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giovedì 4 aprile 2024

Le Sante Messe del tempo pasquale in dom Prosper Guéranger #7 giovedì di Pasqua

Continuiamo le meditazioni liturgiche tratte dall’Année Liturgique di dom Propser Guéranger (Le Mans 1841-1866) per il tempo pasquale: giovedì di Pasqua.

L.V.

GIOVEDÌ DI PASQUA

La Stazione

A Roma la Stazione è nella Basilica dei dodici Apostoli. Oggi i neofiti sono convocati in questo santuario dedicato ai testimoni della Risurrezione, dove riposano due di essi: san Filippo e san Giacomo. La Messa è piena di allusioni relative alla missione sublime di questi coraggiosi araldi del divino Risorto, che hanno fatto sentire, fino all’estremità della terra, la loro voce, la cui eco, senza indebolirsi, si ripercuote attraverso tutti i secoli.

MESSA

EPISTOLA (Atti 8, 26-40) – In quei giorni un angelo del Signore parlò a Filippo: «Alzati e va’ verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta». Egli si alzò e si mise in cammino, quand’ecco un Etiope, un eunuco, ministro di Candàce, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a Gerusalemme, se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il profeta Isaia. Disse allora lo Spirito a Filippo: «Va’ avanti, e raggiungi quel carro». Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?» Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: Come una pecora fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca. Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, ma la sua posterità chi potrà mai descriverla? Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita. E rivoltosi a Filippo l’eunuco disse: «Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?». Filippo, prendendo a parlare e partendo da quel passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù. Proseguendo lungo la strada, giunsero a un luogo dove c’era acqua e l’eunuco disse: «Ecco qui c’è acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato?». Fece fermare il carro e discesero tutti e due nell’acqua, Filippo e l’eunuco, ed egli lo battezzò. Quando furono usciti dall’acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l’eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino. Quanto a Filippo, si trovò in Azoto e, proseguendo, predicava il Vangelo a tutte le città, finché giunse a Cesarèa.

Docilità dell’anima alla grazia

Questo brano degli Atti degli Apostoli era destinato a ricordare ai neofiti la sublimità della grazia che avevano ricevuto nel battesimo, e la condizione alla quale erano stati rigenerati. Dio aveva messo sul loro cammino l’occasione della salvezza, come aveva inviato Filippo sulla strada che doveva percorrere l’eunuco. Ispirando loro il desiderio di conoscere la verità, aveva pure posto nel cuore di quell’ufficiale della regina d’Etiopia la fortunata curiosità che lo condusse a sentir parlare di Gesù Cristo. Ma non è ancora tutto qui: quel pagano avrebbe potuto ascoltare la spiegazione dell’inviato da Dio, con diffidenza e aridità di animo: invece egli apriva il suo cuore, permettendogli di riempirsi di fede. Lo stesso avviene per i nostri neofiti: essi sono stati docili e la parola di Dio li ha illuminati; da una luce sono saliti a un’altra, finché la Chiesa ha riconosciuto in loro dei veri discepoli della fede. Allora son venuti i giorni della Pasqua e la madre delle anime ha detto a se stessa: «Ecco dell’acqua, l’acqua che purifica, l’acqua che è uscita dal costato dello Sposo, aperto dalla lancia sulla Croce; chi impedisce di battezzarli?». E dopo aver confessato che Gesù Cristo è il Figlio di Dio, essi sono stati immersi, come l’Etiope, nella fonte della salute; adesso, seguendo il suo esempio, essi continueranno ad avanzare nel cammino della vita, ora riempito di gaudio, poiché sono risuscitati con Cristo, che si è degnato associare la gioia della loro novella nascita a quella del suo stesso trionfo.

VANGELO (Gv 20, 11-18) – In quel tempo Maria stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro de piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro! Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: IO salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». Maria di Màgdala andò subito annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore» e anche ciò che le aveva detto.

