Il Colloquio è ripreso alle 14:15 con l'intervento di Ryan T. Ruiz SLD, che ha illustrato l'importanza dell'angelo mediatore nelle suppliche "Te Rogamus".
Qui di seguito proponiamo i tratti più rilevanti.
Qui di seguito proponiamo i tratti più rilevanti.
«Per manus sancti Angeli tui: Sull'identità e l'importanza dell'angelo mediatore nelle Supplices te rogamus»
Rev. Dr. Ryan T. Ruiz, S.L.D. (Mount St. Mary Seminary, Cincinnati, OH)
Tra le molte caratteristiche uniche contenute nel Canone Romano, una delle più intriganti si trova nella sezione che ospita le Supplices te rogamus. Qui il sacerdote si inchina profondamente davanti all'altare e prega che un angelo senza nome porti il sacrificio dall'altare terreno a quello celeste. Ci sono diversi dettagli interessanti in questa formula che hanno portato a una serie di domande da parte degli studiosi.
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L'obiettivo di questo articolo è quello di rivisitare il dibattito scientifico che è sorto sull'identità dell'Angelo nelle Supplices. Con i molteplici modi in cui i teologi hanno affrontato questo argomento e le sfumature che ciascuno di questi approcci ha aggiunto alla nostra comprensione complessiva di questa sezione del Canone, una riflessione più approfondita sull'identità dell'Angelo può aiutare a stabilire una maggiore chiarezza sul ruolo della mediazione nel Sacrificio della Messa, nonché sulla nostra partecipazione qui sulla terra a queste realtà anamnetiche, mimetiche ed escatologiche.
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Le argomentazioni delle tre scuole interpretative - quella letteraria e storica che vede l'Angelo come rappresentante dell'ordine angelico collettivo, quella pneumatologica che vede l'Angelo come lo Spirito Santo e quella cristologica che vede l'Angelo come Cristo - sono tutte ben fondate sia nella critica testuale che nell'intuizione teologica. L'argomentazione letteraria e storica, radicata nell'uso della forma plurale di angelus che si trova nel Canone di Sant'Ambrogio nel Libro Quarto del De Sacramentis (per manus angelorum tuorum), e nel riferimento della Liturgia di San Marco/St. Cirillo alla “liturgia/ministero arcangelico”, fornisce una forte evidenza testuale del ministero degli angeli in questo punto della liturgia, che serve come ordine collettivo in un modo che non è senza precedenti nella sacra scrittura. Per quanto riguarda l'approccio pneumatologico, lo status delle Supplices come forma di epiclesi post-consacratoria per la ricezione fruttuosa della Santa Comunione da parte dei fedeli fornisce lo sfondo per evidenziare l'attività dello Spirito. Non solo la pratica orientale di collocare l'epiclesi pneumatologica dopo la consacrazione dà credito all'esistenza di un tale elemento nella liturgia romana, ma anche i riferimenti post-consacratori allo Spirito Santo in alcuni formulari della post-primaria mozarabica permettono questa speculazione. Infine, l'approccio cristologico ha il solido sostegno di molti Padri della Chiesa post-apostolici e tardo-antichi, e ha anche il peso di voci significative del periodo scolastico che vedono il ruolo di mediazione nel Canone come un'attività che appartiene esclusivamente alla Seconda Persona della Santissima Trinità.
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A tal fine, sebbene l'argomentazione cristologica presenti punti di critica legittimi, tra cui le sfumature teologiche che devono essere mantenute per evitare qualsiasi parvenza di eterodossia, e anche alla luce della variante testuale che esiste tra il Canone romano e uno dei suoi primi esemplari (De Sacramentis), si potrebbe sostenere che i vantaggi di questa scuola di pensiero sono duplici.
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