Difendiamo la Messa di (quasi) sempre.
Luigi C.
Il Cammino dei Tre Sentieri, 22 MARZO 2024
La liturgia non deve esprimere il modo in cui il fedele desidera pregare Dio, bensì il modo che Dio ha in un certo qual modo scelto perché l’uomo possa pregarlo, adorarlo e ringraziarlo.
D’altronde se la Messa è principalmente ed essenzialmente la ri-attualizzazione del Sacrificio di Cristo sulla Croce, allora è tenuta a riprodurre questo, non può inventare qualcos’altro; non può essere soggetta alla creatività del celebrante o del fedele, cioè dell’uomo.
La Chiesa parla di ius divinum, cioè del diritto di Dio di essere adorato come Egli ha stabilito. Insomma, la liturgia è l’adempimento da parte del fedele di un suo dovere nei confronti di Dio, che il fedele stesso deve esprimere conformamente agli stessi insegnamenti divini.
Ci sono testimonianze che attestano che le prime comunità cristiane erano convinte di quanto la liturgia fosse opera di Dio e che si dovesse accuratamente rispettare ciò che Cristo stesso aveva detto agli Apostoli.
Sant’Eusebio di Cesarea racconta che sant’Elena (la madre di Costantino) fece erigere una chiesa sul Monte degli Olivi nei pressi di una caverna dove si credeva che il Signore avesse istruito gli Apostoli su come celebrare i Misteri.
Papa Sisto V parla esplicitamente del fatto che il Signore Gesù nei quaranta giorni che separarono l’Ascensione dalla Resurrezione abbia istruito gli Apostoli sulla liturgia. Nella sua bolla Immensa, scrive così: “Quella norma di credere e di pregare che Cristo ha insegnato ai suoi discepoli durante uno spazio di quaranta giorni, non c’è nessuno dei cattolici che ignori che Egli l’ha affidata per loro tramite alla sua Chiesa perché fosse custodita e sviluppata.”