L’Apostola degli apostoli

Siamo nella Basilica degli apostoli; e la Santa Chiesa oggi, invece di farci ascoltare il racconto di una delle apparizioni del Salvatore risorto ai suoi apostoli, ci legge quello in cui è registrata la grazia che Gesù fece alla Maddalena. Perché una tale apparente dimenticanza del carattere e della missione conferita a questi ambasciatori della nuova legge? La ragione è facile a comprendersi. Onorando oggi in questo santuario la memoria di colei che Gesù Cristo scelse per essere l’Apostola dei suoi apostoli, la Chiesa finisce di riferire in tutta la loro realtà i molti avvenimenti susseguitisi nel giorno della Risurrezione. Ed è per mezzo della Maddalena e della sue compagne che cominciò l’apostolato del maggiore dei misteri del Redentore; esse hanno, dunque, veramente diritto a riceverne oggi l’omaggio in questa Basilica dedicata ai Santi apostoli.

Il Signore e le pie donne

Essendo onnipotente, Dio ama di manifestarsi in ciò che è di più debole; allo stesso modo che, nella sua bontà, si gloria di riconoscere l’amore di cui è oggetto. Ecco perché il Redentore prodigò, prima che agli altri, tutte le prove della sua Risurrezione e tutti i tesori della sua tenerezza, a Maddalena e alle sue compagne. Esse erano anche più deboli dei pastori di Betlemme: per questo ebbero tale preferenza. Anche gli apostoli lo erano, e più della minore delle potenze del mondo che dovevano sottomettere: ed ecco perché, a loro volta, vi furono iniziati. Ma Maddalena e le sue compagne avevano amato il Maestro fin presso la Croce e la tomba; mentre gli apostoli l’avevano abbandonato. Era, dunque, a esse, e non ai secondi, che Gesù doveva i primi favori della sua bontà.
Sublime spettacolo della Chiesa, in quel momento in cui s’innalza, poggiando sulla fede della Risurrezione che forma la sua base! Dopo Maria, la Madre di Dio, per la quale la luce mai vacillò, e a cui era dovuta la prima manifestazione, sia perché mamma, sia perché perfettissima, chi vediamo noi illuminati da questa fede, vita e respiro della Chiesa? Maddalena e le sue compagne.
Durante parecchie ore Gesù si compiace della vista dell’opera sua, debole allo sguardo umano, ma in realtà così grande. Ancora un po’ di tempo e questo piccolo gregge di anime scelte assimilerà gli stessi apostoli. Che dico? Il mondo intero verrà a loro. Per tutta la terra in questi giorni, la Chiesa canta le parole: «Che hai veduto al sepolcro, Maria? Diccelo!» e Maria Maddalena risponde alla Santa Chiesa: «Ho visto il sepolcro di Cristo vivente e la gloria di lui Risorto».

La donna, che ha peccato per prima, per prima viene riabilitata

E non ci meravigliamo che siano state delle sole donne a formare questo primo gruppo di credenti, intorno al figlio di Dio, in quella Chiesa, effettivamente primitiva, che risplendeva dei primi raggi della Risurrezione; poiché è qui la continuazione dell’opera divina sul piano irrevocabile, di cui abbiamo già riconosciuto l’inizio.
In principio l’opera di Dio venne sconvolta dalla prevaricazione della donna: ed è proprio nella donna che comincerà a essere restaurata. Nel giorno dell’Annunciazione ci siamo inchinati davanti alla nuova Eva che, con la sua ubbidienza, riparava la trasgressione della prima: ma nel timore che Satana, sbagliandosi, non volesse vedere in Maria che l’esaltazione della persona e non la riabilitazione del sesso, Dio vuole che oggi gli stessi fatti dimostrino la sua suprema volontà. «La donna – ci dice Sant’Ambrogio – aveva per prima gustato la bevanda della morte; sarà dunque lei che, per prima, contemplerà la Risurrezione. Predicando questo mistero riparerà la sua colpa¹; ed è con ragione che essa è inviata per annunziare agli uomini la buona novella della salvezza, per manifestare la grazia che viene dal Signore: colei che altra volta aveva annunciato il peccato all’uomo»².
Gli altri santi Padri rilevano con non minore eloquenza questo piano divino, che dà alla donna la primizia nella distribuzione dei doni della grazia, e ci fanno riconoscere in essi non soltanto un atto del potere del sovrano Maestro, ma anche, nello stesso tempo, la legittima ricompensa dell’amore che Gesù trovò nel cuore di queste umili creature e che non aveva riscontrato negli apostoli, ai quali, durante tre anni, aveva prodigato le più tenere cure, avendo così diritto di attendersi, da loro, un coraggio più virile.

