Vi proponiamo – in nostra traduzione dall’originale – la lettera 1125 bis pubblicata da Paix Liturgique il 12 novembre, in cui si riprende l’articolo del vaticanista Edward Pentin pubblicato sul periodico National Catholic Register il 6 novembre (QUI).
L’autore riflette sulle comunità tradizionali della Santa Messa tradizionale che stanno fiorendo in tutto il mondo, con vocazioni in aumento e una forte partecipazione alle Sante Messe, ma la cui esistenza è stata ignorata nella 16ª assemblea generale ordinaria e nella relazione finale del Sinodo dei Vescovi di ottobre.
L.V.
Una delle critiche persistenti alla 16ª assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi è stata che, nonostante la frequente enfasi sull’ascolto e sul dialogo, diverse voci rilevanti e importanti sono rimaste inascoltate.
Nella sua valutazione finale del Sinodo, George Weigel ha identificato alcune di queste voci come le coppie felicemente sposate, gli educatori cattolici che resistono alla cultura «woke» di oggi e gli operatori sanitari che vivono una cultura della vita.
Ma un altro gruppo che spicca per la sua assenza è quello dei fedeli che apprezzano la liturgia tradizionale e la tradizione apostolica – un gruppo piccolo ma fiorente sia in termini di vocazioni che di frequentazione della Chiesa, ma attualmente oggetto di ampie restrizioni vaticane dopo la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alle riforma del 1970 di papa Francesco del 2021.
Durante le fasi di consultazione a livello mondiale del Sinodo dei Vescovi 2021-2024, gruppi tradizionali come la Latin Mass Society of England and Wales e la Fœderatio Internationalis Una Voce hanno incoraggiato i loro membri a presentare contributi e molti hanno risposto condividendo le loro opinioni come parte del processo sinodale.
I contributi scritti, soprattutto quelli provenienti dall’Europa e dagli Stati Uniti, sono confluiti nelle relazioni sinodali durante la fase continentale che si è svolta dalla fine del 2022 al marzo 2023 e hanno continuato a essere registrati dai Vescovi nelle relazioni di sintesi successive.
Scrivendo sul periodico Gregorius Magnus della Fœderatio Internationalis Una Voce lo scorso inverno, Joseph Shaw FRSA, Presidente della Latin Mass Society of England and Wales, ha osservato che alcune Conferenze episcopali, come quelle di Malta, Italia, Francia e Australia, tendevano a ignorarle del tutto. Ma nelle Diocesi e nei Paesi in cui la Santa Messa tradizionale era ben radicata, ha scritto che i rapporti di sintesi diocesani e nazionali tendevano a «riconoscere l’esistenza di cattolici legati ad essa e a riportare il loro punto di vista».
Spesso venivano citati nel contesto di un desiderio di una liturgia più riverente, di preoccupazioni per le divisioni e di un senso di esclusione ed emarginazione tra coloro che erano legati al vecchio rito.
Ma man mano che il Sinodo dei Vescovi procedeva, questi contributi non sono entrati a far parte delle discussioni dell’assemblea, né sono stati inseriti nel documento finale. «Sono stati in qualche modo eliminati», ha detto Joseph Shaw al periodico National Catholic Register, aggiungendo che erano «come semi caduti tra le spine».
Anche gli appelli diretti agli organizzatori del Sinodo sono rimasti inascoltati.
Nell’aprile di quest’anno, Jean-Pierre Maugendre, direttore generale del movimento Renaissance Catholique, ha inviato un appello per la piena libertà della Santa Messa tradizionale direttamente all’ufficio sinodale, perché voleva che tutto il mondo tradizionale partecipasse alla 16ª assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, ma il periodico National Catholic Register ha appreso che Jean-Pierre Maugendre non ha ricevuto alcuna risposta, nemmeno un avviso di ricevimento.
Noah Peters, fondatore e presidente della Arlington Latin Mass Society (Virginia), ha dichiarato al periodico National Catholic Register che «dal suo inizio fino al documento finale, la 16ª assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi si è rifiutata di riconoscere o di agire in base agli input ricevuti dai Cattolici tradizionali, sia religiosi che laici».
Ha detto che questo è avvenuto nonostante i Cattolici tradizionali abbiano presentato «opinioni ben ponderate durante l’intero processo» che hanno evidenziato come la Santa Messa tradizionale «abbia portato a un’abbondante fioritura di vocazioni, conversioni e retrocessioni, e che le restrizioni siano state dannose e crudeli». Ma ha aggiunto che «è stato chiaro fin dall’inizio che la leadership del Sinodo dei Vescovi non era interessata ad ascoltare o ad agire su queste opinioni».
La discrepanza è emersa in modo acuto quando i partecipanti alla 16ª assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi hanno discusso la questione delle vocazioni e della carenza di sacerdoti in Occidente.
Le comunità cattoliche tradizionali sono state descritte come l’unica demografia cattolica in crescita nel mondo occidentale, con gruppi come la tradizionale Fraternità sacerdotale di San Pietro che ha registrato un numero record di vocazioni nel 2023 e una crescita significativa dei suoi membri. Più in generale, la partecipazione alle liturgie tradizionali è aumentata e i pellegrini che partecipano a eventi come l’annuale Pèlerinage de Pentecôte (da Parigi a Chartres) hanno battuto dei record.
Un sacerdote tradizionale degli Stati Uniti ha dichiarato al periodico National Catholic Register, a condizione di anonimato, a causa delle restrizioni sul rito antico, che le comunità tradizionali sono «inondate di richieste vocazionali e faticano ad accogliere coloro che aspirano a unirsi ai loro ranghi». Ha aggiunto che molte di queste vocazioni in erba non molto tempo fa si sarebbero rivolte alla loro Diocesi locale, ma dopo la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sentono di non poter «più affidare il loro discernimento vocazionale a coloro che hanno effettivamente cancellato la comprensione tradizionale di ciò che significa essere cattolici».
