Riceviamo e pubblichiamo.
Luigi C.
San Giovanni de Britto S.J.
martire dell’ecumenismo verso i “pacifici indù”
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L’e-book che da oggi diffondiamo ci parla di un portoghese martirizzato in India nel 1600.
– Vorremmo tentare di mostrare l’attualità del suo martirio sottolineando che l’India attuale fa parte del BRICS, un raggruppamento con finalità economiche, fondato da Stati socialisti (appunto, da Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) che, di recente, si è allargato all’Islam (Cfr. Sole24Ore), confermando così la sua natura anti-Occidentale e anti-cristiana.
– Giovanni de Britto non è stato martirizzato da un tiranno, da un malato di mente o da estremisti, ma da un sistema sociale, caratterizzato dalla millenaria divisione per caste di tutta popolazione.
– Il socialismo indiano odierno ha mantenuto nella Costituzione numerosi privilegi per la sua antica “nomenklatura”: alle caste degli “intoccabili” sono riservati seggi in parlamento e nell’assemblea legislativa nazionale, posti e borse di studio nelle scuole, posti di lavoro nella pubblica amministrazione e nelle organizzazioni del settore pubblico.
Ciò premesso, da molti anni gli storici socialisti (dai quali si accolgono troppo spesso le lezioni sulla nostra civiltà latina), ci insegnano che “come le antiche crociate, così le moderne spedizioni coloniali delle nazioni cattoliche, sotto l’apparenza religiosa, non erano che avventure piratesche e mercantili“.
– La vita di S. Giovanni De Britto ci dimostra il contrario: “Oggi la vostra ambasciata di anime mostra in modo tangibile gli sforzi compiuti nel corso dei secoli e i frutti raccolti nella realizzazione del più cristiano degli scopi. Fa rivivere ai nostri occhi tante schiere di intrepidi Missionari che – eroici emuli di Xaviér e Brito – hanno scritto lì con il loro sudore apostolico, e così spesso siglato con il loro sangue, una delle pagine più gloriose e indelebili della Storia” (Pio XII, canonizzazione del 23/6/1947).
– Ma è proprio quando “le vittorie della fede vanno crescendo” (discorso cit.) che i totalitarismi vanno in crisi: di fatto, prima o poi, il cattolicesimo incivilisce ogni agglomerato umano.
– Allora si scatena la persecuzione: addirittura, il De Britto “sarà martire e per ben due volte; la prima volta, già torturato, sfuggirà alla morte soltanto perché il Cielo lo riservava a nuovi grandi lavori e sofferenze” (cit.).
– Tornato all’opera, abbiamo conferma del tipo di dialogo possibile con il totalitarismo indù: “Un gran colpo di sciabola tra il collo e il petto: la ferita è profonda, crudele. Un secondo fendente recide, ma non bene, il collo, e la testa rimane attaccata per qualche tendine, e pende sul petto. il terzo fendente sicuro, ampio, elegante. Il capo del Martire è caduto, la barba intrisa di sangue vermiglio. Un istante: e crolla anche il corpo inginocchiato. Secondo l’uso, il boia recide anche le mani e i piedi e li attacca, insieme con la testa, al busto, sul patibolo“.
Oggi come allora “Che l’esempio dell’apostolo imbattuto susciti nuove schiere di generosi, pronti a seguire le sue orme sulle vie dell’apostolato! Che l’ardore del suo indefesso zelo riaccenda in coloro che si vantano di essere cattolici e portoghesi la nobile emulazione che animava i vostri antenati, per collaborare all’espansione della Fede nell’Impero, affinché la Croce di Cristo regni sovrana!” (Pio XII, cit.).
iGpM
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