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venerdì 20 dicembre 2024

Riapertura della Cathédrale Notre-Dame di Parigi: mons. Ulrich inaugura… cosa esattamente?

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1141 pubblicata da Paix Liturgique il 19 dicembre, in cui si torna sull’indecente spettacolo profano che ha caratterizzato la cerimonia di riapertura della Cathédrale Notre-Dame di Parigi del 7 dicembre (ne abbiamo già scritto su MiL QUI, QUI, QUI e QUI).
In particolare, si analizzano – con dovizia di particolari – il discorso del Presidente Emmanuel Macron, l’omelia dell’Arcivescovo metropolita Laurent Ulrich, l’assenza di riferimento alla sacralità, l’atteggiamrnto degli invitati, i paramenti liturgici, l’enorme dispendio di risorse economiche, l’assenza di papa Francesco e le scelte cacofoniche dei brani musicali all’organo.
Ma allora, che cosa è stato inaugurato veramente?

L.V.


Come per la cerimonia di apertura dei Giochi della XXXIII Olimpiade, dove miliardi di persone hanno potuto vedere in diretta ciò che la Francia non era più, le decine di milioni di telespettatori che hanno seguito la ritrasmissione della cerimonia di apertura della Cathédrale Notre-Dame di Parigi hanno potuto vedere ciò che la religione cattolica non era più: ornamenti atrocemente multicolori, ornamenti atrocemente multicolori, altare e ambone a forma di scodella scura, arredi liturgici, oro e argenteria di un modernismo piatto che contrastavano letteralmente con la magnificenza senza tempo della cattedrale gotica – in termini di bellezza, radicamento e rigore, gli antichi trionfavano con brio sui moderni.

I maestri di cerimonia avrebbero potuto cogliere l’occasione per annunciare il Vangelo, la pace, la carità e la salvezza ai grandi e ai buoni del mondo. Ma così non è stato, e ciò non è sfuggito alle critiche dei moderni, come fr. Bernard-Marie T.O.R. [QUI: N.d.T.]:

Questa funzione non era affatto cristiana e, a parte i legittimi ringraziamenti espressi a tutti, per me equivaleva a un’inaugurazione dell’organo.
Si è rivolta all’organo piuttosto che a Maria e a Gesù.
In questa cattedrale, non è l’organo a essere sacro… e questo organo arrogante si è accontentato di fare rumore, ci ha servito una zuppa quasi indiscriminata dopo ogni vostra domanda, affermando la sua volontà di potenza da solo…
Dov’era l'umiltà del servo umile e l’umiltà del mite e dell’umile di cuore? Un servizio rivolto verso il fondo della cattedrale anziché verso Maria e la Croce.
Una liturgia della Parola praticamente inesistente, a parte il convenzionale passo di San Paolo sulla costruzione. Nemmeno un Alleluia, nemmeno una pagina del Vangelo (le Beatitudini, per esempio) e ancora meno del Magnificat, senza dubbio troppo «rivoluzionario» per essere cantato o proclamato davanti ai potenti di questo mondo, e naturalmente nessuna predica.
Non c’era nemmeno nulla in vista del Natale, quando celebriamo la nascita del Principe della Pace…
C’era un messaggio da trasmettere di fronte al nostro mondo in fiamme… L’incendio della Cathédrale Notre-Dame di Parigi avrebbe potuto essere contrapposto a questo mondo di fuoco e sangue.
E non parlo degli ornamenti carnevaleschi con cui lo stilista Jean-Charles de Castelbajac l’ha vestita. Non sarebbe stato più saggio indossare una semplice casula blu con i colori della Vergine Maria e una semplice croce d’oro, piuttosto che lasciarsi andare a questi scherzi? Non era la settimana della moda!
Rimpiango questa Chiesa mondana con le sue zaffate di trionfalismo, che non ha più il coraggio di annunciare il Vangelo di Cristo e di Maria davanti ai grandi e ai buoni di questo mondo…

Gli Ortodossi: «A cosa è dedicata la Cathédrale Notre-Dame di Parigi? Alla Vergine Maria o allo Stato francese?»

