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venerdì 21 febbraio 2025

Una pessima "paramassonica" preghiera dei fedeli e un bel chiarimento

Una denuncia finita bene per un pessimo inciso delle preghiere dei fedeli domenicali del 16 febbraio scorso.
Invece di "divino architetto" usare "Divina Provvidenza" pareva troppo cattolico?
Bella la risposta - e le scuse - del direttore del sussidio "La Domenica".
Luigi C.

“Massoneria nella Chiesa? Il caso inquietante della “Preghiera dei fedeli”” di IB


Ringrazio una Lettrice per la segnalazione.

Forse un articolo così potrebbe non stupire più, soprattutto dopo alcune recenti uscite di qualche importante prelato (Il card. Ravasi e i “Fratelli Massoni” – di Mauro Faverzani | Corrispondenza romana, Terni, vescovo dai massoni: i frutti della “dottrina Ravasi” – La Nuova Bussola Quotidiana, Chiesa e massoneria. A Milano incontro tra gran maestri e l’arcivescovo Delpini. Senza giornalisti – Aldo Maria Valli). La recente “Preghiera dei fedeli” pubblicata nel foglietto “La Domenica” del 16 febbraio 2025 dalle Edizioni Paoline, in occasione del Giubileo degli Artisti, ha suscitato qualche interrogativo tra i fedeli più attenti alla genuinità della dottrina cattolica. Il motivo? L’uso di un linguaggio che riecheggia in modo allarmante concetti propri della Massoneria, un’organizzazione storicamente e dottrinalmente avversa alla Chiesa.

Potete trovarlo anche qui (VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / C – La Domenica). Uno degli elementi più controversi è l’appellativo “divino architetto” attribuito a Dio. Questo termine è una chiara ripresa della denominazione massonica del “Grande Architetto dell’Universo” (GADU) Grande Architetto dell’Universo – Wikipedia, un concetto volutamente vago e generico, studiato per accomunare credenze religiose differenti e spesso contrastanti. Nella visione massonica, Dio non è il Padre rivelato da Gesù Cristo, ma una sorta di principio creatore anonimo, accessibile a tutte le religioni e persino alle concezioni deistiche o gnostiche.

L’adozione di un simile linguaggio in un contesto liturgico cattolico è profondamente inopportuna, se non scandalosa. Nella fede cristiana, Dio non è un “architetto” impersonale che ha semplicemente dato avvio all’universo, ma è il Padre onnipotente che ha inviato Suo Figlio per la nostra salvezza. Accettare senza critica un termine del genere significa svuotare la rivelazione cristiana della sua identità e piegarla a una prospettiva relativista e sincretista, tipica della Massoneria.

Un altro passaggio problematico della preghiera è l’invocazione di un “mondo più giusto e fraterno”. Sebbene a prima vista possa sembrare un’affermazione innocua e in linea con il Vangelo, occorre valutare il contesto e il sottotesto ideologico. La Massoneria ha sempre promosso un’idea di “fratellanza universale” che, pur richiamando valori apparentemente positivi, si basa su un umanesimo immanentista, che prescinde dalla centralità di Cristo.

Per un cattolico, la vera giustizia e la vera fraternità non si realizzano attraverso vaghe aspirazioni umanitarie, ma mediante la Redenzione operata da Cristo sulla Croce. Il Vangelo secondo Giovanni è chiarissimo: “Io sono la Via, la Verità e la Vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni 14,6). Qualsiasi tentativo di costruire un’umanità fraterna senza il riferimento a Cristo è destinato a cadere in una sterile utopia, se non in un inganno spirituale.

Questi episodi non sono casuali né isolati. La storia recente della Chiesa è segnata da una progressiva infiltrazione di linguaggi e concetti estranei alla tradizione cattolica, spesso in nome di un ecumenismo malinteso o di un dialogo interreligioso portato all’estremo. Non è un caso che la Massoneria abbia sempre lavorato per insinuarsi nei gangli vitali della società e della stessa Chiesa, tentando di corrompere la dottrina dall’interno. Le numerose condanne papali contro la Massoneria – da Clemente XII a Leone XIII, fino a Benedetto XVI – sono un monito chiaro e inequivocabile.

