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Luis Badilla. Francesco fa scomparire la "Chiesa Universale". Intanto i vescovi presenti al Sinodo sono rimasti zitti #sinodo #sinodalità

Grazie a Luis Badilla per questa utile analisi sulla quasi sparizione di ogni riferimento alla " Chiesa Universale ". Luigi C. ...

mercoledì 11 dicembre 2024

La dittatura di mons. Migliore, Nunzio Apostolico in Francia, continua: ora chiede la testa di mons. Aillet, Vescovo di Bayonne

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1137 pubblicata da Paix Liturgique il 10 dicembre, in cui si torna a commentare la gestione di mons. Celestino Migliore della Chiesa in Francia, caratterizzata da una volontà distruttiva di tutto ciò che è considerato non allineato alla ideologia imperante, sbrigativamente bollato come «divisivo».

L.V.


Secondo la strategia degli Orazi e dei Curiazi, dopo mons. Dominique Jean Marie Rey Comm. l’Emm., Vescovo di Fréjus-Tolone, dopo mons. Joseph Edward Strickland, Vescoco emerito di Tyler, presto mons. Marc Marie Max Aillet, Vescovo di Bayonne, e poi chi sarà il prossimo? Mons. Matthieu Rougé, Vescovo di Nanterre? Mons. Raymond Michel René Centène, Vescovo di Vannes? Mons. Georges Colomb M.E.P., Vescovo di La Rochelle? E certamente molti altri qui e altrove nella mente ben compresa di LG…

Ci sono giorni in cui il «sistema» dei Paesi occidentali appare crudamente per quello che è: un’immensa barzelletta. Come in Romania, dove al primo turno delle elezioni, gli elettori – stupidi e manipolati, ovviamente – non hanno votato come ci si aspettava, mettendo il candidato pro-europeo in testa e l’estrema destra in seconda posizione, per assicurare al primo una comoda elezione. Invece, hanno messo in testa un candidato euroscettico, che ha annunciato che, una volta eletto, avrebbe bloccato i pagamenti di miliardi di aiuti all’Ucraina e l’ingresso di grano ucraino. Punizione per i Rumeni: le elezioni sono state annullate, alla vigilia del secondo turno di domenica. Dovranno votare di nuovo.

Lo stesso vale per la Chiesa, dove ci sono anche teste da tagliare – preferibilmente Vescovi che hanno successo, le cui Diocesi vanno bene o molto meno male di altre, che attirano vocazioni e che le loro Diocesi sostengono. Devono essere abbattuti proprio perché quello che fanno funziona. E in Francia, il Vescovo che fa il lavoro sporco – al punto da trascurare la sua Arcidiocesi, dove non è quasi mai presente – è mons. Antoine Henry Pierre Marie Hérouard, Arcivescovo metropolita di Digione.

Il quotidiano La Croix e mons. Antoine Henry Pierre Marie Hérouard hanno già condannato mons. Marc Marie Max Aillet

Ha quindi effettuato una visita «fraterna» alla Diocesi di Bayonne e ha presentato il suo rapporto a Roma: in parole povere, mons. Marc Marie Max Aillet deve essere decapitato o gli deve essere imposto un coadiutore perché la Diocesi è «divisa», afferma il quotidiano La Croix nel suo primo paragrafo, in quello che sembra più o meno un atto d’accusa [QUI: N.d.T.]:

Da anni, alcuni direbbero dal 2008 e dalla sua nomina alla Diocesi, il metodo, lo stile, la direzione, il governo e le posizioni di mons. Marc Marie Max Aillet, Vescovo di Bayonne-Lescar-Oloron, sono in contrasto con il canone della Chiesa [?: N.d.R.], e dividono i fedeli dei 64 e la comunità religiosa, sia béarn che basca».
Ha detto al quotidiano La Croix di aver «appreso che ci sono profonde divisioni nella Diocesi. Ci sono persone che apprezzano il loro Vescovo, che vedono in lui un uomo dinamico, facile da raggiungere, con molte iniziative, persone che sono felici delle proposte fatte dalla Diocesi. E ci sono altri che sono più critici, che trovano il suo approccio troppo clericale, troppo autoritario, e che non sempre capiscono il suo approccio liturgico. La domanda che ci si pone è se si tratta di piccoli incidenti […] o se riflettono una difficoltà maggiore che non può più garantire l’unità e la comunione.

