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martedì 21 maggio 2024

Le Sante Messe del tempo pasquale in dom Prosper Guéranger #22 martedì di Pentecoste

Concludiamo oggi le meditazioni liturgiche tratte dall’Année Liturgique di dom Propser Guéranger (Le Mans 1841-1866) per il tempo pasquale: martedì della Pentecoste.

L.V.

MARTEDÌ DELLA PENTECOSTE

MESSA

La Stazione di oggi si tiene nella chiesa di Santa Anastasia, in quella stessa basilica in cui noi abbiamo assistito alla Messa dell’Aurora nel giorno di Natale. Noi la rivediamo in questo giorno in cui tutta la serie dei misteri della nostra redenzione è giunta al suo termine. Benediciamo Dio che si è degnato di completare con tanta forza ciò che aveva incominciato per noi con tanta dolcezza.
I neofiti assistono a questa Messa ancora con la veste bianca e la loro presenza attesta, nel medesimo tempo, l’amore del Figlio di Dio che li ha lavati nel suo sangue, e la potenza dello Spirito Santo, che li ha strappati dall’impero del principe di questo mondo.

EPISTOLA (Atti 8, 14-17) – In quei giorni gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva ricevuto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni. Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.

La missione in Samaria

Gli abitanti di Samaria avevano accettato la predicazione evangelica, portata loro dal diacono Filippo. Dalla sua mano avevano ricevuto il battesimo che li aveva fatti cristiani. Ricordiamoci del dialogo che Gesù ebbe con una donna di quella città presso il pozzo di Giacobbe e dei tre giorni che si degnò passare con quegli abitanti. La loro fede è stata ricompensata: il battesimo li ha resi figli di Dio e membri del Redentore. Ma bisogna che essi ricevano anche lo Spirito Santo nel sacramento di forza. Il diacono Filippo non ha potuto concedere quel dono; due apostoli, Pietro e Giovanni, rivestiti del carattere pontificale, vengono a conferirlo, rendendoli così perfetti cristiani. Questo racconto ci ricorda la grazia che si è degnato di farci lo Spirito Santo, imprimendo nelle nostre anime il sigillo della Confermazione: offriamogli la nostra riconoscenza per tale beneficio, che ci ha legati più strettamente a lui e ci ha resi capaci di confessare senza debolezza la nostra fede di fronte a tutti coloro che vorranno chiedercene conto.

VANGELO (Gv 10, 1-10) – In quel tempo Gesù disse ai Farisei: «In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».

Proponendo questo brano del Vangelo ai neofiti della Pentecoste, la Chiesa voleva premunirli contro un pericolo che poteva presentarsi durante il corso della loro vita. Nel momento in cui siamo, essi sono le pecorelle di Gesù Buon Pastore, e questo divino pastore è rappresentato presso di essi da uomini che egli stesso ha investito della missione di pascere i suoi agnelli. Questi uomini hanno ricevuto da Pietro tale missione e colui che è con Pietro è con Gesù. Ma spesso è accaduto che nell’ovile si siano introdotti falsi pastori, che il Salvatore qualifica col nome di ladri e di assassini perché, invece di entrare per la porta, hanno scalato il recinto dell’ovile. Ci dice che egli stesso è la porta dalla quale devono passare coloro che hanno il diritto di pascere le sue pecore. Ogni pastore, per non essere assassino, deve aver ricevuto la missione da Gesù, e questa missione non può venire che da colui che egli ha stabilito a rappresentarlo fino a che venga lui stesso.
Lo Spirito Santo ha diffuso i suoi doni nelle anime di questi nuovi cristiani; ma le virtù che sono in essi non possono esercitarsi in modo di meritare la vita eterna che nel seno della vera Chiesa. Se, invece di seguire il pastore legittimo, essi avessero la disgrazia di affidarsi a falsi pastori, tutte quelle virtù diverrebbero sterili. Essi devono dunque fuggire, quale straniero, colui che non ha ricevuto la sua missione dal solo Maestro che può condurli attraverso i pascoli della vita. Spesso, durante il corso dei secoli, si sono incontrati pastori scismatici; il dovere dei fedeli è di fuggirli e tutti i figli della Chiesa devono prestare attenzione all’avvertimento che in questo brano dà nostro Signore. La Chiesa che egli ha fondato, e che conduce per mezzo dello Spirito, ha il carattere di essere apostolica. La legittimità della missione dei Pastori si manifesta per mezzo della successione; e perché Pietro vive nei suoi successori, il successore di Pietro è la sorgente del potere pastorale. Chi è con Pietro è con Gesù Cristo.

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