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lunedì 24 giugno 2024

Conviventi e mancata assoluzione sacramentale #amorislaetitia

Qualche parola di buon senso sull'assoluzione sacramentale ai conviventi.
QUI i molti post di MiL sul pessimo Amoris Laetitia.
"Scrivi: “penso che non bisogna negare l’assoluzione a nessuno”. Ma Gesù Cristo non ha detto questo. Istituendo il sacramento della confessione ha detto: “A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati” (Gv 20,23). Cristo pertanto prevede che i peccati non possano essere assolti se non c’è il pentimento"
Luigi C.

Sono una ragazza che convive. Ieri sono andata a confessarmi ma con mia amara sorpresa il prete non mi ha dato l’assoluzione.
Quesito

Caro Padre Angelo,
sono una ragazza di 36 anni, convivo con un ragazzo da 2 anni e siamo insieme da 15 anni, ieri sono andata a confessarmi dopo tanto tempo ma il prete non mi ha dato l’assoluzione perché convivo, e mi ha detto che non posso prendere neanche la comunione, il mio ragazzo non vuole sposarsi perché si sente costretto e pensa che sposarsi fa parte del sistema per il fatto burocratico che c’è dietro, il prete mi ha detto di convincerlo, ma io non voglio costringere una persona a sposarmi, soprattutto se lui non crede, non può sposarsi in chiesa se lui non ha fede. Quindi mi ritrovo con il mio ragazzo a convivere, costretta a non poter prendere la Comunione e non poter essere assolta. A me non sembra giusto. Non c’è scritto nelle leggi di Dio che la convivenza è un peccato mortale e penso che non bisogna negare l’assoluzione a nessuno soprattutto se la situazione in cui sto non dipende manco da me. È lui che non vuole sposarsi anche se ho accettato di convivere. Mi comporto bene da cattolica cristiana, sto con il mio compagno e basta. Il Papa ho letto che sta aprendo un po’ le porte anche ai conviventi spero che la Chiesa sia un po’ meno restrittiva. Penso che Dio guarda i cuori delle persone.
La ringrazio.

Risposta del sacerdote

Carissima,
ci sono diverse cose inesatte nella mail che hai scritto.Sposarsi non è un atto burocratico.

Tutti comprendono l’essenziale differenza tra la convivenza e il matrimonio.
Col matrimonio avviene una trasformazione negli sposi. In quel momento realizzano indissolubilmente la fusione dei loro cuori e delle loro anime perché costituiscono un cuore solo e un’anima sola. Col matrimonio si appartengono eternamente.
La convivenza non attua una simile trasformazione, tanto che i due se ne possono andare liberamente.
È vero che anche coloro che sono sposati possono divorziare. Ma per quanto divorziati davanti allo stato, non potranno mai diventare marito e moglie di una persona diversa da quella che hanno assunto il giorno del loro matrimonio. Si sono infatti espropriati di se stessi per appartenersi vicendevolmente.Certo il matrimonio comporta fedeltà ed indissolubilità.

Ma la fedeltà e l’indissolubilità non sono un peso per chi ama, anzi sono un traguardo. Si ambisce di appartenere solo alla persona amata, anche con la forza della legge e del sacramento.
La convivenza invece è caratterizzata dal non voler impegnarsi definitivamente. Sicché si rimane in prova e in un’unione un po’ sempre insicura.

3. Inoltre fedeltà ed indissolubilità sono beni preziosissimo soprattutto per i figli che hanno diritto a vivere in un quadro di sicurezza affettiva sapendo che il padre appartiene alla madre e la madre appartiene al padre.
Tutto questo indipendentemente dalla fede cristiana. Lo mostra il fatto che l’hanno capito tutte le popolazioni della terra fin dall’origine del mondo.

