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mercoledì 27 marzo 2024

Riflessioni durante la Settimana Santa

Una bella riflessione sulla Settimana Santa, in questo Mercoledì Santo.
Luigi C.

di Plinio Corrêa de Oliveira, “Legionário”, organo ufficioso dell’Arcidiocesi di San Paolo (Brasile), 30 marzo 1947 (*)

La vera pietà deve impregnare l’intera anima umana e deve quindi risvegliare e stimolare l’emotività.
Ma la pietà non è solo emozione, nemmeno è principalmente emozione. La pietà sgorga dall’intelligenza seriamente formata da un accurato studio catechetico, da una esatta conoscenza della nostra Fede e, quindi, delle verità che devono reggere la nostra vita spirituale. La pietà risiede anche nella volontà. Dobbiamo volere seriamente quel bene che conosciamo. Ad esempio, non ci basta sapere che Dio è perfetto. Dobbiamo amare la perfezione di Dio e quindi dobbiamo desiderare per noi qualcosa di questa perfezione: questo è il desiderio della santità. “Desiderare” non significa solo provare vaghe e sterili velleità. Vogliamo seriamente qualcosa solo quando siamo disposti a fare tutti i sacrifici per ottenere quello che vogliamo. Così, vogliamo seriamente la nostra santificazione solo quando siamo disposti a fare tutti i sacrifici per raggiungere questa meta suprema. Senza questa disposizione, ogni “volere” non è che illusione e menzogna. Possiamo provare la massima tenerezza nel contemplare qualche verità o mistero della Religione; ma se non ne traiamo serie ed efficaci risoluzioni, questa nostra pietà non ci servirà a nulla. Questo vale specialmente per il periodo della Settimana Santa. Non serve a nulla il solo accompagnare con tenerezza i vari episodi della Passione; questo è eccellente, ma non sufficiente. In questi giorni, dobbiamo dare a Nostro Signore sincere prove della nostra devozione e del nostro amore. Queste prove, diamole facendo il proposito di emendare la nostra vita e di lottare con tutte le nostre forze per la Santa Chiesa Cattolica.

La Chiesa è il Corpo Mistico di Cristo. Quando Nostro Signore interpellò san Paolo sulla via per Damasco, gli chiese: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?” Saulo perseguitava la Chiesa. Nostro Signore gli diceva che stava perseguitando Lui stesso.

Se perseguitare la Chiesa equivale a perseguitare Gesù Cristo, e se anche oggi la Chiesa viene perseguitata, ancor oggi Cristo è perseguitato. In qualche modo, la Passione di Cristo si ripete nei nostri giorni.

Come viene perseguitata la Chiesa? Attentando ai suoi diritti o lavorando per allontanarne le anime. Ogni atto con cui si allontana un’anima dalla Chiesa è un atto di persecuzione a Cristo. Nella Chiesa, ogni anima è un membro vivo della Chiesa. Strappare un’anima dalla Chiesa è, in un certo senso, fare a Nostro Signore quanto ci farebbero strappandoci le pupille degli occhi.

Se dunque vogliamo dolerci della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, meditiamo pure quanto soffrì, ma non dimentichiamoci tutto quanto ancor oggi si fa per ferire il suo Cuore divino.

Tanto più che, durante la sua Passione, Nostro Signore previde tutto quello che sarebbe successo in futuro. Previde quindi tutti i peccati di tutte le epoche e anche i peccati dei nostri giorni. Egli previde i nostri peccati e per essi soffrì anticipatamente. Noi siamo stati presenti nell’Orto degli Ulivi come aguzzini e come tali seguimmo la Passione passo dopo passo, fino alla cima del Golgota.

Pentiamocene, dunque, e piangiamo.

La Chiesa sofferente, perseguitata, vilipesa, sta davanti ai nostri occhi indifferenti o crudeli. Essa sta davanti a noi, come Cristo davanti alla Veronica. Addoloriamoci per le sue sofferenze. Con la nostra tenerezza, consoliamo la Santa Chiesa per tutto quanto soffre. Possiamo star certi che, in questo modo, daremo a Cristo stesso una consolazione identica a quella che gli diede la Veronica.

