Continuiamo le meditazioni liturgiche tratte dall’Année Liturgique di dom Propser Guéranger (Le Mans 1841-1866) per il tempo pasquale: terza domenica dopo Pasqua.
L.V.
TERZA DOMENICA DOPO PASQUA
La terza domenica dopo Pasqua, nella Chiesa greca, porta il nome di “Domenica del paralitico” perché vi si celebra in maniera particolare la commemorazione del miracolo che nostro Signore operò alla Piscina Probatica.
MESSA
EPISTOLA (1Pt 2,11-19) – Carissimi, io vi esorto come stranieri e pellegrini ad astenervi dai desideri della carne che fanno guerra all’anima. La vostra condotta tra i pagani sia irreprensibile, perché mentre vi calunniano come malfattori, al vedere le vostre buone opere giungano a glorificare Dio nel giorno del giudizio. State sottomessi a ogni istituzione umana per amore del Signore: sia al re come sovrano, sia ai governatori come ai suoi inviati per punire i malfattori e premiare i buoni. Perché questa è la volontà di Dio: che, operando il bene, voi chiudiate la bocca all’ignoranza degli stolti. Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio. Onorate tutti, amate i vostri fratelli, temete Dio, onorate il re. Domestici, state soggetti con profondo rispetto ai vostri padroni, non solo a quelli buoni e miti, ma anche a quelli difficili. È una grazia per chi conosce Dio subire afflizioni, soffrendo ingiustamente.
I doveri del cristiano
«Il dovere di santificarsi si traduce per ognuno in obblighi concreti e adatti all’attuale situazione sociale di ciascuno di noi. La ragione d’insistere è specificata da san Pietro: il cristiano è come un forestiero, è un ospite di passaggio nel mondo non conquistato dal Vangelo. Bisogna lottare contro le forze del peccato, che s’insinuano anche fino a noi, e conservare pure, in mezzo ai Gentili che vi si abbandonano, una condotta esemplare che imponga stima e rispetto.
Questo apostolato prima di tutto detta ai cristiani con il suo buon esempio la condotta che devono tenere di fronte alle istituzioni umane. Il loro dovere sociale si riassume in quattro brevi frasi, che sono altrettante direttive generali per la vita:
1) trattare tutti gli uomini con il rispetto dovuto alla loro dignità di uomo;
2) amare coloro che ci sono fratelli nella fede;
3) temere Dio, con quel timore che è il principio della vera saggezza e il contrapposto dell’orgogliosa fiducia in noi stessi;
4) rispettare l’autorità regale rendendo a Cesare quel che è di Cesare.
Finalmente un pensiero di fede guiderà il rispetto e l’ubbidienza dovuto ai superiori dai loro servi e questa obbedienza cristiana darà loro diritto ai favori divini»¹.
Noi realizzeremo questo ideale del cristiano in grazia alla redenzione, sempre presente sull’altare. Ogni giorno essa ci ricorderà che il cristiano, essendo un altro Cristo, deve soffrire come lui per entrare nella gloria e ci darà la forza di rassomigliargli.
VANGELO (Gv 16,12-22) – In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Ancora un poco e non mi vedrete; un po’ ancora e mi vedrete». Dissero allora alcuni dei suoi discepoli tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Ancora un poco e non mi vedrete, e un po’ ancora e mi vedrete”, e questo: “Perché vado al Padre”?». Dicevano perciò: «Che cos’è mai questo “un poco” di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «Andate indagando tra voi perché ho detto: “Ancora un poco e non mi vedrete e un po’ ancora e mi vedrete”? In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia.
Fiducia nella prova
«Il Signore doveva allontanarsi, ma le sue parole agli apostoli sembravano contraddittorie. Come poteva essere nello stesso tempo con il Padre Suo e con essi? Gesù, che leggeva nelle anime, comprese l’ansietà dei suoi. Senza dubbio, parlando così, pensava all’allontanamento momentaneo della passione e alla gioia della Risurrezione. Ma questa sparizione e questo ritorno erano, ai suoi occhi, il simbolo di un’altra partenza e di un altro ritorno: l’ascesa al Padre, nell’Ascensione, e la riunione con i discepoli, nell’eternità. Fino ad allora, gli apostoli dovranno lavorare e seminare, in mezzo alle lacrime, nell’assenza del loro Maestro. Ma che importano le tribolazioni del tempo? Non vi penseremo più quando l’uomo rinnovato sarà stato dato a Dio; quando la Chiesa lo avrà lodato, quando il nuovo Adamo comparirà davanti al Padre con la posterità che avrà generato nel suo sangue. Per farci coraggio non dobbiamo altro che essere ben compresi delle visuali che ci offre il Salvatore. Un istante di angoscia e poi la gioia senza fine, la cui pienezza non lascerà niente a desiderare, niente da imparare. Nessuna delle potenze create sarà capace di rapircela»².
PREGHIAMO
O Dio, che mostri agli erranti la luce della tua verità, perché possano ritornare sulla via della giustizia, concedi a tutti quelli che dicono di essere cristiani di rigettare tutto ciò che è contrario a questo nome e di praticare ciò che è conforme a esso.
¹ A. Charue, Les Epîtres catholiques, p. 455.
² Dom P. Delatte, L’Évangile de Notre Seigneur, c. t. II, p. 277.
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