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giovedì 16 gennaio 2025

Gaetano Masciullo: credere nello Stato? Le origini gnostiche della politica moderna - #300denari

La maggioranza degli occidentali oggi crede che lo Stato sia l'unica forma possibile di organizzazione della pòlis. Ma è davvero così? Lo Stato è in realtà un'invenzione moderna che affonda le proprie radici in un pensiero profondamente anticristiano: la gnosi. Gaetano Masciullo ha ripercorso la sua genealogia a Parma, lo scorso 23 novembre, ospite dell'associazione Liberi in Veritate - Parma e Piacenza durante la conferenza "Credere nello Stato?". In questa sede ha esplorato il rapporto tra fede, civiltà e Stato moderno. Partendo dalla definizione di “civiltà” come capacità esclusiva dell’uomo di stipulare contratti, si evidenzia come la razionalità renda possibile la società umana, distinta da quelle animali. Nella visione cristiana, la civiltà nasce dalla libera alleanza tra individui, riflesso del patto primordiale tra Dio e l’uomo narrato nella Genesi.

La modernità, rappresentata da Thomas Hobbes, ha rivoluzionato questa visione (già, con 300 denari, parlammo dei limiti dell'assolutismo qui e qui). Considerando l’uomo intrinsecamente egoista e violento, Hobbes teorizza lo Stato come “dio mortale”, un’entità sovrana che garantisce sicurezza in cambio della cessione di parte delle libertà individuali. Questo si contrappone alla concezione cristiana di san Tommaso d’Aquino, per il quale l’uomo è naturalmente sociale e fratello dell’altro.

Lo Stato moderno, influenzato da idee gnostiche e massoniche, unisce autorità e potestà, stabilendo morale e leggi, spesso in contrasto con la Chiesa. Questo ha prodotto un sistema centralizzato e burocratico, con dieci tratti distintivi tra cui spersonalizzazione del potere, tecnocrazia e coercizione.

La conferenza invita a riscoprire il legame con Dio e la verità, difendendo la libertà e la giustizia contro l’invasività dello Stato contemporaneo.


Gabriele


------------------------- CONFERENZA -------------------

[...] il titolo del nostro incontro: Credere nello Stato? Vedete che il verbo “credere” non è stato inserito a caso. Credere è – scriveva il grande san Tommaso d’Aquino, il principe di tutti i teologi della Chiesa – l’atto della fede; ora, la fede è rivolta a Dio. Da qualche secolo, lo Stato ha inteso sostituire non solo la Chiesa, ma addirittura Dio. Oggi cercheremo di capire in che termini, perché c’è stata questa sostituzione, e quali sono le origini di questa sostituzione.

E’ importante sempre partire dalle domande e dalle definizioni. Oggi si sente tantissimo e nelle più disparate occasioni, parlare di civiltà. Ma io vi chiedo oggi: che cosa significa la parola ‘civiltà’? Qual è la definizione che bisogna dare a questo concetto? Conoscere significa definire: se non sappiamo definire qualcosa, allora non la conosciamo davvero. Civiltà significa questo: capacità di stipulare e conservare i contratti, gli accordi, i patti (chiamateli come volete). È una proprietà esclusiva dell’uomo, proprietà che procede dalla sua natura di essere razionale. Gli animali non possono fondare le civiltà, proprio perché sono esseri bruti, cioé irrazionali. L’uomo fonda le civiltà, perché è razionale. Dalla sua razionalità deriva la sua socialità unica, caratterizzata da questa capacità fondamentale, che è quella di saper stipulare e conservare contratti. Anche il lupo, anche l’ape, anche la formica sono animali sociali: formano i branchi, formano gli sciami, ma non sono sociali alla stessa maniera dell’uomo. Cos’è che differenzia una società umana naturale, cioé spontanea, da una società di lupi o di api? La civiltà.

Tutto il resto deriva da questa capacità, a livello non solo socio-politico, ma persino religioso. Se prendiamo la Bibbia, il libro della Genesi, scopriamo che il primo atto che Dio compie con l’uomo, dopo averlo creato, è quello di stabilire con lui un contratto, un patto, un’alleanza; lo fa addirittura prima di creare la donna, affinché tutti i patti che l’uomo andrà a contrarre – incluso quello matrimoniale – siano fatti a immagine del contratto primo, quello stipulato tra Dio e l’uomo.

