-la-Jolie nel 1983, rapidamente scomparsa;
  • gli Scout Saint-Louis a Lione: associazione regionale nata da diverse sezioni FSE che si sono separate nel 1971-1972 a seguito della crisi del distretto di Lione e non essendo riuscite a diventare un «distretto autonomo» (come nel 1971 il distretto Saint-Benoît a Nantes si era separato dalla FSE, prima di unirsi infine agli Scout Saint-Georges). Particolarità: associazione di genitori fin dall’inizio con coinvolgimento delle famiglie. Gli SSL sono stati lanciati da capi come Bruno Marion, Yves Meaudre, Jacques Dupoyet, Robert Etienne o il futuro abate Denis Coiffet… intorno a cappellani come P. Delarue (ex cappellano dei paracadutisti) o P. Gerentet (parrocchia della Trinità). «Cripto-tradizionalisti». Si uniscono agli Éclaireurs Neutres de France come gli Europa Scouts nel 2002 (partecipando con loro dal 2005 al Pellegrinaggio degli anziani di Ognissanti a Cléry). Più di cinquant’anni di esistenza con alcune centinaia di membri;
  • gli Scout Godefroy de Bouillon: scissione della SGCF che ha origine a Wagram nel 1982. La SGDB fondata da Michel Olagnon è strettamente lefebvriana. L’associazione, che si apre alle ragazze nel 1992, può allora raggiungere una decina di unità, ma ciò non dura. Ancora oggi ha unità a Lione e in alcuni luoghi sparsi (nel Paese Basco, a Nizza e a Orléans) collegate a priorati o scuole della Fraternità sacerdotale San Pio X (circa settecento membri);
  • gli Scout cattolici francesi: breve scissione dei SGCF dovuta a Irène Rivière nel 1987. L’unica unità conosciuta proveniva dal gruppo di Melun e scomparve rapidamente;
  • i Cadets de France: associazione di gruppo «para-scout» nata dopo il 1977 da elementi del gruppo 3e Paris marine FSE (Gérard Champion), attaccata dagli anni ’90 a Saint-Nicolas du Chardonnet (circa centocinquanta membri). Non devono essere confusi con i Cadets de France et d’Europe, un’associazione anch’essa paracadetta, non cristiana e politica (attorno a Roger Holeindre).

Conclusione

Per concludere, ci ispireremo in gran parte alla conclusione della Guida Totus dello scoutismo (Sarment, edizioni du Jubilé, 2007). In considerazione della secolarizzazione e della postmodernità, alcuni scettici non mancheranno di paragonare il mosaico o il puzzle di movimenti che sono stati presentati qui a una confraternita di «cavalieri erranti». Specie di Don Chisciotte associativi e ritardati, vestigia di una cavalleria in via di estinzione e che ha fatto il suo tempo… «Quante divisioni?», si potrebbe ironizzare sull’esempio di Stalin nei confronti del Vaticano.

Lo scout di oggi, con la sua vecchia uniforme e i suoi distintivi disparati, non è forse diventato un pazzo come il povero Don Chisciotte? Svegliati dai sogni di un tempo, non si ergono nuove generazioni e nuovi «giovani» di fronte a questa caricatura di boy-scout, deridendo le sue pretese e le sue ridicole attaccature?

A loro rispondiamo, come un certo card. Joseph Ratzinger (nella conclusione dei Principi di teologia cattolica), che ogni epoca, anche moderna, ha bisogno della sua cavalleria. E che Cervantes, attraverso il suo personaggio apparentemente anacronistico e incongruo, rivolga soprattutto un severo rimprovero agli storicisti e ai progressisti che si affrettano a murare la porta del passato. Perché dietro quella porta si lasciano valori e ricchezze che è indegno abbandonare. Bruciare romanzi cavallereschi per rifiutare il Medioevo e prendere in giro i vecchi tempi passati ha qualcosa di sacrilego. Non che non si debba credere alle ali delle nuove macine del mulino. Ma, senza rimanere nel passato e tanto meno volerci tornare, c’è il pericolo di distruggerlo completamente, il pericolo di perdere ciò che deve assolutamente rimanere e di perdere la sua anima…

Perché dietro il gioco scout c’è l’insostituibile metodo educativo. E dietro il metodo, lo spirito e ancor più la spiritualità dello scoutismo. «Ho sempre pensato che il senso scoutistico del sacro fosse un gioco sublime che abbiamo ricevuto direttamente da Dio», affermava Jean Raspail. È bene ricordarlo di fronte a questa frammentazione un po’ ridicola e assurda dello scoutismo tradizionale e tradizionalista, applicando al neo-scoutismo lo stesso esame di coscienza che il cardinale faceva riguardo ad alcune derive post-conciliari:

