Le parole del Papa alla Curia Romana che possono essere percepite come una
copertura dell'omertà e dell'occultamento delle malefatte nella Chiesa.
“Il peccato e il crimine dell’abuso sessuale sui bambini non devono più essere un segreto e una vergogna”. (Papa Francesco – 2015 – Stati Uniti)
Ci sono state segnalate, anche con toni piuttosto duri - e tra questi nostri attenti lettori questa volta sono prevalsi ampiamente i presbiteri -, alcune parole del Santo Padre indirizzate alla Curia Romana in occasione degli auguri per il Natale e pronunciate sabato 21 dicembre scorso. Quelle pervenuteci sono osservazioni giuste e necessarie, da noi condivise. In effetti, quanto detto dal Papa non può passare sottobanco come se niente fosse, anche se si ritiene che l'allocuzione è interessante e utile. Anche nei più bei discorsi si possono dire cose inaccettabili come in questo caso. Ovviamente, la solita stampa ha fatto finta di non aver capito o di non aver sentito.
Ma cosa ha detto Papa Bergoglio che ha molto irritato a tanti?
Ecco la riflessione di Jorge Mario
Bergoglio:
"Chi si esercita nella virtù di accusare sé
stesso e la pratica in modo costante, diventa libero dai sospetti e dalla
diffidenza e lascia spazio all’azione di Dio, il solo che crea l’unione dei
cuori. E così, se ciascuno progredisce su questa strada, può nascere e crescere
una comunità in cui tutti sono custodi l’uno dell’altro e camminano insieme
nell’umiltà e nella carità. Quando uno
vede un difetto in una persona, può parlarne soltanto con tre persone: con Dio,
con la persona stessa e, se non può con questa, con chi nella comunità può
prendersene cura. E niente di più."
(Parole a braccio al minuto 18m 37s - Discorso - Testo completo)
Queste parole in grassetto del Papa non erano nel testo scritto preparato dagli esperti della Segretaria di Stato. Come mostra il video, sono state pronunciate a braccio, improvvisate, fuori dal testo elaborato, e rientrano in quelle innumerabili circostanze in cui il Pontefice ha fatto affermazioni imprecise, inopportune e semplicemente errate. In questo caso, vogliamo pensare e credere che si è trattato di una sua ennesima superficialità.
Coloro che hanno curato la
trascrizione di tutte le improvvisazioni del Papa avrebbero dovuto essere più
incisivi nel far presente al responsabile dei testi papali in rete di stare
attento a queste parole pronunciate a braccio. Perché?
Perché Papa Bergoglio propone come
suprema linea di condotta ciò che è servito per decenni ad occultare molte
malefatte nella Chiesa, tra cui, in modo drammatico, gli abusi sessuali, che
vanno dalla pedofilia nel clero ai comportamenti dei cosiddetti crimini del ‘misticismo
erotico’, tipo “caso Rupnik” e altri meno noti.
Sentire dire dal Vescovo di Roma, con tono energico e altezzoso quasi a
voler proclamare un dogma, che se nella Chiesa qualcuno scopre o viene a
conoscenza di condotte riprovevoli di un'altra persona della comunità di appartenenza
"può parlarne soltanto con tre
persone (…) e niente di più",
è qualcosa di sconvolgente e doloroso. Sono frasi che possono essere percepite
quasi come una giustificazione e invito all'omertà; un artificio che fa
scivolare nella politica dell'occultamento. Per capire meglio questa critica
alle espressioni di Francesco, basta ricordare che sono migliaia i casi di
pedofilia dove questa catena dei "tre" - Dio, la persona sospettata e
chi nella comunità può prendersene cura – è servita a coprire "crimini e
peccati" gravissimi.
C'è ancora un
altro risvolto pesantissimo nelle parole del Pontefice: si deve parlare solo
con queste tre persone "e niente di più". Un altro orrore.
