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venerdì 8 marzo 2024

Non servono sempre le parole per manifestare l’amore a Dio

Soprattutto in questo tempo di Quaresima, pregare, pregare, pregare.
Luigi C.


Il Cammino dei Tre Sentieri, 20 FEBBRAIO 2024

Rubrica a cura di Corrado Gnerre

Scrive padre Gabriele di Santa Maria Maddalena nel suo Intimità Divina

Non bisogna credere che, per trattare intimamente con Dio e manifestargli il proprio amore, sia sempre necessario farlo con le parole. Anzi -e ciò avviene spontaneamente col progresso della vita spirituale- l’anima spesso preferisce tacere per fissare indisturbata il suo sguardo sul Signore, per ascoltare lui, il Maestro interiore, per riamarlo in silenzio.

La manifestazione del suo amore diventa così meno impetuosa e meno vivace, ma guadagna in profondità ciò che perde in emozione ed in esteriorità. L’anima esprime il suo amore più tranquillamente, ma il movimento della sua volontà verso Dio è molto più deciso e più serio. Lasciati da parte i ragionamenti, lasciate le parole, si concentra tutta in uno sguardo sintetico e amoroso su Dio, sguardo che assai meglio dei ragionamenti e dei colloqui vivaci, la fa penetrare nelle profondità dei misteri divini.

Prima di arrivare a questo punto, l’anima aveva letto, aveva meditato, aveva analizzato; ora invece, quasi assaporando il frutto delle sue indagini, si ferma a contemplare Dio in silenzio ed in amore. Il suo colloquio diventa così un colloquio silenzioso, contemplativo, secondo la nozione tradizionale della ‘contemplazione’ intesa come ‘simplex intuitus veritatis‘, ossia come un semplice sguardo che penetra la verità. Ma, ripetiamolo, non è uno sguardo speculativo, bensì uno sguardo amoroso che tiene l’anima in intimo contatto con Dio, in un vero commercio di amicizia con Lui: più l’anima lo contempla, più s’innamora di Lui e più sente il bisogno di concentrare il suo amore in una generosità totale; d’altra parte, anche qui il Signore risponde alla ricerca e all’amore dell’anima, e si lascia trovare e sentire illuminandola con la sua luce e attirandola più fortemente a sé con la sua grazia.

Non sempre l’anima riuscirà a perseverare a lungo in questo sguardo contemplativo, in questo colloquio silenzioso; ogni tanto avrà bisogno di ritornare alla riflessione, all’espressione verbale dei suoi affetti e, anzi, soprattutto quando non è ancora abituata a questo modo di orazione, sarà bene che lo faccia con una certa frequenza per evitare di cadere nel vago e nelle distrazioni. Tuttavia deve tener presente che guadagna di più in questa pause silenziose ai piedi del Signore che non in mille ragionamenti e discorsi.