«Ci siamo impegnati con audacia e con il senso del nostro valore; potrebbe benissimo esserci stato, nei pensieri e forse anche nella realtà [come nel famoso campo Scouts d’Europe di La Trivalle, nel 1973], ci sono stati molti roghi di libri scolastici che consideravamo stupidi romanzi cavallereschi che ci distoglievano dai sogni facendoci vedere giganti pericolosi dove avevamo a che fare con i benefici umanitari della tecnica, con le ali dei suoi mulini a vento. Orgogliosi e sicuri della vittoria, abbiamo murato la porta di un’epoca passata e abbiamo dichiarato abolito e volatilizzato tutto ciò che c’era dietro. Nella letteratura conciliare e post-conciliare si incontra molto visibilmente questa derisione con la quale, come scolari diventati grandi, ci siamo congedati dai nostri libri di scuola ormai fuori moda».

Ma, aggiungeva il futuro Papa Benedetto XVI, «nel frattempo un altro scherno è entrato nelle nostre orecchie e nelle nostre anime, più beffardo di quanto avremmo pensato e voluto. E a poco a poco la risata ci ha lasciato; a poco a poco abbiamo notato che, dietro le porte chiuse, ci sono anche valori che non dobbiamo lasciar perdere se non vogliamo perdere la nostra anima».

Di fronte ai riformisti esasperati che a volte nascondono dei veri rivoluzionari, gli scout tradizionali e gli scout tradizionalisti, con i loro difetti e le loro divisioni troppo frequenti ed eccessive, ma anche con la loro resilienza e la loro crescita, sono più il sintomo di una malattia che la malattia stessa, come dice padre Louis-Marie de Blignières per il tradizionalismo all’interno della Chiesa (Sedes Sapientiae, № 170). Sono il sintomo di una vera ferita, di una contaminazione e di una deviazione dello scoutismo di Robert Baden-Powell e di padre Jacques Sevin S.I., traditi perfidamente e subdolamente. Sono, nonostante tutto, un po’ nello spirito dello scoutismo ciò che i monaci di stretta osservanza sono nella regola primitiva del loro ordine: i custodi e i beneficiari di una buona e grande istituzione, certamente colpita e lacerata nel suo corpo o nella sua lettera, ma non ancora pienamente nel suo spirito. I custodi e i beneficiari di un famoso deposito che ha dato prova di sé e che non ha detto l’ultima parola, a patto che si sappia rispettarlo e tornare ai suoi fondamenti. «Conserviamo lo scoutismo e lo scoutismo ci conserverà», riassumeva padre Jacques Sevin S.I.

Del resto, lo stile e lo spirito scout, che alcuni rifiutano perché considerati superati e obsoleti nella loro unità istituzionale, non sono forse al di sopra del tempo, come ogni «dimora» (della Casa del Padre) assunta da una vera spiritualità cristiana? Come la cavalleria, senza dubbio. Se l’accessorio può certamente cambiare in base ai mutamenti dei tempi, l’essenza del metodo e della spiritualità deve rimanere. Non è perché un Benedettino può usare il computer oggi che trasforma la regola senza tempo e tuttavia molto concreta di San Benedetto. Bisogna ancora distinguere tra l’essenziale e l’accessorio, con una certa libertà accompagnata da prudenza per il mezzo: unità sulle cose essenziali, libertà sulle cose dubbie, carità in tutte le cose, secondo il precetto attribuito a Sant’Agostino.

In questo nuovo anno santo giubilare del 2025, la grande speranza sarebbe quindi analogicamente in una certa «riforma della controriforma», affinché i responsabili delle grandi correnti opposte dello scoutismo – e, per cominciare, proprio quelli che hanno voluto rimanere autenticamente fedeli ad esso – possano riprendere la mano come artigiani scout e cattolici di pace e unità, sull’esempio dei loro fondatori. E assicurare così, in una certa diversità, la grande continuità scout nella fedeltà a Robert.Baden-Powell, a padre Jacques Sevin S.I. e a can. Antoine-Louis Cornette . Scoutismo: resurrezione!

Fonti principali:
  • Lionel Christien, Nova et vetera. L’éclatement du scoutisme catholique en France (1965-1971), Éditions Ocelot, 1996;
  • Yves Combeau, Toujours prêts. Histoire du scoutisme catholique en France, Cerf, 2021;
  • Louis Fontaine, La mémoire du scoutisme. Dictionnaire des hommes, des thèmes et des idées, Publications LF, 1981;
  • Rémi Fontaine, Contre-enquête sur le scoutisme, Éditions Godefroy de Bouillon, 2009;
  • Louis et Rémi Fontaine, Guide Totus du scoutisme, Sarment-Éditions du Jubilé, 2007;
  • fr.scoutwiki.org.


