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giovedì 22 agosto 2024

Settantesimo. L'Italia che non fu: De Gasperi e l’ombra di Sturzo #300denari

Alcide De Gasperi, a settant’anni dalla sua scomparsa, rimane una figura cruciale nella storia della democrazia italiana ed europea. Tuttavia, la sua eredità è oggetto di interpretazioni diverse, come evidenziano le recenti riflessioni di Markus Krienke (Professore di Etica sociale cristiana e Dottrina sociale della Chiesa presso l’Università della Svizzera Italiana e Direttore della Cattedra “Antonio Rosmini”) e Flavio Felice (Professore Ordinario di Storia delle Dottrine politiche presso l’Università degli Studi del Molise e Presidente del Centro Studi Tocqueville-Acton), due intellettuali cattolici di riferimento nell’odierno panorama della Dottrina Sociale della Chiesa. Mentre Krienke enfatizza il ruolo di De Gasperi come padre fondatore dell’Europa unita e promotore della democrazia in Italia, Felice sottolinea le contraddizioni interne alla Democrazia Cristiana (DC) che, pur avendo abbracciato le visioni degasperiane, avrebbe poi perso la propria identità sotto il peso del compromesso politico. Ma cosa sarebbe accaduto se, negli anni del dopoguerra, avesse prevalso la figura di Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare e suo storico antagonista? Di seguito proponiamo una nostra riflessione e a seguire una tabella sinottica che evidenzia le differenze tra i due statisti del dopoguerra.

* * *

Markus Krienke descrive De Gasperi come un architetto della ricostruzione morale, politica ed economica dell’Italia, sottolineando il suo contributo alla stabilizzazione democratica e all’integrazione europea. Il discorso di De Gasperi alla conferenza di pace di Parigi nel 1946 e il suo ruolo nel Patto Atlantico e nella nascita della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) sono visti come momenti chiave nella storia dell’Italia post-bellica. La sua capacità di guardare oltre i confini nazionali per costruire un’Europa unita rappresenta, secondo Krienke, un lascito fondamentale che ancora oggi ispira il progetto europeo.

Flavio Felice evidenzia invece le tensioni interne alla DC che emergono dopo la morte di De Gasperi. Pur riconoscendo il ruolo del leader trentino nel gettare le basi per il boom economico, Felice critica la deriva della DC verso un partito-stato, privo della vitalità culturale originaria. Egli vede nella perdita di centralità del pensiero degasperiano una delle cause della crisi successiva della DC, un partito che – secondo Felice – smarrisce progressivamente il proprio orientamento popolare e liberale, scivolando verso un economicismo di compromesso.

Le visioni per certi versi contrastanti di Krienke e Felice sul leader democristiano sollevano una domanda: cosa sarebbe accaduto se, negli anni del dopoguerra, avesse prevalso la figura di Luigi Sturzo (il "secondo Sturzo", quello dopo l’esilio negli Stati Uniti), storico antagonista di De Gasperi, anziché quella dello statista trentino? Sturzo, fondatore del Partito Popolare Italiano e fervente sostenitore di un cattolicesimo sociale ispirato a principi di autonomia e sussidiarietà, avrebbe probabilmente orientato l’Italia verso un modello di sviluppo economico meno statalista e più orientato al protagonismo della società civile.

Un’Italia a guida Sturzo molto probabilmente avrebbe messo una maggiore enfasi sull’economia di mercato e sulla decentralizzazione del potere politico: un approccio più liberale e meno interventista in grado di favorire una crescita economica diversa, potenzialmente più sostenibile e meno dipendente dallo Stato. Lo scenario inedito sarebbe stato quelli di avere una cultura politica più vicina ai modelli anglosassoni, con una maggiore autonomia delle istituzioni locali e una minore centralizzazione del potere economico e politico.

C’è da dire però che la visione europeista di Sturzo non era meno forte di quella di De Gasperi. Anche Sturzo vedeva nell’Europa unita una necessità storica, benché probabilmente avrebbe favorito un’integrazione basata su una maggiore concorrenza tra Stati identitari e meno su compromessi politici. In questo senso, l’Italia sturziana potrebbe aver aderito più prontamente alle dinamiche del libero mercato europeo, contribuendo a modellare un’Unione Europea profondamente diversa da quella attuale, con un’impronta più liberale fin dalle sue origini.

TABELLA SINOTTICA
Proviamo qui a confrontare le azioni e le visioni di Alcide De Gasperi e Luigi Sturzo su temi più strategici della politica italiana:

Temi

Alcide De Gasperi

Luigi Sturzo

Politica Interna

Promosse la stabilizzazione democratica con un forte controllo centrale, dando priorità alla ricostruzione e alla coesione nazionale.

