Luigi C.
147ª SETTIMANA: LE SENTINELLE CONTINUANO LA LORO PREGHIERA PER LA DIFESA DELLA MESSA TRADIZIONALE DAVANTI ALL'ARCIDIOCESI DI PARIGI
Due successive Lettere Paix Liturgique si sono concentrate recentemente su quegli alti ufficiali romani che, si può pure dire, odiano il rito tradizionale: una sul vescovo Viola, segretario del Dicastero per il culto divino (Paix Liturgique France), e l'altra sul cardinale Parolin , Segretario di Stato (Paix Liturgique France).
Risulta che il cardinale Müller, già prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, che nel frattempo ha celebrato il 20 maggio la messa di chiusura dell'ultimo pellegrinaggio del cristianesimo a Chartres, e il 29 giugno ha guidato le ordinazioni per l'Istituto del Buon Pastore, a Courtalain, ha recentemente parlato della liturgia antica con uno di questi personaggi del Dicastero del Culto Divino, probabilmente monsignor Viola.
Lo ha raccontato durante l'omelia pronunciata a quella messa di ordinazione: «Questo mi porta alla conversazione con un alto rappresentante del Dicastero romano per il Culto divino. Ero ancora commosso dalla fedeltà dei 20.000 giovani cattolici con cui ho potuto celebrare la Santa Messa nella meravigliosa Cattedrale di Chartres il lunedì di Pentecoste, quando mi ha obiettato che questo non era affatto un motivo di gioia, perché la Santa Messa era celebrata secondo il vecchio rito latino straordinario. In effetti, alcuni considerano il vecchio rito della Santa Messa come un pericolo maggiore per l’unità della Chiesa rispetto alla reinterpretazione del Credo, o addirittura all’assenza della Santa Messa. Essi interpretano la preferenza per il rito antico come l’espressione di un tradizionalismo sterile, più interessato alla teatralità della liturgia che alla comunione viva con Dio che essa trasmette.
Ho risposto che, come ex professore di dogmatica, il contenuto dei sacramenti, la res sacramenti, è per me più importante della forma rituale, che ha un’importanza secondaria, o per dirla più precisamente: le cerimonie, che interpretano il segno visibile, che consiste di forma e materia.
Infatti, la dottrina rivelata della fede e la sostanza dei sacramenti sono date alla Chiesa in modo inalienabile e immutabile, mentre esiste una legittima diversità di scuole teologiche e di riti liturgici. Coloro che amano invocare il Vaticano II per accusare gli altri di mentalità preconciliare dovrebbero innanzitutto ascoltare gli avvertimenti del Concilio, che nel Decreto sull’ecumenismo dice:
“Conservando l’unità in ciò che è necessario, tutti nella Chiesa, ciascuno secondo l’ufficio che gli è stato affidato, conservino la libertà che gli è dovuta, sia nelle varie forme di vita spirituale e di disciplina, sia nella varietà dei riti liturgici, sia anche nell’elaborazione teologica della verità rivelata; e pratichino in tutto la carità. In questo modo manifesteranno sempre più pienamente la vera cattolicità e apostolicità della Chiesa” (Unitatis redintegratio 4).
Queste riflessioni del cardinale che per anni fu il custode della fede della Chiesa sono tanto più significative perché sono state espresse nel corso di una messa in cui il sacramento dell'ordine è stato da lui conferito secondo il rito antico, cosa che i responsabili della liturgia di Roma dicono che è assolutamente vietato (sarebbe consentito solo alla FSSP e anche all'interno delle loro case...), divieto poi reso noto anche dai rappresentanti della Conferenza Episcopale di Francia
In sintesi, il cardinale Müller oppone due argomenti a questi censori cosÌ rigorosi e arroganti:
- La celebrazione del rito antico non mette in pericolo l'unità della Chiesa, perché il contenuto dei sacramenti, la forma e la materia, è più importante delle cerimonie che interpretano questo cuore del sacramento.
- E, soprattutto, brillano per la loro assenza coloro che affermano che la forma tradizionale è contraria all'unità, quando si segnalano quelle che non sono altro che pure e semplici reinterpretazioni del Credo, le quali sì che chiaramente lacerano l'unità della Chiesa.
E questo è il punto più doloroso. La rabbia contro l'usus antiquior acceca questi alti funzionari ed è palese che parlano con malafede e animosità ideologica: l'immensa folla di giovani pellegrini di Chartres "non è in alcun modo motivo di gioia" per loro, poiché la messa a cui questi giovani assistono non è quella della riforma di Paolo VI; e per loro, la “deviazione” rappresentata da questa Messa sembra molto più grave delle eresie del Cammino Sinodale tedesco. Un altro alto funzionario ecclesiastico ha affermato freddamente che la Chiesa “non ha bisogno di questi sacerdoti”, cioè di quelli formati per la liturgia tradizionale.
Non vorrei sopraffare questi uomini consacrati, incaricati di rappresentare Cristo sulla terra, e che considerano sospettosa ogni diocesi e ogni comunità che abbia ancora delle vocazioni, che innescano visite canoniche contro ogni luogo della Chiesa che sia un po’ tradizionale e quindi porti frutti e susciti vocazioni. Credo infatti che, senza volerlo, loro finiscono per servire i disegni di questi vampiri infernali, succhiatori di vita, artigiani del nulla.
Allora, care sentinelle, bisogna che continuiamo a testimoniare, a pregare e a vegliare. E in particolare, per quanto riguarda la nostra lotta parigina, vorrei ribadire l'appello che ho lanciato nella Lettera di Paix Liturgique del 3 luglio (Paix Liturgique France), affinché possiamo avere dei volontari che si uniscano a noi davanti agli uffici dell'arcidiocesi: “ABBIAMO BISOGNO CHE SIATE PRESENTI AD ALMENO UNA VEGLIA QUESTA ESTATE. Per registrarsi, inviateci un messaggio a contact@veilleurs-paris.fr.»
E, come sempre, ci troveremo davanti agli uffici dell’arcidiocesi, 10 rue du Cloître-Notre-Dame, dalle 13 alle 13,30, dal lunedì al venerdì, per pregare il rosario. Ma anche mercoledì alle 17, a Saint-Georges de La Villette, domenica alle 18, davanti a Notre-Dame du Travail, senza dimenticare le veglie di Quimper, martedì sera davanti al palazzo vescovile.