Vi proponiamo – in nostra traduzione – l’articolo di padre Thomas Gerard Weinandy O.F.M.Cap., già membro della Commissione teologica internazionale, pubblicato sul sito The Catholic Thing il 22 maggio, in cui si prosegue l’analisi dell’inteevista rilasciata da papa Francesco al programma 60 Minutes dell’emittente televisiva CBS (QUI).
In particolare si approfondisce la critica che papa Francesco rivolge ai Cattolici conservatori, a suo dire chiusi in una «scatola dogmatica».
L.V.
Il programma 60 Minutes dell’emittente televisiva CBS [Columbia Broadcasting System: N.d.T.] è il principale programma di interviste televisive degli Stati Uniti. Nel corso degli anni, ha tenuto conversazioni con politici, capi di Stato, reali, celebrità, attori, atleti e altri personaggi di rilievo. Domenica scorsa, 19 maggio, è andata in onda un’intervista con papa Francesco, la prima volta che il programma 60 Minutes ha intervistato un Romano Pontefice.
Sembra che a papa Francesco piaccia rilasciare interviste e che sia molto bravo a farlo. Ha un tocco comune nel suo modo di esprimersi, utilizzando parole e frasi che catturano l’immaginazione dei suoi ascoltatori. Si presenta come uno che capisce e sa parlare agli uomini e alle donne comuni. Così facendo, suscita una risposta affettuosa. Questo è stato evidente nell’intervista del programma 60 Minutes. Sorride. Fa ridere le persone. Sa anche raccontare una bella barzelletta. Si affeziona alle persone. La gente non può fare a meno di amare papa Francesco, e questa è una buona cosa.
Detto questo, c’è anche un’altra caratteristica che è diventata evidente quando si parla della Chiesa cattolica negli Stati Uniti. Su questo argomento, si può essere certi che papa Francesco offrirà alcune critiche. Egli percepisce la Chiesa cattolica americana come conservatrice – in particolare molti Vescovi americani. Questa preoccupazione è emersa ancora una volta nell’intervista al programma 60 Minutes.
Alla domanda della giornalista Norah O’Donnell sulle critiche che ha ricevuto dai Cattolici americani, papa Francesco ha innanzitutto affermato che un conservatore è qualcuno che «si aggrappa a qualcosa e non vuole vedere oltre». Il Conservatorismo non ha futuro. Ha solo un passato a cui si aggrappa strettamente. In questa luce, papa Francesco ha fatto altri due punti collegati tra loro. Ha affermato con enfasi che essere chiusi al cambiamento è «un suicidio». Questa mentalità suicida sembra basarsi sulla presunzione che, se non si è aperti all’opera contemporanea dello Spirito Santo, si muore mentre la Chiesa continua a svilupparsi.
Inoltre, essere suicidi significa che un Conservatore si chiude in una «scatola dogmatica». Papa Francesco ammette che la tradizione dottrinale e morale della Chiesa deve essere «considerata», ma non può ostacolare un ulteriore sviluppo. La scatola dogmatica può essere riempita con l’insegnamento dottrinale e morale tradizionale della Chiesa, ma se la scatola rimane chiusa, le dottrine e l’insegnamento morale che vi sono contenuti non servono a nulla. Diventano dottrine morte e quindi incapaci di rispondere ai bisogni di oggi.
Alla domanda sulla benedizione delle coppie omosessuali, papa Francesco ha insistito sul fatto che le coppie omosessuali non sono benedette in quanto coppie, ma sono benedetti i singoli individui. La Chiesa non può benedire l’unione omosessuale, ma solo gli individui che ne fanno parte.
Alla maggior parte delle persone, questa sembra essere una distinzione senza differenza. Se un ministro si trova davanti a due uomini o due donne che si tengono per mano e pronuncia una benedizione su di loro, non li sta semplicemente benedicendo come individui, ma li sta benedicendo come coppia, una coppia che commette atti omosessuali. Pensare il contrario sarebbe una farsa. Benedirli come coppia omosessuale attiva è blasfemo, perché non si può tentare di benedire un peccato come se fosse moralmente virtuoso.
Molti hanno notato l’ironia del fatto che papa Francesco si accodi a personaggi come al gruppo New Ways Ministry e padre James Martin S.I., che affermano e promuovono attivamente stili di vita omosessuali. Eppure non loda mai il coraggio di coloro che hanno tendenze omosessuali e vivono una vita casta. È come se una vita così virtuosa fosse inimmaginabile.
Questo atteggiamento implica che Gesù non ci ha salvato dal peccato e che lo Spirito Santo è impotente quando si tratta di vivere una vita santa. Il peccato regna ancora sovrano e Satana continua a governare il mondo. Questo atteggiamento deve essere scoraggiante per coloro che hanno una tendenza omosessuale e si sforzano di vivere una vita santa. Inoltre, insulta la loro integrità.
