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giovedì 8 febbraio 2024

Il prezzo della tecnica. Se quel microchip ci fa perdere l’anima #300denari

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Noi non obbediamo a stimoli elettrici. E la nostra intelligenza non dipende dalla velocità di calcolo in quanto è creativa, non algoritmica». Sarà anche rassicurante Federico Faggin, il pluripremiato scienziato italiano esperto in reti neurali, che con grande ottimismo e senso per il Divino è convinto che l’uomo non potrà mai essere ricondotto alla macchina. Tanto più per quella dimensione «privata non riducibile ad algoritmi» che è la coscienza. Tuttavia gli ultimi avvenimenti che riguardano Elon Musk che avrebbe installato il primo microchip in un cervello umano, non è che ci facciano fare sonni tranquilli. È per il progresso scientifico, certamente. La sperimentazione avviata da Musk si propone di curare malattie attualmente prive di una terapia risolutiva, come la SLA o il morbo di Parkinson, e di risolvere problemi seri quali paralisi, cecità e persino la depressione. Il programma Neuralink consiste appunto in un ponte tra il nostro cervello e i computer, con il fine primario di potenziare le abilità umane nel difendersi dai più comuni disturbi di origine neurologica e lo scopo ultimo di realizzare una integrazione uomo-macchina, immaginata finora solo nel mondo della fantascienza. Insomma, arrivare a realizzare un collegamento diretto fra la mente umana e l’intelligenza artificiale delle macchine.

Notizia che arriva in concomitanza con un altro evento che questa volta vede Apple protagonista. Il debutto sul mercato americano del Vision Pro, primo visore per realtà mista. Qui addirittura Tim Cook, il CEO di Apple, parla di meraviglia tecnologica straordinaria, un passo in avanti per la realtà virtuale e la realtà aumentata che non pensavamo fosse possibile raggiungere con così tanto anticipo. Dodici camere, cinque sensori di profondità, sei microfoni. Ed ecco che con 3500 dollari si possono vivere esperienze immersive a trecentosessanta gradi, isolandoci completamente dal mondo esterno e piazzandoci interamente dentro a un ambiente virtuale. Oltre che di integrare elementi virtuali dentro al nostro spazio reale.

Insomma, tra cip neuronali e retine aumentate possiamo aprire ufficialmente l’era del transumanesimo. Relegata fino a ieri tra i soliti complottisti, reazionari e anche un po’ bigotti cospirazionisti. Oggi è diventata realtà. In un mondo in cui i confini tra la vita online e quella offline si dissolvono all’ombra della iper-connettività, ecco avvicinarsi quella che Luciano Floridi ha chiamato “infosfera globale”, quella quarta rivoluzione dove l’uomo – abbassata la sua dignità a quella degli oggetti – non è più dominus, ma parte dell’Internet of the Thing. È vero, grazie alla tecnica abbiamo sconfitto tante malattie, alleviato il dolore, eliminato fatiche pesanti, ridotto gli orari di lavoro e reso più agevole la nostra permanenza sulla Terra. Tuttavia essa esercita sulle coscienze una manipolazione quasi mai avvertita, ponendosi come fattore regolativo dell’intera esistenza sociale e mettendo in circolo una immane potenza che rende ogni cosa materiale da trasformazione. Uomo compreso. Ecco allora che Luigi Iannone nella sua Critica della ragion tecnica si chiede: «La tecnica può essere regolata (e dominata) o essa si fa regola del mondo, ridefinendo da sé il nuovo nomos della Terra?».


Roberto

2 commenti:

  1. Non è divertente che questo invito venga da chi usa quotidianamente cellulari e computer per propagandare le proprie idee?

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    1. Caro anonimo leone da tastiera,
      nell’esprimere i nostri apprezzamenti per la capacità di banalizzare in poche sillabe ogni riflessione su un tema così importante, abbiamo scelto di publicare il suo commento per riflettere sul fatto che installare un microchip cerebrale potrebbe essere - in certo casi, come questo - una soluzione.
      Buona vita!
      La Redazione 300 Denari

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