Continuiamo le meditazioni liturgiche tratte dall’Année Liturgique di dom Propser Guéranger (Le Mans 1841-1866) per il tempo di Natale: festa della Sacra Famiglia.
L.V.
DOMENICA PRIMA DOPO L’EPIFANIA
FESTA DELLA SACRA FAMIGLIA
Il culto della sacra Famiglia si sviluppò particolarmente nel secolo XVII, sotto la forma di pie associazioni aventi come fine la santificazione delle famiglie cristiane sul modello di quella del Verbo incarnato. Questa devozione, introdotta nel Canada dai Padri della Compagnia di Gesù, non tardò a propagarsi rapidamente grazie allo zelo di Francesco di Montmorency-Laval, primo vescovo di Quebec. Il virtuoso prelato, con il suggerimento e il concorso del Padre Chaumonot e di Barbara di Boulogne, vedova di Luigi d’Ailleboût di Coulonges, antico governatore del Canada, eresse nel 1665 una confraternita di cui egli stesso ebbe cura di stendere i regolamenti e, poco tempo dopo, istituì canonicamente nella sua diocesi la festa della Sacra Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, disponendo che ci si servisse della Messa e dell’Ufficio che aveva fatto comporre per tale circostanza¹.
Due secoli più tardi, davanti alle crescenti manifestazioni della pietà dei fedeli riguardo al mistero di Nazareth, il papa Leone XIII, con il Breve Neminem fugit del 14 giugno 1892, istituiva a Roma l’associazione della Sacra Famiglia, con lo scopo di unificare tutte le Confraternite costituite sotto lo stesso nome. L’anno seguente, lo stesso sommo pontefice decretava che la festa della Sacra Famiglia si celebrasse nella terza domenica dopo l’Epifania dovunque era stata concessa, e la dotava d’una nuova Messa e d’un Ufficio di cui egli stesso aveva voluto comporre gli inni. Infine Benedetto XV, nel 1921, rendeva obbligatoria la festa in tutta la Chiesa e la fissava alla domenica tra l’Ottava dell’Epifania².
EPISTOLA (Col 3, 12-17) – Fratelli, rivestitevi, dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei confronti degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Al di sopra di tutto poi abbiate la carità, che è vincolo di perfezione. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché a essa siete stati chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti! La parola di Cristo dimori tra voi con abbondanza; insegnatevi l’un l’altro e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio nei cuori e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali. E ciò che fate in parole e in opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di lui.
In questo brano dell’apostolo san Paolo troviamo l’enumerazione delle virtù familiari che debbono adornare il focolare cristiano: la dolcezza, l’umiltà e la pazienza, con le quali le anime sono rafforzate contro l’urto dei difetti, le divergenze di temperamento e di carattere; la mutua benevolenza la quale fa sì che ciascuno cerchi di alleggerire il fardello degli altri, non conosce le disgrazie e le infermità se non per addolcirne l’amarezza; la misericordiosa indulgenza che perdona gli inevitabili screzi e dispone i cuori offesi al perdono, sull’esempio del Signore che tutto ha perdonato. Tutte queste disposizioni morali hanno come radice la carità, della quale appaiono come l’irradiamento: per essa le relazioni domestiche sono perfezionate, soprannaturalizzate e si effondono nell’affetto profondo, nel rispetto, nei riguardi, nella sottomissione e nell’obbedienza. La pratica di queste virtù, unita agli atti di religione che vengono a santificare tutte le gioie e tutte le pene legate naturalmente alla vita familiare, assicura agli uomini il più largo margine di felicità di cui possono godere quaggiù, ed è proprio in Gesù, in Maria e in Giuseppe che bisogna cercarne il modello perfetto.
VANGELO (Lc 2, 42-52) – In quel tempo, quando egli ebbe dodici anni, essi salirono di nuovo a Gerusalemme secondo l’usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Pensandolo nella carovana, essi fecero una giornata di viaggio, poi si misero a cercarlo tra parenti e conoscenti; non avendolo trovato, tornarono a Gerusalemme alla sua ricerca. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che lo udivano erano colmi di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Quando lo videro restarono stupiti e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero le sue parole. Ripartì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
È così, o Gesù, che tu sei venuto dal cielo per ammaestrarci. La debolezza dell’infanzia, sotto le cui sembianze ti mostri a noi, non arresta il tuo ardore per farci conoscere l’unico Dio che ha fatto tutte le cose e te stesso, figlio suo, che ci ha inviato. Posto nella mangiatoia, ammaestri con un solo sguardo i pastori; sotto le tue umili fasce, nel tuo volontario silenzio, hai rivelato ai Magi la luce che cercavano seguendo la stella. A dodici anni, spieghi ai dottori d’Israele le Scritture che rendono testimonianza di te; a poco a poco dissipi le ombre della legge con la tua presenza e con le tue parole. Per adempiere gli ordini del Padre tuo celeste, non temi di turbare il cuore della madre, cercando così anime da illuminare. Il tuo amore per gli uomini trapasserà ancora molto più crudelmente quel tenero cuore il giorno in cui, per la salvezza di quegli stessi uomini, Maria ti vedrà appeso al legno della croce, morente tra i più atroci dolori. Sii benedetto, o Emmanuele, in questi primi misteri della tua infanzia, nei quali appari già occupato soltanto di noi e disposto a preferire alla stessa compagnia della madre tua gli uomini peccatori che debbono un giorno cospirare alla tua morte.
PREGHIAMO
O Signore Gesù Cristo che, sottomesso a Maria e a Giuseppe, consacrasti la vita domestica con ineffabili virtù; fa’ che noi, per loro intercessione, imitiamo gli esempi della tua Santa Famiglia e ne conseguiamo la compagnia in cielo.
¹ A. Gosselin, Vie de Mgr de Laval, premier évêque de Québec et apôtre du Canada: 1622-1708, I, c. 27.
² La Francia però festeggia la Sacra Famiglia nella seconda domenica dopo l’Epifania, a motivo della solennità dell’Epifania che ha luogo oggi.
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