"Ci avviciniamo all’Avvento e la liturgia ci fa meditare sulla venuta finale di Gesù preannunciata da convulsioni atmosferiche e da terribili eventi storici che metteranno a dura prova la nostra fede. Il segnale è la distruzione del tempio di Gerusalemme, avvenuta nel 70 d.C., quale inizio di un “tempo ultimo”, di prove e d’apostasia, in preparazione della Parusia. Nel frattempo sorgeranno falsi Cristi e e falsi profeti. La curiosità di ascoltare questo o quello crescerà a dismisura, ma sarà parte di un inganno diabolico. Eppure, quando tutte queste cose accadranno non sarà ancora la fine, di cui nessuno sa il momento, eccetto il Padre. Se però, con un’esegesi sbagliata di Matteo 24-25, si dimentica il riferimento storico all’abominio della desolazione e alla distruzione del tempio, si rischia di falsare tutta l’attesa escatologica. Ogni evento bellicoso e ogni congiuntura storica dolorosa potrebbero rappresentare la fine. Per capire se poi ciò sia vero si rincorrono messaggi, profeti vari e apparizioni di qua e di là. Mentre cresce la curiosità e la confusione, si alimenta una vana speranza con il rischio di cadere in un neo-millenarismo sociale e politico".
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