4. La cosa diventa ancora più grande se si pensa che il matrimonio è stato elevato da Gesù Cristo a Sacramento.
Sacramento significa segno sacro.
Di che cosa è segno sacro il matrimonio cristiano?
È segno dell’amore sempre fedele e indissolubile di Dio per l’uomo e di Gesù Cristo per la Chiesa.
Sicché gli sposi cristiani sono chiamati ad amarsi come Dio ama l’uomo e come Gesù Cristo ama la Chiesa: vale a dire con un amore puro e santo, con un amore sempre paziente, sempre pronto al perdono, sempre pronto a non tener conto dei dispiaceri ricevuti, sempre pronto alla dedizione e alla fedeltà tanto nella buona quanto nella cattiva sorte.
Vivendo così si realizza l’obiettivo supremo della nostra vita che è quello della santificazione
Il matrimonio cristiano è essenzialmente un itinerario di santificazione.
Come vedi c’è un abisso tra la convivenza e matrimonio.

5. Inoltre andare a chiedere la Comunione è la stessa cosa che andare ad attingere da Gesù Cristo la linfa vitale per amare come ama lui.
Ma come si può amare come ama Gesù Cristo se si contraddice la sua volontà?
Mi dici che non c’è scritto nelle leggi di Dio che la convivenza è un peccato mortale.
E invece c’è scritto. Tra i vari passi te ne cito due.
Il primo: “Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio” (Gal 5,19-21).
La fornicazione è il rapporto sessuale fuori del matrimonio tra persone che non sono sposate. La convivenza è una fornicazione continuata.
L’esclusione dal regno di Dio è la stessa cosa che dire che si tratta di un peccato mortale.
Il secondo passo: “Di fornicazione e di ogni specie di impurità o di cupidigia neppure si parli fra voi – come deve essere tra santi” (Ef 5,3).

6. Scrivi: “penso che non bisogna negare l’assoluzione a nessuno”.
Ma Gesù Cristo non ha detto questo. Istituendo il sacramento della confessione ha detto: “A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati” (Gv 20,23).
Cristo pertanto prevede che i peccati non possano essere assolti se non c’è il pentimento e se si persiste nella volontà di crocifiggere nel proprio cuore il Signore, come dice la lettera agli Ebrei (cfr. Eb 6,6).
Ogni sacerdote sa che dovrà rendere conto a Dio se è stato fedele nel suo ministero o se ha manipolato il Vangelo a suo piacimento.

7. Dici che il Papa ha aperto ai conviventi. Sì, ma non certo per dire che la convivenza sia secondo il Vangelo, ma per essere solleciti della salvezza eterna anche dei conviventi e portarli a camminare secondo le vie di Dio.
A dire il vero, questo si faceva anche prima. Non è una novità. Non bisogna lasciarsi abbagliare da quanto viene scritto sui giornali.
Stare vicino ai conviventi significa ricordare loro la frequenza alla Messa anche se non possono fare la Comunione.
Significa anche esortarli alla preghiera, all’ascolto della sacra predicazione, all’esercizio delle virtù e infine portarli al sacramento del matrimonio e a quegli altri preziosissimi sacramenti per la salvezza, quali sono quelli dell’eucaristia e della confessione.

8. Dici che il tuo compagno non è credente.
Tuttavia quando ti sei messa insieme con lui dovevi fare i tuoi conti.
Dovevi chiederti: posso fare insieme con lui un itinerario di santificazione.
Posso costituire una famiglia con lui in modo che Gesù Cristo regni in ogni ambito, anche in quello dell’intimità, e sia il centro e il fine della vita di tutti?
È vero ormai che questa unione è assodata.
E tuttavia non puoi costringere il prete a fare cose di cui dovrà rendere conto a Dio. E che conto, trattandosi di sacramenti, di realtà sacre!

9. Da questo spiacevole incidente, cioè dal fatto che il sacerdote non ti ha dato l’assoluzione, devi sentirti chiamata da Gesù Cristo a fare tutto come si deve, come dice il Vangelo, attendendo alla santificazione tua e della persona che ami.
Dio guarda i cuori, certo. Ma guarda anche le opere.

Ti domando scusa del forte ritardo con cui ti rispondo.
Questo per me costituisce un impegno a ricordarti in maniera più perseverante nella preghiera.
Ti auguro ogni bene e ti benedico.
Padre Angelo