La presenza di espressioni così ambigue in una preghiera ufficiale della liturgia è un segnale preoccupante, che richiede una reazione decisa da parte dei pastori e dei fedeli. Non si può accettare che la liturgia cattolica venga contaminata da concetti propri di una visione del mondo incompatibile con la fede cristiana. Come ammonisce San Paolo: ” Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo.” (Colossesi 2,8).

È tempo di vigilare e di riaffermare con forza la purezza della dottrina, senza cedere a compromessi con chi vorrebbe ridurre la Chiesa a una semplice organizzazione umanitaria, priva della sua missione soprannaturale. La fede in Cristo non si negozia, né si annacqua con terminologie ambigue. Ogni cattolico consapevole deve opporsi con fermezza a queste derive e difendere la Verità rivelata, ovvero Gesù Cristo!


“Don Pietro Roberto Minali, direttore de “LA DOMENICA”, risponde al mio articolo. Con una mia nota finale” di IB

Pubblico volentieri la lettera pervenutami ieri da Don Pietro Roberto Minali, direttore de “LA DOMENICA” (che ringrazio di cuore), in risposta la mio articolo qui (“Massoneria nella Chiesa? Il caso inquietante della “Preghiera dei fedeli”” di IB – Investigatore Biblico). A conclusione una mia nota personale.

Alba, 19 febbraio 2025

Stimatissimo Investigatore Biblico, grazia e pace.

Sono don Pietro Roberto Minali, direttore de «La Domenica» e rispondo alle vostre osservazioni sull’utilizzo del termine “architetto” riferito a Dio. Non prenda questa mia lettera come un tentativo di giustificazione. Semplicemente approfitto dell’occasione per comunicarle il mio punto di vista, e la mia condivisione delle vostre stesse preoccupazioni, in vista del bene dei fedeli cattolici. Sono d’accordo che sia stato un errore. Non è opportuno questo utilizzo poiché fatto proprio dalla Massoneria per indicare l’essere supremo o dio massonico. Purtroppo, in fase di revisione dei testi – buona parte dei quali, come quello in oggetto, sono preparati da collaboratori – l’utilizzo di questa espressione “architetto divino” mi è sfuggita, altrimenti l’avrei semplicemente rimossa. Voglio però rilevare – non certamente a giustificazione di quanto successo – che l’utilizzo del termine “architetto” riferito a Dio non è assente nella tradizione cristiana, benché non abbia mai avuto un grande peso. Lei che è informato sul testo sacro sa che a volte Dio nella Bibbia è presentato come Colui che ha ordinato l’universo con sapienza, per esempio: «Tu hai disposto ogni cosa con misura, calcolo e peso» (Sapienza 11,20); «Egli [Abramo] aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso» (Ebrei 11,10). Anche i Padri della Chiesa a volte si riferiscono a Dio come colui che progetta, ordina: Sant’Agostino parla di Dio come del Sommo Architetto che ha creato e ordinato il mondo con sapienza (De Genesi ad Litteram); San Basilio Magno parla di Dio come l’ordinatore armonioso del cosmo (Esamerone). Vanno fatte due sottolineature: a) in Agostino il concetto di Sommo Architetto appare, ma non sempre attraverso l’uso esplicito del termine “Architectus”; b) in Basilio è chiara la consapevolezza che la Genesi, parlando dell’opera di Dio, insiste sul verbo “creò” piuttosto che sui verbi “lavorò” o “formò”; ed è chiaro il motivo: la Genesi parla di un inizio assoluto, di una creazione ex nihilo il cui agente è, appunto, il Dio Creatore, e non di un “mettere ordine” a una materia preesistente, il cui agente può essere indicato, appunto, con la figura dell’architetto. Quindi, dobbiamo ritenere che l’utilizzo dell’espressione “architetto divino” è non-necessario e non-opportuno. Ancor di più: in un tempo segnato dall’ingerenza della Massoneria nella Chiesa cattolica, l’utilizzo di questa espressione è anche, e soprattutto, sbagliato. Le assicuro che non ho alcuna simpatia né massonica né modernista. Infine, che dire? Io stesso, quando noto in qualcuno l’utilizzo di certe immagini, o il silenzio su determinate parole del Vangelo, concludo che ci siano in questo la cattiva fede, oppure una dottrina allo sbando, o una colpevole ignoranza. Quindi non mi stupiscono le vostre parole sulla Preghiera dei fedeli di domenica 16 febbraio 2025. Ma poi, conoscendo le persone, scopro che non sempre, ripeto “non sempre” (ma a volte sì), i protagonisti di queste scivolate pericolose hanno agito con consapevole e intenzionale volontà di ingannare o confondere. La ringrazio per la cortese attenzione e concludo assicurandole che apprezzo e che sono un assiduo lettore dei suoi interventi su Duc in altum e su Stilum Curiae.