Genesi: Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse. Il Signore Dio diede questo precetto all’uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, quando tu ne mangiassi, certamente moriresti». (Dopodiché Dio crea la donna…)

Possiamo intravedere quali sono gli elementi distintivi di un accordo, cos’è che forma un patto: due persone intelligenti e libere, che liberamente si impegnano in qualcosa, alla luce di condizioni chiare, ma anche impegnandosi a pagare una sanzione, qualora l’accordo venisse trasgredito ingiustamente da una delle due parti. Quando Dio stabilisce la prima Alleanza con Adamo, pone dei termini, delle condizioni: “Non mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male”; e pone anche una sanzione: “Se ne mangerai, morirai”. Tutta la storia sacra è la storia di un’Alleanza tra Dio e l’uomo, un accordo libero tra due liberi, con violazioni e rifiuti, ma anche rinnovamenti. La stessa parola “fede” (fides, in latino) deriva probabilmente da foedus, “contratto”, da cui deriva anche il medievale “feudo”. In effetti, a livello socio-politico, per molto tempo, il Cristianesimo ha diffuso questa idea di organizzazione: spontanea, sussidiaria, tra individui che liberamente creano famiglie, villaggi, corporazioni di mestieri, ecc.

Cosa succede a un certo punto nella modernità, dopo aver seguito un certo cammino? Succede che il modo di concepire la civiltà viene stravolto, rivoluzionato.

Uno dei pensatori più importanti della politica moderna è l’inglese Thomas Hobbes: siamo tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento. Hobbes viene, non a caso, considerato uno dei padri del pensiero statalista moderno. Anche a scuola, ci viene detto che il punto di partenza del pensiero politico di Hobbes era il motto Homo homini lupus, “L’uomo è per natura lupo (cioé nemico) dell’altro uomo”. Quindi, in uno stato di natura, il che significa se lasciamo che le cose vadano spontaneamente, senza il controllo di un ente superiore, gli uomini finiscono per odiarsi, ingannarsi, divorarsi a vicenda, come fa un lupo con una preda: vince il più forte, vince il più furbo, e il debole, lo stolto soccombono. Questo succede in una società spontanea, secondo Hobbes. Tutto parte da un egoismo irriducibile. Interessante che questa frase – e questo non ci viene detto a scuola – è la storpiatura di una frase presente in un’opera di san Tommaso d’Aquino, il quale, quando spiega la necessità dell’Incarnazione di Dio in Cristo, dice che Dio ha scelto di incarnarsi in un essere umano per rivelare la verità in maniera perfetta perché, per natura, homo homini… frater, “l’uomo è fratello dell’uomo”: qui vedete già il cambiamento radicale, rivoluzionario, di prospettiva.

Poiché, dice Hobbes, questa condizione naturale dell’uomo nuoce a tutti gli uomini, alcuni uomini, mossi sempre e comunque da egoismo, sentono il bisogno di una forza superiore che li costringa alla pace: stipulano un contratto in cui affidano (anzi cedono) a qualcuno che eleggono come sovrano, cioé lo Stato, tutto se stessi, persino con i propri diritti, e affidano a questo sovrano – lo Stato – un unico compito, un’unica richiesta: evitaci ogni sensazione spiacevole, evitaci ogni dolore, assicuraci il benessere. Nasce così lo Stato: assoluto, indivisibile, irrevocabile, in una parola divino. Thomas Hobbes parla, non a caso, di Leviatano: “dio mortale”. Nella Scrittura, il Leviatano è un mostro marino, metafora del diavolo. Lo Stato è chiamato a essere un dio mortale.