Anche gli autori dell’Unione dei giornalisti ortodossi hanno parlato a lungo della cerimonia di inaugurazione, rispondendo di sfuggita all’articolo che scrissero cinque anni fa quando la Cathédrale Notre-Dame di Parigi bruciò. Ripercorrendo i discorsi pronunciati dai vari oratori, hanno citato quello di Emmanuel Macron – che, tra l’altro, ha approfittato della tempesta per parlare nella cattedrale, anziché all’esterno, come giustificato dalla legge del 1905 [QUI: N.d.T.].

La fine del discorso del Presidente della Repubblica francese è suonata patetica [QUI: N.d.T.]: «Questa cattedrale è stata quindi una felice metafora di ciò che è una nazione e di ciò che dovrebbe essere il mondo. […] La Cathédrale Notre-Dame di Parigi ci dice che i nostri sogni, anche quelli più audaci, sono possibili solo grazie alla volontà di ciascuno e all’impegno di tutti. […] La nostra cattedrale ci dice quanto il senso e la trascendenza ci aiutino a vivere in questo mondo. A tramandare e a sperare. […] Le campane suoneranno, l’organo si risveglierà, i fedeli verranno presto a pregare. Il mondo troverà la cattedrale ricostruita e abbellita. E noi dovremo fare tesoro di questa lezione di fragilità, umiltà e forza di volontà, e non dimenticare mai quanto ognuno conti, e quanto la grandezza di questa cattedrale sia inseparabile dal lavoro di tutti».
Questa frase – «i fedeli verranno presto a pregare» – è forse l’unico accenno a qualcosa di religioso nel discorso di inaugurazione della cattedrale restaurata. Belle parole sulla grandezza della cultura francese, sul patrimonio storico, sul coraggio dei soccorritori e sulla diligenza dei restauratori. Ma non si è parlato di Cristianesimo, del Salvatore del mondo, della Madre di Dio, che è la Madre di tutti i credenti in Cristo [tranne che per «la Vergine sul pilastro, intatta, immacolata» dopo l’incendio: N.d.R.]. Il Presidente della Repubblica francese ha concluso il suo discorso con tre esclamazioni: Viva la Cathédrale Notre-Dame di Parigi. Viva la Repubblica. Viva la Francia». E sorge spontanea una domanda: a cosa è dedicata la cattedrale? Alla Vergine Maria o allo Stato francese? Di cosa è simbolo: della grandezza di Cristo o della grandezza della nazione?
Il discorso di Emmanuel Macron è stato seguito da quello di mons. Laurent Bernard Marie Ulrich, Arcivescovo metropolita di Parigi, che ha inviato il suo gioioso saluto a «Voi che entrate qui […]; che siate cristiani o meno, credenti o non credenti» [QUI: N.d.T.]. Anche in questo caso, secondo gli standard laici e diplomatici, tutto è molto corretto. Tutti sono invitati a venire, a vedere quanto è bella la cattedrale, a stupirsi delle vetrate e degli affreschi, ad ammirare le colonne e le statue. Ma che dire della fede in Cristo, del sermone del Vangelo? E che dire del fatto che la Cathédrale Notre-Dame di Parigi è stata costruita, di fatto, per celebrare una liturgia che non è aperta a tutti coloro che vengono in chiesa, ma solo alle persone fedeli a Cristo? […]
Ma la ricostruzione della cattedrale dopo l’incendio non è affatto un simbolo della rinascita del Cristianesimo [in Europa: N.d.R.]. La chiusura delle chiese continua, le parate del gay pride attirano un numero di partecipanti dieci volte superiore a quello delle funzioni religiose e la derisione pubblica della fede ha raggiunto un nuovo livello. E la stessa cerimonia di inaugurazione della cattedrale restaurata simboleggia i successi politici di Emmanuel Macron, le capacità finanziarie dei miliardari francesi, l’orgoglio nazionale, la grandezza della cultura e così via. In generale, tutto tranne che il ritorno della Francia alla fede cristiana.