Allegato 1
Un manipolo di prestigiosi capi scout³

Pierre Delsuc, Pierre de Montjamont, Henry Dhavernas e Michel Menu sono nel 1965 gli unici quattro Deputy Camp Chief of Gilwell Park, autorizzati dall’associazione inglese a rilasciare il «badge di legno», il diploma di competenza pedagogica, ai tirocinanti di Chamarande. I primi tre avevano ricevuto lo scoutismo dall’insegnamento dello stesso padre Jacques Sevin S.I., quando dirigeva il corso di scoutismo a Chamarande prima del 1933. Avevano così diretto e formato tutti i tirocinanti tra il 1933 e il 1939, circa cinquecento capi scout, di cui duecentocinquanta da parte di Pierre Delsuc. Dal canto suo, Michel Menu diresse venti chamarande dal 1948 al 1956. Ha visto passare e formato quasi ottocento capi di truppa. La sua improvvisa partenza nel 1956 interrompe la filiazione che esisteva dal 1923, poiché gli Scouts de France non hanno voluto o potuto continuare questa tradizione inviando i responsabili nazionali della sezione Eclaireur a formarsi in Inghilterra.
Se tutti i maestri di Chamarande sono riuniti, vi si ritrovano anche molti dei loro allievi: all’ASS:
  • Hubert Verley: diplomato al primo Chamarande del 1923, diretto da padre Jacques Sevin S.I.;
  • Bernard Faure: diplomato nel 1933;
  • Roger Weber: diplomato al 26º corso, settembre 1934, diretto da Pierre Delsuc, assistito da Bernard Faure, lo stesso Chamarande di Michel Rigal;
  • Bernard Le Gendre: diplomato nel 1935;
  • Lionel Cachelot: brevettato al 29º corso nell’agosto 1935, diretto da Pierre Delsuc, assistito da Bernard Le Gendre;
  • Ivan Téqui: 33º corso, dell’agosto 1938, diretto da Pierre Delsuc;
  • Claude Peignot: brevettato al 34º corso dell’agosto 1938, diretto da Pierre de Montjamont;
  • François Klotz: brevettato tra il 1935 e il 1938;
  • Jacques Ory: brevettato a Chamarande e Gilwell nel 1938;
  • Michel Joubert: brevettato a Chamarande a Pasqua 1949 sotto la direzione di Michel Menu.

³ Pierre Lorenchet di Montjmanont è nato nel 1907. È stato capo della Troupe della 23ª Paris basata sulla scuola Massillon dal 1927 al 1930.

Allegato 2
L’emergere degli scout della Controriforma

Organigramma estratto da Lionel Christien, Nova et Vetera, op. cit.


Allegato 3
La scissione degli scout tradizionalisti

Grafica tratta da un libro di Jean-François Barrère sugli scout di Saint-Georges, di prossima pubblicazione, con il suo permesso


9 commenti:

  1. Un articolo / saggio molto interessante. Ricordiamoci però che gli scout, con tutti i meriti che possono avere, sono stati fondati da Baden-Powell, un massone. E che la filosofia di fondo, così come le varie cerimonie e "riti", è di stampo massonico e fa a pugni con il vero cristianesimo, anche tradizionalista. Mira infatti alla costruzione di un uomo ben educato, onesto cittadino, con una religiosità naturale, religiosità della natura e nella natura di sapore panteistico. E il cristianesimo viene appiccicato con lo sputo a questo quadro di fondo, il più delle volte con la buona fede ma ignoranza del substrato da parte dei capi e, purtroppo, anche degli assistenti spirituali.
    Meglio dunque avrebbero fatto i tradizionalisti a creare dei gruppi di cadetti, basati sulla ricca storia degli ordini monastici cavallereschi medievali (come per esempio fa la TFP), piuttosto che cercare di cristianizzare un qualcosa che cristiano non è, né nelle origini e principii, né negli sviluppi, da qualunque parte si indaghi il fenomeno.

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    1. Bei tempi quando la Chiesa cristianizzava.Adesso con todos,todos,todos sembra un porto di mare....

