Post in evidenza

La “censura” anima e arma del “socialismo-(il)liberale” #300denari

Cari amici di “300 denari”, grande risonanza mediatica ha riscosso il recente intervento del Vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance (19...

giovedì 30 gennaio 2025

Il canone romano e le preghiere eucaristiche - #4 Presentazione del III volume degli atti del CIEL - Peretó Rivas - #liturgia #canoneromano #messale #chiesacattolica

Prima della pausa pranzo, il Prof. Rubén Peretó Rivas ha presentato il terzo volume delle Atti del CIEL.
Il Colloquio ricomincerà alle 14:15.


Il Centro Internazionale di Studi Liturgici, CIEL, è stato fondato nel 1994 nel contesto dello sviluppo della liturgia tradizionale dopo la promulgazione del motu proprio Ecclesia Dei nel 1988. Il suo obiettivo era “facilitare la pietà attraverso una migliore conoscenza dei tesori della liturgia della Chiesa”.

Era un'iniziativa guidata ed eseguita da laici. Ma era il loro compito? E ancora oggi, spetta a noi laici occuparci di un argomento apparentemente clericale come la liturgia? La risposta è affermativa. E per due motivi.

- Il primo è che la liturgia è un tesoro che appartiene a tutta la Chiesa nella sua cattolicità, non solo nello spazio ma anche nel tempo. Mentre è il clero a celebrare la liturgia, i laici vivono di essa. Certo, non potremmo vivere una vita cristiana senza i sacramenti e non potremmo entrare nei misteri della fede, nel mysterium tremens et fascinans, senza la liturgia. Proprio per questo motivo, la liturgia è nostra come di coloro che hanno ricevuto il sacramento dell'Ordine.

- Il secondo è che prendiamo alla lettera gli inviti della gerarchia che, dal Concilio in poi, invitano noi laici ad assumerci le nostre responsabilità con iniziative proprie. Negli ultimi anni abbiamo sentito parlare con grande insistenza dei mali del clericalismo. Vogliamo collaborare con Papa Francesco per porre fine a questo flagello.

Tra il 1994 e il 2003, la CIEL ha organizzato undici colloqui universitari di tre giorni in Francia, a Roma e a Oxford, durante i quali professori e ricercatori hanno offerto le loro riflessioni sui vari aspetti teologici, canonici, storici e spirituali della liturgia perennis.

Dopo questi colloqui, gli atti sono stati regolarmente pubblicati in cinque lingue - oggi introvabili - e inviati a più di mille vescovi, università e comunità religiose in tutto il mondo. Ciò ha reso il CIEL una delle istituzioni pioniere di una rinascita dell'interesse per la tradizione liturgica, nel quadro di quello che il cardinale Ratzinger ha definito il “nuovo movimento liturgico”.

Quando i colloqui sono stati ripresi nel 2020, si è deciso non solo di pubblicare gli atti di questi incontri, ma anche di ripubblicare gli atti dei primi colloqui, soprattutto quelli con i contenuti più preziosi, per renderli nuovamente disponibili agli interessati. Così, il volume che presentiamo ora contiene articoli scientifici attuali e altri meno recenti, ma ugualmente interessanti e di valore.

In questa occasione, presentiamo il terzo volume, che ha una prefazione del cardinale Robert Sarah e una prefazione di padre Claude Barthe, in cui sviluppa alcuni aspetti della concelebrazione della Messa nel rito romano.

Le opere raccolte sono le seguenti, in ordine alfabetico:

Padre Claude Barthe, noto liturgista e autore di numerose opere su questa disciplina, sviluppa il particolare tipo di “concelebrazione” che era in uso a Lione fino alla riforma di Paolo VI e che, in forma simile, veniva celebrata anche in diverse diocesi francesi fino alla metà del XIX secolo. Si trattava di un'imitazione del rituale dell'antica concelebrazione romana, di cui la concelebrazione del Giovedì Santo a Lione era l'ultima vestigia: il pontefice celebrava con l'assistenza di tutto il suo “senato”, cioè di un certo numero di sacerdoti che lo circondavano e consacravano con lui. Lo sviluppo storico descritto dall'autore ci permette non solo di apprezzare la solennità di tali cerimonie, ma anche di notare che questa concelebrazione era di natura molto diversa da quella odierna.

