Grazie ad Aldo Maria Valli per questa utile traduzione su Fiducia Supplicans.
Ad oggi molti vescovi hanno già dichiarato che non applicheranno il documento vaticano,lo vietano ai loro sacerdoti e rifiutano di impartire le benedizioni indicate dalla Fiducia Supplicans:
Luigi C.
24-1-24
Sapete che Duc in altum ha un debole per il vescovo olandese Rob Mutsaerts. Spesso ne traduco i testi perché sono sempre limpidi e aiutano a fare chiarezza in questa epoca di enorme confusione. Come nel caso dell’articolo Die duivelse ambiguïteit (Quella diabolica ambiguità) in cui, rispondendo alla domanda Che fare? al centro di un vasto dibattito nel nostro blog, dice pane al pane e vino al vino su Fiducia supplicans e sulla sua totale incongruenza rispetto a ciò che oggi viene chiesto da chi si avvicina alla fede cattolica.
«Fiducia supplicans è soprattutto un documento vile».
Come al solito, il vescovo Rob Mutsaerts non si nasconde. E il suo giudizio sulla dichiarazione del Dicastero per la dottrina della fede è netto: poiché «rifiuta di identificare le pratiche gay come intrinsecamente malvage, è ormai chiaro che Fiducia supplicans non riguarda un’espansione del significato di benedizione, ma un cambiamento consapevole di ciò che è peccato». Come se non bastasse, «le obiezioni di numerosi vescovi, anche di intere conferenze episcopali, così come di centinaia di sacerdoti e credenti vengono respinte con arroganza».
Fiducia supplicans, afferma il vescovo olandese, «presenta il concetto di benedizione in modo tale che non ha più un significato chiaro, e ciò accade spesso sotto questo pontificato. Quando i concetti diventano privi di significato, possono essere facilmente manipolati».
«Dai all’idea di benedizione un nuovo significato e ci potrai fare quello che vuoi. La parola magica impiegata in questi casi è “pastorale”. Basta dire “pastorale” e il gioco è fatto».
Prosegue il vescovo: «Quante volte si usa la parola “pastorale” per mettere da parte il magistero, per contrapporre dottrina e vita, e per giustificare la vita che è in contrasto con la dottrina. La pastorale non è più cura spirituale; è diventata sinonimo di corpo senz’anima. La dottrina viene messa da parte, perché in fondo sono solo parole, o almeno così si sostiene. Soggettivismo e relativismo dilagano oggi nel Dicastero per la dottrina della fede. Ma Dicastero della decostruzione sarebbe una definizione più appropriata».
Gli sviluppi sono chiari, e l’Olanda ne sa qualcosa. «Mi è chiaro dove conduce questo processo. Nel mio paese, i Paesi Bassi, questo sviluppo è iniziato negli anni Sessanta con un cosiddetto “Consiglio pastorale”. Da lì in poi tutti i concetti dottrinali furono erosi. Tommaso d’Aquino fu annullato, Guglielmo di Occam fu messo sul trono. I Paesi Bassi sono oggi il paese più secolarizzato del mondo. C’è stato un solo vescovo che ha resistito, perché aveva veramente a cuore le anime dei credenti. Gli altri rimasero in silenzio. La “teologia pastorale”, come disciplina di insegnamento, è stata inventata nei Paesi Bassi. Ma non è scienza».
Fiducia supplicans, come Amoris laetitia, dietro molti giri di parole costituisce un ulteriore cedimento alla cultura secolarizzata, e il paradosso è che questi cedimenti avvengono sebbene non esercitino alcun tipo di attrazione sui fedeli più giovani, che chiedono esattamente il contrario.
«I seminari e le congregazioni di ispirazione liberale stanno morendo, mentre i seminari e i gruppi ispirati alla Tradizione fioriscono. Qui nei Paesi Bassi la Chiesa è in declino (l’età media dei frequentatori supera i settant’anni), ma vedo crescere gli incontri dei gruppi giovanili. Spesso provengono da ambienti atei e sono alla ricerca della verità. In silenzio arrivano alla Chiesa cattolica, accolti da pastori semplicemente cattolici, che non predicano teorie vaghe, ma sono fedeli alla Tradizione. E quali sono i desideri di questi giovani? L’Eucaristia, l’adorazione, l’approfondimento. Riscoprono anche il sacramento della confessione».
Forse, dice il vescovo, «gli attuali sviluppi in Vaticano sono provvidenziali». Infatti, «sta diventando chiaro quale sia la situazione a Roma».
«Guardate quelli di cui si circonda il papa, come padre James Martin. E chi promuove? McElroy, l’uomo che crede che la Chiesa debba cambiare il suo insegnamento sulla sodomia (per chiamare la cosa con il suo nome). Fa cardinale uno come Hollerich, il quale ritiene che la concezione morale della Chiesa cattolica riguardo alla sessualità sia scientificamente e sociologicamente fondata in modo erroneo. Il papa scrive a suor Jeannine Gramick dicendo che sostiene i suoi ministeri New Ways. Promuove cardinale e capo del Dicastero per la dottrina della fede l’amico argentino Fernández, che ha scritto un libro pornografico in cui descrive, tra le altre cose, come una ragazza di sedici anni abbia un’esperienza sessuale con Gesù. Un libro in cui descrive ampiamente gli orgasmi. Ed è proprio questo Fernández che deve giudicare gli abusi sessuali nella Chiesa! Qualsiasi vescovo che scoprisse che uno dei suoi preti ha scritto un libro così sgradevole lo sospenderebbe immediatamente. Non papa Francesco. Lui non vede il problema. Un libro così non lo scriverebbe più, dice Fernández. Ma non ne prende affatto le distanze. E quest’uomo è l’autore ombra di Amoris laetitia».
«Fino a poco tempo fa – conclude il vescovo Mutsaerts – chiedersi se il papa è cattolico voleva dire porre una domanda retorica. Al giorno d’oggi è una domanda vera. Che fare? Certamente questo pontificato finirà da solo. Francesco è un papa valido? Sì. Dobbiamo obbedirgli? No! Restiamo nella Chiesa! Non lasciamo la Chiesa! La Chiesa è di Cristo, e per questo è santa. Non il suo personale».