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domenica 7 aprile 2024

Non solo i ponti, ma anche i muri e i confini sono “valori” cristiani

Anche il "muro" è cattolico.
Luigi C.

Il Cammino dei Tre Sentieri, 28 FEBBRAIO 2024

Rubrica a cura di Corrado Gnerre

Cristianamente come ci si deve porre dinanzi all’alternativa ponti-muri? Che opinione avere? Ci sono tre riflessioni da fare

Prima riflessione

Lo Stato e’ un valore che il Cristianesimo riconosce. Ovviamente il ruolo dello Stato deve essere quello di riconoscere e garantire i diritti fondamentali, del singolo uomo e della società, che lo precedono e di realizzare il bene comune, sempre da intendersi secondo l’ordine naturale delle cose.

Seconda riflessione

Il riconoscimento del valore dello Stato non legittima derive né stataliste e nemmeno nazionalistiche. Stataliste, nel senso di concepire lo Stato come criterio di tutto fino ad arrivare ad un’altra deriva, quella totalitaria, in cui allo Stato competerebbe anche il compito di riscrivere il reale e di partorire, attraverso un’operazione di ingegneria costituzionale, un modello di società alternativo a quello della legge naturale. Nazionalistiche, nel senso di spinta prevaricatrice. Ovvero una comunità nazionale che tendesse a prevaricare su altre, proponendo una superiorità in sé.

Terza riflessione

Detto ciò, va tenuto presente che esiste una legittimità ontologica del “confine”, così come un dovere morale della difesa dello stesso. Legittimità ontologica che si spiega con la naturalità e la necessità dello Stato. Dovere morale della difesa del confine, perché chi è chiamato a governare si assume un impegno che è quello di realizzare e salvaguardare il già citato bene comune, da intendersi come realizzazione integrale della persona umana, come raggiungimento di una felicità integrale che è terrena ma anche e soprattutto eterna. Ebbene, è dovere di chi governa, guidare, organizzare, ma anche proteggere. Chi governa deve agire similmente ad un padre di famiglia, perché tra famiglia e patria vi deve essere contiguità. In un discorso nella Giornata della Gioventù del 31 marzo 1985, Giovanni Paolo II disse rivolgendosi ai giovani: “Il concetto di «patria» si sviluppa in immediata contiguità col concetto di «famiglia» e, in un certo senso, l’uno nell’ambito dell’altro. E voi gradualmente, sperimentando questo legame sociale, che è più ampio del legame familiare, iniziate anche a partecipare alla responsabilità per il bene comune di quella più grande famiglia, che è la «patria» terrena di ciascuno e di ciascuna di voi”.