La visione politica di Hobbes è esattamente all’opposto di quella di san Tommaso d’Aquino. Tommaso contro Tommaso, potremmo dire. Secondo san Tommaso, l’uomo per natura non riesce a vivere da solo, sente il bisogno di avere l’altro come fratello, e forma dapprima una società naturale (cioé spontanea) “di ordine imperfetto”: la famiglia. Poi, dal momento che una famiglia da sola non è sufficiente per procurare tutto ciò di cui i singoli membri hanno bisogno, si unisce ad altre famiglie e forma la società naturale di ordine perfetto, che, attenzione, san Tommaso non chiama Stato, ma civitas (“civiltà”) oppure res publica (“cosa pubblica”). Nella visione cristiana tradizionale, la società viene quindi posta sotto due luminari: la Chiesa e la potestà civile, così come la terra è posta sotto il governo del sole e della luna, secondo il linguaggio biblico.

Attenzione a questo passaggio. Voglio farvi notare come le parole che usiamo veicolano dei modi di concepire la realtà. Oggi diciamo che lo Stato è un’autorità. Si parla di autorità politica, no? Ma nel pensiero classico cristiano, politica e autorità appartengono a sfere ben distinte, come il sole e la luna. Sono ben distinti i concetti di autorità e di potestà. L’autorità, vedete, lo dice la parola stessa: viene da autore. Dio è l’autore dell’universo, della legge morale, e della Chiesa. La Chiesa, dunque, è l’autorità, la fonte del diritto, che legittima la potestà, cioè colui o coloro che amministrano la giustizia. Nella modernità, qualcuno ha detto: non vogliamo che sia la Chiesa [cattolica] a stabilire cosa è bene e cosa è male; mettiamola fuori gioco, e creiamo una nuova entità – lo Stato – che sia allo stesso tempo autorità e potestà. Ed ecco che oggi gli Stati stabiliscono cosa è bene e cosa è male. Oggi in Parlamento, i politici stabiliscono, legiferano su questioni di ordine morale (aborto, eutanasia, lgbt, ecc.), questioni che in realtà non competono alla potestà civile. Però lo Stato è un’autorità potente, cioè non solo crea la morale, ma impone la morale con la forza. Mentre la Chiesa propone la verità e la morale, con l’arma della persuasione, gli Stati impongono una determinata verità e una determinata morale. Curioso che in un’epoca di relativismo, dove si dice che non c’è verità, tutto è relativo, gli Stati pretendano obbedienza cieca alle proprie leggi, non trovate? Paradosso curioso. Ma la modernità è piena di contraddizioni interne.

Come siamo arrivati a tutto questo? Per capirlo, dobbiamo tornare proprio a quella primissima Alleanza tra Dio e l’uomo di cui troviamo traccia nel libro della Genesi. Dio dice all’uomo: “Se vuoi rimanere mio amico, devi rispettare questa semplice condizione: non devi mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male; devi mangiare dell’albero della vita”.

Fuori di metafora, Dio ha dato all’uomo la possibilità di scegliere, tra due opzioni. Da una parte la vita di grazia (l’albero della vita), dall’altra parte la gnosi (l’albero della conoscenza del bene e del male; gnosi in greco significa “conoscenza”). La gnosi è considerata come la possibile risposta a una delle domande fondamentali dell’uomo, sicuramente una di quelle che maggiormente inquieta l’animo umano: cosa si deve fare per ottenere salvezza? Di fronte alla caducità della vita, all’ignoranza, ai limiti stessi dell’esistenza, cosa può fare l’uomo per salvarsi? Il cattolico ritiene che tale caducità sia conseguenza di un peccato originale e che la salvezza proceda dall’aderire alle verità rivelate da Dio (fede) e dal vivere nella grazia corroborata dai sacramenti e dalle opere di giustizia. Lo gnostico, invece, è colui che crede che, per essere salvi, bisogna conoscere la natura dell’uomo e le sue leggi, per manipolarle, modificarle e usarle a nostro vantaggio. Lo gnostico ritiene dunque che tutto ciò che è materiale è cattivo, è malvagio, e noi dobbiamo sbarazzarcene oppure modificarlo per usarlo a nostro vantaggio. La gnosi, per noi che crediamo, è un atto di superbia. Che cos’è la superbia? E’ il peccato originale: tutti noi uomini nasciamo con questa tendenza. La parola superbia significa “andare oltre i limiti della vita”. La gnosi è la superbia secondo l’intelletto, che è la facoltà che ci distingue dagli animali e ci rende immagine di Dio. Ricordate che Dio ha creato l’uomo a immagine e somiglianza di Dio. L’immagine di Dio è l’intelletto, ma la somiglianza di Dio in noi è la grazia. Il peccato di superbia ci ha lasciati sì a immagine di Dio, ma non più suoi simili.

