di N. Spuntoni de Il Giornale, 28/7/24
L'Osservatore Romano paragona il presidente Usa a Benedetto XVI. Trump "dimenticato" nella nota sull'attentato. Ma il Papa..
Joe Biden come Benedetto XVI? L'azzardato paragone non arriva dai dem americani ma dall'Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede. All'indomani dell'annuncio dalla corsa alla Casa Bianca, la comunicazione vaticana in un articolo non ha lesinato lodi al presidente statunitense parlando di "scelta nobile" che "pone il bene del Paese al di sopra dei propri interessi personali", paragonando il gesto alla rinuncia al soglio pontificio fatta da Joseph Ratzinger nel 2013.
Il paragone tra Biden e Benedetto
In realtà, bisogna ricordare che la decisione di Benedetto XVI venne comunicata l'11 febbraio di undici anni fa, cogliendo di sorpresa i cardinali riuniti in Concistoro e il mondo intero. Quella di Biden, invece, arriva quasi un mese dopo la disastrosa performance nel dibattito televisivo col suo rivale repubblicano Donald Trump, in un momento in cui tutti i sondaggi lo davano per sconfitto alle prossimi elezioni e i suoi sostenitori più importanti avevano chiesto un passo indietro. Peraltro, l'annuncio è seguito ad una serie di dichiarazioni pubbliche in cui Biden e il suo staff avevano detto di non avere alcuna intenzione di ritirarsi. Inoltre, mentre Benedetto XVI ha rinunciato effettivamente al papato, Biden è rimasto presidente degli Stati Uniti ed ha solo annunciato di non volersi ricandidare ad un'elezione in cui ormai tutti lo davano per sconfitto.
La copertura sull'attentato a Trump
Se da un lato la comunicazione vaticana non ha avuto problemi a diffondere lodi inusuali per il ritiro di un candidato da una competizione politica, dall'altro ha dimostrato un atteggiamento più prudente all'indomani dell'attentato a Donald Trump del 13 luglio. Una nota è arrivata solo nella tarda mattinata del giorno successivo e come risposta alle domande dei giornalisti accreditati. Il direttore della Sala Stampa Matteo Bruni ha detto che l'episodio "ferisce le persone e la democrazia, provocando sofferenza e morte" e che la Santa Sede si unisce ai vescovi Usa in preghiera "per l’America, per le vittime e per la pace nel Paese, perché non prevalgano mai le ragioni dei violenti”. Nessun messaggio di solidarietà personale a Trump che nell'Angelus di quel giorno non è stato menzionato dal Papa.
Quell'asse insolito sull'Ucraina
I rapporti tra repubblicani e Santa Sede arrivarono ai ferri corti nella fase finale dell'amministrazione Trump, quando monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede, sostenne che c'era stato un tentativo di strumentalizzazione del Papa per la visita a Roma del segretario di Stato Usa Mike Pompeo a ridosso delle elezioni del 2020. In quel caso, Francesco si rifiutò di concedere udienza all'esponente repubblicano e la diplomazia vaticana spiegò che quel "no" si doveva alla consuetudine che impedirebbe ai pontefici di concedere udienze a personalità politiche di Paesi dove sono in corso campagne elettorali. In realtà, pochi mesi prima delle elezioni del 2016 Francesco strinse la mano al candidato per la nomination dem Bernie Sanders e pochi giorni dopo all’allora vicepresidente Joe Biden. Nonostante l'evidente ostilità verso i repubblicani che si respira a Santa Marta, c'è un dossier che potrebbe agevolare il dialogo tra la Santa Sede e la Casa Bianca nel caso di una vittoria di Trump.
Sulla situazione in Ucraina, infatti, il tycoon ha ripetuto più volte in campagna elettorale di voler mettere fine alla guerra "in fretta". Un proposito espresso anche in una recente telefonata al presidente ucraino Volodymyr Zelensky così commentata dal candidato repubblicano: "Sono contento che mi abbia cercato perché porterò la pace nel mondo e metterò fine alla guerra che è già costata troppe vite e che ha devastato innumerevoli famiglie innocenti", aggiungendo che "tutte e due le parti saranno in grado di negoziare un accordo che metta fine alla violenza e spiani la strada alla prosperità". Rispetto alla probabile continuità rappresentata da Kamala Harris, le parole di Trump sul conflitto in Ucraina appaiono più in sintonia con le posizioni di Francesco che a marzo scorso, alla Radio Televisione Svizzera, aveva parlato del "coraggio della bandiera bianca" ed aveva detto che "la parola negoziare è una parola coraggiosa". La necessità del negoziato è stata di recente ribadita dal cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin che, reduce da un viaggio a Kiev in cui ha incontrato Zelensky, ha precisato che "la Russia andrà coinvolta".
Non è insolito per Bergoglio cambiare atteggiamento pubblico nei confronti di leader politici con cui si era scambiato attacchi anche feroci: lo si è visto con gli abbracci prima a Roma e poi al G7 riservati al presidente argentino liberista Javier Milei. Potrebbe succedere anche con Trump, in caso di un suo ritorno alla Casa Bianca?
A meno che l'America rurale, cristiana, ... patriottica e lavoratrice non voti compatta per Trump... la sorridente Harris vincerà... è supportata da molte lobby... e continuerà la tensione contro Russia, Iran e Cina... portandoci alla III Guerra Mondiale entro 3 anni. Così gli Stati Cattolici e Ortodossi dell'Est Europa... Corea, Taiwan, Filippine, Libano... saranno spazzati via per la gioia dei framassoni di Londra, Washington e Parigi... e anche noi finiremo pieni di debiti da covid, guerra, in crisi economica, pieni di immigrati e senza figli...
RispondiEliminaTrump dovrebbe chiedersi perchè la sua testa non è stata forata da un proiettile ed essere più umile e più in Dio... Mi piacerebbe che fosse più netto sull'aborto. Invece tergiversa... non sa che potrebbe avere una missione importante da compiere.
Ultima parte si sbaglia. Il suo vice ha nettamente detto il suo programma contro l'aborto, contro i diritti lgbt e la rifondazione dei valori cattolici.
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