Il cardinale Brandmüller, ex presidente della Pontificia Commissione di Scienze Storiche, affronta un tema di grande attualità: la predicazione dei laici. Nella Chiesa non può esistere una predicazione da parte di persone non ordinate, né sacerdoti donne, né diaconato sacramentale per le donne, afferma. Dopo un'accurata analisi storica e teologica, l'autore stabilisce che la Chiesa non ha mai autorizzato i laici a predicare: al contrario, questa pratica è stata espressamente vietata, per ragioni dogmatiche fondamentali. Tale divieto si basa sulla consapevolezza della Chiesa del rapporto essenziale tra predicazione e ordinazione. La predicazione laica non corrisponderebbe al carattere del Vangelo come rivelazione divina e soprannaturale, in cui la parola di Dio rivolta agli uomini e l'annuncio di Dio fatto agli uomini in Cristo non sarebbero accolti come tali, ma semplicemente come un processo che fa parte della sociologia della comunicazione e che serve solo a costituire o rafforzare una comunità.

Dom Gérard Calvet, O.S.B. († 2008), fondatore del monastero di Le Barroux, sviluppa nella sua opera una preziosa meditazione sulla liturgia, sulla sua importanza, sulla sua bellezza e sulla sua centralità nella vita della Chiesa e nella vita di ogni cristiano. Con continui riferimenti alle opere degli autori classici della tradizione benedettina, accende un fuoco nel cuore dei fedeli, incoraggiandoli ad amare la liturgia della Chiesa e a lavorare per la sua difesa.

Il canonico Stéphane Drillon, cancelliere della diocesi di Nizza, è un rinomato canonista che sviluppa un'analisi dettagliata della questione della concelebrazione dal punto di vista del diritto canonico. Partendo dal Codice di diritto canonico del 1917, esamina poi i dibattiti che hanno avuto luogo durante le sessioni preparatorie del Concilio Vaticano II, e quindi ciò che è stato stabilito dal Concilio Vaticano II. Prende in considerazione anche le successive disposizioni del Magistero e si concentra su un'analisi dettagliata delle disposizioni dell'attuale Codice di diritto canonico. Una delle conclusioni più importanti a cui giunge è che i sacerdoti sono liberi di concelebrare o celebrare la Messa in privato e che, secondo l'insegnamento della Chiesa, è sempre auspicabile celebrare la Messa in privato, con le poche eccezioni previste.

Martin Edwards, sacerdote dell'arcidiocesi di Southwark (Inghilterra), è autore di uno studio sulla partecipazione dei fedeli alla liturgia da Pio XII al Concilio Vaticano II. L'espressione che compare più frequentemente è senza dubbio quella di “partecipazione attiva”. In effetti, la actuosa participatio è stata la preoccupazione che ha dominato la riforma liturgica preconciliare. Da San Pio X in poi, la partecipazione attiva è stata un elemento essenziale del movimento liturgico, poi un leitmotiv della Costituzione sulla Sacra Liturgia (Sacrosanctum Concilium) del Concilio Vaticano II, e infine il principio guida delle riforme liturgiche successive. L'Ordo missae è stato concepito in termini di partecipazione attiva e si è sviluppato considerando la partecipazione dei fedeli alla sacra liturgia come la cosa più importante. La domanda a cui questo articolo cerca di rispondere è cosa si sia inteso nel corso del XX secolo con tale espressione e quale sia stato il risultato dell'interpretazione che è stata infine adottata.