Ora, non c’è dubbio che ci siano Conservatori che si suicidano nel voler tenere chiusa la loro cara scatola dogmatica. Essere Conservatori nel vero senso del termine, tuttavia, significa preservare e promuovere ciò che è vero e buono e che deve essere preservato e promosso. Pertanto, i Cattolici americani, Vescovi, clero e laici, che vogliono disperatamente preservare l’insegnamento e la tradizione ecclesiale tradizionale sulla legge morale, non sono suicidi, ma sono la vera speranza per il futuro.
Dalla loro scatola dogmatica aperta, essi fanno emergere dottrine vivificanti e salvifiche: che Dio, nel suo amore per noi, ha mandato suo Figlio nel mondo affinché il mondo non vivesse più nelle tenebre del peccato. Inoltre, coloro che credono in Gesù risorto come Salvatore e Signore vivono nella luce della sua grazia salvifica.
Allo stesso modo, con il Battesimo si mette a morte la natura peccaminosa e si risorge come nuova creazione in Cristo, piena di Spirito. Non si è più schiavi del peccato, ma si è liberati dalle insidie e dal dominio del diavolo. Inoltre, nel sacramento della Confessione, il sacerdote, nel nome di Gesù, assolve ogni peccato e il sacramento fornisce la grazia specifica necessaria per respingere le tentazioni contro la virtù della castità.
Gli autentici Conservatori cattolici sono la speranza del futuro della Chiesa in America, perché spalancano la scatola dottrinale della fede.
Si può essere rattristati dalla visione di papa Francesco della Chiesa cattolica americana come sterile nella sua propensione a dogmi senza vita, perché ciò che egli percepisce non è vero. Sebbene la Chiesa stia lottando qui, è molto più forte di tutte le sue controparti in Europa occidentale.
A causa di questa forza, ci si chiede se non sia questo il motivo per cui papa Francesco la critica così spesso – anche se ingiustamente. La Chiesa in America, insieme a quella in Africa, si oppone al tentativo di papa Francesco di conformare la Chiesa alla sua ideologia.
Dobbiamo quindi pregare per papa Francesco, come egli ci esorta continuamente a fare. E dobbiamo pregare per la Chiesa cattolica negli Stati Uniti, affinché rimanga sempre forte nella fede e dia così gloria a Gesù, il Figlio incarnato e pieno di Spirito del Padre.
Sono convinto che la tradizione della Chiesa sia un patrimonio vivo da conservare e credo che non si deve distruggere questa ricchezza perché alcune scoperte moderne la riterrebbero non più valida.
RispondiEliminaNaturalmente la ricchezza dottrinale e pastorale cattolica deve essere arricchita con ciò che i santi, tutto il popolo cristiano e il magistero ecclesiastico riconoscono come buono, ispirati da uno Spirito Santo autentico (e non farlocco come ha preteso il recente Sinodo nella prima sessione): lo stesso Gesù disse infatti che non poteva dirci altro mentre era sulla terra perché non eravamo in grado di tenerne il carico.
Aggiungo una cosa, a cui tengo molto: i fedeli cattolici, che conservano la fede (il sensus fidei del popolo cristiano) devono manifestarla direttamente e personalmente al Santo Padre. Senza indugiare in accuse ed ingiurie, occorre che questi cristiani dicano senza mezzi termini al Papa - esercitando la carità filiale e fraterna della correzione - che non sono d'accordo con alcuni punti della sua azione pastorale: così il Papa si accorgerà che il popolo cristiano ha fede e la vuole conservare, e non potrà fare altro, ad esempio, che revocare la Fiducia Supplicans, perché i laici non la trovano consona alla tradiizone cattolica vivente.
Trovo improprio che a parlare siano soltanto le conferenze episcopali e qualche vescovo, oppure gruppi di fedeli, ma sempre in terza persona, quasi mai direttamente, in comunicazione personale con Papa Francesco, che non potrà ignorare le richieste di migliaia di semplici fedeli laici, se questi lo sommergeranno con le email a Santa Marta.
Dr. Angelo Di Marzo, docente in medicina.
Trovo curioso che nessun altro abbia reagito all'articolo di Padre Thomas OFM sulla scatola dogmatica chiusa cui fa riferimento il Santo Padre nell'intervista del 19 maggio u.s.
RispondiEliminaSe posso capire che vescovi, sacerdoti e quanti in qualche modo sono 'pubblici' (blog e così via) abbiano timore delle eventuali ritorsioni della Santa Sede, non mi è chiara l'assenza di tanti laici battezzati che nulla hanno da temere in questo senso.
E allora mi vengono in mente tre motivi possibili per un tale comportamento; e mi piacerebbe conoscere il parere della stimata redazione di 'Messa in latino', e ovviamene, di molti lettori:
a) scarso amore al Papa, per cui non si è in grado di parlargli direttamente e fargli una correzione
fraterna;
b) poca volontà di vivere la vita cristiana come Dio comanda;
c) "Ma il Figlio dell'uomo troverà ancora la fede sulla terra?" (Lc XVIII, 8).
Un saluto cordiale a tutti,
Angelo Di Marzo