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sabato 6 aprile 2024

Il «grazie» del card. Angelo De Donatis a papa Francesco e alla Diocesi di Roma

Pubblichiamo di seguito la lettera scritta dal card. Angelo De Donatis a seguito della sua rimozione dall’incarico di Vicario generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma ed il suo «demansionamento» a Penitenziere Maggiore (QUI su MiL).

L.V.


«In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi. E detto questo aggiunse: “Seguimi”». Il cardinale Angelo De Donatis prende l’ispirazione dal capitolo 21 del Vangelo di Giovanni per inviare il suo saluto alla diocesi di Roma dopo la nomina di questa mattina (sabato 6 aprile) a Penitenziere Maggiore.

«Il Signore continuamente ci ripete “Seguimi” – scrive il porporato –. E in ogni chiamata contiene una fatica (il dove lasciare, l’essere spogliati, morire a se stessi) e una promessa: diventare sempre più figlio obbediente nell’obbedienza a Gesù. Un discepolo tende le braccia e segue il suo Signore…. Consapevole che lì dove sta andando lo precede lui». La «pienezza della maturità cristiana» sta infatti, per il cardinale De Donatis, nella «misura dell’obbedienza e dell’abbandono del Figlio alla volontà del Padre». Bisogna «diventare sempre più “figli”, vale a dire sempre più liberi di seguire la voce dello Spirito». Lo Spirito, infatti, prosegue il nuovo Penitenziere Maggiore, può portarci dove vuole: «in questa docilità opera la Grazia: è lo Spirito che la rende possibile!».

Poi il ringraziamento a Papa Francesco «per la fiducia accordatami in questi 9 anni di episcopato al servizio della Chiesa di Roma. Mi ha chiesto di collaborare con lui – scrive – nel servire il suo tesoro più prezioso, la sua Sposa, mi ha scelto ed è venuto a impormi le mani per ordinarmi vescovo nel giorno della dedicazione della cattedrale lateranense, il 9 novembre 2015».

«Nel servire insieme con lui le comunità parrocchiali e le diverse realtà ecclesiali – prosegue il cardinale –, nello stare vicino ed accompagnare i preti, ho compreso sempre di più che questa Chiesa non è una macchina da far camminare, ma una famiglia da amare. La Parola di Dio, annunciata continuamente, le dà la direzione del cammino e l’amore dei pastori le permette di crescere nell’obbedienza allo Spirito e nella fraternità». In questo senso va anche il Cammino sinodale, «occasione preziosissima» affinché «giungano a maturazione alcune dimensioni essenziali della vita della Chiesa: l’ascolto della Parola e di tutti, il discernimento personale e comunitario, la profezia al servizio del Regno di Dio in questa città».

Poi il ringraziamento sentito a «tutti coloro che in questi anni hanno collaborato con tanta generosità e abnegazione qui in Vicariato e nelle altre realtà diocesane. Ho potuto sperimentare in tante occasioni quanto le persone, con il loro carisma particolare donato dallo Spirito, possano dare tanto al servizio di tutti, se si sentono volute bene dal pastore. È quello che ho cercato di fare – conclude –, con le mie povere forze e il carico dei miei limiti, nel servizio episcopale che mi è stato affidato. Grazie a tutti».

6 aprile 2024

2 commenti:

  1. Bello iniziare la lettera con una delle citazioni preferite di Benedetto XVI !

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  2. Peccato l'immancabile clergyman ormai d'obbligo anche tra i porporati per volere del regnante Pontefice a cui è difficile e rischioso disobbedire!!

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