Chiaramente, il quotidiano La Croix ha già la risposta, visto che la domanda successiva è:

Nel Comune di Pau, per esempio, molti fedeli si chiedono come la Chiesa possa permettere a un Vescovo di mettere una congregazione tradizionalista a capo della casa diocesana. E mons. Antoine Henry Pierre Marie Hérouard risponde: «A Pau, questo è particolarmente marcato. Ma la questione dei Canonici regolari della Madre di Dio nell’Abbaye Sainte-Marie di Lagrasse, qualunque cosa facciano, è in un certo senso la goccia che ha fatto traboccare il vaso, nel senso che per un certo numero di persone le cose non andavano bene».

Quattrocento fedeli contrari su 690 mila abitanti? Dov’è la «sinodalità»?

E come se non bastasse, il quotidiano La Croix dà l’impressione di un’opposizione di massa a mons. Marc Marie Max Aillet da parte di… «più di quattrocento fedeli» del collettivo Catholiques 64 – in un Dipartimento con 690 mila abitanti, e una Diocesi con duecento sacerdoti, un centinaio di religiosi, dieci diaconi permanenti, centotrenta dipendenti e 10 mila volontari… fedeli che, come per caso, riprendono gli stessi argomenti.

Sono già più di quattrocento, senza contare i gruppi baschi che si battono «da anni» contro i metodi di mons. Marc Marie Max Aillet. Con l’arrivo di mons. Antoine Henry Pierre Marie Hérouard, tutti hanno potuto, direttamente o per iscritto, esternare le loro rimostranze contro il Vescovo di Bayonne. […] Questo gruppo è Catholiques 64, nato dall’opposizione all’insediamento dei Canonici regolari della Madre di Dio nell’Abbaye Sainte-Marie di Lagrasse, un’altra deriva tradizionalista secondo questi parrocchiani, una di troppo soprattutto, che ha riunito rabbia e indignazione.

Per inciso, in molte Diocesi francesi, quando decine o addirittura centinaia di fedeli consolidati e praticanti da anni hanno scritto al loro Vescovo per chiedere con rispetto l’apertura di una Santa Messa tradizionale celebrata dai sacerdoti diocesani, queste centinaia di fedeli sono state ignorate. Ma questa volta c’è una grande differenza: si tratta di un Vescovo da impallinare, e per di più anti-tradizionalista. Quindi li ascoltiamo, anche se questo significa cadere ancora una volta nella farsa.

«Fotografare la situazione» nella Diocesi o redigere un atto d’accusa?

Nell’intervista, mons. Antoine Henry Pierre Marie Hérouard spiega che la missione affidatagli da Roma era quella di «fotografare la situazione della Diocesi», motivo per cui ha trascorso

«una settimana in Diocesi due volte, all’inizio di giugno e di nuovo all’inizio di luglio. Ho fatto base al Monastero carmelitano di Bayonne […] le giornate erano piuttosto impegnative: sette interviste al giorno, ognuna delle quali durava circa un’ora. Tre quarti d’ora durante i quali ci esprimevamo liberamente. Poi abbiamo riletto gli appunti, correggendoli se necessario. Una volta concordato il testo della dichiarazione, questo viene firmato dalla persona, dalla segretaria [una suora] e da me […] le persone hanno potuto inviarmi dichiarazioni scritte. […]
Una volta terminate tutte le interviste, abbiamo ricevuto il Vescovo, sia per raccontargli ciò che avevamo sentito sia per conoscere il suo punto di vista sulla situazione. Alla fine di luglio ho presentato il mio rapporto. Contiene tutti i testi delle audizioni, e ho anche trasmesso tutto ciò che ho ricevuto per e-mail o per posta […] Ho scritto le conclusioni, una sintesi delle domande che potevamo porci, in circa venticinque pagine. Raccomando anche misure su alcuni punti».

