Cari amici di MiL,
vedendo la collocazione dell'altare dove il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, ha celebrato la santa Messa, domenica 29 aprile, con il Papa che assisteva al rito (infatti, il pontefice non celebra più la santa messa da diverso tempo, almeno pubblicamente), non ho potuto non notare la triste della collocazione dell'altare: con i fedeli che e che guardavano l'ala napoleonica, vero centro laico e anticlericale veneziano, e davano le spalle alla basilica marciana, vero centro della cristianità di Venezia e della sua storia.
Chiaramente non so quali siano state le ragioni e chi abbia determinato quella collocazione; in questi eventi vi convergono diversi fattori e attori: Curia, Comune, Soprintendenza, Prefettura, Vigili del fuoco, sicurezza vaticana, ecc. Però, alzando gli occhi appena sopra il palco/altare, sulla sommità dell'ala napoleonica, si poteva notare il più grande ciclo di scultura profana presente nella piazza, dove le divinità, essendo in epoca napoleonica, oltre a essere dichiaratamente pagane, sono volutamente anticlericali. Infatti, si intravvede una stupenda Venere a torso nudo, oltre a tutti gli altri comandanti ed eroi pagani della Roma antica.
La collocazione dell'altare sarebbe stata più consona davanti alla basilica di San Marco, magari in trasparenza, senza alcuno sfondo che ne oscurasse la bellezza degli archi musivi e delle volte della facciata; come per tradizione, quando si celebra una Messa all'aperto, la si fa nella prospettiva della chiesa stessa.
Per cui, a Venezia, non andava collocato in quel posto, dove solitamente si erigono i palchi per i concerti di Loredana Bertè, piuttosto che di Renato Zero, perché questa, da sempre, è la zona laica della piazza. In quest'occasione gli organizzatori non hanno avuto nemmeno l'accortezza di togliere i banner del museo Correr, con i vari pittori e artisti d'occasione, prezzolati per esporre all'interno di questa istituzione.
foto da "stranotizie"
Non si è rivelata nemmeno una scenografia pulita, dava piuttosto l'idea di un baraccone posticcio per un evento come tanti altri. Certo, hanno messo il paliotto d'altare d'argento, anche i candelabri antichi erano perfetti, bello anche il Cristo antico, chissà da dove proveniva, così l'icona della Salute, chiamata anche "Mesopanditissa", ovvero "portatrice di pace", arrivata a Venezia da Candia nel 1669 e non nel 1264 come riporta il sito del Patriarcato.
Ma proprio lì dovevano collocare l'altare nello spazio dove di solito si tengono gli avvenimenti più laici ed anticlericali. Proprio lì, in un contesto che di sacro non ha assolutamente nulla e voltando le spalle in tutti i sensi alla chiesa che un tempo era cappella dogale il cui rito liturgico detto anche "Marcolino" era celebrato solo in questa chiesa, mentre in tutte le altre si celebrava il rito romano, compresa la cattedrale di Venezia che era a san Pietro in Castello, sede del patriarca. Infatti, in quest'ultima chiesa non ci sono opere d'arte che riguardano san Marco, se non piccoli resti che hanno a che fare con la Chiesa Romana. Solo nel 1807 la sede patriarcale verrà spostata in san Marco.
Ecco allora che vedendo collocato l'altare in quel posto mi viene da pensare ad uno sgarbo, ad uno sgambetto a quella che è stata la chiesa della Repubblica di Venezia e dei suoi rapporti non sempre facili con il papato, a Paolo Sarpi e a molto altro ancora. Ma forse oggi quasi nessuno ricorda più questi avvenimenti.
Forse, più semplicemente, se la scelta non è stata determinata da altri attori, si può pensare ad una "svista" della chiesa di oggi, che si professa ecumenica ed aperta a tutte le religioni (tranne che alla propria Tradizione), ma che conosce poco della storia di Venezia e del suo rito che, celebrato solo nella basilica marciana, costituiva un unicum in tutto l'orbe cattolico?
Forse sarà così. Forse, chissà...
Un lettore di MiL rattristato