Quindi lo gnostico crede che tutto ciò che esiste sia cattivo. Primo punto. Poi però crede anche che bene e male non siano due opposti come lo crediamo noi cristiani. Noi crediamo che il male è solo la privazione del bene, come il buio è la privazione della luce; il freddo è la privazione del caldo. Lo gnostico crede che Bene e Male siano coeterni, non c’è l’uno senza l’altro, e Dio quindi – dicono gli gnostici – accoglie in sé sia il Bene sia il Male. Questo si chiama dualismo. Questo è un secondo punto. Lo gnostico crede anche che non esiste creazione. Tutto ciò che esiste è emanazione di Dio, il che vuol dire – detto in parole semplici – che tutto ciò che esiste, anche ciò che è maligno, è in realtà divino. Noi tutti uomini siamo in realtà particelle della divinità. Se ci pensate, questo linguaggio oggi va molto di moda, dire che in ognuno di noi c’è una scintilla di Dio. Questo è un modo di esprimersi che viene dal linguaggio gnostico, che ripudia il concetto di creaturalità. Ricordate ciò che suggerisce Satana nell’Eden: “sarete come Dio”. Terzo punto, quindi: non esiste creatura, tutto è Dio. Quindi quello che i filosofi chiamano panteismo, cioè credere che la natura e Dio coincidano, siano la stessa cosa, l’universo e Dio siano la stessa cosa.

La Massoneria nasce nel 1776 a Londra con l’obiettivo di “iniziare” gli uomini e le donne a questo pensiero. Ed ha funzionato. Il processo di questa graduale “iniziazione collettiva” è stato lento nei secoli, complesso e intricato, spesso di difficilissima previsione, un processo che però non è iniziato nel 1776: essa nacque dal bisogno di istituire un ricettacolo per tutte quelle tradizioni culturali e spirituali che avevano serpeggiato sotterranee nell’Europa cattolica medievale e in quella, già assai divisa, moderna. Cabalismo, catarismo, ermetismo, alchimia, rosacrocianesimo: tutte diverse declinazioni di uno stesso pensiero filosofico-teologico, antico tanto quanto lo stesso cristianesimo, e anzi con radici persino più antiche: la gnosi.

A livello politico, lo gnosticismo ha trovato la propria manifestazione nella supremazia dello Stato, ideologia che ha poi preso il nome di socialismo, di ogni sorta, sia di sinistra sia di destra. Qual è stata la causa finale della Massoneria? Nella mia ricerca, delineo almeno tre direttive in tal senso: la sostituzione della cultura cattolica con una cultura di matrice gnostica; la diffusione a livello politico-economico del socialismo (che qui uso come sinonimo di statalismo); la sottrazione del potere temporale alla Chiesa cattolica, inteso come unico garante della libertas Ecclesiae di insegnare la verità, contro le incessanti tentazioni dei poteri secolari di porre se stessi come autorità morali dell’umanità. Tutte queste tre direttive, che possono essere sintetizzate in un’unica espressione latina di origine virgiliana, assai in voga nelle logge, novus ordo saeclorum (“nuovo ordine mondiale”), sono state raggiunte. Attenzione: questo non vuol dire che la Rivoluzione sia terminata, ma solo che una fase della Rivoluzione si è conclusa. La Rivoluzione è un fenomeno in corso, molto complesso.

