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domenica 14 luglio 2024

Pakistan: sentenza di morte per un cristiano, ma libertà per chi bruciò chiese

Riceviamo e pubblichiamo.
Luigi C.

Gentile sostenitore,
le false accuse di blasfemia in Pakistan sono ormai all'ordine del giorno e rappresentano una minaccia costante che dilania la vita di molti cristiani innocenti.

In un paese dove la blasfemia è un reato punito severamente, spesso si fa un uso distorto e manipolativo delle leggi per perseguire vendette personali o sopprimere minoranze religiose, come quella cristiana.

La notizia che sto per raccontarti svela proprio come i cristiani vengano condannati tramite false accuse, mentre i veri responsabili delle violenze e delle persecuzioni rimangono impuniti.
Ma veniamo ai fatti.

A quasi un anno dall'atroce ondata di violenza contro i cristiani di Jaranwala, una nuova condanna a morte per blasfemia non solo riapre le ferite, ma colpisce ingiustamente un giovane cristiano.

Il 16 agosto 2023, 26 chiese e centinaia di case furono distrutte dalle fiamme a Jaranwala, nel distretto di Faisalabad, Punjab, in seguito a un presunto caso di blasfemia attribuito a un cristiano analfabeta del luogo.

Quest'uomo, accusato di aver profanato pagine del Corano e di aver scritto una lettera blasfema con il proprio nome, è stato il pretesto per l'atroce violenza scatenata dai musulmani contro la comunità cristiana.

Ahsan Masih, un giovane cristiano di 22 anni proveniente dal distretto di Sahiwal ed estraneo agli eventi di Jaranwala, ha condiviso su TikTok la lettera incriminata. Un funzionario di polizia ha segnalato il post alle autorità, portando Ahsan davanti al giudice del tribunale antiterrorismo di Sahiwal.

Quest'ultimo ha emesso una sentenza assolutamente iniqua: condanna a morte per blasfemia, oltre a 22 anni di carcere e a una multa esorbitante.

Una condanna paradossale, soprattutto considerando che le 135 persone arrestate subito dopo gli attacchi sono state rilasciate su cauzione, mentre solo poche affronteranno il processo.

Questa disparità di trattamento sottolinea un grave fallimento del sistema legale nel proteggere le vittime innocenti e nel perseguire i veri colpevoli delle devastanti violenze perpetrate contro la comunità cristiana.

Come possiamo restare impassibili davanti a queste atroci ingiustizie?

E' urgente che nessuno ignori ciò che sta accadendo. Rompiamo questo muro di indifferenza e alziamo la nostra voce per difendere con forza i nostri fratelli cristiani!

Per questo il tuo sostegno è indispensabile. Ho bisogno di te per far crescere e diffondere ancora di più la nostra importante campagna di sensibilizzazione.


Padre Khalid Rashid Asi, direttore della Commissione Giustizia e Pace della diocesi di Faisalabad, ha denunciato aspramente la decisione del giudice come un atto codardo, motivato dalla paura e dalla pressione esterna.

Queste le sue parole: “All'epoca degli incidenti di Jaranwala migliaia di persone, tra cui musulmani e cristiani, hanno condiviso quella lettera con altri solo per passare informazioni, senza avere alcuna intenzione di commettere blasfemia. Penso che questo giudice, che ha annunciato molto in fretta la sua sentenza, sia codardo e agisca in preda alla paura. Dopo i fatti di Jaranwala ci opponemmo alla decisione di affidare i casi di blasfemia a queste corti antiterrorismo. Ahsan non è stato l'unico a condividere quel post, lui e la sua famiglia sono stati molestati dalla polizia e la sua famiglia vive ancora nel trauma e nella paura.

Questo caso giudiziario sarà un banco di prova per noi: i giudici dovrebbero annunciare il loro verdetto contro quanti hanno bruciato la colonia cristiana e rovinato i sentimenti della gente. Si è emessa, invece, questa sentenza di morte per compiacere qualcuno perché si è sotto pressione. Ma è una decisione presa da un piccolo tribunale locale, sono convinto che Ahsan sarà liberato dall'Alta Corte e che la verità alla fine vincerà”.

A queste parole fanno eco anche quelle di Aksa Kanwal, attivista per i diritti umani, che aggiunge: “Il governo deve rivedere le leggi sulla blasfemia perché ci sono molte persone dietro le sbarre solo per false accuse. Lo Stato dovrebbe incriminare quanti incastrano altri in questo tipo di casi solo per rancori e vendette personali. Ci sono tante denunce registrate in base a questa legge, ma senza prove solide contro gli accusati. Mentre quanti hanno bruciato le nostre chiese e le nostre Bibbie, vengono rilasciati su cauzione dai tribunali”.

Come se non bastasse, il Senato del Pakistan ha approvato anche un disegno di legge volto ad inasprire il reato di blasfemia, aumentando (tra le altre cose) la pena prevista, che passa da tre a dieci anni di carcere.

Dovremmo quindi chiederci cosa possiamo fare per aiutare quei milioni di persone che lottano ogni giorno per essere liberi di credere.

Denunciare ogni forma di persecuzione subita dai cristiani nel mondo e dare voce al loro grido di sofferenza sono azioni fondamentali e concrete che dobbiamo intraprendere per offrire loro sostegno immediato.

Non possiamo lasciarli soli! Non possiamo ignorare tutto questo!


Insieme, possiamo e dobbiamo fare la differenza!

Con un saluto militante,

Federico Catani
Direttore dell’Osservatorio sulla Cristianofobia
P.S. Leggi questa notizia sul nostro sito


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