Riceviamo dall'amico Maurizio Brunetti la traduzione di un articolo di Crisis Magazine: "Roma, abbiamo un problema. La Messa tradizionale in latino tenutasi al Campidoglio degli Stati Uniti la scorsa settimana è stata un momento di scricchiolio [...] Si è quasi potuto sentire lo spavento degli apparati di cancelleria e del pensiero ecclesialmente corretto: è in atto qualcosa che non avrebbe mai dovuto esserci. Decenni di consolidata liturgia riformata è sembrata a rischio. La terraferma liturgica ha tremato sotto i loro piedi".
Un'analisi veramente interessante su un apparente piccolo episodio sulla persecuzione nei confronti della Messa Tradizionale. Da leggere tutta.
QUI Mil sulla vicenda.
Luigi C.
Roma, abbiamo un problema.
trad. a cura di Maurizio Brunetti dell’articolo Rome, we have a problem di don John A. Perricone pubblicato sul portale online Crisis Magazine il 1°-2-2024.
Don John A. Perricone è professore aggiunto di filosofia presso lo Iona College di New Rochelle, New York. I suoi articoli sono apparsi su St. John’s Law Review, The Latin Mass, New Oxford Review e The Journal of Catholic Legal Studies.
Se mai c’è stato un messaggio di allarme tale da impensierire Roma, è questo. Fino a ieri poteva trattarsi dell’SOS lanciato un anno fa da alcuni membri dell’episcopato accortisi che un gran numero di altri vescovi usavano i privilegi pastorali loro garantiti dal diritto canonico per aggirare le ferree prescrizioni di Traditionis Custodes. Ma il livello di allerta causato dalla Messa nella Forma Straordinaria tenutasi al Campidoglio degli Stati Uniti lo scorso 23 gennaio è di tutt’altro livello.
È stato un momento in cui si sono sentite le mura di Gerico scricchiolare. Questa volta non sono stati i sacerdoti ebrei e gli israeliti a girare intorno alla città e a suonare le trombe di corno [cfr. Gs, 6], ma i cattolici di tutto il mondo a prendere d’assalto il Paradiso. Un parallelismo più vicino a noi potrebbe essere il Muro di Berlino abbattuto dai tedeschi dell’Est, ma a darsi da fare sono stati questa volta appassionati cattolici millennials che non lasceranno che la Messa plurisecolare diventi un fossile di epoche passate. Per quanto si sottolinei la portata dell’evento non si correrà mai il rischio di sovrastimarlo. Questa Messa di rito straordinario è stata celebrata su richiesta del Presidente della Camera, Mike Johnson, in un’arcidiocesi che ha assistito alla quasi abrogazione di tutte le Messe tradizionali. L’ironia non poteva essere più deliziosa.
Johnson ha voluto che la Messa caratterizzasse l’anniversario dell’indagine dell’FBI sulle Messe tradizionali viste come potenziali focolai di terrorismo interno. La Camera ha indagato adeguatamente su questa enormità con l’interrogatorio del suo direttore, Wray, in un’udienza aperta del Congresso. Per quanto si sia dimenato, non è riuscito a sfuggire al biasimo causato dalla scioccante attività dei suoi agenti.
La Messa del 23 si sarebbe dovuta celebrare nella piccola sala da pranzo del Presidente della Camera, fino a quando non si e. scoperto che le richieste di partecipazione superavano di molto la sua capacità. Si è dovuta quindi “spostare” in una sala riunioni più grande in fondo al corridoio dell’ufficio del Presidente della Camera. Un gruppo di giovani cattolici, uomini e donne, provenienti da vari uffici della Camera e del Senato, ha offerto la propria assistenza per l’organizzazione dell’evento.
Parlare però di mera “organizzazione” non rende bene l’idea. L’entusiasmo con cui si sono messi al lavoro può essere paragonato alla passione di uomini in missione. Ad appassionarli non è stato tanto l’anniversario, quanto la celebrazione di una Messa in forma straordinaria. Gli organizzatori si sono avvalsi dell’aiuto di un sacerdote noto solo a loro, per proteggerlo da qualsiasi azione punitiva. L’intera operazione è stata eseguita con precisione militare e attenzione ai dettagli.
E ha catturato l’attenzione del mondo.
Giusto il tempo di disallestire la cappella improvvisata, ed ecco che la stampa cattolica è entrata in azione. Prima le tradizionali agenzie di stampa online, poi altre. Il più interessante è stato il reportage della rivista America, la rivista dei gesuiti di riferimento per la sinistra cattolica di avanguardia. Il loro titolo gridava: Messa latina illecita celebrata nel Campidoglio degli Stati Uniti. Un titolo ghiotto, non c’è che dire.
È interessante che la Nuova e Migliorata Compagnia di Gesù utilizzi la parola “illecito”, invero un po’ datata. Dopo tutto, i loro teologi di punta hanno bandito da tempo quel termine dal linguaggio teologico dei ben pensanti. Questa è la stessa Società che secoli fa ha proibito anacronismi come gli assoluti morali (eccetto, ovviamente, i nuovi assoluti morali della sinistra “woke”).
Questa è la Società il cui tentacolare apparato universitario è diventato la fabbrica ronzante del cattolicesimo anticattolico. Molto tempo fa, questa Società così moderna innalzava la bandiera del cattolicesimo laissez-faire. Eppure eccoli qui con la furia dei puritani che appendono la lettera scarlatta al collo di Hester Prynne [è il nome dell’adultera protagonista del romanzo di Nathaniel Hawthorne La lettera scarlatta, ambientato nel New England puritano del secolo XVII]. Quale potrebbe essere la prossima mossa della Società così terribilmente aggiornata? Una riedizione del processo alle streghe di Salem?