Celebrano ciò che stanno distruggendo

Il portale Renaissance catholique ha anche offerto una critica al vetriolo della cerimonia e dei presenti, che sembravano celebrare ciò che stanno meticolosamente distruggendo – l’eredità cristiana della Francia, la sua grandezza, la sua cultura e il suo coraggio [QUI: N.d.T.]:

Come nella canzone La Mamma cantata da Charles Aznavour, sono venuti tutti, sono tutti lì, ai piedi della Cathédrale Notre-Dame di Parigi: gli abortisti, gli architetti della costituzionalizzazione dell’aborto, gli invertiti che smascherano i loro compagni nella stampa delle celebrità, tutti coloro che da decenni sono impegnati a distruggere il patrimonio cristiano intangibile della Francia (usi, costumi, istituzioni) di cui la Cathédrale Notre-Dame di Parigi è la più bella ed emblematica testimonianza materiale. C’è anche Manu, il figliol prodigo, forse un giorno prodigo, congelato in un sorriso quasi permanente di autocompiacimento. Solo pochi personaggi (Henri d’Anselme – l’eroe con lo zaino – il Principe reale di Francia Jean Charles Pierre Marie d’Orléans, sua moglie e suo figlio) sembrano essere consapevoli della vera natura dell’evento e del suo significato, mentre la grande massa dei partecipanti non può che essere estranea a un’eredità che è intellettualmente incapace di comprendere e spiritualmente incapace di vivere.

Un circo appariscente e mondano che trascura il tabernacolo e Gesù Cristo

Mentre la cerimonia ha avuto due assenti di rilievo – papa Francesco e la causa dell’incendio, visto che a distanza di quattro anni e mezzo l’indagine è ancora ferma – i colori dei paramenti liturgici, appariscenti e poco radicati nella Tradizione liturgica, avrebbero dovuto far dimenticare il grande vuoto che anima tutti questi Grandi [QUI: N.d.T.].

I paramenti liturgici indossati dai concelebranti (170 Vescovi, 106 sacerdoti) e disegnati dallo stilista Jean-Charles de Castelbajac in un look molto colorato e arcobaleno hanno sollevato molti interrogativi: un cenno alla sfilata ecclesiastica del film Roma di Federico Fellini? Pubblicità gratuita per Google, Lidl o Uno? Reminescenze infantili di Pierrot o Pulcinella? Qualcuno ha parlato del circo Zavatta. Tutti si perdono in congetture.
Quel che è certo è che se l’abbigliamento non era certo in linea con la solennità dell’ambiente, era invece del tutto in linea con l’atmosfera generale della cerimonia: dignitosa nella sua solennità, ma anche molto «laica» e festosa nel suo svolgimento. […] Piuttosto che gravità, trascendenza, verticalità e contemplazione, sembrava essere un momento di socializzazione e familiarità tra i potenti di questo mondo: Brigitte Macron ha baciato mons. can. Olivier Ribadeau Dumas, Rettore-Arciprete della Cathédrale Notre-Dame di Parigi, che l’ha accolta all’ingresso della cattedrale, e il marito gli ha sorriso e stretto la mano, il tutto in un baccano che sembrava trascurare la presenza nel tabernacolo di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, padrone dell’universo e giudice dei vivi e dei morti.

È vero che lassù Emmanuel Macron, Brigitte Macron, Jill Tracy Biden, moglie di Joseph Robinette Biden Jr., o qualsiasi altro attore non hanno alcuna autorità. Mentre quaggiù possono annegare i simboli religiosi e la fede nel frastuono e nelle belle parole, almeno per un’ora o due, per dimenticare la loro finitezza.

Inaugurare la Cathédrale Notre-Dame di Parigi o Emmanuel Macron? Papa Francesco non è della partita

In ogni caso, mentre i grandi e i buoni hanno dimenticato la loro finitezza e l’atmosfera da fine regno che regna attualmente in Francia e nell’«Occidente collettivo», il popolo non l’ha fatto. E così, sullo sfondo della crisi economica e politica, l’estrema sinistra ha criticato senza riserve questa cerimonia in onore di un solo uomo: è stato Emmanuel Macron a essere inaugurato, a caro prezzo [QUI: N.d.T.]:

Come per la cerimonia di apertura dei Giochi della XXXIII Olimpiade, è stata impiegata una quantità di risorse per rendere questa cerimonia un evento storico. Dieci milioni di euro, un terzo dei quali provenienti da fondi pubblici, il resto dall’Arcidiocesi di Parigi tramite sponsorizzazioni. Sì, far venire il musicista Pharrell Lanscilo Williams o il chitarrista Vianney Bureau, Nicolas Sarkozy, François Hollande, le duchesse inglesi e centinaia di altri reali con jet privati e invitarli a cena al Palais de l’Élysée è costoso. L’intera faccenda è stata supervisionata da non meno di seimila agenti di polizia, una cifra da capogiro.
La necessità di risparmiare? È un bene per la plebe! […]
Al momento dell’incendio, nell’aprile 2019, l’evento aveva distolto l’attenzione dalla rivolta dei Gilets jaunes: l’incendio della struttura del tetto era diventato IL dramma che serviva a fabbricare l’unità nazionale attorno a un simbolo religioso. […]
Erano presenti più di cinquanta Capi di Stato. Un incontro altamente simbolico, Emmanuel Macron ha potuto farsi fotografare con Donald John Trump, Presidente eletto degli Stati Uniti d’America, e con Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj, Presidente dell’Ucraina, ospite a sorpresa. Si è trattato del primo incontro tra i due politici dopo l’elezione di Donald Trump. […]
Se Emmanuel Macron è stato fotografato a lungo tra i leader stranieri, è proprio perché ha completamente distrutto la diplomazia francese e distrutto la voce della Francia sulla scena internazionale, attraverso i suoi eccessi, le sue bugie e le sue inversioni di rotta, in particolare sul tema della Palestina.

Papa Francesco in Corsica, l’anti-apertura della Cathédrale Notre-Dame di Parigi

Papa Francesco è stato un grande assente. Rifiutandosi di partecipare a uno spettacolo politico volto a sostenere Emmanuel Macron in un momento in cui la Francia è impantanata in una crisi politica, sociale e finanziaria che lui stesso ha innescato e prolungato, una settimana dopo è andato a chiudere il congresso «La religiosité populaire en Méditerranée» sulla fede popolare in Corsica, una fede aperta a tutti, ha benedetto un bambino che dormiva, una pizza, e si è seduto su mobili moderni ma fatti con gusto – dai laboratori di falegnameria dell’associazione SOS Calvaires, nel nord dell’Anjou e nell’Indre.

In realtà, la sua visita è costata anche una «cifra folle», due milioni di euro secondo la stampa corsa, il costo della costruzione della nuova chiesa di Porticcio che la Diocesi di Ajaccio on può permettersi, o due anni e mezzo di deficit corrente per la Chiesa in Corsica – certo, la metà della somma è già stata raccolta attraverso le donazioni dei fedeli o delle imprese. Ma è comunque molto costoso per appena dieci ore di viaggio papale.

Ma questa volta la Fede era al centro, e al centro di tutta l’attenzione, papa Francesco. Tutti lo hanno visto e lui ha visto tutti, il popolo corso di Dio, riunito intorno al card. François-Xavier Bustillo O.F.M.Conv., Vescovo di Ajaccio, in una messa che ha riunito quindicimila fedeli… ed è stato Emmanuel Macron a dover andare da papa Francesco per incontrarlo alla fine della giornata. Indossava la sua camicia migliore e la chiave della Cathédrale Notre-Dame di Parigi al collo?

Dietro la dissonanza dei colori, la cacofonia dell’organo

I colori della paramentique, che dovrebbero essere al servizio di una cerimonia piuttosto che metterla in ombra, hanno suscitato un certo scalpore e hanno ispirato una serie di appropriazioni indebite su Internet, per la loro somiglianza con quelli di Google o della catena di discount Lidl. Un uomo con un pastorale simile a quello di mons. Laurent Bernard Marie Ulrich, Arcivescovo metropolita di Parigi, può essere visto bussare alla porta di un negozio Lidl, insieme a molte altre gag.

Eppure la stampa si è presa la responsabilità di fare il servizio post vendita del designer [QUI: N.d.T.]:

Ma il lavoro meticoloso dello stilista Jean-Charles de Castelbajac è tutto un simbolismo. «Facendo eco alle vetrate (anch’esse oggetto di controversie), il colore è onnipresente sulle casule bianche, intorno alla croce d’oro», spiega.
Il verde è il colore della speranza. Il rosso è «il colore del sangue versato per amore di Cristo e dei martiri, il colore del fuoco dello Spirito Santo». Il giallo è un colore festivo, mentre il blu è il colore associato alla Vergine Maria, secondo l’Arcidiocesi di Parigi.