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    2. Lo scoutismo è nato per la verità in seno al cristianesimo, lo stesso Baden Powell mette come patrono di tutto il movimento San Giorgio come esempio per i ragazzi. In Francia e in Italia lo scoutismo di stampo anglosassone fu riformulato in chiave cattolica grazie a personaggi come padre Jacques Sevin (attualmente sotto processo di beatificazione) e il canonico Cornette per la Francia, che fondarono gli Scout de France cattolici, mentre in Italia con il conte Mario Carpegna per l’Asci, fondata sotto placet papale. A parole dello stesso Baden Powell lo scoutismo cattolico fu la forma meglio riuscita dello scoutismo stesso che creava un uomo formato a tutto tondo, un buon cristiano e un buon cittadino. Sia in Francia che in Italia lo scoutismo fu sempre macchina di santità (come per i coniugi Beltrame Quadrocchi, il Beato Marcel Callo, la Serva di Dio Anne Gabrielle Caron, Guy de Larigaudie etc) e di vocazioni.
      In quelle associazioni dove la proposta cristiana è forte come la federazione dello scoutismo europeo (FSE) o altre realtà minori francesi come SUF, Riaumont etc l’esperienza è curata bene e leale sia alla dottrina cattolica che al metodo originale di Baden Powell, cosa non scontata in altre realtà associative.
      L’ipotesi che realtà giovanili stile TFP del dottor Plinio siano migliori è da scartare per il semplice motivo che fin dall’inizio tale associazione non fa crescere il libero pensiero del singolo ma lo confina in un culto idolatrico verso il suo fondatore senza nessuno sbocco se non essere fine a se stesso

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    3. Io sono stato uno scout 'ignaro' per molti anni, per poi uscirne anche prima di sapere la verità, perché non mi soddisfaceva l'approccio alla fede: si andava a Messa ma per il resto della vita la fede non c'entrava niente, tanto è vero che gli scout cattolici dell'AGESCI votarono sia a favore del divorzio che dell'aborto nei rispettivi referendum...

      Per quanto riguarda le origini massoniche dello scoutismo, non sono un mistero per nessuno... adesso. Ai miei tempi c'erano capi presumibilmente massoni o comunque agnostici, che ci portavano alla Messa ma che mai facevano la comunione, e che consideravano l'assistente ecclesiastico un poverino, da sopportare, concedendogli spazi e tempi ridottissimi di azione. In gruppi AGESCI diverso dal mio andava anche peggio. In uno in particolare non si faceva riunione la domenica, per non obbligare i ragazzi ad andare a Messa (Sic!!!). Come a dire, non è fondamentale per essere uno scout.
      Stendo poi un velo pietoso sulle attuali derive woke dell'Agesci, con il genderismo che impera.

      Un esauriente saggio su scout e massoneria è questo:

      http://giacintobutindaro.org/2013/10/27/i-boy-scout-e-la-massoneria/

      Ma ce ne sarebbero molto altri, compreso quello di Angela Pellicciari che ho in archivio ma che è scomparso dalla rete.
      Un altro, di diversi anni fa, dettagliava le similitudini tra riti scout (il fuoco, la promessa, i passaggi ecc) e le iniziazioni e simboli massonici. Anche questo c'è l'ho in archivio ma non posso fornire un link perché i motori di ricerca non lo trovano.
      Mi sembra poi del tutto ingiusta l'accusa fatta alla TFP, che conosco bene ma di cui non sono membro. Plinio è un validissimo pensatore cattolico, lucidamente profetico. Quello che diceva cinquant'anni fa si sta realizzando compiutamente ora.

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  2. In Italia si è realizzato qualche cosa di simile?!? E non è che lo scoutismo in sé stesso sia da guardare con diffidenza?

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  3. Io non sono scout, ma le parole di Benedetto XVI hanno un significato universale. E prego perché il Signore ci mandi pastori degni di questa memoria. Forse non li vedrò io, li vedranno i figli dei nostri figli chissà. Che cos'è il tempo, in fondo. È dura, ma non praevalebunt.

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  4. Scout e massoneria

    https://www.ilkraal.org/titoli/b-p-scautismo-e-massoneria/

    https://m.facebook.com/groups/32742198499/posts/10156843491378500/

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  5. https://lanuovabq.it/it/i-boy-scouts-of-america-non-piu-boy-in-nome-dellinclusivita

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  6. La "legge" scout recita:
    «1) Lo scout considera il suo onore nel meritare fiducia; 2) lo scout è fedele; 3) lo scout è sempre pronto a servire il prossimo; 4) lo scout è amico di tutti e fratello di ogni altro scout; 5) lo scout è cortese e cavalleresco; 6) lo scout vede nella natura l'opera di Dio e ama piante e animali; 7) lo scout ubbidisce prontamente; 8) lo scout sorride e canta anche nelle difficoltà; 9) lo scout è laborioso ed economo; 10) lo scout è puro di pensieri, parole, azioni».

    Tutte buone cose, ma Dio dove è? Una moralità non basata su Dio e i suoi 10 Comandamenti è volontarismo e moralismo, non vera moralità cristiana. Da questa moralità riduttiva derivano i tanti errori di giudizio dell'AGESCI nel corso della sua storia. Forse è proprio per questo che sono tanto amati da Bergy, amore che loro ricambiano...

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