Incredulità

Cominciamo dalla Fede.

Alcune verità riguardanti Dio e il nostro eterno destino, possiamo conoscerle mediante la semplice ragione. Altre le conosciamo perché è stato Dio a insegnarcele. Nella sua infinità bontà, Dio si è rivelato agli uomini nell’Antico e nel Nuovo Testamento, insegnandoci non solo ciò che la nostra ragione non potrebbe scoprire, ma anche molte verità che potremmo conoscere razionalmente, ma che, colpevolmente, di fatto l’umanità ormai non conosceva più.

La Virtù con la quale crediamo nella Rivelazione è la Fede. Nessuno può compiere un atto di Fede senza l’aiuto soprannaturale della Grazia divina. Questa Grazia, Dio la dà a tutte le creature e, con torrenziale abbondanza, ai membri della Chiesa Cattolica. Questa Grazia è la condizione della loro salvezza. Nessuno che respinga la Fede può ottenere l’eterna beatitudine. Mediante la Fede, lo Spirito Santo abita nei nostri cuori. Respingere la Fede è respingere lo Spirito Santo, è espellere Gesù Cristo dalla propria anima.

Vediamo ora, intorno a noi, quanti cattolici respingono la Fede. Erano stati battezzati, ma, nel corso del tempo, hanno perso la Fede. L’hanno persa colpevolmente, perché nessuno la perde senza colpa, anzi senza colpa mortale. Ed eccoli che, indifferenti od ostili, pensano, sentono e vivono come pagani. Sono nostri parenti, nostri prossimi, forse nostri amici! La loro sciagura è immensa. In loro, resta indelebile il segno del Battesimo. Sono marchiati per il Cielo, eppure camminano verso l’Inferno. Nella loro anima redenta è marchiata l’aspersione del Sangue di Cristo, nessuno la cancellerà. In un certo senso, è lo stesso Sangue di Cristo ch’esse profanano, quando in queste anime riscattate accolgono principi, massime, norme contrarie alla dottrina della Chiesa. Il cattolico apostata ha qualcosa del sacerdote apostata: trascina dietro di sé i resti della propria grandezza, li profana, li degrada e si degrada con essi; ma non li perde.

E noi? Ce ne importa qualcosa? Ne soffriamo? Preghiamo per la conversione di queste anime? Facciamo penitenze? Facciamo apostolato? Dove sta il nostro consiglio? Dove il nostro argomentare? Dove la nostra carità? Dove la nostra fiera ed energica difesa delle verità da loro negate od offese?

Il Sacro Cuore ne sanguina, sanguina per la loro apostasia e per la nostra indifferenza. Una indifferenza doppiamente censurabile, perché è rivolta verso il nostro prossimo e soprattutto verso il nostro Dio.

Cospirazione

Quante anime, nel mondo intero, vanno perdendo la Fede? Pensiamo all’innumerevole numero di giornali e trasmissioni empie, delle quali solitamente è pieno il mondo. Pensiamo agl’innumerevoli operai di Satana che, dalle cattedre, dai focolari domestici, dai luoghi di riunione o di divertimento, propagano idee empie. Chi potrebbe sostenere che tutto questo sforzo non produce nulla? Gli effetti di tutto questo ci stanno davanti. Ogni giorno le istituzioni, i costumi, le arti vanno scristianizzandosi, indizio innegabile che il mondo stesso va perdendosi rispetto a Dio.

In tutto questo, non ci sarà una grande congiura? Tutti questi sforzi, coordinati fra loro, uniformi nei metodi, negli obiettivi e negli sviluppi, saranno frutto di mere coincidenze? Dove e quando mai intuizioni disarticolate potrebbero produrre coordinatamente la più formidabile offensiva ideologica vista nella storia, la più completa, ordinata, estesa, ingegnosa, uniforme nella sua essenza, nei suoi fini, nel suo sviluppo?

A questo non pensiamo, anzi nemmeno lo percepiamo. Tutto il giorno dormiamo nella indolenza della nostra vita. Perché non siamo più vigilanti? La Chiesa soffre tutti i tormenti, ma rimane sola. Noi Le restiamo lontani, ben lontani. E’ la scena dell’Orto degli Ulivi che si ripete.

