
Crediamo sempre alla Provvidenza divina.
Luigi C.
Il Cammino dei Tre Sentieri, 7 Gennaio 2025
Spesso la Provvidenza sembra nascondersi, ma c’è sempre. Ciò per tre motivi.
Un motivo di fede: la Rivelazione ci parla continuamente della presenza di Dio. Un Dio che entra nella Storia per salvare il suo popolo e poi, attraverso questo popolo, salvare l’umanità intera. Tutta la Storia della Salvezza è un “ricamo” tessuto dalla Provvidenza.
Un motivo di ragione: Dio non è solo causa efficiente (cioè creatrice) di ciò che esiste, ma anche causa sussistente del creato, in quanto continuamente lo mantiene nell’essere.
Un altro motivo di ragione: Dio non ha potuto che creare per amore. Se s’ipotizzasse che Dio abbia creato per necessità, sarebbe una contraddizione logica, perché l’assoluta perfezione non può avere bisogno di nulla. Dunque, Dio ha creato per amore; e dunque è proprio questo amore che fa capire quanto sia logico pensare questo Dio interessato all’uomo piuttosto che ritenerlo lontano dalle faccende umane, così come venne teorizzato, per esempio, con il deismo illuminista.
In un certo qual modo si può dire che la Provvidenza più si nasconde, più diventa paradossalmente presente. Leggiamo cosa scrive san John Henry Newman (1801-1890): “Il mondo sembra proseguire come al solito. Non c’è nulla di divino nelle usanze della società, nelle notizie del giorno; nulla di spirituale nel comportamento della massa, o dei grandi, o dei ricchi, o degli uomini d’affari; nulla di divino nelle parole degli eloquenti, o nelle opere dei potenti, o nel consiglio dei saggi, o nelle risoluzioni superbe, o nelle pompe della ricchezza. E tuttavia lo Spirito di Dio è presente; la presenza del Figlio eterno, molto più gloriosa e potente di quando egli era visibilmente sulla terra, è con noi. Conserviamo sempre in mente questa verità divina: quanto più la mano di Dio è segreta, tanto più è potente; quanto più è silenziosa, tanto più è terribile.” (John Henry Newman, cit. in La formazione della coscienza del credente: una proposta educativa, di Francesco Maceri, p. 158)