L’apparizione alla Maddalena

Maddalena si eleva in mezzo alle sue compagne, come una regina della quale le altre formano la corte. È la prediletta di Gesù, quella che egli ama di più, quella che ha avuto il cuore maggiormente spezzato dalla dolorosa passione, quella che insiste con maggior forza per rivedere e imbalsamare, con le sue lacrime e i suoi profumi, il corpo del Maestro. Quale delirio nelle sue parole mentre lo ricerca! Quale slancio di tenerezza nel riconoscerlo vivo e sempre pieno di affetto per lei! Gesù, nondimeno, si sottrae alle manifestazioni di una gioia troppo terrestre: «Non mi toccare – le dice – poiché non sono ancora asceso al Padre mio».
Gesù non è più nelle condizioni di vita mortale; in lui l’umanità resta eternamente unita alla divinità: ma la sua Risurrezione avverte l’anima fedele che i rapporti che ella d’ora in avanti avrà con lui non sono più gli stessi. Nel primo periodo lo si trattava come si tratta un uomo; la sua divinità traspariva appena; adesso è il Figlio di Dio, il cui splendore eterno si rivela radiosamente anche attraverso la sua umanità. D’ora in avanti, dunque, è il cuore più dell’occhio che deve cercarlo; l’affetto rispettoso, più che la tenerezza sensibile. Egli si è lasciato toccare da Maddalena quando lei era debole e lui stesso apparteneva ai mortali: bisogna che adesso aspiri a quel supremo bene spirituale che è la vita dell’anima, Gesù nel seno di suo Padre. Maddalena, nel suo primo stato d’animo, ha fatto abbastanza per servir di modello all’anima che comincia a cercare Gesù; ma chi non vede che il suo amore ha bisogno di una trasformazione? A forza di essere ardente, la rende cieca; ella si ostina a «cercare tra i morti colui che vive». È arrivato il momento in cui deve elevarsi a una vita superiore e cercare spiritualmente colui che è spirito: «Non sono ancora asceso al Padre mio» dice il Salvatore. Ed è come se dicesse: «Serba, per il momento, queste carezze troppo sensibili che ti fermerebbero sulla mia umanità. Lasciami prima salire alla gloria; un giorno vi sarai ammessa vicino a me e allora ti sarà concesso di prodigarmi tutti i segni del tuo amore, perché, allora, non sarà più possibile che la mia umanità ti nasconda la vista della mia natura divina».
Maddalena ha compreso la lezione del suo amatissimo Maestro. Un rinnovamento si opera in lei; e ben presto, sola con i suoi ricordi, che vanno dalla prima parola di Gesù, che toccò il suo cuore, strappandolo agli amori terreni, fino alla grazia di cui oggi ha avuto l’onore della preferenza sugli apostoli, ella si slancerà ogni giorno di più verso il suo bene supremo; finché, purificata dall’attesa, divenuta emula degli angeli che la visitano e la consolano nel suo esilio, ascenderà finalmente per sempre presso Gesù, stringendo in un abbraccio eterno quei sacri piedi, su cui ella ritrova la traccia incancellabile dei suoi primi baci.

¹ Comm. su San Luca, c. XXIV.
² Dello Spirito Santo, c. XII.

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