Le nove caratteristiche del pensiero gnostico:
  1. Il bene e il male sono principi coeterni – dualismo
  2. Dio e l’Universo coincidono – panteismo
  3. L’uomo non è responsabile del male
  4. La materia è intrinsecamente malvagia
  5. La conoscenza del cosmo è necessaria per la salvezza – gnosi
  6. La conoscenza è appannaggio di pochi – esoterismo
  7. Le religioni sono tutte vere (e tutte false) – relativismo
  8. La felicità è la rifondazione della legge e della natura
  9. La collettività ha il primato sugli individui – socialismo
Le due proprietà essenziali dello Stato moderno (che comunque trova antesignani nell’antichità: pensiamo all’antico Egitto, l’Impero romano, gli imperi orientali, ecc.) sono la spersonalizzazione del potere e la cura della sicurezza. Gettato in un piano meramente immanente e materialistico, lo Stato – il “dio mortale” di Hobbes – si presenta come autorità morale, un’autorità potente, un vero mostro giuridico che pretende di auto-fondarsi eticamente e anzi di essere esso stesso la fonte della morale del popolo che governa.

Da queste due proprietà essenziali, seguono altre caratteristiche. Dalla spersonalizzazione si hanno come effetti inevitabili la gerarchia burocratica, la tendenza all’impero e la tendenza tecnocratica. Dalla tendenza all’impero si genera la tendenza alla guerra, mentre dalla tendenza tecnocratica si genera il controllo della cultura. Dalla cura della sicurezza seguono l’egualitarismo, l’ingerenza economica e l’uso generalizzato della coercizione. Oggi non c’è Stato in cui non si ritrovino queste dieci proprietà.

Le due caratteristiche fondamentali – spersonalizzazione e cura della sicurezza – sono strettamente interconnesse. Se la sicurezza, e non più la libertà, diviene la principale preoccupazione dello Stato, allora gli uomini di Stato – con l’arrogante pretesa di rappresentare tutto il popolo – dovranno garantire l’uguaglianza (una delle parole del motto massonico dei rivoluzionari francesi era appunto égalité, “uguaglianza”). Ma la prima delle diversità sociali, come abbiamo già visto, è quella economica. Pertanto, il libero mercato – voluto ancora da molti rivoluzionari moderati – si presenterà ben presto come un nemico dello Stato. Deve essere dunque lo Stato a ottenere con la forza le risorse prime dell’economia: da qui la tendenza all’impero, una tendenza che è stata spesso acclamata come un segno di potere e di maestà, ma che se analizzata fino in fondo mostra invece tutta la precarietà e la debolezza costitutiva della nuova forma di potere.

Le dieci caratteristiche dello Stato moderno:
  1. Spersonalizzazione del potere
  2. Gerarchia burocratica
  3. Tendenza all’impero
  4. Tendenza alla guerra
  5. Tendenza alla tecnocrazia
  6. Controllo della cultura
  7. Cura della sicurezza
  8. Egualitarismo
  9. Controllo dell’economia
  10. Uso generalizzato della coercizione
In sintesi, cari amici, oggi abbiamo visto come il concetto moderno di Stato, privo della vera autorità spirituale, si sia trasformato in un’entità che cerca di essere, a tutti gli effetti, un ‘dio mortale’. Questo processo, iniziato con una spinta apparentemente razionale e orientata alla ‘sicurezza’, ha finito per produrre un sistema che, non riconoscendo limiti, interferisce su ogni aspetto della vita sociale, civile e persino morale. Il prezzo di questa visione è altissimo: la perdita della libertà autentica, della verità e dell’ordine naturale, poiché lo Stato tende a centralizzare tutto il potere, spersonalizzando le decisioni e imponendo la sua versione di ‘sicurezza’ e ‘uguaglianza’.

Ma allora, cosa possiamo fare? Prima di tutto, mantenere viva la consapevolezza della vera natura dell’uomo, del suo desiderio innato di verità e libertà, e del suo bisogno di una guida trascendente, che solo Dio può offrire. Ognuno di noi ha il compito di difendere la verità e la giustizia, soprattutto nelle piccole scelte quotidiane, nel vivere con coerenza la fede e nell’opporsi a ogni tentativo di sottomettere la nostra dignità spirituale a un’entità meramente terrena.

Vi invito, quindi, a riflettere e a portare queste idee nei vostri ambienti, ricordando che solo una società che riconosce Dio come unica vera autorità può aspirare a essere realmente libera e giusta. Solo mantenendo fede alla nostra identità e difendendo la libertà che ci ha dato Cristo, possiamo davvero vivere come figli di Dio e cittadini in questo mondo. Grazie per la vostra attenzione.



Gaetano Masciullo

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