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venerdì 18 aprile 2025

Venerdì Santo: il "Miserere" e gli "Improperia" nelle Memorie di Goldoni (1759) di Goethe (1788) e del Belli (1836). #improperi #piovi #goethe #venerdìsanto #miserere #allegri

Nell'ora in cui la Chiesa adora il legno della Croce da cui pende il Salvatore del mondo, proponiamo questa eco tridentina. 

Nel 1759 Carlo Goldoni – due anni prima del definitivo trasferimento a Parigi – si fermò per diversi mesi a Roma, dove ebbe la possibilità di intrattenersi con molti famosi personaggi e col Pontefice stesso, Clemente XIII. 
Ce lo racconta lui stesso nei capitoli 37-39 delle sue godibilissime Memorie (apparse in prima edizione in lingua francese nel 1787, poi per sua propria cura tradotte in italiano). Anche lui – come, più tardi, Mozart e Goethe – fu edificato e impressionato dai riti della Settimana Santa nella basilica di San Pietro, e particolarmente dal Miserere di Gregorio Allegri
«Tutti i piaceri da me goduti fino a quel tempo a Roma erano nulla in confronto a quelli che provai nella settimana santa; in tali giorni consacrati del tutto alla divozione, si conosce la maestà del pontefice e la grandezza della religione. 
Nulla di più magnifico e imponente che la celebrazione di una messa pontificale nella basilica del Vaticano: il papa vi figura da sovrano, con tal pompa e apparato che conciliano la devozione e la meraviglia. 
Tutti i cardinali, principi della Chiesa e presuntivi eredi del trono, vi assistono; il tempio è immenso, immenso il corteggio. 
Anche la cerimonia della Lavanda non mi sembrò meno grandiosa, poiché si vede dovunque lavar piedi ai poveri, i quali rappresentano gli apostoli; ma quella tiara a tre corone, quei berretti rossi, e quella gran gerarchia di vescovi e patriarchi riempie di stupore e colpisce l’immaginazione. 
Un altro spettacolo religioso da me parimente ammirato in quella chiesa, mi sembrò piacevole non meno che degno di ammirazione: il Miserere del venerdì santo. Entrate in San Pietro, e tale è la distanza che corre dalla porta all’altar maggiore, che non vi lascia scorgere se vi sia gente o no; e quando siete a portata di vedere e sentire, vedete soltanto una numerosissima assemblea di musici in tonaca e collare, e vi par di sentire tutti gli strumenti possibili, mentre non ve n’è neppur uno. 
Io non sono della professione, né posso spiegare per conseguenza questa varietà, questa gradazione di voci in uno stesso accordo che produce tale illusione. 
Tutti i compositori bensì debbono conoscere questo capolavoro della loro arte.» 

[Il testo di tutte le commedie di Goldoni, e anche quello delle Memorie (in italiano), è disponibile in rete, gratuitamente, nel sito liberliber.]

Johann Wolfgang Goethe (1749-1832) fu da sempre deista (e panteista) convinto, anticlericale e segnatamente anticattolico. Tuttavia, la bellezza dei riti della Settimana Santa riuscì a colpire la sua sensibilità, penetrando la corazza d’ironia e indifferenza con cui aveva preso ad assistere, nella basilica di San Pietro in Roma, alle cerimonie officiate da papa Pio VI.
Dei riti del Venerdì Santo e dei relativi canti (il celeberrimo Miserere di Allegri, a mattutino, durante l'Ufficio delle Tenebre, e  gli "Improperia" - probabilmente di Palestrina - durante l'adorazione della Croce, il venerdì pomeriggio) che Goethe disse essere di una "bellezza indicibile", l'autore lasciò una significativa testimonianza sotto la data 22 marzo 1788.  
Grazie all’incontro con la liturgia cattolica, la sua idea del “bello” (fin allora tutta di derivazione winkelmanniana) era destinata ad arricchirsi in direzioni inaspettate.

Qui il nostro post, per leggere le parole dell'autore tedesco ed ascoltare i due stupendi canti sacri citati.

Curiosità 
Diciotto anni prima del soggiorno romano di Goethe, nel 1770, il quattordicenne Wolfgang Amadeus Mozart s’innamorò perdutamente dello stesso Miserere di Allegri. C’è da dire che i pontefici erano talmente gelosi di quella meravigliosa partitura che ne avevano proibito la trascrizione, minacciando di scomunica chi la diffondesse fuori dall’archivio della Sistina, in cui era conservata. Raccontano che l’adolescente prodigio salisburghese riuscisse a ricostruirla integralmente dopo soli due ascolti. E si trattava di una partitura a nove voci!

Anche il Belli restò colpito dalle cerimonie della Settimana Santa, che, racconta il popolano del Belli, danno a volte un’emozione che ti fa sentire tutto orgoglioso d’essere romano.
Ecco cosa dice di quel “Miserere” (di Allegri) eseguito senza strumenti d’accompagnamento:

Tutti l’ingresi de Piazza de Spaggna
nun hanno antro che ddí ssi cche ppiacere
è de sentí a Ssan Pietro er miserere
che ggnisun’istrumento l’accompaggna.

Defatti, cazzo!, in ne la gran Bertaggna
e in nell’antre cappelle furistiere
chi ssa ddí ccom’a Rroma in ste tre ssere
Miserere mei Deo sicunnum maggna?

Oggi sur maggna ce sò stati un’ora;
e ccantata accusí, ssangue dell’ua!,
quer maggna è una parola che innamora.

Prima l’ha ddetta un musico, poi dua,
poi tre, ppoi quattro; e ttutt’er coro allora
j’ha ddato ggiú: mmisericordiam tua.

[“Er Miserere de la Sittimana Santa”, 31 marzo 1836. (Non sfugga il doppio senso della parola “magna”, che in dialetto romanesco assume – com’è noto – un significato del tutto diverso rispetto al latino).]



Qui per altre echi tridentini.
Roberto

1 commento:

  1. L'esatto contrario di quello che oggi purtroppo tocca a noi vedere! Per dirla in parole semplici ma efficaci, negli ultimi 60 anni il brutto ha preso il posto del bello!

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