Ma mentre si afferma che un mecenate ha pagato tutto, manca il costo. Un altro dettaglio importante che è stato trascurato è che Jean-Charles de Castelbajac ha semplicemente riciclato la sua gamma di colori alla Benetton e i colori dei suoi abiti per la XII Giornata mondiale della gioventù a Parigi nel 1997. Ma basta una piccola ricerca per imbattersi in un articolo del quotidiano Ouest-France del 5 dicembre [QUI: N.d.T.]:

È sua la casula ornata di croci multicolori che San Giovanni Paolo II indossò per la XII Giornata mondiale della gioventù a Parigi nel 1997. Anche le audaci strisce color arcobaleno sulle spalle di cinquecento Vescovi erano opera sua! […]
Notato all’epoca dal card. Jean-Marie Lustiger, racconta di essere arrivato al Palazzo arcivescovile con i suoi schizzi e i suoi colori sotto braccio. I colori, sottolinea, «dell’arcobaleno, rapiti in Normandia» […].
Questo prisma è quello della «bandiera della pace, del cielo che unisce Dio e l’umanità, quello degli uomini di domani, e anche della comunità LGBT», spiega all’Episcopato, precisando subito che non avrà «altre proposte».

Ora è più chiaro…

Molti ascoltatori hanno notato anche la discordanza degli organi – e il maldestro recupero da parte dei comunicatori, che li hanno descritti come «improvvisazioni». Quest’estate, tuttavia, gli organisti della Cathédrale Notre-Dame di Parigi sono balzati agli onori della cronaca, poco prima delle vacanze estive: mons. can. Olivier Ribadeau Dumas, Rettore-Arciprete della cattedrale, ha nominato quattro organisti titolari alla Cathédrale Notre-Dame di Parigi, scatenando una grande polemica e una petizione firmata da 3.800 organisti, tra cui i più grandi, gli organisti delle cattedrali e altre figure di spicco.

Il canale televisivo France 24 riportò la polemica all’epoca [QUI: N.d.T.]:

Mentre Olivier Latry e Vincent Dubois sono stati richiamati, Johann Vexo, che era alla tastiera al momento dell’incendio, e Philippe Lefebvre, figura storica del grande organo – in carica dal 1988 – sono stati licenziati.
Particolarmente scioccante è stato il caso di Philippe Lefebvre, settantacinque anni, figura di fama mondiale nel mondo degli organi, che qui è stato spietatamente spinto alla pensione. «Perché non offrire a Philippe Lefebvre la possibilità di rimanere sul podio almeno per qualche mese per partecipare, insieme ai suoi colleghi, alle cerimonie di riapertura della cattedrale?», si chiede nella petizione intitolata «Notre-Dame de Paris à nouveau en feu» [Notre-Dame di Parigi di nuovo in fiamme: N.d.T.].

Oltre a questa indubbia indelicatezza, non va giù la decisione di nominare come uno dei quattro organisti titolari un organista di ventun anni che sta ancora studiando e che finora ricopriva il ruolo di organista del 15º arrondissement di Parigi:

Questo organista ventunenne, ancora studente al Conservatoire national supérieur de musique et de danse di Parigi, non ha alcun diploma e ha raggiunto il Santo dei Santi diventando organista aggiunto del grande organo, senza nemmeno dover sostenere un concorso.

Di fronte alle critiche, mons. can. Olivier Ribadeau Dumas ha rifiutato di mettere in discussione la sua decisione, sostenendo che un concorso non era «appropriato» e che la scelta del giovane organista – a cui alcuni dei promotori della petizione erano vicini – era «deliberata». L’Arcidiocesi di Parigi ha persino definito la petizione e i suoi oppositori «metodi indegni».

Tutti zitti! La scelta di un giovane organista, i colori della paramentique, l’altare a forma di scodella scura, una cerimonia politica che è più per la gloria di un re costruttore alla fine del suo regno che per una Messa, anche solenne, vetrate moderne, l’ignorare l’assenza del Papa e la causa dell’incendio sono tutte opere del Principe. Ma la dissonanza dei colori, dell’organo e degli elementi moderni nel gotico millenario dimostrano da soli che qualcosa non va. Ma cosa c’è?

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