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lunedì 30 dicembre 2024

Luis Badilla. Francesco alla Curia Romana: copertura dell'omertà e dell'occultamento delle malefatte nella Chiesa? #rupnik

Grazie a Luis Badilla che, in questa sua analisi, fa presente la fortissima ambiguità nelle parole del Papa nel recente discorso alla Curia Romana in tema di malefatte e abusi. 
E fa cenno al caso Rupnik, il pupillo del Papa (vedere QUI, ancora recentemente MiL: "Francesco conserva ed elogia l’opera di Rupnik nel suo studio").
QUI i post di MiL sull'ex gesuita sloveno.
Luigi C.

Le parole del Papa alla Curia Romana che possono essere percepite come una copertura dell'omertà e dell'occultamento delle malefatte nella Chiesa.

“Il peccato e il crimine dell’abuso sessuale sui bambini non devono più essere un segreto e una vergogna”. (Papa Francesco – 2015 – Stati Uniti)

           Ci sono state segnalate, anche con toni piuttosto duri - e tra questi nostri attenti lettori questa volta sono prevalsi ampiamente i presbiteri -, alcune parole del Santo Padre indirizzate alla Curia Romana in occasione degli auguri per il Natale e pronunciate sabato 21 dicembre scorso. Quelle pervenuteci sono osservazioni giuste e necessarie, da noi condivise. In effetti, quanto detto dal Papa non può passare sottobanco come se niente fosse, anche se si ritiene che l'allocuzione è interessante e utile. Anche nei più bei discorsi si possono dire cose inaccettabili come in questo caso. Ovviamente, la solita stampa ha fatto finta di non aver capito o di non aver sentito.

          Ma cosa ha detto Papa Bergoglio che ha molto irritato a tanti?

          Ecco la riflessione di Jorge Mario Bergoglio:

"Chi si esercita nella virtù di accusare sé stesso e la pratica in modo costante, diventa libero dai sospetti e dalla diffidenza e lascia spazio all’azione di Dio, il solo che crea l’unione dei cuori. E così, se ciascuno progredisce su questa strada, può nascere e crescere una comunità in cui tutti sono custodi l’uno dell’altro e camminano insieme nell’umiltà e nella carità. Quando uno vede un difetto in una persona, può parlarne soltanto con tre persone: con Dio, con la persona stessa e, se non può con questa, con chi nella comunità può prendersene cura. E niente di più."

(Parole a braccio al minuto 18m 37s -  Discorso - Testo completo)

          Queste parole in grassetto del Papa non erano nel testo scritto preparato dagli esperti della Segretaria di Stato. Come mostra il video, sono state pronunciate a braccio, improvvisate, fuori dal testo elaborato, e rientrano in quelle innumerabili circostanze in cui il Pontefice ha fatto affermazioni imprecise, inopportune e semplicemente errate. In questo caso, vogliamo pensare e credere che si è trattato di una sua ennesima superficialità.

          Coloro che hanno curato la trascrizione di tutte le improvvisazioni del Papa avrebbero dovuto essere più incisivi nel far presente al responsabile dei testi papali in rete di stare attento a queste parole pronunciate a braccio. Perché?

          Perché Papa Bergoglio propone come suprema linea di condotta ciò che è servito per decenni ad occultare molte malefatte nella Chiesa, tra cui, in modo drammatico, gli abusi sessuali, che vanno dalla pedofilia nel clero ai comportamenti dei cosiddetti crimini del ‘misticismo erotico’, tipo “caso Rupnik” e altri meno noti.

          Sentire dire dal Vescovo di Roma, con tono energico e altezzoso quasi a voler proclamare un dogma, che se nella Chiesa qualcuno scopre o viene a conoscenza di condotte riprovevoli di un'altra persona della comunità di appartenenza "può parlarne soltanto con tre persone (…) e niente di più", è qualcosa di sconvolgente e doloroso. Sono frasi che possono essere percepite quasi come una giustificazione e invito all'omertà; un artificio che fa scivolare nella politica dell'occultamento. Per capire meglio questa critica alle espressioni di Francesco, basta ricordare che sono migliaia i casi di pedofilia dove questa catena dei "tre" - Dio, la persona sospettata e chi nella comunità può prendersene cura – è servita a coprire "crimini e peccati" gravissimi.

C'è ancora un altro risvolto pesantissimo nelle parole del Pontefice: si deve parlare solo con queste tre persone "e niente di più". Un altro orrore.

