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domenica 19 maggio 2024

“Nel cattolicesimo tutto è così sapiente, tutto così pensato, tutto così logico!” La conversione del protestante Alberto von Ruville

Un ritorno a casa, il ritorno a Roma!
Allora conobbi il miracolo misterioso della santa Eucaristia, e credetti”.
Luigi C.

Il Cammino dei Tre Sentieri,  10 MAGGIO 2024

Da Enciclopedia Apologetica, Pia Società San Paolo, Alba, 1955

Il dottore Alberto von Ruville fu professore dell’Università di Halle. Fu storico apprezzato e autore di un importante opera su La baviera e il ristabilimento dell’impero tedesco e di studi su Guglielmo Pitt. Le ragioni che condussero al cattolicesimo (1909) questo luterano “positivo, risoluto e rigido”, meritano attenzione, perché Illuminano in modo mirabile un difetto capitale del protestantesimo. Il Ruville narrò la sua conversione in un libro tradotto anche in italiano: Il mio ritorno, Fiorentina, 1911.

Pieno di ammirazione verso la persona di Cristo (che conobbe dalla celebre opera di Harnack, L’essenza del Cristianesimo) e in possesso, come dice egli stesso, della fede nel simbolo, Alberto von Ruville non si sentiva più completamente a suo agio. “Quello che mi causava fastidio, egli dice, era di dover riflettere tanto per avere una fede solida. La mia restava, in sostanza, una fede di riflessione.” Il protestantesimo gli sembrava una religione puramente intellettuale, in cui predomina la riflessione: forse alcuni possono inorgoglirsi e compiacersi d’una fede che a loro pare avere un’essenza superiore e un po’ raffinata. Con lealtà e carità ugualmente grandi, von Ruville si dichiarava insoddisfatto di questa costatazione, poiché il suo pensiero correva subito alla massa, alla povera gente, ai popoli ancor selvaggi e incapaci d’una profonda riflessione. “Questa massa incolta, questi popoli incivili dovranno rimaner privi della vera convinzione religiosa, delle benedizioni divine, fintanto che l’istruzione non li abbia resi capaci di comprenderne completamente il significato e l’intima natura? sarebbe evidentemente un inconveniente gravissimo. La vera fede non può e non deve essere ad appannaggio di pochi. Eguale possibilità deve essere “data a tutti gli uomini per acquistare e conservare la fede vera, solida e conforme al simbolo apostolico. “In questo il protestantesimo appare singolarmente deficiente e von Ruville cerca invano di liberarsi da tale preoccupazioni che lo assediano. Quanto al cattolicesimo non si poteva affatto parlarne, poiché egli troppo imbevuto di luteranesimo, per accettare l’infallibilità pontificia, la transustanziazione, il celibato dei preti, senza parlare, naturalmente, delle indulgenze (che conosceva solo da informazioni tendenziose) e del culto alla Santissima Vergine, che in buona fede credeva idolatrico.

Ma i pregiudizi cadranno uno dopo l’altro. Von Ruville come storico si mette a studiare prima il papato: “Di fronte alla confusione dottrinale imperante nella Chiesa protestante, confusione che cancellava ogni confine tra protestantesimo e paganesimo”, arriva a comprendere la necessità d’un punto d’appoggio che, “se pure esiste, può essere soltanto il papato”, e a riconoscere, senza possibilità di dubbio, gli speciali poteri che Cristo affidò a Pietro. Poi lesse casualmente un’opera di teologia cattolica del professore austriaco Reinhold. e s’accorse che, fin dalla sua giovinezza, era stato “istruito in modo assolutamente falso sulla Chiesa cattolica. Il quadro, egli dice, che ora mi veniva presentato, era assolutamente diverso e, sotto certi aspetti, proprio il contrario di ciò che m’ero immaginato. Tutto era così sapiente, così profondamente pensato, così logico! Caratteri questi che non avevo mai trovato in tal grado nelle dottrine protestanti propriamente dette, le quali, al confronto, mi apparivano un pasticcio malaccorto, in cui i lineamenti migliori erano stati sacrificati. Riconobbi che i maestri, i pastori e i teologi, ai quali ero debitore della mia scienza, non avevano capito nulla del cattolicesimo, e tuttavia non esitavano a giudicarlo cattedraticamente e perfino a colpirlo di frequenti sarcasmi.”

Infine “il colpo diretto, presto o tardi inevitabile”, gli fu dato dalla lettura della Simbolica di Mohler, che lo illuminò completamente sulla transustanziazione, che gli restava oscura. “Allora conobbi il miracolo misterioso della santa Eucaristia, e credetti”. Non c’erano più ostacoli, e il 6 marzo 1909 entrò nella Chiesa cattolica.