Il documento finale della 16ª assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi ha riconosciuto la crisi vocazionale, ma ha presentato soluzioni diverse dalla valorizzazione della liturgia tradizionale, come «estendere e stabilizzare» i ministeri laicali.
La questione è emersa anche in alcuni incontri con la stampa. Il 22 ottobre mons. Franz-Josef Overbeck, Vescovo di Essen (Germania), ha dichiarato ai giornalisti che «finora non abbiamo trovato una risposta alla mancanza di sacerdoti» e ha suggerito che «occorre trovare una nuova risposta riguardo alle donne nella Chiesa», compresa l’istituzione ufficiale di donne predicatrici.
Anche il card. Jean-Claude Hollerich S.I., Arcivescovo di Lussemburgo e relatore generale della 16ª assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, ha sottolineato il problema della mancanza di sacerdoti nel suo paese profondamente laico, il Lussemburgo. Ha detto ai giornalisti che per combattere questo problema, la sua Diocesi ha unito le Parrocchie, non solo per mancanza di sacerdoti ma anche per «mancanza di fedeli». La liturgia tradizionale non è stata presa in considerazione come possibile soluzione.
Don Claude Barthe, autore esperto di liturgia tradizionale e sacerdote della Diocesi di Fréjus-Tolone in Francia, ha dichiarato al periodico National Catholic Register che «nessuno al Sinodo, nemmeno i Vescovi che conoscono bene il mondo tradizionale, come mons. Matthieu Rougé, Vescovo di Nanterre, ha menzionato l’utilizzo delle possibilità del mondo tradizionale dove c’è un numero significativo di vocazioni».
Quando il periodico National Catholic Register ha chiesto al card. Jean-Claude Hollerich S.I., alla fine della 16ª assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, perché i Cattolici tradizionali e il loro punto di vista sulle vocazioni e su altre questioni non sono stati considerati nelle fasi finali del processo, egli ha risposto: «Ho persone che celebrano la Santa Messa tradizionale e sono amici con loro. Posso immaginare che in un mondo postmoderno siano attratti da questo; non lo condanno».
Quando è stato ulteriormente incalzato sulla questione, ha risposto dicendo che il Cattolicesimo tradizionale «non era un argomento di discussione», aggiungendo: «Non eravamo contro di loro, non eravamo a favore». Alla domanda su come un tale approccio possa essere definito sinodale quando si suppone che comprenda l’ascolto di tutti i punti di vista, ha risposto: «Abbiamo discusso di cose portate dal popolo di Dio, e queste persone non ci hanno scritto».
Il card. Jean-Claude Hollerich S.I. è stato nuovamente interrogato sulla questione fuori dalla sala stampa, ma ha detto di essere «troppo stanco» prima di entrare in una stanza per essere intervistato dai media vaticani. Quando gli è stato chiesto ancora una volta se poteva spiegare perché il Cattolicesimo tradizionale non era stato incluso, ha nuovamente rifiutato, dicendo che aveva dei giovani da vedere che lo stavano aspettando.
Parlando con il periodico National Catholic Register alla fine della 16ª assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, mons. Andrew Nkea Fuanya, Arcivescovo metropolita di Bamenda (Camerun) e membro del Consiglio ordinario della Segreteria Generale del Sinodo che ha supervisionato la gestione del processo 2021-2024, ha riconosciuto che il Cattolicesimo tradizionale è stato omesso e ha detto che è stato a causa della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes. «Non avremmo discusso il [motu proprio] di papa Francesco al Sinodo dei Vescovi», ha detto.
Per don Claude Barthe, l’esclusione dalla 16ª assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi è stata «ovviamente ideologica», e ha indicato «altre aree in cui le “ricette” tradizionaliste funzionano», come «la frequenza alle Sante Messe, i movimenti giovanili e l’insegnamento del Catechismo».
Peters ha detto che mentre il documento finale «forse non è così negativo come si temeva, il processo di parzialità purtroppo non ha rispecchiato le voci dei laici e dei religiosi cattolici che si sono espressi in gran numero a favore della liturgia tradizionale e del magistero immutabile della Chiesa».
Ha aggiunto: «È più evidente che mai che la lettera apostolica in forma di “motu proprio” Traditionis custodes è totalmente in contrasto con il concetto di Chiesa sinodale», ma si è detto «fiducioso che i futuri Sinodi dei Vescovi non saranno in grado di eludere la deliberazione orante e imparziale necessaria in questi tempi difficili per la Chiesa».
Anche i membri della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi sono stati contattati per questa relazione, ma non hanno risposto entro l’orario di stampa.
La situazione ecclesiale attuale è “centro di gravità permanente”: a parole è in stato di sinodalità , di ascolto mentre nella realtà è in stato di commissariamento dittatoriale.
RispondiEliminaColoro che, con animo puro, amano la liturgia dei padri non dovrebbero dimenticare come sono state accolte alcune "aperture" iniziali che il Santo Padre Francesco ebbe nei confronti di tutti noi fedeli della messa antica (prefazi per i cicli liturgici, feste dei nuovi santi ecc) ricevendo persino ostilità da parte dei soliti "padroni del tradizionalismo" italiano.
I “gruppi” liturgici italiani e soprattutto stranieri, che qualcuno presuntuosamente vorrebbe che siano rappresentati dal Pellegrinaggio romano di fine ottobre, disertato dai sacerdoti rimasti fedeli alla tradizione liturgica, sono tutta un’altra cosa per grazia di Dio.