Post in evidenza

Un Predicatore della Casa Pontificia filo-LGBT? Le preoccupanti dichiarazioni di padre Roberto Pasolini

Sulle turpi parole del nuovo Predicatore Pontificio nominato da Francesco, Gaetano Masciullo ipotizza: " Quanto detto dal francescano è...

giovedì 19 settembre 2024

I parrocchiani dell’Arcidiocesi di Saint Louis si oppongono alla cancellazione della Santa Messa tradizionale e alla chiusura della Parrocchia presso il Supremo Tribunale della Segnatura apostolica

Vi proponiamo – in nostra traduzione – l’articolo della vaticanista Emily Mangiaracina pubblicato il 12 settembre sul sito Life Site News, in cui si racconta l’opposizione dei fedeli cattolici tradizionali in un’Arcidiocesi del Missouri alla decisione di cancellare le celebrazioni della Santa Messa tradizionale in una chiesa parrocchiale nella quale era nata una fiorente comunità.
In particolare, Jason Bolte, cofondatore di Save Rome of the West, sostiene che sia la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sia la sua applicazione contraddicono di fatto lo spirito del diritto canonico (can. 1752 c.d.c.), trascurando la salvezza delle anime.
Tale considerazione ha portato i fedeli a presentare di recente un ricorso al Supremo Tribunale della Segnatura apostolica, il quale esercita la funzione di supremo tribunale della Chiesa e provvede alla retta amministrazione della giustizia nella Chiesa.

L.V.


I parrocchiani dell’Arcidiocesi di Saint Louis si sono appellati alla più alta corte di diritto canonico del Vaticano per fermare la chiusura da parte di mons. Mitchell Thomas Rozanski, Arcivescovo metropolita di Saint Louis, di una chiesa parrocchiale con una fiorente comunità di Santa Messa tradizionale.

Saint Barnabas a O’Fallon, nel Missouri, alla periferia della metropoli di Saint Louis, era una Parrocchia fiorente che offriva esclusivamente la Santa Messa Tradizionale quando è stata chiusa l’anno scorso per decreto di mons. Mitchell Thomas Rozanski. Nonostante l’azzeramento dei debiti e una comunità «vitale e in crescita», per ammissione dello stesso Vaticano, la Parrocchia è stata destinata alla chiusura insieme ad altre trentatré nell’Arcidiocesi, nell’ambito di un severo progetto di ridimensionamento intitolato «All Things New» [QUI: N.d.T.].

Queste chiusure hanno provocato diversi appelli al Vaticano per mantenere aperte le varie chiese interessate. Tuttavia, la chiusura di Saint Barnabas, avvenuta l’anno scorso, ha rappresentato un colpo particolarmente duro per i suoi parrocchiani, che ora devono recarsi in oratori tradizionali a quaranta minuti di distanza dalla loro ex Parrocchia per partecipare alla Messa. Alcuni di questi parrocchiani hanno smesso del tutto di frequentare la Santa Messa tradizionale a causa delle difficoltà di viaggio, come la madre ottantanovenne della parrocchiana Susan Cooke.

Jason Bolte, un ex parrocchiano di Saint Barnabas che sta guidando gli sforzi per appellarsi alla decisione di chiusura in Vaticano, ha detto al sito LifeSiteNews che privare i Cattolici della Santa Messa tradizionale è «come toglierci il cibo».

«L’obiettivo del diritto canonico è la salvezza delle anime», ha detto Jason Bolte, sottolineando che per raggiungere questo scopo la Chiesa cattolica nutre spiritualmente il suo gregge «nel modo in cui ha bisogno di essere nutrito». Per questo motivo, abolire la Santa Messa tradizionale è come «affamare» le anime cattoliche.

«Non possiamo più mangiare. Quindi ora ci state affamando e ci state privando di ciò di cui abbiamo bisogno per poter approfondire la nostra fede e il nostro rapporto con Dio», ha detto Jason Bolte.

Ha spiegato che dopo che mons. Mitchell Thomas Rozanski ha negato l’appello iniziale dei parrocchiani contro la chiusura di Saint Barnabas, essi hanno fatto ricorso al Dicastero per il Clero del Vaticano. A giugno, però, hanno appreso che il Dicastero aveva respinto anche il loro appello. Secondo la decisione dell’organismo vaticano, una copia della quale è stata visionata dal sito LifeSiteNews, in base alla lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970 di papa Francesco, che sopprimeva la Santa Messa tradizionale, «la continuazione della celebrazione del Missale Romanum del 1962 in una chiesa parrocchiale non era permessa».

Pertanto, per conformarsi a questa «norma superiore», la Santa Messa tradizionale a Saint Barnabas dovrebbe essere soppressa, indipendentemente dal fatto che sia stata «fusa estintivamente» con un’altra parrocchia o meno.

Inoltre, nonostante il Dicastero per il Clero fosse d’accordo sul fatto che Saint Barnabas fosse una Parrocchia «vitale e in crescita», l’organismo vaticano ha ritenuto che ciò fosse irrilevante ai fini delle considerazioni che giustificavano la sua continuazione, poiché «la crescita della Parrocchia era dovuta quasi interamente alla celebrazione del Missale Romanum del 1962».

Il ricorso presentato di recente al Supremo Tribunale della Segnatura apostolica sostiene che Saint Barnabas non ricade nella proibizione dichiarata dalla lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes di celebrare la Santa Messa tradizionale nelle chiese parrocchiali, perché circa due anni prima della sua chiusura l’Arcidiocesi di Saint Louis ha ordinato che la chiesa celebrasse esclusivamente la Santa Messa tradizionale. A questo proposito, Saint Barnabas è stata effettivamente convertita da «parrocchia territoriale che serviva tutti i fedeli entro i suoi confini territoriali» a «parrocchia personale, che serviva coloro che desideravano espressamente partecipare» alla Santa Messa tradizionale, secondo il ricorso.

Jason Bolte sostiene che sia la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes che l’applicazione del documento da parte del Vaticano nei confronti di Saint Barnabas contraddicono lo spirito del diritto canonico, non tenendo conto della salvezza delle anime.

«L’ultima parte del diritto canonico afferma fondamentalmente che la salvezza delle anime sostituisce qualsiasi altro canone», ha detto Jason Bolte al sito LifeSiteNews, riferendosi al canone 1752 c.d.c., che afferma che «la salvezza delle anime, che deve essere sempre la legge suprema nella Chiesa, deve essere tenuta davanti agli occhi».

La restrizione della Messa in latino, in opposizione a questo fine, «si traduce in una perdita di anime perché sconvolge le persone al punto che se ne vanno», ha osservato Bolte. «E questo non mantiene la salvezza delle anime in primo piano in tutto questo».

«Non capisco perché un Vescovo voglia eliminare del tutto la Santa Messa tradizionale, a meno che non sia veramente contrario al rito tradizionale, nel qual caso, perché?», ha detto Jason Bolte, sottolineando che il suo uso copre la maggior parte della storia della Chiesa.

Jason Bolte è cofondatore, insieme a Brody Hale, di Save Rome of the West, un’organizzazione no-profit dedicata alla conservazione degli spazi sacri cattolici, sempre più minacciati negli ultimi decenni in tutto il mondo. Secondo Jason Bolte, l’organizzazione è stata ispirata dalla chiusura di Saint Barnabas.

Nessun commento:

Posta un commento