Riceviamo e pubblichiamo.
Il film distribuito in Italia dal 19 febbraio è contro la tratta internazionale dei bambini legata a pedofilia e pedopornografia e per questo è osteggiato dalla cultura liberal ma merita veramente di essere visto e fatto vedere.
Luigi C.
di Franco Maestrelli, La Destra, 25-2-24
Dal 19 febbraio scorso è arrivato finalmente nelle sale cinematografiche italiane, dopo una serie di proiezioni in anteprima nelle principali città, il film The sound of freedom – Il canto della libertà del regista Alejandro Monteverde e con protagonista Jim Caviezel, il Gesù del film The Passion of the Christ di Mel Gibson, ed è risultato secondo al botteghino. La distribuzione in Italia è merito della Dominus Production di Federica Picchi che coraggiosamente si assume la missione di distribuire nel nostro paese pellicole cinematografiche scomode che altrimenti non riusciremmo a vedere (Cristiada, Dio non è morto, Unplanned).
Anche fuori d’Italia questo film ha incontrato diverse traversie: realizzato nel 2018, incagliatosi in USA e riacquistato grazie ad Angel Studios con un’operazione di crowfunding, nell’estate 2023 è giunto nei cinema statunitensi e contro ogni aspettativa è stato un vero successo di pubblico. A fronte di un budget di realizzazione di 15 milioni di dollari a fine 2023 ne ha incassati 250 milioni. The sound of freedom è un film d’azione ispirato alla realtà. Jim Caviezel interpreta l’agente Tim Ballard della Homeland Security che si occupa della pedopornografia in rete. Ballard è un buon padre di famiglia che per lavoro deve occuparsi di quel mondo di pervertiti i quali il più delle volte riescono ad evitare i rigori della giustizia grazie all’organizzazione internazionale su cui si appoggiano ma soprattutto Ballard è sconvolto dal fatto che la maggioranza delle vittime di questo odioso crimine e coinvolte nella tratta internazionale scompaiono per sempre.
Un dato questo reale e confermato anche per l’Italia dove nel 2022 il Ministero dell’Interno segnala ben 17 mila minori scomparsi e non tutti ritrovati (solo il 72% degli italiani e il 31% degli stranieri). Il buon Ballard la cui filosofia è che “non si toccano i figli di Dio” si dimette dalla HS e intraprende la sua ricerca per riportare al padre due bambini, fratello e sorella, rapiti in Honduras. Anche nella realtà Ballard dimessosi dalla HS diede vita insieme ad altri ex agenti a un’organizzazione per il recupero dei minori scomparsi (Operation Underground Railroad). Da qui si dipana l’azione del film per salvare il piccolo Miguel e la sorella Rocìo, azione che si svolge in Colombia anche attraverso un’operazione assieme alla polizia colombiana su un’isoletta di fronte a Cartagena dove si doveva svolgere un festino di ricchi pedofili e con un’avventurosa missione in una zona nelle mani delle FARC comuniste guidate da un viscido e perverso capo guerrigliero.
Un vero film d’azione le cui difficoltà di distribuzione sono dovute al tema sensibile della pedofilia. Infatti subito l’ambiente liberal internazionale ha reagito accusandolo di divulgare le tesi complottiste di QAnon che in realtà all’epoca in cui il film fu iniziato (2015) non esisteva neanche e nel film non appare alcun riferimento a tali deliranti ipotesi. Inoltre la trama del film ispirata sia a fatti di cronaca che all’esperienza del vero agente Tim Ballard apre il vaso di pandora della pedofilia e della pedopornografia che sono strettamente collegate e si sa bene che la cultura liberal è molto indulgente nei confronti di queste perversioni.
In Italia fin dai tempi dell’icona della cultura gay Mario Mieli di tanto in tanto si levano voci che chiedono la liberalizzazione della pedofilia. Da anni don Fortunato Di Noto con la sua Associazione Meter Onlus raccoglie e segnala migliaia di video pedopornografici ma a causa dell’organizzazione dislocata in vari paesi i colpevoli raramente vengono consegnati alla giustizia. Negli anni Novanta a Bruxelles fu arrestato un serial killer pedofilo e fu smantellata una rete di criminali complici e tale vicenda lambì anche ambienti politici belgi. Nel 2020 lo scrittore franco-russo Gabriel Matzneff fu denunciato da una sua vittima all’epoca minorenne attraverso un libro di scandalose memorie (già nel 1977 era stato promotore di una raccolta di firme per l’abolizione del reato di pedofilia e lo scrittore era solito alternare la sua frequentazione della chiesa ortodossa parigina con il turismo sessuale con minori in Asia come ben raccontato nei suoi Carnets!) subito molti intellettuali francesi sia quelli prossimi al Parti Socialiste e alla gauche-caviar sia un imprevedibile Alain de Benoist intervennero rivendicando il suo valore letterario e neanche in Italia, dove Matzneff si rifugiò per evitare l’arresto, mancarono i suoi difensori.
Giampiero Mughini scrisse articoli volti a scagionare l’anziano scrittore amico di potenti della République e Giuliano Ferrara oltre agli articoli tradusse la sua autodifesa pubblicata da Liberilibri. Si comprende quindi facilmente come questo film abbia trovato difficoltà di distribuzione che superate sono state premiate dal successo di pubblico e dalla maggioranza dei critici obiettivi e non ideologizzati. Il merito del film è di mostrare con realismo ma senza alcuna concessione alla morbosità o a scene sconsigliabili a un pubblico di minori la realtà perversa e il modus operandi di questi perversi criminali rompendo una cortina di silenzio favorita da complicità internazionali e dagli altissimi profitti perché, come viene detto nella pellicola, la cocaina si vende una volta sola, mentre un bambino può venire abusato molte volte.
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