Croazia nella storia: un grande baluardo contro l'Islam.
Luigi C.
Schola Palatina, Lorenzo Benedetti, 22 Novembre 2023
Agli inizi del Seicento, la guerra dei Trent’anni imperversava nel Vecchio Continente, sconquassando confini, equilibri e campagne: tutte le maggiori potenze erano state trascinate sui campi di battaglia e il conflitto si protraeva ormai da molti anni, quando involontariamente un drappello di cavalieri, chiamati a militare nelle fila dell’esercito di Francia, fece entrare il nome del proprio popolo nella quotidianità di mezza Europa.
La Cravate
I militari del contingente balcanico portavano infatti annodato al collo un drappo, simile a una sciarpa, che i commilitoni francesi presero a chiamare cravate, termine che null’altro significa se non croato. I mercenari del piccolo reggimento proveniente dall’estrema frontiera militare dell’Impero asburgico, abitata dal popolo slavo e confinante con i Turchi in Bosnia, erano stati assoldati da Luigi XIII nell’ultima fase della guerra ed avevano lanciato una “moda” ben presto accolta dalla corte parigina e destinata a durare fino ad oggi, legando in molte lingue il nome del popolo croato, ogni giorno, “al collo” di una moltitudine.
La Croazia è stata in molti modi protagonista della vita d’Europa nel corso della storia: terra di colonizzazione costiera greca, la regione fu abitata almeno sin dal VI secolo dal popolo indoeuropeo degli Illiri, che ebbero contatti belligeranti con i Macedoni e che costrinsero i Romani a ben tre campagne militari prima di lasciarsi annettere definitivamente all’Impero. Diviso in due province nel 9 d.C., poi chiamate Pannonia e Dalmazia, l’Illirico si distinse per i grandi centri culturali come Apollonia – dove lo stesso Ottaviano perfezionò gli studi sotto la guida del maestro Atenodoro di Tarso –, per esser stata teatro di cruciali battaglie – come lo scontro fra Cesare e Pompeo presso Durazzo, che preluse alla fatale disfatta di Farsalo – e per aver costituito l’ultima casa del grande imperatore Diocleziano, il quale, dopo aver diviso l’Impero romano in quattro aree e dodici diocesi, scelse come buen retiro il magnifico palazzo, che aveva fatto edificare a Spalato.
La fede come identità
Il sistema di governo ideato proprio dall’augusto non resse tuttavia alle pressioni dei barbari, che a partire dal V secolo superarono in maniera stabile e massiccia il limes e si stabilirono nei territori latinizzati: l’Illiria conobbe il passaggio degli Unni, degli Eruli e degli Ostrogoti, ma fu solo nel VII secolo che la popolazione slava dei Croati si stanziò in Dalmazia, rimasta nell’orbita bizantina, mentre la Pannonia, già contesa fra Gepidi e Longobardi, passò sotto il controllo degli Avari e, dopo la loro sottomissione a Carlo Magno, dei Franchi. Frattanto, i dalmati si resero sempre più indipendenti sia dal potere nominale di Costantinopoli, sia dall’ingerenza germanica: nel IX secolo Trpimir, knez dei Croati, rafforzò la propria posizione, respingendo i progetti di conquista dei Bulgari e appoggiandosi alla Chiesa cattolica, per imporsi alla fine come guida del suo popolo.
Il Cristianesimo è stato sempre un elemento identitario molto forte per i Croati: introdotto in Illiria già nel I secolo, è probabile che san Paolo stesso alludesse a questi territori nell’Epistola ai Romani, quando affermò di aver portato il Vangelo nella regione. A contatto con gli indigeni cristiani, anche gli invasori slavi si convertirono e favorirono l’ingresso dei benedettini: nel 925 papa Giovanni X apostrofò Tomislao I come re del territorio adriatico, dopo che questi ebbe riunito la Croazia sotto un solo scettro e una sola fede.
Una crociata contro l’islam
Ma l’unità e la pace non sarebbero durate a lungo: nel 1091 Ladislao I di Ungheria venne eletto sovrano, fondò la diocesi di Zagabria e prese possesso della Pannonia, mentre il suo successore Colomanno impose il proprio potere in tutto lo Stato e siglò nel 1102 i pacta conventa, secondo cui la Croazia sarebbe rimasta legata indissolubilmente alle sorti d’Ungheria, pur conservando una notevole autonomia. Durante tutto il Medioevo, i bani croati cercarono costantemente di incrementare la propria indipendenza, mentre gli Ottomani procedettero alla conquista del Medio Oriente, entrarono della città di Bisanzio e si spinsero sin nel cuore dei Balcani.
Nel 1456, san Giovanni da Capestrano raccolse migliaia di volontari per combattere una crociata anti-islamica: anche grazie al contribuito dei Croati, i Turchi furono fermati e messi in fuga a Belgrado. La minaccia degli infedeli era ora il vero pericolo per gli Illiri, che, forti della propria fede, volevano evitare di finire sotto il dominio della Mezzaluna: per questo unirono le forze per organizzare con successo la difesa contro gli invasori, tanto da essere definiti scutum saldissimum et antemurale Christianitatis, scudo saldissimo e baluardo della Cristianità da papa Leone X nel 1514.
In effetti, la Croazia rimase la frontiera militare dei Balcani anche quando, caduto Luigi II d’Ungheria nella battaglia di Mohács del 1526, la corona del regno venne ceduta agli Asburgo d’Austria dall’assemblea dei nobili riuniti a Cetin. Divenuto di fatto una provincia autonoma dell’Impero, il territorio affrontò in prima persona le invasioni ottomane e visse da protagonista la storia di Vienna, da cui dipese sino alla creazione del Regno di Jugoslavia, al termine della Prima guerra mondiale, per poi vivere gli spettri del comunismo e rinascere nella fede all’alba del nostro secolo.
FONTE: Radici Cristiane n. 148
Nella foto: Monumento agli Agonothetes, Apollonia di Illiria(Epidamnon), Albania.
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