Sostenitore di un sistema politico basato sull'autonomia locale e la decentralizzazione del potere.

Politica Estera Europea

Fondamentale per la nascita della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) e l’integrazione europea come mezzo di pacificazione.

Condivideva l'idea di un'Europa unita, ma avrebbe privilegiato una collaborazione più flessibile e basata sulla concorrenza tra Stati.

Rapporti con gli USA

Forte alleanza con gli Stati Uniti, vedendo nel Patto Atlantico una garanzia di sicurezza per l'Italia e un ancoraggio all'Occidente.

Sosteneva un’alleanza con gli USA, ma con una maggiore autonomia italiana, evitando eccessive dipendenze.

Rapporti con l'URSS

Fermo oppositore del comunismo, mantenne una netta distanza dall’Unione Sovietica, in linea con la sua visione atlantista.

Anche Sturzo era anticomunista, ma avrebbe probabilmente cercato un equilibrio diplomatico più marcato.

Infrastrutture

Sostenne il piano di ricostruzione nazionale, focalizzandosi su opere pubbliche e infrastrutture essenziali per la ripresa economica.

Avrebbe promosso infrastrutture, ma con un modello di sviluppo più orientato al coinvolgimento del settore privato e delle autonomie locali.

Regionalismo

Inizialmente scettico verso un'ampia decentralizzazione, preferì un approccio graduale al regionalismo per mantenere l’unità nazionale.

Forte promotore dell’autonomia regionale, avrebbe sostenuto un federalismo più marcato per valorizzare le diversità locali.

Politiche di Rilancio Economico

Promosse il Piano Marshall e le riforme economiche per il rilancio industriale e agricolo, focalizzandosi sulla stabilità macroeconomica.

Avrebbe favorito un’economia di mercato più aperta, con meno interventi statali, incentivando l'imprenditoria privata e locale.

Sociale e Welfare

Sostenitore di politiche sociali ispirate alla Dottrina Sociale della Chiesa, con attenzione alla giustizia sociale e al benessere comune.

Avrebbe promosso un welfare decentralizzato, gestito in gran parte a livello regionale, con forte coinvolgimento del terzo settore.

Visione dello Stato

Vedeva lo Stato come garante dell’ordine e della coesione sociale, con un ruolo guida nell'economia e nella politica.

Sostenitore di uno Stato minimo, con funzioni principalmente regolative e sussidiarie, lasciando più spazio all'iniziativa privata.

Unione Europea

Fondamentale per l'unità europea, vide nella CECA il primo passo verso una comunità politica e economica integrata.

Favorevole all'integrazione europea, ma avrebbe privilegiato un approccio più confederale, rispettando maggiormente le sovranità nazionali.

 


Roberto
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5 commenti:

  1. Molto chiaro e interessante, grazie. E comunque la si pensi, dico solo una cosa: avercene di uomini così, oggi. Ma forse se ne è perso lo stampo ahimé!

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  2. Buongiorno, siamo sicuri di quello che scriviamo nella tabella sinottica, per quanto riguarda Sturzo. Sembra più il programma politico di Matteo Salvini e della Lega, che quello di un insigne Antifascista ma anche Anticomunista. Non certo di un liberale. Al massimo Sturzo possedeva un certo liberismo economico anche per i suoi 20 anni quasi trascorsi in America, durante il New Deal Rooslvetiano. Certo che vi erano differenze tra i due statisti ma qui mi sembra si esageri nettamente per cercare di tirare acqua al mulino dei sovranisti da parte di qualche cattolico ancora legato alla vecchia cara DC.

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    1. Non, non c'è niente di esagerato, lo affermo da storico delle idee politiche. Sturzo ha avuto il merito di mettere nero su bianco le sue idee, spesso in contrasto con De Gasperi. Anzi, lo schema manca solo dei rapporti con le destre, che De Gasperi aborriva e invece Sturzo riteneva fattibile. Se lei vede qualche affinità di Sturzo con i sovranisti è perchè alcune idee si trasmettono a distanza di anni, ad esempio il federalismo che la Lega però prende dal liberale Cattaneo.

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  3. Grazie a Dio non abbiamo avuto lo Sturzo anche se purtroppo abbiamo avuto il De Gasperi

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  4. Credo che le posizioni attribuite a don Sturzo non siano corrette. Il suo filoamericanismo fu sempre esplicito e dichiarato ma tutto quello che gli si attribuisce in merito alle autonomie locali andrebbe dimostrato, perché nei testi che ho letto non sembra che fosse quello IP suo pensiero

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