           Lasciamo da parte Dio, che per noi cristiani è tutt'altra cosa e certamente non ha bisogno di noi per sapere quanto accade. Il problema è: cosa si fa se la persona colpevole di un misfatto non collabora e al tempo stesso neanche il suo superiore o responsabile? Il Papa ha detto che al di fuori di loro, tutto si ferma (niente di più), e cioè si tace il “difetto”. Facendo così, quindi, si entra in modalità omertosa.

La “catena delle tre persone”

          Siamo a conoscenza di numerosissime occasioni in cui, in casi di pedofilia e abusi di potere e di coscienza, si è verificata un'interruzione nella “catena dei tre” e, quindi, il "niente di più" ha avuto solo conseguenze tragiche: il silenzio omertoso del responsabile, l'impunità del colpevole e il dolore della vittima.

          Forse arriverà un giorno, ed è un fervido augurio, in cui Papa Francesco spiegherà meglio quanto ha detto il sabato 21 dicembre 2024 alla Curia Romana, precisando che "dite bene degli altri”, cosa buona e sana, non significa che ciò legittima il male. Quanto ha detto il Pontefice è molto grave e certifica, magari in modo involontario e superficiale, molte critiche alla Chiesa proprio sulla questione della pedofilia, questione in cui la gerarchia è percepita spesso come colpevole di copertura.

Il Papa Bergoglio di oltre 9 anni fa

          Oltre nove anni fa, nel suo Viaggio negli Stati Uniti (ONU e Cuba), Papa Francesco disse cose diverse da quanto ha detto pochi giorni fa alla Curia Romana. Era il 27 settembre 2015. Nel suo discorso durante l’Incontro con le vittime di abusi sessuali a Filadelfia (USA), il Santo Padre sottolineò: “Per coloro che hanno subito l’abuso da parte di un membro del clero, sono profondamente dispiaciuto per tutte le volte che voi o le vostre famiglie hanno denunciato gli abusi e non siete stati ascoltati o creduti. Vi prego di credere che il Santo Padre vi ascolta e vi crede. Mi dispiace profondamente che alcuni vescovi abbiano mancato nella loro responsabilità di proteggere i bambini. E’ molto preoccupante sapere che in alcuni casi siano stati i vescovi stessi a commettere gli abusi."

          Per i presenti all'incontro, ascoltare queste parole del Vescovo di Roma fu, come dissero dopo la riunione alcuni di loro, "un momento di grande serenità e riconciliazione", rinforzato da quanto allora aggiunse Papa Francesco: "Vi prometto che seguiremo la strada della verità, ovunque possa portarci. Clero e vescovi saranno chiamati a rendere conto se hanno abusato di bambini o non sono stati capaci di proteggerli. Siamo riuniti qui a Philadelphia per celebrare il dono di Dio che è la vita familiare. All’interno della nostra famiglia di fede e nelle nostre famiglie umane, il peccato e il crimine dell’abuso sessuale sui bambini non devono più essere un segreto e una vergogna.”. (Fonte)

La pedofilia non è un difetto

          La frase "quando uno vede un difetto in una persona" (tema sul quale parlò il Papa nel discorso del 21 dicembre scorso) è un modo ambiguo di dire le cose, quasi manipolatore. Un "difetto" di un confratello non giustifica scomodare Dio e il Superiore. Un difetto è un qualcosa di minore, certamente non è peccato e neanche crimine. Anche se Francesco usa l'espressione “difetto”, sta parlando di un'altra cosa, grave e pesante, altrimenti perché coniare una linea di condotta così severa e pronunciata con tono minaccioso?

Ovviamente, quando il Papa parla di "un difetto in una persona" in questi termini, vuol fare riferimento a un fatto serio, non a chiacchiere. La gravità delle parole del Pontefice sta proprio nell'uso del termine "difetto" poiché è palese che sta sottolineando una condotta da tenere nel caso di un evento inaccettabile per la comunità e per la Chiesa tutta. E il primo che viene in mente, a tutti, dopo le sofferenze di questi anni, è la pedofilia tra membri del clero nonché altri gravissimi abusi di coscienza e di potere.

Molti di questi casi di "difetto", come il clamoroso scandalo dell'ex gesuita Rupnik per esempio, hanno seguito il percorso delle "tre persone" con le quali parlare. Ma alla fine per svelare la storia, segretissima, si è dovuto intervenire con una indiscrezione di stampa, altrimenti non sarebbe successo niente nonostante le diverse lettere scritte dalle vittime a tutti i Superiori di Rupnik. L'ex gesuita, tra l'altro, già scoperto e accusato, ha continuato ad avere protezioni dall'alto forse perché "dopo di aver parlato con tre persone" (dei suoi “difetti”) non si doveva fare “niente di più?"