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lunedì 7 ottobre 2024

Sposi Ior licenziati, si muovono i sindacati. Il caso del regolamento e la lettera a Papa Francesco: «Trovi la soluzione»

Grazie a Franca Giansoldati per questa notizia dell'ennesimo pasticcio vaticano.
Una tale ingiustizia neanche qualche becero padrone del terzo mondo la avrebbe mai applicata.
Persino le Acli e Confintesa si sono mosse per rilevare la mancata concertazione nella vicenda.
Ma non era la Chiesa dei "todos, todos, todos"?
QUI e QUI MiL sulla vicenda
QUI l'intervista al Corriere della Sera dei due sposi, dipendenti IOR, licenziati dal Vaticano.
In fondo al post la Lettera di Confintesa.
Luigi C.

Franca Giansoldati, Il Messaggero, 4-10-24
A Porta Sant'Anna, il varco principale da cui entrano ed escono ogni giorno la maggior parte dei dipendenti vaticani, c'è il solito via vai. Le Guardie Svizzere che danno uno sguardo veloce alla tessera lasciando entrare chi lavora al Torrione di Niccolò V, sede storica dello Ior. Dal primo ottobre agli sportelli della banca papale non ci sono più due colleghi, marito e moglie, entrambi licenziati perché si sono sposati il mese scorso. Nessuno ha voglia di fermarsi a fare commenti, c'è tanta paura di rappresaglie e il clima interno non sembra essere dei più sereni.

I sindacati

Il clamore suscitato da questa vicenda ha assunto contorni ben più ampi di quello che normalmente succede al di là del Tevere. Lo testimonia anche il fatto che due autorevoli sindacati italiani, uno di matrice cattolica – le Acli - e l'altro storicamente attivo nel pubblico impiego – Confintesa - rilevano l'evidente mancanza di concertazione in questa storia. Si sarebbe potuta risolvere diversamente. «I regolamenti interni si possono sempre rivedere. Così come è ovvio che, volendo, si possono trovare soluzioni accettabili a fronte di casi specifici» ha commentato il presidente delle Acli, Emiliano Manfredonia. «I regolamenti interni hanno una ratio, le regole sono sempre necessarie nelle organizzazioni complesse e certamente se lo Ior le ha varate avrà le sue ragioni, tuttavia l'esperienza ci dice che i casi vadano sempre valutati. Ogni caso ha una storia. Stavolta si rilevano solo due giovani che si sono sposati. Penso, dunque, che una soluzione accettabile si possa individuare senza che la banca corra dei rischi».
A sentire i sindacati il concetto essenziale che sembra mancare in questa storia è relativo alla concertazione. L'Adlv – il sindacato del piccolo Stato pontificio – ha raccontato che, in questi mesi, a nulla sono valsi i tentativi di dialogo. A cose fatte, di fronte all'atto di licenziamento, si sono un po' tutti scoraggiati. «Siamo basiti. L'atto dello Ior non si basa su un reale motivo legale, ma solo su un regolamento interno, per di più con effetti retroattivi, aspetto contrario a qualsiasi principio di diritto. Ci chiediamo come sia stato possibile approvare un tale regolamento».

La lettera a Papa Francesco

Incredulità e sgomento sono alla base dell'iniziativa del presidente di Confintesa, Massimo Visconti che ha preso carta e penna e scritto una lettera aperta a Papa Francesco. «Mi rivolgo a lei nella doppia veste di presidente della confederazione sindacale e di cattolico credente e praticante, profondamente legato agli insegnamenti della nostra Chiesa». Visconti si dice certo che il Pontefice «non sia stato informato» nel dettaglio di dell'articolo del nuovo regolamento della banca che dal mese di giugno vieta a tutti i dipendenti di innamorarsi e sposarsi. Le nozze tra colleghi sono proibite. «Questo ha gettato nella disperazione una famiglia che avrebbe meritato il sostegno e la benedizione della Chiesa. Confido che una volta venuto a conoscenza di questa situazione vorrà intervenire affinché tale normativa venga riconsiderata alla luce degli insegnamenti evangelici e della centralità che lei ha sempre attribuito alla famiglia. Come lei stesso ha sempre ricordato è il pilastro della società». Visconti ha poi sottolineato che il Vaticano pur essendo uno stato sovrano che gode di piena autonomia giuridica, rappresenta un simbolo per tutta la comunità mondiale. «E' lo Stato di tutti noi credenti ed è difficile accettare che una misura, mi consenta di dirlo, disumana, possa essere applicata nel cuore della cristianità. Un provvedimento del genere non solo rischia di allontanare le persone dalla Chiesa ma anche di oscurare la luce di speranza e accoglienza che essa rappresenta».
Intanto in Vaticano i rappresentanti dei lavoratori del Papa, dopo la reazione immediata dell'Adlv, torneranno a riunirsi a metà mese. Dovranno decidere cosa fare a sostegno di Romeo e Giulietta, i bancari disoccupati. Nessuno vuole parlare di sciopero perché nel piccolo Stato pontificio resta una misura di protesta off-limits, di fatto non contemplata nella natura stessa del lavoro che ogni singolo lavoratore svolge a sostegno dell'attività del successore di Pietro. Quello che, invece, si sta facendo largo è una forma di solidarietà più concreta e immediata poiché i due giovani hanno anche tre figli dai precedenti matrimoni, il mutuo di casa da pagare e, ovviamente, non possono più contare sullo stipendio. C'è dunque chi ipotizza una maxi colletta da associare – chissà - ad un rosario in una delle tante chiese romane dedicate a San Giuseppe, patrono dei lavoratori e pure della Chiesa.




Foto in alto: sede dello IOR dal Corriere della Sera

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