A dire il vero, la Chiesa non ebbe mai così tanti nemici e, paradossalmente, nemmeno così tanti “amici”. I nemici della Chiesa dicono che non fanno guerra a nessuna religione, tantomeno al Cattolicesimo. Tuttavia, dalla mattina alla sera, la vita di costoro non è altro che una cospirazione contro la Chiesa. Sebbene abbiano le labbra pronte per il bacio, nella loro mente hanno già deciso da tempo di sterminare la Chiesa di Dio.


Il sonno degli Apostoli (Ravenna)

Timidezza

E fra di noi?

Quella Fede così tanto combattuta, perseguitata, tradita, noi la possediamo, grazie a Dio. Che uso ne facciamo? L’amiamo? Comprendiamo che la maggiore fortuna della nostra vita sta nell’essere membri della Santa Chiesa, che la nostra maggior gloria è il titolo di cristiano?

In caso affermativo – e quanto rari sono coloro che possono in coscienza rispondere affermativamente! – siamo pronti ad ogni sacrificio per conservare la Fede?

Non rispondiamo di sì, in un slancio sentimentale. Siamo positivi. Vediamo freddamente i fatti. Non ci sta vicino il carnefice che ci pone nell’alternativa tra la Croce e l’apostasia? Ma ogni giorno la conservazione della Fede esige nostri sacrifici. Li facciamo?

Sarà proprio vero che, per conservare la Fede, evitiamo tutto quanto la mette in pericolo? Evitiamo le letture che possono offenderla? Evitiamo le compagnie che la espongono a rischi? Cerchiamo gli ambienti nei quali essa fiorisce e si radica? O piuttosto, in cerca di piaceri mondani ed effimeri, viviamo in ambienti nei quali la Fede s’indebolisce e rischia di morire?

Ogni uomo, per il fatto stesso della sua socievolezza, tende ad accettare le opinioni degli altri. Oggi, in generale, le opinioni dominanti sono anticristiane. In materia di filosofia, di sociologia, di storia, di scienze esatte, di arti, insomma di tutto, si pensa in contrasto con la Chiesa. I nostri amici seguono la corrente. Abbiamo noi il coraggio di opporci? Preserviamo il nostro spirito da ogni infiltrazione delle idee erronee? Pensiamo in tutto e per tutto in armonia con la Chiesa? O piuttosto ci accontentiamo negligentemente di sopravvivere, accettando tutto quanto ci viene inculcato dallo spirito del secolo, e solo per il fatto che ce lo inculca?

Forse non abbiamo scacciato Nostro Signore dalla nostra anima. Ma come trattiamo questo divino Ospite? Lo facciamo oggetto di tutte le attenzioni? Lo mettiamo al centro della nostra vita intellettuale, morale e affettiva? Lo trattiamo da Re? O piuttosto Gli riserviamo un piccolo spazio in cui Lo tolleriamo come ospite secondario, poco significativo, magari un po’ importuno?

Quando il Divino Maestro gemette, pianse e sudò sangue durante la Passione, non era tormentato solo da dolori fisici, nemmeno dalle sofferenze causate dall’odio di coloro che allora Lo perseguitavano. Certo, tutto quanto sarebbe stato fatto contro la Chiesa nei secoli venturi Lo tormentava; egli pianse per l’odio di tutti i malvagi, di tutti gli Ario, Nestorio, Lutero. Ma pianse anche perché vedeva, davanti a sé, l’interminabile corteo delle anime timide, delle anime indifferenti che, senza perseguitarlo, non Lo avrebbero amato a dovere. Vedeva l’innumerevole schiera di coloro che avrebbero passato la vita senza odio né amore e che, secondo Dante, sarebbero finiti nell’atrio dell’Inferno perché nemmeno in esso c’è posto adeguato per loro.

Apparteniamo noi forse a questo corteo?

Ecco la grande domanda alla quale, con la Grazia di Dio, dobbiamo rispondere nei giorni di raccoglimento, di pietà e di espiazione, nei quali oggi entriamo.

(*) Titolo originale: “Reflexões para a Semana Santa”. Traduzione e diffusione “Circolo Plinio Corrêa de Oliveira”.