Grazie ad Aldo Maria Valli per la pubblicazione di questa lettera.
Luigi C.
di Vincenzo Rizza, 30-4-24
Caro Valli,
solo qualche settimana fa il pontefice, nella sua catechesi sulla giustizia, ricordava che l’uomo giusto “si guarda bene dal pronunciare giudizi temerari nei confronti del prossimo, difende la fama e il buon nome altrui”.
Evidentemente deve essersi dimenticato delle frasi che aveva pronunciato se nella recente intervista rilasciata alla tv americana CBS [qui] ha testualmente dato del necia (zuccone, folle, insensato) a chi, o perché non capisce la situazione o per interesse, non crede al cambiamento climatico [minuto 4:57].
Premesso che il cambiamento climatico è sempre esistito (con fasi cicliche di riscaldamento e glaciazione) e ciò che è in discussione è l’eventuale natura antropica del riscaldamento globale (negata da molti scienziati), è quanto meno singolare e inopportuno che un papa proferisca pubblicamente epiteti offensivi nei confronti del prossimo, definendolo nella migliore delle ipotesi ostinato, cocciuto, nella peggiore scemo, stupido, idiota.
Già nella Laudate Deum il papa aveva dichiarato che “l’origine umana – antropica – del cambiamento climatico non può più essere messa in dubbio”, criticando “certe opinioni sprezzanti e irragionevoli che trovo anche all’interno della Chiesa cattolica” e arrivando perfino a giustificare i gruppi “detti radicalizzati” che difenderebbero l’ambiente, costretti loro malgrado a occupare “un vuoto della società nel suo complesso”.
Aveva almeno evitato di dare esplicitamente del babbeo a chi la pensa diversamente da lui e a quegli studiosi del clima che ancora cercano di preservare un approccio scientifico e non ideologico.
Il relativismo impera sulle questioni di fede, ma sulle questioni di (pseudo) scienza il papa dimostra sempre più un atteggiamento non solo dogmatico ma anche sprezzante nei confronti di chi prova a non spegnere il cervello. O forse l’intento del papa non era poi così offensivo, visto che secondo lui anche Gesù, a volte, “fa un po’ lo scemo”?
Ben venga, allora, l’epiteto di necia di cui possiamo andare fieri, sapendo di essere in buona compagnia.
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