Ha poi chiarito in più occasioni che non siamo ancora arrivati alla fase della visita apostolica, che «sarà effettuata da due Vescovi (non da me)» e che le decisioni potranno essere prese all’inizio del 2025. A Radio Présence, mons. Marc Marie Max Aillet aveva detto il 2 ottobre di essere stato ricevuto da mons. Antoine Henry Pierre Marie Hérouard «per due ore e mezza» e di aver fornito una nota scritta di quarantasei pagine al card. Robert Francis Prevost O.S.A., Prefetto del Dicastero per i vescovi, con copia a mons. Celstino Migliore, Nunzio Apostolico in Francia. «Ci vorrebbe qualcosa di molto grave per attivare una visita apostolica. Ma non ho l’impressione che si tratti di cose molto serie, anche se dobbiamo ascoltare le piccole cose che vengono dette».

«Diocesi divise», l’argomento che permette di deporre qualsiasi Vescovo?

In un breve articolo del 29 ottobre intitolato Les divisions profondes du Diocèse de Dijon [Le profonde divisioni nella Diocesi di Digione: N.d.T.] [QUI: N.d.T.], il portale Riposte Catholique notava che dalla sua nomina a Digione,

questo ex sacerdote dell’Arcidiocesi di Parigi è più spesso fuori dalla sua Diocesi che nella sua sede episcopale, e molti sacerdoti si lamentano di queste assenze ripetute e prolungate. Al Vescovo non piacerebbe stare a Digione (da notare che avrebbe voluto vincere Versailles)? Sta già manovrando per la sua prossima sede episcopale?
Dopo essere stato delegato apostolico per il Sanctuaire de Notre-Dame di Lourdes, è stato nominato visitatore apostolico della Diocesi di Fréjus-Tolone (con il successo che tutti conosciamo), poi della Diocesi di Bayonne. Viene quasi da chiedersi perché non abbia fatto lo stesso per Strasburgo. Ma forse sarebbe utile farne uno a Digione? Mons. Antoine Henry Pierre Marie Hérouard ha del lavoro da fare con il suo presbiterio, tra il recente suicidio di un sacerdote, gli abusi sessuali di un altro e tutti gli altri sacerdoti che si sentono abbandonati dal loro pastore.

Allora facciamo una visita «fraterna» alla Diocesi di Digione! E un’altra nella Diocesi di Sens-Auxerre, il cui titolare, nonostante sia in guerra con il clericalismo, si è fatto un nome nella Diocesi di Poitiers prendendo decisioni spesso da solo e senza alcuna consultazione. E quante sono le altre Diocesi in cui c’è almeno un sacerdote o un fedele che non è contento, spesso a ragione: spese eccessive, casi di abusi nascosti sotto il tappeto o taciuti del tutto, crisi a volte aperte nei santuari, deficit, case diocesane sfarzose, piani di licenziamento dei laici ecc.

E soprattutto, anche qui, il cattivo esempio viene dall’alto. Con alcuni dei suoi testi, come la dichiarazione Fiducia supplicans sul senso pastorale delle benedizioni (e sulla benedizione delle coppie dello stesso sesso), che è stata rifiutata da due terzi della Chiesa – compresi i Vescovi dell’intero continente africano, o l’esortazione apostolica postsinodale Amoris laetitia sull’amore nella famiglia e la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970, che hanno creato profonde divisioni e minato intere sezioni del magistero della Chiesa o attaccato la Santa Messa, papa Francesco è divisivo. Qualcuno dovrebbe nominarlo urgentemente coadiutore!

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