Benedizioni dal Signore

don Pietro Roberto Minali ssp

La mia risposta a Don Pietro

Carissimo Confratello Don Pietro,

la ringrazio di vero cuore per questa Sua Lettera da dove si evince sincerità e soprattutto chiarezza e coraggio. Virtù assai rare in questi tempi molto bui per la nostra Chiesa. Solo una piccolissima nota sulla Lettera agli Ebrei da lei citata. Ma la prego di prenderla semplicemente come una elucubrazione da topo di Biblioteca, o come una mia deformazione “professionale”.

Nel versetto da Lei citato della lettera agli Ebrei 11,10, dove le due Bibbie CEI 74 e 2008 traducono erroneamente con “architetto”, in realtà il termine greco è “teknites” (τεχνίτης) che ha come primo significato “artigiano” oppure “operaio specializzato”. Può significare anche “architetto”, ma non sicuramente in questo caso, per un motivo semplicissimo.

Il termine “architetto”, non riferito a Dio, ma alla persona stessa di San Paolo, compare una volta sola nel Nuovo Testamento, ed esattamente in 1 Corinzi 3,9:

“Secondo la Grazia di Dio che mi è stata data come un sapiente architetto, io ho gettato il fondamento…” .

Qui San Paolo parla di se stesso come “architetto” e non di Dio. Il termine greco è infatti ἀρχιτέκτων (architekton) che esprime chiaramente il concetto appunto di un “architetto”, colui che pianifica e dirige l’opera della costruzione spirituale della Chiesa. Paolo si presenta come un architetto sapiente, che ha posto il fondamento (Cristo) affinché altri possano costruirvi sopra.

Questo termine dunque si distingue da τεχνίτης utilizzato in Ebrei 11,10, che, come già detto, significa artigiano, operaio o esecutore di un lavoro manuale.

Ad ogni modo, come dicevo sopra, prenda questa nota come una mera elucubrazione da “NERD” biblico.

Voglio ancora ringraziarLa per la Sua preziosa lettera, e le chiedo di fare una preghiera per me.

Le mando un fraterno abbraccio!

Dio la benedica!

IB

1 commento:

  1. Evidentemente c’è ancora chi acquista e usa questi ‘foglietti’ che si prestano a ventaglio d’estate, di intrattenimento durante noiose omelie e spesso calpestati sul pavimento di una navata e ora con (scientemente?) propagatori di errori. In secoli passati venne stigmatizzato l’uso di tali ‘sussidi’, “trasformando le chiese in sale di lettura” ebbe adire un grande cardinale , che inibivano l’ascolto della Parola proclamata. Questo elemento, e forse non l’unico, portò la’morte’ del Rito…e allora, si continui con l’ IMPRIMATUR così forse morirà anche questo e “cielo e terra nuove” rifioriranno.

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