Il canonico Gilles Guitard dell'Istituto Cristo Re affronta il tema della concelebrazione da una diversa angolazione: studiando l'origine e l'evoluzione storica delle cosiddette “Messe private”, cioè quelle celebrate “in privato”, senza solennità e recitate da un sacerdote accompagnato da un ministro. Dopo aver analizzato in dettaglio le diverse fasi storiche attraverso le quali è passata questa forma di celebrazione della messa, l'autore conclude che questa evoluzione rituale si è sviluppata in modo organico: lentamente, progressivamente, con interventi delle autorità che sono rimasti discreti e si sono limitati ai casi di abusi evidenti. Di conseguenza, la messa “privata” fa parte della tradizione della Chiesa romana.

Manfred Hauke, professore alla Facoltà di Teologia di Lugano, offre un ampio e dotto contributo in cui analizza dapprima le posizioni di vari teologi sulla concelebrazione, in particolare quella di Karl Rahner, e le principali obiezioni che sono state sollevate contro di esse. Poi, in una fase sistematica, compie uno studio teologico approfondito sul tema della concelebrazione della Messa, in particolare in relazione alla celebrazione di Messe private. Infine, si sofferma sulle conseguenze pratiche, studiando e commentando le recenti disposizioni del diritto canonico e delle congregazioni romane in materia.

Padre Reto Nay, dottore in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico, sviluppa un'analisi del sacerdozio regale di Cristo. Inizia confutando le posizioni archeologiche e, in ultima analisi, ideologiche, secondo le quali il sacerdozio nella Chiesa cattolica non sarebbe altro che una costruzione culturale specifica dell'ambiente greco in cui si è sviluppato il cristianesimo. Utilizzando le Scritture, in particolare la Lettera agli Ebrei e la Prima Lettera di San Pietro, padre Nay dimostra che Cristo è un sacerdote secondo l'ordine di Melchisedec e che il sacerdozio ministeriale del sacerdote deriva da quello di Cristo.

Ángel Pazos López, professore di Storia dell'Arte presso l'Universidad Rey Juan Carlos di Madrid, affronta il tema dell'altare dall'interessante prospettiva dell'iconografia medievale, che compare nei libri liturgici o devozionali. Analizzando un gran numero di immagini del tardo Medioevo, l'autore trae conclusioni sugli elementi costitutivi dell'altare, sulla sua decorazione, sulla sua collocazione e sul cerimoniale dei ministri che lo circondano.

Padre Franck Quoëx († 2007), con la professionalità e l'immensa competenza che lo caratterizzano, studia in dettaglio la dottrina dei riti e delle preghiere dell'ordinazione sacerdotale, analizzando ciascuno di essi dai primi libri liturgici - i sacramentari - in cui compare la cerimonia di ordinazione fino al Pontificale del 1595. Egli presenta la cerimonia di ordinazione così come appare, secondo il piano del Pontificale romano, stabilendo il ruolo e il significato delle varie forme, gesti e cerimonie che sono state aggiunte al suo elemento essenziale nel corso dei secoli.

Infine, il professor Wolfgang Waldstein († 2023), già rettore e professore all'Università di Innsbrück, sviluppa in modo dettagliato e con citazioni dei protagonisti, in particolare dalle memorie dell'arcivescovo Annibale Bugnini, il modo in cui si è sviluppata la riforma liturgica post-conciliare, mostrando le enormi incongruenze tra ciò che era stato inteso e, come tale, promulgato da Pio XII e Giovanni XXIII, e ciò che alla fine è risultato: il novus ordo Missae, molto lontano dalla tradizione liturgica della Chiesa, e il divieto di celebrare la Messa tradizionale in latino.






2 commenti:

  1. Dove si può comprare il volume?

    RispondiElimina
  2. Cosa intendete dire con atti pubblicati oggi "introvabile"? Che sono stati scomparsi dalle biblioteche delle università dei tre paesi?
    Ringrazio anticipatamente a chi può rispondere.

    RispondiElimina