Lasciamo da parte Dio, che per noi cristiani è
tutt'altra cosa e certamente non ha bisogno di noi per sapere quanto accade. Il
problema è: cosa si fa se la persona colpevole di un misfatto non collabora e
al tempo stesso neanche il suo superiore o responsabile? Il Papa ha detto che al
di fuori di loro, tutto si ferma (niente
di più), e cioè si tace il “difetto”. Facendo così, quindi, si entra in
modalità omertosa.
La “catena delle tre persone”
Siamo a conoscenza di numerosissime
occasioni in cui, in casi di pedofilia e abusi di potere e di coscienza, si è
verificata un'interruzione nella “catena dei tre” e, quindi, il "niente di
più" ha avuto solo conseguenze tragiche: il silenzio omertoso del
responsabile, l'impunità del colpevole e il dolore della vittima.
Forse arriverà un giorno, ed è un
fervido augurio, in cui Papa Francesco spiegherà meglio quanto ha detto il
sabato 21 dicembre 2024 alla Curia Romana, precisando che "dite bene degli
altri”, cosa buona e sana, non significa che ciò legittima il male. Quanto ha
detto il Pontefice è molto grave e certifica, magari in modo involontario e
superficiale, molte critiche alla Chiesa proprio sulla questione della
pedofilia, questione in cui la gerarchia è percepita spesso come colpevole di
copertura.
Il Papa Bergoglio di oltre 9 anni fa
Oltre nove anni fa, nel suo Viaggio
negli Stati Uniti (ONU e Cuba), Papa Francesco disse cose diverse da quanto ha
detto pochi giorni fa alla Curia Romana. Era il 27 settembre 2015. Nel suo
discorso durante l’Incontro con le
vittime di abusi sessuali a Filadelfia (USA), il Santo Padre sottolineò: “Per coloro che hanno subito l’abuso da parte
di un membro del clero, sono profondamente dispiaciuto per tutte le volte che
voi o le vostre famiglie hanno denunciato gli abusi e non siete stati ascoltati
o creduti. Vi prego di credere che il Santo Padre vi ascolta e vi crede. Mi
dispiace profondamente che alcuni vescovi abbiano mancato nella loro
responsabilità di proteggere i bambini. E’ molto preoccupante sapere che in
alcuni casi siano stati i vescovi stessi a commettere gli abusi."
Per i presenti all'incontro, ascoltare
queste parole del Vescovo di Roma fu, come dissero dopo la riunione alcuni di
loro, "un momento di grande serenità e riconciliazione", rinforzato
da quanto allora aggiunse Papa Francesco: "Vi prometto che seguiremo la strada della verità, ovunque possa
portarci. Clero e vescovi saranno chiamati a rendere conto se hanno abusato di
bambini o non sono stati capaci di proteggerli. Siamo riuniti qui a
Philadelphia per celebrare il dono di Dio che è la vita familiare. All’interno
della nostra famiglia di fede e nelle nostre famiglie umane, il peccato e il
crimine dell’abuso sessuale sui bambini non devono più essere un segreto e una
vergogna.”. (Fonte)
La pedofilia non è un difetto
La frase "quando uno vede un
difetto in una persona" (tema sul quale parlò il Papa nel discorso del 21
dicembre scorso) è un modo ambiguo di dire le cose, quasi manipolatore. Un
"difetto" di un confratello non giustifica scomodare Dio e il
Superiore. Un difetto è un qualcosa di minore, certamente non è peccato e
neanche crimine. Anche se Francesco usa l'espressione “difetto”, sta parlando
di un'altra cosa, grave e pesante, altrimenti perché coniare una linea di
condotta così severa e pronunciata con tono minaccioso?
Ovviamente, quando
il Papa parla di "un difetto in una persona" in questi termini, vuol
fare riferimento a un fatto serio, non a chiacchiere. La gravità delle parole
del Pontefice sta proprio nell'uso del termine "difetto" poiché è
palese che sta sottolineando una condotta da tenere nel caso di un evento
inaccettabile per la comunità e per la Chiesa tutta. E il primo che viene in
mente, a tutti, dopo le sofferenze di questi anni, è la pedofilia tra membri
del clero nonché altri gravissimi abusi di coscienza e di potere.