Ma perché c’è allarme in alcune cancellerie? Perché non era questa la traiettoria prevista dai nemici della Messa tradizionale. Costoro credevano che sessant’anni di Novus Ordo e di martellamento mainstream relativo alla sua bontà sarebbero bastati a fare della Messa tradizionale solo un lontano ricordo. Erano abbastanza sicuri che i loro sforzi nell’ultimo mezzo secolo o giù di lì le avrebbero assicurato il posto che meritava su uno dei cumuli di cenere della storia. Pensavano avrebbe fatto la fine dei venerdì senza carne, delle devozioni del Sacro Cuore, delle novene e del peccato mortale.
Non avevano previsto che una nuova Rivoluzione giovanile avrebbe catapultato la Messa Tradizionale in piena luce.
Due incidenti storici hanno contribuito a questa rivoluzione: un virus pandemico e la Traditionis Custodes. Quando il CoViD ha sferrato il suo colpo e le chiese sono state chiuse, i cattolici desiderosi di andare a messa si sono rivolti a Internet. Mentre i motori di ricerca facevano le fusa, migliaia, decine di migliaia di persone si sono imbattute in questa strana Messa tradizionale in latino fino ad allora sconosciuta. La sua trascendenza, la sua bellezza e il suo palpabile aspetto misterico li hanno contagiati.
Hanno iniziato a indagare sulle sue origini. La loro indagine ha aperto nuovi orizzonti, ha suggerito una serie di domande e ha creato una fame irresistibile. Non è sfuggito loro il Summorum Pontificum di Papa Benedetto, quando ha scosso le fondamenta stesse della prassi liturgica convenzionale di oltre mezzo secolo: «Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso».
Quando la pandemia si attenuò e le chiese aprirono le loro porte, le Messe tradizionali disponibili aumentarono. Finalmente una religione per adulti!
La promulgazione della Traditionis Custodes ha avuto un effetto simile al CoViD. Molti cattolici curiosi si sono chiesti che cosa potesse essere questo rito proibito della Messa. Che tipo di malvagità aveva per meritare una tale condanna universale? La sua malvagità doveva essere senza precedenti. Questa Messa proibita doveva proprio incarnare un pericolo spaventoso per le anime tanto da meritare l’immediata soppressione, come un cancro che si diffonde nel Corpo Mistico di Cristo.
Quale altra conclusione si potrebbe trarre? Dopotutto, il papato che sventolava le sue sanzioni più brutali contro di essa si vantava del suo “non giudicare”, di andare verso le “periferie”, di tollerare pratiche mai ammesse prima dalla Chiesa per il bene dell’“accompagnare” e del suo indulgere a voler “fare casino”. Stava sviluppando nuovi paradigmi (come la “teologia del contesto”) che avrebbero reso le condanne un imbarazzante passato medievale. Non dovevano sbocciare mille fiori? Per un papato di questo tipo agire in modo così anomalo doveva significare che si stava confrontando con una malvagità tale che le parole non riescono a esprimere compiutamente. Si poteva quasi sentire il lamento di Voltaire: «Écrasez l’infâme!».
Che cos’altro avrebbe potuto meritare una censura così draconiana? Che cos’era questa nuova allettante e ineguagliabile forma di malvagità?
La curiosità è stata stuzzicata. In cerca di risposte, si è andati su Internet. Quando gli occhi dei millennial si sono posati su questa pratica illecita, sono rimasti perplessi. Questa Messa fuorilegge sembrava parlare loro di Dio, dei suoi misteri e del suo amore. Era una solennità che nutriva i loro cuori affamati. Presentava un’economia ordinata di verità al cui potere non potevano resistere. Questa è la malvagità? Questo merita il marchio dell’illiceità?
Le giovani menti si sono ripromesse di scavare più a fondo. Si vedevano come seguaci di un Colombo del XXI secolo alla ricerca di un nuovo mondo. Anche all’interno dei confini claustrofobici della Traditionis Custodes scoprirono il tesoro e si ritrovarono trasformati. Non si trattava di malvagità. Questo era il Paradiso.
Le autorità hanno fatto una smorfia. I teologi hanno imbastito diatribe. I liturgisti hanno ringhiato.
Roma, abbiamo un problema.
Si è quasi potuto sentire lo spavento degli apparati di cancelleria e del pensiero ecclesialmente corretto: è in atto qualcosa che non avrebbe mai dovuto esserci. Decenni di consolidata liturgia riformata è sembrata a rischio. La terraferma liturgica ha tremato sotto i loro piedi. Più di mezzo secolo di studi liturgici stava scivolando dalle loro mani.
In verità, non ci sarebbero dovuti essere gli estremi per preoccuparsi. Dopo tutto, il numero di persone che affollano queste Messe è minuscolo rispetto alla popolazione cattolica generale. Ma questo non è di grande consolazione. Perché nel numero apparentemente insignificante di queste Messe c’è una passione, una devozione e un impegno inspiegabili. Ancora più irritante è la loro deferenza nei confronti dell’autorità della Chiesa, la loro modestia, il loro spirito irenico e il loro, diciamo così, desiderio di essere semplicemente buoni cattolici.
Roma, abbiamo un problema.
Dinanzi a tutto questo, Graham Greene, nel romanzo Brighton Rock e perfettamente intonato con l’ortodossia cattolica, scrisse: «Non posso capire, né voi potete, la spaventosa stranezza della misericordia di Dio».